lunedì 13 novembre 2017

Il visconte dimezzato

La mia riscoperta di Calvino inizia da qui. Questo autore viene quasi sempre proposto tra le letture delle scuole medie inferiori e superiori, e così spesso si genera negli studenti un'istintiva repulsione: ammetto che mi è capitato lo stesso, e mi rendo conto ora che di certo non era il momento adatto allora, né con ogni probabilità il titolo giusto.
Ora ho deciso, trascorsa una decina di anni dall'ultimo tentativo, di riprovarci e di iniziare con il primo volume della notissima "Trilogia degli antenati".
 
 
 
 
Titolo: Il visconte dimezzato
Autore: Italo Calvino
Anno della prima edizione: 1952
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 133
 
 
 
 
 
Medardo, visconte di Terralba nel XVI secolo, decide di partire dai dintorni della città di Genova per andare a combattere i Turchi. Durante la sua prima battaglia viene colpito da un colpo di cannone in pieno petto, che curiosamente non lo uccide, ma lo divide esattamente a metà: un solo braccio, una sola gamba, un solo occhio gli restano quando fa ritorno al suo castello.
La metà che fa ritorno a Terralba si rivela "la parte cattiva" di Medardo: crudele verso uomini ed animali, incline a sommarie impiccagioni di massa, ad appiccare incendi e al dividere a metà creature vegetali ed animali, tutti temono Medardo e covano rancore nei suoi confronti, anche il suo stesso giovane nipote che è il narratore della sua storia. In Medardo non sembra rimasto nulla di buono ed umano; anche il suo amore per Pamela, un'umile ragazza del luogo, non sembra affatto un sentimento affettuoso ma solo una volontà di segregarla e seviziarla.
 
Trascorso qualche tempo però è proprio il nipote a venire salvato dal morso di un ragno velenoso dal provvidenziale intervento di Medardo. Dopo qualche riflessione il ragazzino, e così anche gli abitanti di Terralba, si rendono conto che quella buona azione e le altre che iniziano a verificarsi sono dovute ad un nuovo ritorno: quello della "metà buona" di Medardo, a cui è servito più tempo per ritrovare la strada di casa, e che ora si dedica al prossimo con una dedizione ai limiti del ridicolo. Anche il "Medardo buono" si innamora di Pamela: in questo caso è un sentimento puro e disinteressato, anche se un po' troppo perfetto per convincere davvero la sua amata.
Proprio la relazione con Pamela è l'elemento che risolverà la rivalità tra le due metà di Medardo: dal momento che entrambe la vogliono in moglie, si sfidano a duello; ferite nel combattimento e soccorse dal medico di Terralba, verranno ricucite insieme ridando vita al "visconte intero", il Medardo che tempo prima era partito per la guerra, di certo un pochino più esperto ma sempre lontano dagli estremi e dalla perfezione, come ogni essere umano.
 
Il visconte dimezzato in un'illustrazione di Pablo Picasso
L'atmosfera di questo romanzo è decisamente fiabesca: sin dalle prime pagine si è trasportati in un mondo cinquecentesco di duelli e cavalieri, arricchiti dall'elemento fantastico delle due metà di Medardo che sopravvivono al trauma e se ne vanno in giro sull'unica gamba a loro disposizione.
La grande quantità di particolari aiuta il lettore a calarsi nell'atmosfera di Terralba, dove gli ugonotti sfuggono alle persecuzioni religiose, i lebbrosi si trovano confinati nel villaggio di Pratofungo dove fanno festa tutto il giorno, il carpentiere si dedica ad architettare marchingegni dapprima letali commissionati dallo stesso Medardo, ed il narratore affronta oltre alla vicenda dello zio anche il proprio ingresso nell'adolescenza.
Medardo e la sua avventura ruotano attorno al tema del doppio, della scissione dell'umano in due parti, una unicamente buona ed unicamente cattiva: essendo questo impossibile, si ricongiungono sul finale in un essere completo e sfaccettato, in un lieto fine per Medardo e Pamela che però, ci tiene a ricordare la voce narrante, non ha alcun potere magico sulla vita di Terralba ed i suoi abitanti, e rimane imperfetto come ogni altro essere umano nonostante la singolare esperienza vissuta.
 
Questo nuovo incontro con Calvino mi ha stupita, poiché temevo mi sarei annoiata o l'avrei trovata una storia banale e poco convincente. In realtà l'ironia di Calvino mi ha sorpresa e divertita, ed anche la vicenda di Medardo mi è davvero piaciuta; in particolare ho apprezzato il personaggio della balia Sebastiana: colei che ha conosciuto Medardo sin da bambino non è più di tanto colpita dalle due metà in cui si è diviso, e continua a relazionarsi alla sua parte buona (quella cattiva la evita, anzi la esilia nel villaggio dei lebbrosi!) come al suo intero, finché il ricongiungimento non avviene veramente.
Rinfrancata da questa esperienza, di certo darò un'altra possibilità anche a Cosimo de "Il barone rampante", proseguendo così la "Trilogia degli antenati"!

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