lunedì 26 agosto 2019

Le nostre anime di notte

La Trilogia della pianura è stata, l'anno scorso, l'inizio di un grande amore. Non essendoci molte altre opere di Haruf, ho deciso di centellinarle; ma con questo volumetto a richiamare l'attenzione dallo scaffale da mesi, non ho saputo resistere oltre!



Titolo: Le nostre anime di notte
Autore: Kent Haruf
Anno della prima edizione: 2015
Titolo originale: Our Souls at Night
Casa editrice: NN Editore
Traduttore: Fabio Cremonesi
Pagine: 162



LA STORIA

Addie e Louis sono vicini di casa; entrambi vedovi, entrambi con i figli ormai adulti e lontani. Entrambi sono poco soddisfatti delle loro vite, finché una sera Addie decide di cambiarle: offre a Louis di trascorrere la notte nel suo stesso letto, a parlare, a tenersi compagnia. Quella che inizia come un'amicizia improbabile ben presto si trasforma in un fortissimo legame... peccato che i benpensanti della cittadina di Holt non sappiano tenere per sé i propri giudizi.


COSA NE PENSO

"Le nostre anime di notte" è stato scritto da Haruf per sua moglie nell'arco di un'estate: nonostante la scrittura fosse stata fino a quel momento un processo che gli aveva richiesto anni interi per concludere un romanzo, in questa ultima opera c'è l'urgenza di un uomo che non sa quanto gli resti da vivere.
Ne "Le nostre anime di notte" c'è un universo racchiuso nei due protagonisti. In dialoghi semplici, privi di maiuscole e di virgolette tipiche del discorso diretto, Addie e Louis si raccontano le proprie vite: il loro matrimonio, il rapporto con i figli, i lutti che li hanno colpiti e le rare soddisfazioni.
Quindi sì, mi sono presa cura di lui. Non so cos'altro avrei potuto fare. Anche se non è stato un bene per nessuno dei due, abbiamo passato tutto quel tempo insieme. È stata la nostra vita.
È un'età piuttosto avanzata quella di Louis e di Addie; lei è nonna di un bambino di sei anni, ha un figlio poco realizzato ed insicuro, e decide che la sua esistenza non le basta. Il rapporto tra Addie e Louis è per entrambi una sfida, una rivalsa, una rivendicazione della felicità che si sono negati per troppo tempo; a beneficiarne è lo stesso Jamie, il nipotino di Addie, mentre le altre persone attorno non sembrano in grado di comprenderlo.
E così, la vita non è andata bene per nessuno dei due, quantomeno non come ce la aspettavamo, disse Louis. Anche se adesso, in questo momento, mi sta piacendo molto. A me sta piacendo più di quanto io pensi di meritare, disse lui.
L'avversione di chi li circonda per il loro sentimento (è difficile definirlo, e lo stesso Haruf non gli dà mai un nome: non lo chiama amicizia, né amore, ma senza ombra di dubbio di un profondissimo affetto si tratta) è stata per me impossibile da comprendere. Va osservata attraverso la lente di una piccola città di provincia, perché è a Holt, Colorado, che è ambientato: sì, la stessa Holt dei fratelli McPheron, di Veronica e tutti gli altri; ed è proprio Haruf ad autocitarsi per ricordarcelo.
Hai visto che danno uno spettacolo tratto dall'ultimo di quei libri sulla contea di Holt? Quello con il vecchio che sta morendo e il predicatore. Come hanno fatto i primi due, suppongo possano fare anche questo, disse Louis. Gli altri li hai visti? Li ho visti. Ma non riesco proprio a immaginare due vecchi allevatori che accolgono in casa loro una ragazza incinta.
Nella storia avversata di Addie e Louis c'è una struggente malinconia, quella di chi coglie ogni attimo della propria vita per non sprecarlo, nonostante il peso dei giudizi altrui, nonostante i benpensanti abbiano sempre gravato su di loro. C'è un'enorme tenerezza nella relazione tra questi due anziani, che viene voglia di abbracciare, che sembra pagina dopo pagina di conoscere sempre meglio. Si è spettatori delle loro notti senza sentirsi di troppo, si partecipa ai loro giochi estivi, all'adozione di Bonny, alle paure notturne di Jamie che vengono fugate dal loro affetto sincero. 
C'è molto di Haruf in questo libro: in un'intervista rilasciata a Radio 3 la moglie racconta come il momento della giornata che lo scrittore preferiva era quello in cui nel loro letto si tenevano per mano e, come Addie e Louis, si confrontavano sulle loro giornate e su quanto faceva parte delle loro vite. 
Quella di Addie e Louis è una storia che scalda il cuore, poi lo manda in pezzi; ma lascia al lettore un senso di speranza, una dolceamara sensazione di aver letto qualcosa di profondamente vero e puro
Non mi importa. Mi sento troppo sola. Mi manchi troppo. Non ti va di parlare con me? Anche tu mi manchi, rispose lui. Dove sei? Intendi in che punto della casa? Sei in camera da letto? Sì, stavo leggendo. È un po' come fare sesso telefonico? Siamo soltanto due vecchi che parlano al buio, rispose Addie.
Sul fatto che Haruf fosse stato uno scrittore incredibile non avevo alcun dubbio prima di leggere "Le nostre anime di notte"; ora posso solo affermare di apprezzarlo ancora di più.

lunedì 19 agosto 2019

I segreti di Brokeback Mountain

Ormai più di dieci anni fa guardai per caso "I segreti di Brokeback Mountain" un sabato sera. Lo ricordo come se fosse successo ieri: ero un'adolescente, in un momento in cui i sentimenti mi rimanevano chiusi sotto chiave, in profondità, e stavo ben attenta a non mostrarmi mai fragile. Quella sera però, grazie alla visione del film, riscoprii ciò che poi non ho più dimenticato: ero capace di piangere, e non era per forza un fatto negativo.
Così quando ho trovato questo libriccino nel mio negozio dell'usato preferito non ho saputo resistere, e me lo sono portato a casa.



Titolo: I segreti di Brokeback Mountain
Autrice: Annie Proulx
Anno della prima edizione: 1998
Titolo originale: Brokeback Mountain
Casa editrice: Baldini Castoldi Dalai
Traduttrice: Mariapaola Dettore
Pagine: 52



LA STORIA

Nell'estate del 1963, Jack Twist ed Ennis del Mar sono due ragazzi del Wyoming che non hanno ancora vent'anni. Provengono da famiglie modeste, Ennis è orfano, e per racimolare qualche soldo accettano un lavoro estivo come guardiani di greggi al pascolo di Brokeback Mountain. Quello che di certo non si aspettano è il legame che si crea tra loro nel corso di quell'estate, un amore assolutamente impossibile negli Stati Uniti rurali degli anni '60 e '70, ma che li accompagnerà per molti anni a venire...
Durante il giorno Ennis lasciava occhiate attraverso quell'ampia distanza e a volte scorgeva Jack, un puntolino che si muoveva attraverso un prato su in alto, come un insetto su una tovaglia; Jack, nella sua tenda buia, individuava Ennis come un fuoco nella notte, una favilla rossa sull'enome ombra nera della montagna.

COSA NE PENSO

La lettura di questa storia per me è stata accompagnata dalle immagini che ricordavo perfettamente dalla visione del film: è stata quindi quasi un modo per rivedere la pellicola. La trasposizione dei dialoghi e degli avvenimenti è infatti estremamente fedele.
La brevità del libro è però estrema, si tratta di un racconto più che di un romanzo; quasi non lascia il tempo di passare da un anno all'altro, da un incontro all'altro tra i due giovani che nel corso della vita diventano mariti, padri, ma non dimenticano mai l'estate che ha sconvolto le loro vite. 
"I segreti di Brokeback Mountain" è una storia d'amore intensa e sofferta, che ci ricorda quanto sia importante riconoscere il diritto di innamorarsi e costruire una vita insieme alle persone: a causa dell'omofobia dell'epoca, per Jack ed Ennis condurre un'esistenza soddisfacente si rivela impossibile, e li costringe ad aspettare incontri di pochi giorni per lunghi mesi o anni.
Restava uno spazio vuoto tra ciò che sapeva e ciò che voleva credere, ma non ci poteva far niente, e se non la puoi risolverla devi prenderla com'è.
Il linguaggio dell'autrice è colorito, adatto a dei giovani non molto istruiti, provenienti da ambienti rurali dove hanno sempre dovuto dedicarsi al lavoro manuale. Non è dunque una scrittura particolarmente piacevole da leggere, ma raggiunge il suo scopo nel conferire realismo alla storia.

Confesso che forse per la prima volta ho trovato il libro una lettura piuttosto evitabile. Non intendo si tratti di un brutto racconto, anzi; il capolavoro di Ang Lee però ha dato a Jack ed Ennis il volto di Jake Gyllenhaal e Heath Ledger, ha arricchito la storia di ulteriori particolari, ha accompagnato il tutto con una magnifica colonna sonora. La trasposizione cinematografica ha quindi superato la fonte cartacea da cui è tratta, dando vita ad un'opera a cui vi consiglio di dedicare un paio delle vostre ore: saranno sufficienti, anche senza passare prima per la lettura.

lunedì 12 agosto 2019

Ottanta rose mezz'ora

Tra i miei amici, pochi sono assidui lettori, ma per fortuna qualcuno c'è. Uno di questi apprezza particolarmente Cristiano Cavina e da tempo mi consiglia i suoi libri; proprio da lui viene questo prestito, che purtroppo però non ha fatto nascere in me l'intenzione di recuperare i titoli precedenti...



Titolo: Ottanta rose mezz'ora
Autore: Cristiano Cavina
Anno della prima edizione: 2019
Casa editrice: Marcos y Marcos
Pagine: 197





LA STORIA

Lui è uno scrittore, vive in Emilia Romagna e più che pubblicare libri passa il tempo tra una presentazione e l'altra. Lei è un'insegnante di danza, oppressa dal mutuo e dagli iscritti ai corsi che calano anno dopo anno. Si incontrano per caso, si innamorano; tutto sembra andar bene finché i conti davvero non quadrano più, e l'unica scelta possibile sembra la strada della prostituzione. Che però non può essere intrapresa senza conseguenze...

COSA NE PENSO

La prima metà del romanzo di Cristiano Cavina è una sorta di romanzo erotico a tinte piuttosto ironiche e divertenti. Dopo un colpo di fulmine non troppo originale, i due protagonisti trascorrono il proprio tempo ad accoppiarsi nei vicoli bui e a condividere le proprie fantasie sessuali (in realtà soprattutto quelle del personaggio maschile). 
Aveva una tale aria da causa persa che le avrei proposto su due piedi di sposarmi, inondandola di promesse che non sarei mai riuscito a mantenere, se non mi avessero chiamato al piano di sopra.
Alla metà, quando l'effetto noia comincia a prendere il sopravvento sul lettore, Cavina introduce un punto di svolta: l'annuncio che introduce la ragazza, Sammi, alla sua nuova vita da Commessa Birichinia sui siti di incontri.
Da qui in poi ci tocca una sfilza di clienti più o meno anonimi, tutti osservati dallo sguardo del fidanzato guardone -ruolo che non lo turba affatto, sorprendentemente, anzi pare aumentare il reciproco desiderio sessuale di entrambi, che non smettono di avere rapporti neanche tra un cliente e l'altro mentre lui annulla tutto il resto della propria vita, compresi gli impegni professionali.
Con l'andare dei giorni, la mia vita si annullò nella sua e a fine giornata non rimanevano che il godimento e le ginocchia doloranti dal tanto stare accovacciato sotto la finestra. Il falso gelsomino mi aveva contagiato e anche io odoravo di cose morenti.
Il tutto è pervaso da una cappa di opprimente tristezza, dall'incombere delle ingiunzioni di pagamento e dal fastidio che perlomeno lei sente crescente nei confronti degli uomini che si avvicendano nel suo letto. 
Il loro bisogno di parlare, di conoscerla, quegli impacciati tentativi di farsi voler bene, di attirare la sua attenzione, non erano che il riverbero di una disperazione a bassa intensità, che le restava addosso, di cui doveva farsi carico per mezz'ora, un'ora, ogni giorno, anche due o tre volte, una solitudine densa e appiccicosa che la ricopriva, come i loro umori, ma più difficile da togliere. Una sporcizia che nessuna doccia può lavare.
Quest'alone di angoscia culmina in una conclusione che non definirei affatto imprevedibile, anzi a mio parere annunciata sin dalle prime battute del rapporto tra i due -che non finge mai di essere una relazione con qualche speranza per il futuro.
Entravo e uscivo dalle stazioni, mi mettevo in fila al check-in degli aeroporti. Sempre con il sapore metallico del panico sotto la lingua e la difficoltà di prendere un respiro in un mondo che improvvisamente pareva essersi svuotato di aria per riempirsi di acqua.
Il pregio di questo romanzo è quello di affrontare senza moralismo alcuno tematiche che potrebbero essere definite scottanti, e di presentare anzi la prostituzione in un modo piuttosto scanzonato, come una delle tante vie d'uscita possibili ad un momento di grande difficoltà. Non è detto che si tratti di un punto di vista condivisibile, ma il fatto che l'autore non si erga a giudice è stato l'aspetto che ho maggiormente apprezzato. 
Il punto di vista è quello del personaggio maschile, e lo è volutamente. Non conosciamo le intenzioni di lei, non ne conosciamo le emozioni e i sentimenti; osserviamo tutto attraverso la lente del narratore, attraverso il suo pressante desiderio e il suo sguardo sul mondo che essendo io una donna sono spesso riusciti ad infastidirmi.
L'altro elemento positivo che mi sento in dovere di menzionare è senz'altro la scorrevolezza del romanzo: non soltanto si tratta di un'opera davvero breve, ma catapulta il lettore stesso nella posizione di voyeur, che si trova a spiare una relazione di coppia nella sua intimità. Così le pagine scorrono una dopo l'altra, impossibile fermarsi; che poi il tempo sia stato ben speso, beh, questo non lo affermerei con sicurezza.

lunedì 5 agosto 2019

Carnet di viaggio

Dopo la pubblicazione di "Blankets" (fumetto del quale vi ho parlato qui) avvenuta negli Stati Uniti nel 2003, il disegnatore Craig Thompson ha compiuto un viaggio nell'anno successivo per presentare la sua opera all'estero: in Francia, in Spagna, in Germania. Si è anche recato in Marocco, alla ricerca dell'ispirazione per quella che sarebbe diventato il suo successivo fumetto, "Habibi", ed ha documentato il suo percorso in un volumetto che il suo editore è stato sin dall'inizio intenzionato a pubblicare.



Titolo: Carnet di viaggio
Autore: Craig Thompson
Anno della prima edizione: 2004
Titolo originale: Carnet de voyage
Casa editrice: Coconino Press
Traduttrice: Veronica Raimo
Pagine: 222



Questo fumetto è il diario di un paio di mesi del suo percorso, documentati giorno dopo giorno: Thompson illustra le persone che incontra, le cene alle quali partecipa, le presentazioni di "Blankets" dove disegna su innumerevoli copie, i luoghi che visita. 
È necessario premettere che questi due mesi hanno rappresentato per l'autore un periodo piuttosto difficile. Profondamente triste per la fine della sua storia d'amore con Reina (la ragazza che abbiamo imparato a conoscere tra le pagine di "Blankets"), tormentato da una precoce artrite alle mani e in un momento della sua esistenza a dir poco instabile, Craig Thompson affronta il viaggio con una mente non propriamente aperta
Questo appare evidente in modo particolare nel periodo trascorso in Marocco: mentre infatti gli chalet nella neve francese e la città di Barcellona soddisfano l'occhio e lo spirito dell'autore, una volta immerso nella confusione di Marrakech, Fez e dintorni Thompson sembra chiudersi, trincerarsi nel suo punto di vista di cittadino statunitense disgustato dalla sporcizia, dalla povertà, dagli espedienti dei locali al punto di ritrarre il paese nordafricano in modo assai poco attraente.

Inutile dire quanto i disegni di Craig Thompson mi siano piaciuti anche questa volta: in un semplice bianco e nero riesce a rendere pieno di vita tutto ciò che rappresenta sulla pagina, che sia un gattino sulle strade di Marrakech, un corpo femminile, un albero o un dettaglio delle architetture di Gaudì. 


La mia motivazione alla lettura di "Carnet di viaggio" è stata l'intenzione di leggere prossimamente "Habibi" e quindi di scoprire come la sua ambientazione sia stata ispirata dai viaggi compiuti dall'autore. Trattandosi di un diario a fumetti (e i diari, si sa, si scrivono per se stessi) non vi sono narrazioni per un pubblico, ma una raccolta di attimi rilevanti più per chi vuole conservarne memoria che per coloro che li osservano. 
Non definirei quindi "Carnet di viaggio" un'opera memorabile, ma per gli amanti di Craig Thompson sarà in ogni caso una lettura piacevole e un'occasione per viaggiare un po' tra le sue tavole!