sabato 20 maggio 2017

Una bambina

 
Nel suo primo romanzo, Torey ha appena ventisei anni ed insegna ad una classe differenziata di una scuola elementare. La aiutano una liceale, Whitney, ed Anton, un lavoratore stagionale: non proprio qualificati, ma senza dubbio volenterosi; ad Anton quell'unico anno scolastico servirà per capire cosa desidera per il proprio futuro.
 
 
 
 
 
Titolo: Una bambina
Autrice: Torey L. Hayden
Anno della prima edizione: 1980
Casa editrice: Corbaccio
Pagine: 243
 
 
 
 
 
L'indiscussa protagonista di questo libro, che non nasce per diventare un romanzo ma per raccogliere i ricordi dell'esperienza vissuta dall'autrice, è Sheila. Sheila ha sei anni, è stata abbandonata dalla madre che se n'è andata portando con sé soltanto il suo fratellino, ed ora vive in condizioni di estrema povertà con il padre, che beve troppo e crede nelle punizioni corporali ma non accetta la carità.
La classe speciale di Torey non è il luogo a cui Sheila è destinata, in principio. La attende infatti un posto nell'ospedale psichiatrico della zona, a causa di un drammatico episodio: ha dato fuoco ad un bambino di appena tre anni. Tuttavia all'ospedale non vi sono posti liberi, e così viene catapultata con i suoi silenzi, i suoi accessi di rabbia, i suoi comportamenti oppositivi e quelle lacrime che non vogliono scendere nella classe di Torey, che farà di tutto per cambiarle la vita ed offrirle un futuro diverso rispetto a quando pianificato per lei.
 
 
 
Questo libro spezza il cuore, e lo fa più volte. Pagina dopo pagina si rimettono insieme i cocci, ma è doloroso, ed è impossibile non affezionarsi a Sheila e tifare per lei. L'essere umano sa essere crudele ed a volte si nasce in posti scomodi, come è capitato a lei.
Strapperà lacrime a buona parte dei lettori, e soddisferà ancora di più gli amanti del Piccolo Principe.

giovedì 18 maggio 2017

Speciale: Torey Hayden

Di estremo interesse per chiunque si occupi di educazione, i romanzi che mi hanno di recente distratta da qualsiasi altra lettura sono avvincenti anche per tutti i lettori appassionati di emozionanti storie vere.
Torey L. Hayden infatti è una psicologa infantile che fin da giovanissima, subito dopo il college, si è dedicata all'insegnamento nelle classi differenziate nelle scuole elementari degli Stati Uniti, occupandosi di bambini affetti da disturbi molto vari, dallo spettro autistico al mutismo selettivo, passando per diversi gradi di disagio familiare, violenza ed abbandono.
 
 
 
I protagonisti dei suoi romanzi sono più o meno giovani, ma tutti minori; Torey si è occupata di loro in qualità di maestra delle classi speciali oppure nel corso della sua carriera di psicologa e ricercatrice. Ciò che più colpisce, leggendone i libri autobiografici, è la passione con cui negli anni si è dedicata all'insegnamento, e l'energia e la creatività con cui vi si è dedicata fin dal principio.
 
In questo post "speciale" inserirò i link a brevi post nei quali racconterò i contenuti dei singoli libri, in una sorta di archivio: potrete scegliere da soli da quale iniziare! L'ordine cronologico infatti non è necessario, se non in un caso particolare... Che scoprirete leggendo!

venerdì 12 maggio 2017

Se ti chiami Mohamed

Questa graphic novel è un'opera da leggere poco alla volta, per dare valore ad ogni storia che contiene, per non trascurarne nemmeno una. Jérome Ruillier si è ispirato al testo "Mémoires d'immigrés" di Yasmina Benguigui, una regista francese di origini algerine che ha anche ricoperto una carica ministeriale.
Si tratta del primo volume della collana "altriarabi migrante" della casa editrice Il Sirente, che si propone di raccontare gli europei di origine araba -un punto di vista assolutamente necessario.



Titolo: Se ti chiami Mohamed
Autore: Jérome Ruillier
Anno della prima edizione: 2015
Casa editrice: Il Sirente
Pagine: 283






"Se ti chiami Mohamed" ci racconta le storie dei padri, delle madri e dei figli. Sono i primi immigrati in terra francese e vengono dall'Algeria, dal Marocco, per lavorare nelle fabbriche della Francia, per abitare in delle baraccopoli, in dei garage, in condizioni di estrema difficoltà, ben diverse dal paradiso europeo che si aspettavano, scintillante e colmo di ricchezza. Ci sono i padri e le madri, dicevamo, e poi ci sono i figli: le seconde generazioni, oggi le terze, quelli che si sentono ancora stranieri, ancora cittadini a metà: "Noi immigrati, abbiamo un piede di qua e l'altro di là", per citare una delle voci che questo libro contiene.

"Servono sempre capri espiatori...
Per risvegliare quel che c'è di peggio i noi."

Si potrebbe riassumere così, questa graphic novel che ci ricorda in qualche modo Maus nella scelta di animalizzare i personaggi disegnati. Credo però che ognuna di queste storie abbia il diritto di essere citata, che ognuna di queste storie meriti di essere conosciuta, per combattere la superficialità che ci fa attribuire caratteristiche negative alla maniera lombrosiana ai volti più scuri, ai tratti arabi che ci camminano accanto, che ha fatto sentire degli anonimi Mohamed tanti uomini dai nomi, dalle personalità e dalle storie differenti.

Ci sono i padri, innanzitutto. Khémais, per primo: operaio alla catena di montaggio fino alla chiusura della Renault, nel 1992. Per la Francia ha lavorato con orgoglio, e porta ancora nel cuore il disegno dell'Ile Seguin. Abdel è stato un minatore, che tra tutte le estenuanti fatiche ed un grave infortunio ha lottato per i propri diritti e si è opposto al rimpatrio. Ahmed è giunto in Francia da ragazzino e vi ha cresciuto i suoi figli, esigendo il massimo; uno di loro, Djamel, è addirittura campione olimpico. Hamou e Mahmud hanno trascorso la gioventù e l'età adulta negli alloggi per celibi della Sonacotra, azienda che forniva luoghi ad uso abitativo ai lavoratori algerini; Mahmud ha offerto alla Francia anche la propria salute, e vi attende la morte con i parenti in Algeria che lo conoscono a malapena.

Poi ci sono le madri, donne che hanno sofferto quanto i propri mariti ed altrettanto -se non di più- hanno lottato per rivendicare i propri diritti. Apre il capitolo Yamina, obbligata a lasciare la scuola che tanto amava per un matrimonio con un uomo violento, dal quale riuscirà a divorziare solo 20 anni più tardi. Raggiunta questa conquista condivide la sua forza con donne arabe analfabete in Francia alle quali si impegna ad insegnare a leggere. Zorah gestisce un bar, ha perso due figli, affrontato tanti dispiaceri, mentre Fatma ha salvato due volte la vita al marito e Djamila ha perso i suoi figli ed il coniuge, eppure amerà la Francia fino al suo ultimo respiro.

Per ultimi ci sono i figli, le figlie. Farid, che ha atteso per diciott'anni un appartamento dove vivere al posto di quella baracca e troppe volte si è vergognato di sua madre. Mounsi ha vissuto il 17 ottobre, quando gli algerini in Francia marciarono per l'indipendenza del proprio paese d'origine ed i loro cadaveri finirono a decine nella Senna. Wahib è un educatore che lavora per l'integrazione degli adolescenti francesi di origine maghrebina ed ha sposato una donna francese che gli ha dato tre figli; suo padre ha sognato per una vita il ritorno in Algeria, ma a 65 anni ha scoperto di voler rimanere. Naima ha scelto di indossare l'hijab contro il volere del proprio padre che la voleva più integrata, e di dedicare la propria vita a Dio -una perfetta mescolanza di fede musulmana e pratiche delle suore. Myriem da ragazzina ha scritto una poesia al governo francese contro il contributo per il rientro, ed oggi è un avvocato; Warda ha contribuito all'organizzazione della Marcia dei Beurs negli anni del governo Mitterrand.



Questa recensione, mi rendo conto, è tutt'altro che convenzionale. Volevo però farvi sentire le voci della graphic novel di Ruillier, che mi hanno fatto conoscere aspetti della storia francese che non conoscevo affatto (mi pare anche di non averli mai studiati a scuola) ed immedesimare nelle loro vite fatte di piccole e grandi cose. Sono sicura che faranno lo stesso con voi!
 

mercoledì 10 maggio 2017

Il Cerchio

In principio era 1984. In principio erano il Grande Fratello e Winston Smith rifugiato in una nicchia del muro a scrivere il suo diario.
Oggi sono Mae Holland e Il Cerchio.




Titolo: Il Cerchio
Autore: Dave Eggers
Anno della prima edizione: 2013
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 391



 

Mae ha poco più di vent'anni ed un breve trascorso professionale in un noiosissimo ufficio di assistenza clienti quando la sua amica Annie, con cui ha studiato all'università, le procura un impiego al Cerchio, una società di recente costituzione basata sulle tecnologie più all'avanguardia, impegnatissima nell'offrire ai suoi dipendenti ogni tipo di servizio, dall'assicurazione sanitaria alle attività ricreative, in modo da creare un cerchio del quale tutti si sentano parte.
Per Mae, abituata a tutt'altro stile di vita, inizialmente è difficile. Condividere ogni attività della sua giornata non le viene naturale, e mantiene l'abitudine di recarsi per il weekend dai suoi genitori (senza nemmeno condividere una foto sui social network!) e facendo lunghe gite in kayak delle quali non registra alcunché.
Questa invisibilità è oltraggiosa per il Cerchio, che subito si impegna a coinvolgere Mae in modo più intenso e a capire perché non provi il desiderio di condividere pubblicamente le proprie esperienze. La sua riservatezza è dunque egoismo, realizza Mae, mentre la condivisione è prendersi cura degli altri!
 
Mentre Mae trascorre notti e serate ad accrescere il proprio punteggio di popolarità, le tecnologie del Cerchio si sviluppano sempre di più grazie a nuovi progetti e nuove idee. Molte di esse non sono lontane da tecnologie che già oggi utilizziamo, e questo fa riflettere: condividiamo grandi quantità di dati senza pensarci un momento.
Mi sono fermata ad esaminare tutte le tracce che quotidianamente lascio: gli acquisti su Internet, i pagamenti senza contante attraverso l'home banking, le proroghe dei prestiti ed i prestiti digitali in biblioteca, il fascicolo sanitario elettronico, le conversazioni sui social network.
Non è così lontano il Cerchio dal nostro mondo, ma di certo lo porta alle estreme conseguenze: la salute dei suoi membri è monitorata 24/7, continui sondaggi di mercato e d'opinione vengono riproposti in cuffia, ogni attività viene condivisa con gli altri ed anche la politica ne viene investita, imponendo a tutti l'obbligo di votare ed attraverso l'iniziativa della trasparenza: le personalità politiche vengono riprese 24/7, e le poche che non si prestano a tale coinvolgimento vengono immediatamente investite dall'onda del sospetto -cosa avranno mai da nascondere?

Emma Watson in una scena del film
"The Circle", di J. Ponsoldt (2017)

Come Winston però si sottraeva agli occhi del Grande Fratello, anche nel mondo del Cerchio c'è chi cerca di sottrarsi, di rivendicare la propria privacy -nonostante essa, per il Cerchio, sia un reato. Ci sono innanzitutto i genitori di Mae, e poi il suo ex fidanzato, disposto a tutto pur di mantenere la propria libertà, il proprio anonimato. C'è anche "Kalden", un misterioso personaggio che si aggira all'interno del Cerchio e ne mette in discussione i principi.
Non è difficile supporre che dopo di loro ne verranno altri, ma Mae non se ne preoccupa e nel frattempo è diventata trasparente anche lei, in un fanatico crescendo di consenso e sottomissione alla dittatura della pubblica condivisione.

Questo romanzo mi è piaciuto molto, perché il mondo distopico in cui ci trasporta ha molti punti in comune con il nostro contemporaneo ed ha il pregio di farci considerare alcuni aspetti di esso che tendiamo a dare per scontati.
Se la trama mi ha appassionata e convinta devo muovere però anche una critica alla costruzione dei personaggi, che restano un po' piatti, compresa Mae -anche se Eggers fa un ottimo lavoro nel trasmetterci le sue ansie. Kalden, il misterioso amante nei bagni del Cerchio, è a mio parere il personaggio meno riuscito, ed anche la rivelazione sulla sua identità mi è sembrata un po' raffazzonata -in un simile contesto è davvero plausibile che abbia potuto tenerla nascosta a Mae così a lungo?



 

giovedì 4 maggio 2017

L'ipnotista

Subito dopo la lettura di "Jacob" di Simon Beckett (ecco il link al post), ecco un altro thriller da raccontarvi. Prima di me lo ha letto la mia migliore amica della quale mi sono fidata, ma in questo caso particolare i nostri gusti non sono stati concordi! Ho faticato addirittura ad arrivare alla fine.




Titolo: L'ipnotista
Autore: Lars Kepler
Anno della prima edizione: 2010
Casa editrice: Longanesi
Pagine: 585



 

La storia è ambientata in Svezia, a Stoccolma. In un'abitazione vengono rinvenuti i corpi martoriati di una famiglia: madre, figlia di pochi anni ed un ragazzo, l'unico superstite, gravemente ferito. Anche il padre è stato ucciso ad una certa distanza da lì, e della figlia maggiore si sono perse le tracce. E' proprio per trovare lei prima che possa essere troppo tardi che l'ospedale coinvolge Erik Maria Bark, che ha dei trascorsi come ipnotista ma ha abbandonato la pratica a seguito di problemi emersi nel suo gruppo di pazienti.
 
Ora ci si potrebbe aspettare che la trama continui a concentrarsi su Josef Ek, che durante l'ipnosi confessa di essere il colpevole della strage; in realtà Josef scappa ben presto dall'ospedale ed il nuovo protagonista del romanzo diviene Erik, con il suo tormentato passato ed il figlio Benjamin, affetto da emofilia, che viene rapito nel bel mezzo della notte. Naturalmente gli sforzi di Erik si concentrano sul ritrovare il ragazzo, e qui l'elemento che meno ho apprezzato di tutto il romanzo: mentre ripensa a chi, nel suo passato, potrebbe essere il responsabile della sparizione di Benjamin, trova una rivista, bagnata per di più, e vede delle lettere che gli fanno venire in mente una sua ex paziente, Eva Blau, e da qui in poi la narrazione cambia nuovamente oggetto e si focalizza sul gruppo di ex pazienti di Erik. Alla faccia dell'epifania.

Mikael Persbrandt e Lena Olin in una scena del film
"L'ipnotista" di Lasse Hallström, 2012

Tra di loro non c'è soltanto Eva Blau, donna enigmatica e tormentata da abusi subiti nel passato, ma ci sono anche Marek, con un trascorso da torturatore nell'esercito jugoslavo, Jussi, un uomo estremamente riservato, e Lydia, che nel corso dell'ipnosi aveva rivelato di tenere prigioniero un bambino e di abusare di lui fisicamente e psicologicamente. Proprio questa confessione aveva spinto Erik ad intervenire, ma non era stata ritrovata alcuna prova e sulla sua professione si erano accesi i fari del sospetto. Questi ex pazienti però non sono destinati a rimanere un ricordo sommerso nella mente di Erik, ma dovranno essere nuovamente affrontati nell'ultima parte del romanzo, piuttosto movimentata ma che non tiene davvero col fiato sospeso, immaginandoci già senza fatica come potrà andare a finire questo tomone.

Lars Kepler è in realtà lo pseudonimo di una coppia di coniugi svedesi, Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho Ahndoril. "L'ipnotista" è solo il primo romanzo di una serie con lo stesso investigatore, Joona Linna -che a dire il vero ha in questo un ruolo estremamente limitato, mentre il ruolo da protagonista spetta ad Erik. Anche quest'ultimo è presente in un altro romanzo della coppia, intitolato "Nella mente dell'ipnotista" e pubblicato qualche anno dopo: nel caso decidessi di dargli una chance, non credo che lo farò tanto presto!