giovedì 29 settembre 2022

Perché ci siamo lasciati

"Perché ci siamo lasciati" di Daniel Handler (più noto come Lemony Snitcket) è un romanzo che a 16 anni avrebbe fatto la mia felicità. Lo leggo quando di anni ne ho il doppio, e oggi la sensazione che ne ricavo è più che altro di tenerezza e di aver incontrato comunque un romanzo che consiglierò e regalerò a tutti gli adolescenti che mi circondano, in particolare alle ragazze. 


Titolo: Perché ci siamo lasciati
Autore: Daniel Handler (illustrazioni di Maira Kalman)
Anno della prima edizione: 2011
Titolo originale: Why We Broke Up
Casa editrice: Salani
Pagine: 360

Innanzitutto perché graficamente è un’opera splendida, in copertina rigida ancora più bella della sovra copertina che trovate al di sopra. Le illustrazioni di Maira Kalman sono veramente magnifiche, e già di per sé valgono la lettura: non sono un di più, bensì ne costituiscono una parte integrante.

Il libro racconta la storia di due adolescenti che si sono lasciati. Lei, reduce dalla prima, enorme, tragica delusione d’amore, decide di restituire a lui (giocatore di basket e spezzacuori seriale) tutti gli oggetti che hanno accompagnato il loro mese e mezzo di relazione. Non ditemi che non vi ricordate quanto ogni biglietto del cinema era fondamentale a quell’età, di come conservavamo gli scontrini incollandoli alle pagine del diario, di come ogni pomeriggio insieme sembrava sul punto di cambiarci la vita per sempre... E poi quelle storie d’amore sono terminate, ma ancora adesso che siamo adulti ci ripensiamo, perché sono state determinanti per renderci quelli che siamo e ci hanno fatto soffrire forse più di qualunque altra relazione.

Il primo amore è intenso e quando finisce fa male. Min lo sa molto bene e riempie questa scatola di ogni oggetto che le ricordi il suo Ed (il quale comunque dovrebbe sapere molto bene perché si sono lasciati avendone la totale responsabilità). Le illustrazioni rappresentano ognuno degli oggetti contenuti in questa scatola che sta per essere restituita: dai regali che si sono fatti a vicenda, ai biglietti delle partite a cui lei ha assistito e così via. È un inventario di un amore finito, una di quelle scatole che in tanti abbiamo ancora nell’armadio delle case dove siamo stati ragazzini e che ancora adesso personalmente non trovo il coraggio di andare ad aprire, consapevole di quanti sentimenti vi ho chiuso dentro tanti anni fa.

È una lettura tenera e nostalgica, che oggi fa sorridere ma che riflette molto bene quelle che sono state le emozioni di una fase cruciale della vita. In alcuni punti è anche poetico e struggente (la parte dei camion ripescati dalla sabbia ha toccato qualche corda che non so nemmeno spiegare a me stessa). Min è un adolescente vera, del tutto credibile e questo libro non sembra affatto una storia inventata mentre lo leggete. 

Sicuramente all’età dei protagonisti sarebbe diventato uno dei miei romanzi preferiti; oggi è stato più che altro un tuffo nel passato, ma comunque una lettura estremamente piacevole e al dolce amaro sapore di ricordi.

Se avete 16 anni, se avete sorelle, figlie, cugine, nipoti, allieve di 16 anni questo è un libro che dovete assolutamente regalare loro! E prima di consegnarlo... magari dedicategli un paio d'ore anche voi!

giovedì 22 settembre 2022

Ossa

 "Ossa" è il romanzo d'esordio della scrittrice statunitense di origini cinesi Fae Myenne Ng, pubblicato per la prima volta nel 1993 e portato in Italia da Fazi editore. L'autrice lo riempie di elementi che ben conosce: la Chinatown di San Francisco, dove lei stessa è nata e cresciuta; il lavoro da cucitrici delle donne cinesi emigrate in America, professione che ha svolto anche sua madre.


Titolo: Ossa
Autrice: Fae Myenne Ng
Anno della prima edizione: 1993
Titolo originale: Bone
Casa editrice: Fazi
Traduttrice: Antonella De Muti
Pagine: 222


"Ossa" è un breve ed intenso romanzo familiare. Al centro ha la vita di tre sorelle, americane di origini cinesi; hanno in comune la madre, emigrata da Hong Kong, mentre le due sorelle minori sono figlie di Leon, attuale marito di Mah, che ha lavorato per decenni nelle lavanderie delle navi e che fatica a trovare il suo posto nella società di terra. Suo padre invece Leila, la figlia maggiore e narratrice del libro in prima persona, non l'ha mai visto: era già emigrato in Australia prima della sua nascita. 

Il lutto è l'elemento cardine di questa storia: la seconda sorella, Ona, si è tolta la vita, e i suoi familiari devono elaborare la perdita ognuno a modo proprio -chi fuggendo a New York, come la sorella minore Nina, chi con rabbia come Leon, con schiacciante senso di responsabilità come Leila, che si è sempre sentita fin troppo legata alla madre.

C'è la famiglia in questo libro, l'appartenenza alle proprie radici culturali e agli antenati (le "ossa" del titolo che gravano su Leon come un presagio di sventura, dopo che un uomo che considerava come un padre non è stato onorato come si deve dopo la sepoltura), i legami di sangue che sono risorsa ma anche trappola.

C'è la Chinatown californiana di orari di lavoro massacranti, di bambine che aiutano alle macchine da cucire, dei Capodanni da celebrare lontani dai funerali, di reti in cui sentirsi a casa ma da cui al tempo stesso si desidera fuggire. Ne esce bene Mason, il fidanzato e poi marito di Leila, un modello a cui ispirarsi: consapevole e rispettoso delle proprie origini, ma al tempo stesso indipendente, svincolatosi da una famiglia disfunzionale. Meno solide Nina, che si tiene a distanza, ancora meno Leila, tra sensi di colpa e abnegazione.

Ho comprato "Ossa" per caso, ad un mercatino. Mi ha attratta l'ideogramma in copertina, il formato più che tascabile: si è rivelato uno di quegli incontri fortunati, quando sono i libri a trovare noi. Un romanzo familiare appassionante e ben scritto, che procede in modo disordinato a ritroso nel tempo, cucendo l'uno all'altro come stoffe i ricordi di Leila. Ho qualche dubbio sulla sua reperibilità a catalogo; nel caso però incroci i vostri passi in modo imprevisto come nel mio caso, non esitate a procurarvelo!

Qual è l'ultimo romanzo familiare che avete letto?

mercoledì 21 settembre 2022

Spatriati

"Spatriati" di Mario Desiati è il vincitore del Premio Strega del 2022: penso che sia la ragione principale per cui mi è stato regalato, non sono sicura che altrimenti l'avrei letto ma sono stata contenta di averlo fatto.


Titolo: Spatriati
Autore: Mario Desiati
Anno della prima edizione: 2022
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 288


Si tratta di un romanzo di formazione in piena regola: i protagonisti sono Claudia e Francesco, che si incontrano tra i banchi di scuola nella profonda Puglia di provincia a Martina Franca, negli anni '90. I loro genitori, adulteri, s'innamorano; loro si legano in modo imprevisto ed indelebile, inseparabili nonostante le distanze che portano Claudia a Londra, poi a Milano e a Berlino, mentre Francesco rimane invischiato nel Sud, tenta una carriera nell'immobiliare, rifiuta il desiderio provato nei confronti di un coetaneo in parrocchia.

È a Berlino che i due si ritrovano e diventano le versioni più autentiche di se stessi: spatriati, smarriti ma pieni di vita, pronti alla trasgressione e all'assecondare gli istinti nei club, a scoprire il mondo che li circonda con la meraviglia degli emigrati. 

Desiati scrive un romanzo che chi, come me, ha passato una parte di giovinezza a Berlino (anche con notti meno brave di quelle di Claudia, Francesco, Erika e Andria) apprezzerà in modo particolare. Ho provato "Sehnsucht" a ripensare ai tramonti, alle albe alle stazioni della metropolitana, agli orti urbani e ai pic nic improvvisati a Tempelhof; ho ricordato i miei vent'anni sulla Spree tra i mercati turchi, il gelo mattutino e quel senso di terrore e possibilità.


L'esperienza personale per me è stata determinante nell'apprezzare "Spatriati". Se devo darne un giudizio soltanto oggettivo, senza farmi intenerire dai pregressi, dirò che Francesco e Claudia sono fragili e insicuri, si lasciano portare dai rancori, dai traumi irrisolti, dalla Puglia che ha messo in loro radici. Nel romanzo li vediamo crescere, eppure a quarant'anni sono ancora quei ragazzi alla ricerca di se stessi, la conoscenza di sé sembra ancora lontana e il legame indefinibile che li unisce è l'unica costante delle loro vite attraverso decenni ed Europa. 



Desiati ha una scrittura ricercata, ricchissima di citazioni tra musica, poesia, cinema e letteratura; in una dettagliata appendice che ho molto apprezzato contestualizza ognuno dei riferimenti. Se siete lettori facili a scandalizzarvi, disturbati dagli argomenti delle relazioni non monogame e degli orientamenti sessuali fluidi, questo romanzo non fa per voi. Se invece avete voglia di una storia di migrazione italiana, di radici che intrappolano e di sogni da inseguire, in cui una generazione potrà riconoscersi (anche se senza qualche eccesso...) mi sento di consigliarvi questa lettura!

martedì 20 settembre 2022

Dolce nero

Sarà difficilissimo racchiudere il romanzo "Dolce nero" di Charmaine Wilkerson, pubblicato da Frassinelli, nei 2000 caratteri di un post. 


Titolo: Dolce nero
Autrice: Charmaine Wilkerson
Anno della prima edizione: 2022
Titolo originale: Black Cake
Casa editrice: Frassinelli
Traduttrici: Maria Luisa Cantarelli e Francesca Pé
Pagine: 375


Perché si tratta di un romanzo complesso, che si snoda tra diverse epoche e diversi luoghi: in particolare tra i Caraibi dagli anni '50, l'Inghilterra dal successivo decennio e la California contemporanea. Protagonista è una famiglia: in particolare due fratelli, Byron e Benny, che si sono allontanati e vengono riuniti alla morte della madre da una registrazione vocale in cui la donna racconta loro chi fosse davvero, e le certezze dei figli vengono sconvolte.

[Eleonor Bennett è infatti Coventina, una giovane giamaicana la cui madre era scappata in America dove però aveva trovato prematuramente la morte cadendo in acqua. Rimasta sola con l'amata domestica Pearl e il padre Lin di origini cinesi, dedito alle scommesse e indebitato fino al collo, Covey era stata promessa in matrimonio a Little Henry, un uomo spregevole che l'avrebbe allontanata dal suo grande amore, Gibbs. È la sua migliore amica Bunny a salvarle la vita avvelenando Little Henry e permettendole la fuga; in Inghilterra però Covey subirà violenza dal suo datore di lavoro, rimanendo incinta di una bambina che le verrà sottratta e data in adozione. Cambierà identità in seguito ad un incidente ferroviario, assumendo il nome e cognome della sua amica, e ritroverà poi Gibbs, con il quale emigrerà negli Stati Uniti senza mai rivelare chi fossero davvero nemmeno ai propri figli. Unica ingenuità: che Covey riconosca la figlia da un video su internet, ok le coincidenze ma qui si esagera.]

"Dolce nero" è un romanzo sul potere delle storie e dei racconti nella formazione delle identità: la madre di Byron e Benny è stata chi ha deciso di essere, ed al tempo stesso non ha mai perso la propria identità, la ragazza che era stata e che ha dovuto salvarsi, pagando prezzi altissimi. 

I personaggi di Charmaine Wilkinson non hanno dubbi su chi sono davvero: Bunny che attraversa le acque libere anche compiuti i settant'anni, Byron che studia le profondità dell'oceano, Benny che difende il suo diritto di amare chi desidera mentre cerca di realizzare il sogno di un locale tutto suo, Marble che studia gli alimenti e le loro contaminazioni culturali, Pearl che ha amato Covey come una figlia e ha creduto di perderla, Lin che si è giocato tutto e ha deciso di tenersi a distanza. Aleggia su di loro il profumo della frutta secca marinata nel rum, pronta per preparare una black cake, un dolce tipico dei matrimoni caraibici che accompagna i nostri protagonisti attraverso decenni e continenti.

"Dolce nero" è una storia stratificata come una torta, ricca di sapori e di personaggi. È un romanzo che amerà chi come me ha la passione per le saghe familiari, per gli intrecci di vite e di segreti rivelati a poco a poco; è un romanzo che mi ha commossa al punto di farmi versare qualche lacrima, in particolare nella lettera che Bunny riceve quando aveva smesso di sperarci. 

Non posso che consigliarvi questa lettura, che ho trovato sorprendente e appassionante, emozionante e ben costruita anche considerando che si tratta di un romanzo d'esordio!

Qual è l'ultimo romanzo familiare che avete letto?

mercoledì 14 settembre 2022

Paradiso

Abdulrazak Gurnah, scrittore naturalizzato britannico e vincitore del Premio Nobel nel 2021, scrive "Paradiso" nel 1994. Vi racconta la storia di formazione di Yusuf, che viene venduto bambino al mercante Aziz per compensare i troppi debiti di suo padre, e da allora rimane in balia delle altrui decisioni senza avere voce in capitolo sulla propria esistenza.


Titolo: Paradiso
Autore: Abdulrazak Gurnah
Anno della prima edizione: 1994
Titolo originale: Paradise
Casa editrice: La Nave di Teseo
Traduttore: Alberto Pezzotta
Pagine: 368


Siamo nel Kenya del primo Novecento: inglesi, indiani e tedeschi stanno colonizzando il paese, e considerano gli africani tutti come dei selvaggi da sottomettere e ingannare. Seguiamo Yusuf che viaggia insieme al mercante e ai suoi portatori dalla costa del Paese all'entroterra, tra malattie, animali feroci e soprattutto uomini senza scrupoli. Lo osserviamo diventare un uomo dalla notevole bellezza, mentre impara il Corano, trova il proprio paradiso nel giardino del mercante con i suoi specchi e i suoi alberi da frutto, crea rapporti di amicizia e si innamora, prendendo sempre più coscienza della propria condizione di uomo non libero [a cui porrà rimedio, inseguendo i soldati tedeschi che fanno prigionieri i locali per arruolarli come portatori, alla fine del romanzo: una scelta tragica, forse, ma la prima che ha davvero la possibilità di fare].

È un romanzo ricco di avventura e di citazioni letterarie, dal Corano a Le mille e una notte; un romanzo che si prefigge di ridare dignità alle culture dell'Africa precoloniale, alla sua pluralità linguistica e religiosa, che il colonialismo ha cercato di annientare attraverso le proprie narrazioni. In questo senso il viaggio nell'entroterra di Yusuf vuole ribaltare il "Cuore di tenebra" di Conrad, mostrando le sfaccettature e non la piatta brutalità che proponeva l'autore inglese. Questo aspetto letterario rende la lettura di "Paradiso" estremamente interessante.

D'altra parte devo ammettere di essermi aspettata dalla lettura un maggiore coinvolgimento, una maggiore introspezione forse, più spazio alla personalità di Yusuf piuttosto che alla descrizione di luoghi ed eventi. Sono rimasta a distanza, "fredda" davanti a questa storia, senza affezionarmi ai suoi personaggi né provare una particolare curiosità verso cosa sarebbe poi successo. 

Non posso dire di non aver apprezzato per nulla "Paradiso", però non mi ha nemmeno conquistata quanto avrei sperato. Ve lo consiglio in conclusione se siete alla ricerca di un testo culturalmente stimolante, che racconti un'Africa di cui raramente si legge, ma non particolarmente se avete solo voglia di leggere un buon romanzo di formazione!

Qual è l'ultimo Premio Nobel che avete letto?

Uomini e topi

Ho letto per la prima volta questo racconto lungo di John Steinbeck quand'ero adolescente, e solo oltre quindici anni dopo ho trovato il coraggio di riprenderlo in mano, con l'intenzione di approcciarmi di nuovo all'autore di cui non ho ancora letto null'altro.


Titolo: Uomini e topi
Autore: John Steinbeck
Anno della prima edizione: 1937
Titolo originale: Of mice and men
Casa editrice: Bompiani
Traduttore: Cesare Pavese
Pagine: 139


Pubblicato per la prima volta nel 1937, e diffuso in Italia attraverso la traduzione di Cesare Pavese (quella che ho letto anch'io nella mia vecchia edizione Bompiani; oggi lo trovate tradotto da Michele Mari nelle copie pubblicate dopo il 2016), uscì negli Stati Uniti quando Steinbeck aveva già raggiunto il successo dovuto a "Plan della Tortilla" e prende il titolo da una poesia dello scozzese Robert Burns: "the best plans of mice and men", i migliori piani (per quanto spesso fallimentari) dei topi e degli uomini.

Proprio di piani fallimentari racconta l'epopea di George e Lennie, braccianti agricoli stagionali, che si spostano in California da una fattoria altrui all'altra senza nulla che appartenga loro. Non sono però soli al mondo, o privi di scopo, perché si hanno l'un l'altro, si prendono cura l'uno dell'altro: in particolare George si preoccupa di Lennie, grande e grosso quanto ingenuo come un bambino, che non sa controllare la propria forza e non si rende conto della propria pericolosità, che spesso lo spinge ad uccidere cuccioli che vorrebbe solo accarezzare. George e Lennie sognano una terra che sia loro, dove vivere tranquilli, coltivare la terra, allevare gli animali; Lennie sogna di dar da mangiare l'alfalfa ai conigli, di ascoltare la pioggia che cade sul tetto. Ma sin dalle prime pagine gravano sul lettore la mancanza di controllo di Lennie, i guai che ne derivano, e il sogno di quella terra sembra una favola amara che non avrà mai un lieto fine.

Steinbeck racconta gli umili della terra: coloro che non possiedono nulla, che lavorano alla giornata. Uomini discriminati perché neri, che non possono dormire con gli altri nelle baracche; gli uomini menomati dal lavoro, che attendono con angoscia il giorno in cui diventeranno del tutto inutili, e verrà tolta loro la vita come al loro cane ormai troppo anziano. 

Steinbeck mi ha fatto malissimo. Ho letto questo romanzo con angoscia, con il magone costante, sentendo il peso incombente della tragedia, soffrendo per l'innocenza tradita, per le vittime incolpevoli (anche gli animali in questo libro non se la passano bene, sappiatelo). Nonostante lo abbia chiuso con una sensazione di profonda tristezza, non posso però che consigliarvelo, per la poesia che Steinbeck sa mettere in queste poche pagine, un concentrato di intensità e altissima letteratura.

E ora... mi resta solo da decidere quale sarà il prossimo romanzo dell'autore che leggerò!

Quali libri di Steinbeck mi consigliate?

mercoledì 7 settembre 2022

Presagio triste

Secondo romanzo della scrittrice giapponese Banana Yoshimoto, "Presagio triste" (pubblicato da Feltrinelli) mi è piaciuto davvero molto più del precedente "Kitchen"!


Titolo: Presagio triste
Autrice: Banana Yoshimoto
Anno della prima edizione: 1988
Titolo originale: Kanashii yokan
Casa editrice: Feltrinelli
Traduttore: Giorgio Amitrano
Pagine: 127

Si tratta di un romanzo, breve come tutte le opere dell’autrice, che ha per protagonista Yayoi, una giovane donna inquieta che sembra non trovare pace e aver rimosso tutti i ricordi relativi alla sua infanzia. Questa irrequietezza la spinge spesso a scappare di casa e durante una di queste fughe, quando sceglie di rifugiarsi a casa della zia, la verità sul passato di quest’ultima e anche sul proprio viene a galla. 

[SPOILER: le due non sono infatti zia e nipote, bensì sorelle separate dalla morte improvvisa dei loro genitori in seguito alla quale la più piccola è stata adottata da una famiglia di amici che ha sempre considerato i propri genitori. In essa ha acquisito anche quello che ha sempre ritenuto suo fratello; questa rivelazione cambia le carte in tavola per la ragazza che si accorge di provare sentimenti tutt’altro che fraterni per il giovane ma soprattutto riesce a fare pace con il proprio passato] 

riportando alla luce ricordi che aveva sepolto come reazione ad un trauma e permettendo a Yayoi di ritrovare la serenità che aveva sempre desiderato. 

Il titolo "presagio triste" fa riferimento alla particolare sensibilità della protagonista quando era bambina ed era capace in qualche modo di captare le vibrazioni attorno ad un evento prima che esso si verificasse. 

Si tratta di un romanzo pieno di speranza, seppure anche qui troviamo l’elemento del lutto da elaborare [sia quello dei genitori persi nell’incidente sia un’interruzione di gravidanza eseguita dalla zia]; trasmette un profondo senso di pace e di serenità.

Contiene anche passaggi che ho trovato molto toccanti, in particolare quando la protagonista è proprio la zia, incapace di elaborare i propri sentimenti negativi al punto di nascondersi alla vista tutto ciò che li provoca, in modo tale da non soffrire per la loro presenza ma chiaramente senza aver risolto alcun problema più profondo. 

L’ho trovato una storia convincente ed emozionante, perfetta per accompagnare un pomeriggio di pioggia come nel mio caso; è capace di toccare il lettore in profondità con l’ormai noto stile semplice ed essenziale dell’autrice. 

Per me è stata una prima lettura (Kitchen lo avevo già letto quando ero ragazzina) ed è un’ulteriore conferma al mio proposito di proseguire nella lettura dei romanzi di Banana Yoshimoto! 

Conoscete questa scrittrice? Qual è il vostro titolo preferito tra i suoi?

La biblioteca dei giusti consigli

"La biblioteca dei giusti consigli" di Sara Nisha Adams, pubblicato da Garzanti, è uno di quei romanzi che non avrei comprato, diffidando istintivamente del richiamo dei libri nei libri per i lettori, che sono spesso un sistema per aumentare le vendite con titoli di qualità mediocre. Invece l’ho ricevuto in regalo e ora non ho parole per dirvi quanto mi sbagliassi nel mio pregiudizio!


Titolo: La biblioteca dei giusti consigli
Autrice: Sara Nisha Adams
Anno della prima edizione: 2021
Titolo originale: The Reading List
Casa editrice: Garzanti
Traduttrice: Claudia Marseguerra
Pagine: 384

Il titolo originale di quest’opera è "The Reading List", la lista delle letture, per via del misterioso foglietto che accompagna i protagonisti di questa storia passando di mano in mano con un elenco di libri da leggere “in caso di bisogno”. [il mistero si svela soltanto alla fine, anche se in modo non del tutto inaspettato: la generosa moglie di Mukesh ha cercato di aiutare anche dopo la sua morte le persone che amava, attraverso i consigli di lettura che ha lasciato sparsi per il quartiere.]

È proprio il bisogno il cuore del romanzo, che è una lettura perfetta per tutti coloro che come me credono davvero che le storie possono salvarci anche nei momenti peggiori delle nostre vite. È questo che succede a Mukesh, un anziano vedovo che le tre figlie credono ormai incapace di prendersi cura di sé, ed invece grazie ad una copia de "La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo" che era appartenuta alla moglie scopre il potere della lettura e della biblioteca di quartiere, dove trova un mondo dove affrancarsi dalla propria solitudine.

La solitudine accomuna Mukesh ad Aleisha, la bibliotecaria che all’inizio non mostra verso i libri alcun interesse: la sua vita è oscurata dalla malattia mentale della madre e dal peso che questa fa ricadere su di lei e sul fratello maggiore, troppo impegnato a nascondere i suoi veri sentimenti per poterli elaborare. Così Aleisha e Mukesh diventano amici, e così il romanzo ci trasmette quanto sia fondamentale la comunità anche nei legami più improbabili e come i libri possano aiutarci a crearne di nuovi.

“La biblioteca dei giusti consigli” è un romanzo commovente e al tempo uno di quelli che fanno bene, che senti vicini come cari amici e ti accompagnano nell’affrontare i dolori, nell’ elaborare il lutto. È un romanzo che mi ha lasciata senza parole per la sorpresa, perché mi è entrato dentro, ha messo radici, e pagina dopo pagina l’ho sentito trasmettermi i suoi germogli di speranza.

Si tratta, oltretutto, di un romanzo d’esordio: chissà cos’altro saprà regalarci questa scrittrice, che scrive in modo semplice e chiaro, in capitoli brevi, rendendo così  la sua opera adattissima a rendere lettori anche i più refrattari al potere delle storie -sono sicura: neanche loro sapranno resistere alla magia di questo romanzo!

Qual è l'ultimo libro che vi ha sorpresi?

giovedì 1 settembre 2022

Le streghe

I classici per ragazzi sono tali senza dubbio per una ragione! È il caso dei romanzi di Roald Dahl, autore inglese di origini norvegesi che ha accompagnato l’infanzia di molti di noi e ci ha resi i lettori che siamo. Quando frequentavo le elementari avevo letto diversi dei suoi titoli, ma alcune pietre miliari ancora mi mancavano, tra cui "Le streghe", che ho appena recuperato dopo aver visto qualche tempo fa il film molto recente che ne è stato tratto.


Titolo: Le streghe
Autore: Roald Dahl
Anno della prima edizione:
Titolo originale:
Casa editrice: Salani
Traduttrici: Francesca Lazzarato e Lorenza Manzi
Pagine: 200

Il protagonista della nostra storia, che detesta la scuola e ama molto la nonna con la quale è rimasto a vivere dopo la morte dei suoi genitori, incrocerà per sua sfortuna i passi della Strega Suprema e delle sue inquietanti colleghe, che hanno la missione segreta di eliminare tutti i bambini del mondo a partire da quelli inglesi, finendo così trasformato in un topo! Non sarà però una piccola statura a fermare il suo coraggio e le sue avventurose imprese, anzi!

Rispetto al recente film, il libro ha dei toni più malinconici, specialmente nel rapporto tra il piccolo e la nonna: si chiude infatti con un dialogo molto toccante sulla durata della vita di un topo e di una donna anziana, ma allo stesso tempo con la consapevolezza che entrambi hanno ancora numerose avventure davanti. 

L’ho trovata una lettura molto dolce e divertente, e ho apprezzato moltissimo che Dahl non si trattenga dallo spaventare il lettore con descrizioni delle streghe davvero raccapriccianti ed episodi non proprio rassicuranti, prima tra tutte la trasformazione irreversibile dei bambini in topi ma anche il rifiuto dei genitori di una vittima di accettarlo nei suoi nuovi panni animali, a differenza di quanto capita invece al protagonista la cui nonna è piuttosto informata in materia di streghe.

Si tratta senz’altro di una lettura perfetta per il periodo di Halloween, che conquisterà i piccoli lettori che non vedono l’ora di provare qualche brivido di paura passando da una pagina all’altra. L’autore si conferma una garanzia nella letteratura per ragazzi (non c’è certo bisogno che sia io a dirlo!) e la mia curiosità nei confronti dei titoli che ancora non ho letto è aumentata ulteriormente con il recupero di questo!

Qual è il vostro Dahl preferito?

Appartamento 401

Ho amato molto l'originale thriller giapponese "L'uomo che voleva uccidermi" di Yoshida Shuichi, e così ho acquistato anche l'altro romanzo dell'autore tradotto in italiano, "Appartamento 401".


Titolo: Appartamento 401
Autore: Yoshida Shuichi
Anno della prima edizione: 2002
Titolo originale: Parade
Casa editrice: Feltrinelli
Traduttrice: Gala Maria Follaco
Pagine: 225


Seppure anche in questo caso siano al centro della storia i lati oscuri o soltanto meno edificanti della natura umana, in particolare di cinque giovani che condividono un appartamento a Tokyo, non l'ho trovato all'altezza del primo.

Ryosuke, un giovane studente di economia, Kotomi, l'innamorata di un attore esordiente, Mirai, artista e commessa, Naoki, che lavora in una casa di distribuzione cinematografica, convivono senza particolari scossoni quando d'improvviso sul loro divano si materializza Satoru. Il giovane, un senzatetto dal passato misterioso che si guadagna da vivere con la prostituzione, si intromette nel loro equilibrio fatto di scarsa confidenza e sembra l'indiziato perfetto per le aggressioni che cominciano a verificarsi nel quartiere.

Naturalmente le apparenze ingannano, e Shuichi costruisce un romanzo in cui l'elemento centrale è la tensione, il non detto, in questi cinque personaggi che sentiamo di non conoscere mai a fondo, ognuno isolato nel proprio universo di insoddisfazioni.

[SPOILER: Ryosuke innamorato della fidanzata di un suo collega più anziano, Kotomi che rimane incinta e cerca il coraggio di abortire, dopo aver trascorso mesi nell'attesa di una telefonata dell'attore, Mirai che si addormenta davanti ai video di violenze carnali e si ubriaca ogni sera, Naoki che sembra il più equilibrato e maturo, a cui tutti si rivolgono per un consiglio, e poi inevitabilmente si rivela il colpevole delle aggressioni].

E se inizialmente il mistero sembra quello dell'appartamento accanto, poi diventano le donne aggredite per strada, nessuno di essi cattura davvero l'attenzione del lettore, che resta in attesa, sospeso, di qualcosa che per quanto mi riguarda non è mai arrivato con l'intensità che avrei sperato.

Il romanzo è suddiviso in cinque capitoli, ognuno narrato da un punto di vista diverso: un limite che ho riscontrato è la poca differenza che presentano le voci dei personaggi, ad eccezione di quella di Satoru che si conferma l'elemento più interessante e promettente (peccato che ben poco venga svelato sul suo conto). 

Purtroppo quando ho concluso questo libro mi è rimasta addosso una sensazione di insoddisfazione, mi sono chiesta: "E allora? Tutto qui?", e ho dovuto darmi una risposta affermativa. Sebbene la scrittura scorrevole dell'autore mi abbia appassionata, spero che la sua prossima pubblicazione avrà una trama più consistente! Nel frattempo, vi consiglio di limitarvi a leggere "L'uomo che voleva uccidermi".

Qual è l'ultima lettura da cui siete rimasti delusi?

Il guardiano del faro

Il settimo episodio de "I delitti di Fjallbacka" dell'autrice svedese Camilla Lackberg, "Il guardiano del faro", sempre pubblicato da Marsilio, mi è piaciuto più del precedente, "La sirena". 


Titolo: Il guardiano del faro
Autrice: 
Camilla Läckberg
Anno della prima edizione: 2009
Titolo originale: Fyrvaktare
Casa editrice: Marsilio
Traduttrice: Laura Cangemi
Pagine: 446


Per la prima volta l'autrice inserisce un elemento soprannaturale all'interno della sua trama: un'isola dei fantasmi dove le anime di coloro che se ne sono andati dal mondo dei vivi restano presenti e accompagnano chi vi si trova a soggiornare. Si tratta di un'ambientazione raccontata con grande delicatezza, che accompagna le ormai ben note pagine in corsivo dal passato che qui danno voce alla storia di Emeline, la moglie del guardiano del faro sull'isola di Graskar, alla fine del diciannovesimo secolo. Insieme a quelle dedicate allo scalpellino del terzo volume, queste incursioni nel passato sono finora quelle che ho preferito.

Il giallo di questo volume ruota attorno alla morte di Mats Sverin, un giovane insospettabile che sembra aver celato però molto di sé. Insieme a lui la protagonista è Annie, che da giovane era stata la fidanzata di Mats ma ora è la moglie di un uomo violento, e fugge da lui insieme al figlioletto Sam rifugiandosi proprio sull'isola di Graskar.

[SPOILER: Annie però è tutt'altro che soltanto la vittima di questa storia, perché oltre ad aver legittimamente ucciso il marito prima che potesse sottrarle il figlio, ha involontariamente ucciso anche quest'ultimo ed il meccanismo di negazione la spingerà ad uccidere anche Mats, che è andata a trovarla sull'isola e ha scoperto il segreto sulla morte di Sam, oltre alla dipendenza della donna dalla cocaina.]

L'elemento della violenza sulle donne è un tema molto caro all'autrice, lo si nota sin dal primo episodio di questa serie dove è la sorella di Erica ad essere vittima di un marito abusante. Qui insieme alle indagini su Mats entriamo nel sistema delle case protette, che fanno del proprio meglio per salvare donne e bambini ma purtroppo non sempre ci riescono [Mats era stato infatti vittima di un'aggressione da parte dell'ex marito della sua fidanzata, che aveva conosciuto proprio quando lavorava per un'associazione di tutela di donne e minori]. 

L'indagine non è affatto scontata: l'ho trovata molto meno prevedibile rispetto a "La sirena", perché diverse sono le false piste che sviano i sospetti del lettore [gli aggressori di Mats, i due fratelli che in realtà stanno solo truffando il sindaco per potersi allontanare da un paese che ricorda loro l'infanzia di maltrattamenti, le impronte di Mats sulla bustina di cocaina che in realtà apparteneva ad Annie]. In più come sempre ci accompagnano le vite private dei personaggi ricorrenti, questa volta per fortuna prive di tragiche novità -anche se così l'attesa del successivo volume diventa meno spasmodica.

Ora che mi mancano solo gli ultimi tre titoli, posso affermare con sicurezza che sarà la prima serie di titoli che porterò davvero a termine, perché non mi sono affatto stancata! Un evento senza precedenti!

Qual è l'ultimo giallo che avete letto?