mercoledì 26 ottobre 2022

L'uomo delle castagne

Ho comprato "L'uomo delle castagne" di Soren Sveistrup dopo aver guardato la serie TV su Netflix, che mi era piaciuta moltissimo. Ho aspettato poi qualche mese per leggere il romanzo, in modo da godermi appieno l'esperienza di lettura: e sono contenta di averlo acquistato nonostante conoscessi già la storia!


Titolo: L'uomo delle castagne
Autore: Soren Sveistrup
Anno della prima edizione: 2018
Titolo originale: Kastanjemanden 
Casa editrice: Rizzoli
Traduttore: Bruno Berni
Pagine: 576



In un autunno danese, la ministra degli Affari Sociali Rosa Hartung rientra in Parlamento dopo un anno di assenza, seguito alla sparizione della figlia preadolescente Kristine, che è stata dichiarata morta nonostante il corpo non sia mai stato ritrovato.

Contemporaneamente, il ritrovamento del corpo di una donna orribilmente mutilato (e che sarà il primo di una serie di delitti analoghi) impegna gli investigatori Hess e Thulin, mentre accanto al cadavere un omino di castagne porta su di sé proprio l'impronta digitale di Kristine Hartung...

[SPOILER: I delitti di oggi si legano ai traumi del passato: il colpevole infatti è a Rosa Hartung che vuole fargliela pagare, sorella nella famiglia affidataria che ne ha costretto con una menzogna l'allontanamento. Nella successiva famiglia, il bambino e la gemella subiranno ogni sorta di abuso -che avrà fine con lo sterminio della famiglia, insospettabilmente proprio per mano sua; una volta cresciuto, la missione di lui diventerà la vendetta, e le sue vittime di tortura e omicidio saranno proprio donne che maltrattano i propri figli o ne consentono i maltrattamenti, oltre a Rosa, la colpevole superiore. Mentre lui si fa assumere come tecnico della scientifica e osserva così da vicino le indagini.]

"L'uomo delle castagne" è un thriller che si svolge nell'arco di circa un mese, ma il presente si lega al passato, ad un omicidio irrisolto degli anni '80 e alle infanzie rubate, vittime di trascuratezza e di abusi, di ieri e di oggi. Le sue atmosfere sono autunnali e molto ben descritte: gli omini di castagne, la neve che cade, la pioggia che cancella le tracce sui luoghi dei delitti.

È un romanzo che non consiglio ai lettori più impressionabili e agli stomaci deboli, perché ci sono diverse scene di violenza molto evocative che potrebbero turbare -io le ho comunque trovate ben dosate nell'arco delle pagine, e non scritte tanto per fare effetto. 

L'indagine è ben costruita e appassionante; i capitoli molto brevi fanno venire voglia di divorarne uno dopo l'altro, anche perché la curiosità rimane alta per tutta la lettura e i colpi di scena non sono pochi -così come le false piste che confondono le idee ai protagonisti. 

Non leggo spesso thriller che non facciano parte di serie o che finiscano in cima alle classifiche; questa è stata un'eccezione che sono molto contenta di aver fatto, perché una pagina ha tirato l'altra e la storia mi ha completamente assorbita in un weekend in cui ne avevo davvero bisogno.

Avete visto la serie TV?
Qual è un thriller che mi consigliate?

giovedì 20 ottobre 2022

Lettere da Babbo Natale

 Difficile immaginare una lettura più adatta al periodo natalizio di lettere da Babbo Natale di Tolkien!


Titolo: Lettere da Babbo Natale
Autore: J.R.R. Tolkien
Anno della prima edizione: 1976
Titolo originale: Letters from Father Christmas
Casa editrice: Bompiani
Traduttore: Marco Respinti
Pagine: 191


L’autore è decisamente più famoso per i suoi romanzi fantasy, in particolare per la saga de "Il signore degli anelli", ma per me è stato il primo incontro con uno dei suoi titoli! Questo volumetto non nasce in verità come un’opera di narrativa, bensì si tratta della raccolta delle lettere che Tolkien spedì ai suoi figli dal 1920 al 1943, fingendo di essere proprio Babbo Natale, dalla scrittura tremolante e dai molti aiutanti, in particolare orso polare goffo e pasticcione i suoi nipotini e poi gli elfi.


L’autore accompagnò quindi l’infanzia dei suoi bambini con questa corrispondenza illustrata e che immagino ne abbia stimolato la fantasia e arricchito enormemente il periodo festivo. Mentre la prima lettera è destinata al primogenito, via via la famiglia si allarga e le ultime saranno rivolte soltanto alla piccola di casa, avvolte da un velo  di oscurità dovuto alla seconda guerra mondiale in corso.

Per chi legge oggi queste letterine si tratta di\ un concentrato di dolcezza e di creatività. Impossibile non sorridere per le avventure di Babbo Natale e del suo amico Orso sempre intento a combinare un guaio, tifare per loro nel corso delle guerre contro i goblin e ammirare le illustrazioni del Polo Nord disegnate con tanta accuratezza. Insomma questo piccolo libro, che ho ricevuto in regalo proprio lo scorso Natale, si è rivelato una lettura perfetta per il periodo. 


Grazie alla sua veste grafica poi, che affianca la traduzione dei testi alle immagini a colori delle letterine originali su pagine di carta lucida e spessa, può anche essere una bellissima idea regalo per gli amanti di Tolkien o per chi dentro di sé vuole credere ancora per un po’ a Babbo Natale!

mercoledì 19 ottobre 2022

Lo scultore

Difficile pensare ad un romanzo più triste de "Lo scultore", disegnato e scritto da Scott McCloud e pubblicato da Bao Publishing.


Titolo: Lo scultore
Autore: Scott McCloud
Anno della prima edizione: 2015
Titolo originale: The Sculptor
Casa editrice: Bao Publishing
Traduttore: Michele Foschini
Pagine: 496


Si tratta di un volume di quasi 500 pagine, disegnato nelle sfumature del blu, che racconta la storia di David Smith, un giovane scultore newyorkese scultore che ha il sogno di diventare famoso grazie alla propria arte. Più passa il tempo però e meno questo destino sembra possibile e così David si trova a fare un vero e proprio patto con la morte, che gli appare nei panni del prozio Harry, barattando la fama con la propria vita. 

Gli vengono concessi solo 200 giorni da vivere e sono proprio questi i momenti in cui seguiamo David, che viene dotato del potere di manipolare la materia direttamente con le sue mani, ma è lo stesso prigioniero dei propri fantasmi e della propria depressione -almeno finché non scopre di poter ancora provare sentimenti grazie all’incontro con Meg, ma sapendo di avere i giorni contati... 

Questa storia è straziante, non riesco a trovare altri aggettivi per definirla: se qualcosa può andare male in questo fumetto lo farà, e i sentimenti negativi, le promesse insensate a se stessi e la depressione sono elementi che accompagnano i suoi protagonisti, ispirati tra l’altro da drammatiche storie familiari di bambine nate disabili o premature al punto da non sopravvivere così come spiega l’autore nella postfazione. 

Non aspettatevi dunque di sentirvi sereni al termine di questa lettura: vi sentirete amareggiati e malinconici ma al tempo stesso avrete avuto quasi 500 pagine di tavole magnifiche, che variano in dimensione e struttura: a volte del tutto prive di dialoghi, colme di idee artistiche e creative che escono dalle mani del protagonista. 

Avrete anche una New York sfumata sullo sfondo che si riempie di neve, cerimonie dove si mescolano le religioni, e soprattutto la sensazione che ogni giorno importi, che ogni ora sia significativo, che nessun momento possa essere sprecato senza pentirsene. 

Personalmente ho amato questo fumetto, anche se non mi vergogno a dire di aver sperato in un lieto fine per tutto il tempo. Non vi consiglio di leggerlo in un momento di particolare fragilità, perché potrebbe davvero acuire le vostre sensazioni più negative, ma se siete alla ricerca di un fumetto dei disegni incredibili che vi coinvolga in una storia nella quale sentirvi completamente immersi allora "Lo scultore" fa decisamente al caso vostro. 

Qual è l’ultima lettura che vi ha commossi?

giovedì 13 ottobre 2022

Ragazzo negro

Ho acquistato la mia copia di "Ragazzo negro" di Richard Wright ad un mercatino al prezzo di un euro soltanto, in un’edizione economica Mondadori degli anni 60 che si è rivelata poi contenere una storia davvero interessante.


Titolo: Ragazzo negro
Autore: Richard Wright
Anno della prima edizione: 1945
Titolo originale: Black Boy
Casa editrice: Mondadori
Traduttore: Bruno Fonzi
Pagine: 328


Si tratta non di un romanzo, bensì dell’autobiografia dell’autore, nato nel Sud degli Stati Uniti all’inizio del '900. Da bambino si scontra dunque con la segregazione razziale, il razzismo e la povertà, accompagnata da una fame che lo perseguiterà per decenni. Seguiamo la formazione di Richard, inevitabilmente frammentaria per via dei problemi familiari che lo trascinano da uno stato all’altro, senza permettergli di frequentare mai un anno intero di scuola mentre cerca di guadagnarsi da vivere sin da giovanissimo, con un lavoro spesso degradante dopo l’altro. 

Lo seguiamo qui fino alla fine degli anni '20, quando, giovane uomo, riesce finalmente a mettere da parte abbastanza denaro per trasferirsi a Chicago, verso quel Nord dove crede e spera i neri avranno maggiori possibilità e godranno di maggior rispetto. 

I rapporti razziali sono senza dubbio l’argomento più interessante di quest’opera, che racconta gli Stati Uniti di circa un secolo fa dove il colore della pelle condannava all’emarginazione e all’essere vittime di ogni genere di sorprese di sopruso e violenza. Richard, che ha sempre dato la propria condizione per scontata, prende a poco a poco coscienza di quanto sia ingiusta, e anche attraverso la lettura comprende l’importanza della dignità che i bianchi non sono disposti a riconoscergli. 

Siamo negli Stati Uniti del Sud, dei linciaggi, del Ku Kux Klan, della polizia che non interviene quando è una donna nera a venire violentata o picchiata, il Sud dove ribellarsi è impossibile perché ogni rivolta sarebbe pagata con la vita. 

L'opera di Wright, non recentissima, ha il grande pregio di farci riflettere sulle somiglianze tra la società statunitense dell'epoca e quella di oggi -dove sarebbe ingiustificabile negare che il razzismo sia ancora un grave problema per gli afroamericani. Di qualche decennio precedente all'opera della mia amata Toni Morrison, Wright è uno scrittore che mi ha molto incuriosita, e la cui attualità si denota anche nel fatto che di recente dal suo primo romanzo "Native Son" sia stato tratto un film distribuito anche in Italia.

La scrittura di Wright è lucida e analitica, solo in qualche passaggio si permette un tono più poetico;  il racconto di molti episodi quotidiani talvolta rallenta il ritmo di lettura, ma le sue riflessioni sono davvero molto stimolanti.

In conclusione credo proprio di aver scoperto un autore del Novecento che merita di essere recuperato, e che vi consiglio! 
Qual è l'ultimo testo di letteratura afroamericana che avete letto?

mercoledì 12 ottobre 2022

Prima persona singolare

La più recente raccolta di racconti di Haruki Murakami, pubblicata nel 2020 e portata in Italia da Einaudi, è composta da otto racconti: l'ultimo, che dà il titolo al volume, era inedito all'uscita del libro, mentre i sette precedenti erano già apparsi su una rivista letteraria. 


Titolo: Prima persona singolare
Autore: Haruki Murakami
Anno della prima edizione: 2020
Titolo originale: 
Ichininshō Tansū
Casa editrice: Einaudi
Traduttrice: Antonietta Pastore 
Pagine: 152


Il tema principale che accomuna questi racconti, che hanno tutti per protagonista lo stesso Murakami e sono scritti in prima persona, è il ricordo: si tratta di ricordi della giovinezza in "Su un cuscino di pietra", "La crema della vita", "With The Beatles". Arriva a ricordare l'infanzia quando ripercorre la propria passione per il baseball nel racconto "Antologia poetica per gli Yakult Swallows" (che ho trovato forse il più noioso degli otto), mentre più recenti sono gli incontri ricordati in "Carnaval" e "Prima persona singolare".

Un altro argomento ricorrente è quello della musica, risaputa passione dell'autore. Ha un ruolo centrale in "Charlie Parker Plays Bossa Nova" e in "Carnaval", ma vi si fa riferimento anche ne "La crema della vita", in "With the Beatles" e in "Confessioni di una scimmia di Shinagawa". 

Sei su otto dei racconti sono completamente realistici; l'unico davvero onirico è "Confessione di una scimmia di Shinagawa", che fa riferimento ad un racconto contenuto nella raccolta "I salici ciechi e la donna addormentata" intitolato proprio "Una scimmia di Shinagawa" (non l'ho ancora letto). Strano ma vero, per quanto sia il più surreale è stato il mio racconto preferito!

Un elemento onirico lo ritroviamo anche in chiusura di "Prima persona singolare", racconto enigmatico ed irrisolto, che termina in una vera e propria visione da incubo.

Complessivamente non ho trovato questa raccolta di racconti particolarmente degna di nota: diversi di essi mi sono sembrati poco significativi, non memorabili. Quelli che però vi consiglio davvero di leggere sono "With the Beatles" (attenzione: è presente l'argomento del suicidio) e "Confessioni di una scimmia di Shinagawa", che ho trovato storie più complete e articolate pur nella loro brevità. 

Qual è l'ultima raccolta di racconti che avete letto?

SPOILER: RIASSUNTO DEI SINGOLI RACCONTI

Su un cuscino di pietra:**

Ricordo di una notte condivisa prima dei vent’anni con una ragazza che scriveva poesie. Negli anni è tornato a leggerne le parole, che gli sono rimaste impresse più del suo viso.

La crema della vita: **

L’enigmatico incontro, a diciott’anni, con un anziano signore che gli chiede di immaginare un cerchio con infiniti centri e privo di circonferenza, perché la crema della vita è comprendere ciò che prima era incomprensibile. Il tutto durante un attacco di panico perché è stato invitato ad un concerto che però si è rivelato non esserci. Negli anni, gli torna in mente quell’incontro quando gli capita qualcosa di strano -anche qui: ruolo dei ricordi.

Charlie Parker plays Bossa Nova:**

Qui l’autore si concentra sulla musica jazz una sua grande passione e ricorda un articolo che aveva scritto riguardo un disco che nemmeno esisteva e che aveva soltanto immaginato è presente l’elemento onirico perché in un proprio sogno incontra il musicista Charlie Parker con il quale ha una piacevole conversazione di per sé il racconto non mi ha trasmesso nulla.

With The Beatles:****

Tra i primi quattro racconti senza dubbio il più completo e il più emozionante prende l’avvio dal tema della musica come il precedente e al centro ha i ricordi dell’autore relativi al periodo della sua giovinezza negli anni 60 quando la musica dei Beatles era ovunque il primo ricordo è quello di una ragazza intravista nei corridoi della scuola che stringe al petto proprio un album della celebre band Poi però il focus si sposta sulla sua prima fidanzata della quale non è mai stato veramente innamorato ma con la quale ha vissuto numerose esperienze e bei momenti ricorda in particolare una domenica mattina nella quale avendo preso accordi senza capirsi bene si è trovato da solo in casa di lei con il fratello maggiore della ragazza con il quale avuto una lunga e profonda conversazione Sul disturbo della memoria che affliggeva il ragazzo e gli a letto ad alta voce un brano di letteratura vent’anni dopo i due si rincontrano per caso e l’autore viene a sapere che la sua prima fidanzata si è tolta la vita e qui riemerge il presagio del suicidio che si era già presentato due volte all’interno del racconto prima nominando l’atto compiuto da un professore di studi sociali e poi dall’autore del racconto in questione intitolato la ruota dentata gli elementi chiave sono dunque la memoria ma anche il togliersi volontariamente la vita e come già detto la musica. Ho apprezzato molto le due situazioni di dialogo tra l’autore e il fratello maggiore della ragazza.

Antologia poetica per gli Yakult Swallows :***

Qui l’autore si concentra sulla propria passione per il baseball che lo accompagna sin dall’infanzia e ci racconta quindi il percorso di tifoso da bambino e poi giovane uomo e adulto dopo il trasferimento a Tokyo. Proprio mentre assisteva alle partite coglieva l’occasione per scrivere delle poesie sull’argomento che gli editori non furono interessati a pubblicare ma le cui poche copie esistenti valgono ora moltissimo denaro di persa il racconto non è particolarmente interessante ne ho apprezzato però i momenti in cui vengono ricordati i genitori dell’autore il difficile rapporto con il padre appassionato di baseball anche gli è mancato per una malattia dopo tanti anni in cui lui e il figlio si erano allontanati si fa riferimento anche all’abuso di alcol da parte dell’uomo quando l’autore era bambino e all’invecchiamento della madre che con il passare degli anni si è dedicata all’acquisto e alla conservazione degli oggetti più svariati tra cui delle schede telefoniche raffiguranti proprio i giocatori di baseball. Ci sono diversi riferimenti anche alla produzione letteraria di Murakami, in particolare a vento il suo testo di esordio e nel nome della pecora.

Carnaval:***

Riflessione dell’autore sul rapporto con le donne brutte della sua vita, in particolare una frequentata in amicizia che poi si è rivelata una delinquente. Centrale il tema della musica su cui si basa il loro legame. Ho trovato detestabili le affermazioni sul tenore “donna brutta MA”, come se un aspetto non attraente sorprendesse in presenza di una personalità interessante. Presenza della “scimmia sulla schiena” usata per descrivere l’aspetto, seducente o meno, delle donne. Punto di vista che ho colto come maschilista e teso a giustificarsi, non ho apprezzato.

Confessioni di una scimmia di Shinagawa:****

Incontro in una locanda di bassa qualità con una scimmia capace di parlare, con la quale trascorre la serata, parla di musica e dell’abitudine della scimmia di rubare i nomi delle donne di cui si innamora (che così tendono a dimenticare il proprio). Gli torna in mente cinque anni dopo quando una sua amica tende a dimenticare il proprio nome, e le è stato rubato un documento proprio nel quartiere di quella locanda. Racconto più onirico, fa riferimento a un altro racconto sulla scimmia di Shinagawa (che non ho letto), umanizzazione della scimmia e riflessione sull’amore. Mi è piaciuto!

Prima persona singolare: ****

Incontro di una sera in cui si veste elegante e va a leggere in un bar senza apparenti ragioni. Una donna che pare conoscerlo ma di cui non si ricorda gli rinfaccia un comportamento orribile di tre anni prima, su una spiaggia, verso una sua amica -non ricorda neanche questo ma invece di ribellarsi fugge. Incomunicabilità, incomprensione, racconto irrisolto che torna con la visione da incubo che d’un tratto lo circonda -non ci sono spiegazioni, ma non mi è dispiaciuto.

giovedì 6 ottobre 2022

La STASI dietro il lavello

Claudia Rusch nasce nella DDR: la Repubblica Democratica Tedesca, quella di stampo socialista dove la televisione occidentale non viene trasmessa, dove la Nutella è vietata, dove un viaggio in Francia è un sogno e Parigi si trasforma in un'utopia più che in una città.


Titolo: La STASI dietro il lavello
Autrice: Claudia Rusch
Anno della prima edizione: 2003
Titolo originale: Meine freie deutsche Jugend
Casa editrice: Keller
Traduttore: Franco Filice
Pagine: 166


"La STASI dietro il lavello" raccoglie una serie di racconti che ripercorrono numerosi episodi della vita dell'autrice, dall'infanzia in cui non coglie appieno l'ostilità della madre nei confronti delle forze dell'ordine, all'adolescenza in cui emigrare sembra l'unica alternativa possibile per realizzarsi -fino alla caduta del muro di Berlino, che avviene poco prima che consegua il diploma, assicurandole un futuro più ricco di possibilità e meno di dolorose separazioni.

C'è molta ironia in queste brevi istantanee, nonostante i temi affrontati possano essere anche dolorosi -come il sospetto nei confronti della propria amata madre e nonna che possa essere stata un'IM (informatrice informale e collaboratrice del regime), o la morte mai del tutto chiarita del nonno, prigioniero in un carcere di stato. Claudia Rusch però li riporta con un tono di leggerezza, alternandoli al ricordo di un maglione francese lasciatole da un giovane innamorato in visita, al perdersi da adulta per le strade parigine, alle cerimonie e alle vacanze della sua adolescenza nella DDR che sono state ricche di momenti felici, e mai caratterizzate da una vera e propria ostilità nei confronti della propria nazione.

Sull'ingerenza della STASI nelle vite quotidiane avevo visto, anni fa, un meraviglioso film dal titolo "Le vite degli altri": ci ho ripensato leggendo questo libro, che ha un piglio molto più snello e meno angosciante, ma è il primo titolo che leggo che ritragga la Berlino Est di quell'epoca -mentre sulla Germania nazista romanzi e testimonianze sono a dir poco abbondanti. 

Un'altra volta la casa editrice Keller si conferma una garanzia per quanto riguarda la letteratura tedesca contemporanea, che così raramente arriva sui nostri scaffali! Se come me avete un debole per la città di Berlino, non potete perdervelo. 

Qual è l'ultimo libro di letteratura tedesca che avete letto?

Il segreto degli angeli

Ottavo, appassionante capitolo della serie "I delitti di Fjällbacka" di Camilla Läckberg, pubblicata da Marsilio, "Il segreto degli angeli" è un'ottima prosecuzione delle storie che ormai ben conosciamo.


Titolo: Il segreto degli angeli
Autrice: Camilla Läckberg
Anno della prima edizione: 2011
Titolo originale: Änglamakerskan
Casa editrice: Marsilio
Traduttrice: Laura Cangemi
Pagine: 482


Il mistero ruota attorno alla colonia di Valo, un'isola al largo di Fjällbacka che è stata in passato teatro di un'inspiegabile sparizione: quando negli anni '70 era un collegio maschile, la famiglia che lo gestiva sparì nel nulla, lasciando dietro di sé solo la piccola Ebba, di pochi anni, e cinque degli allievi apparentemente ignari di tutto. Diventata adulta Ebba fa ritorno alla casa dove era nata, per ristrutturarla insieme al marito in seguito alla perdita del loro bambino; ma qualcuno sembra proprio non volere che lei sia lì, e che la verità sulla scomparsa dei suoi genitori e fratelli trovi risposta...

[SPOILER: Protagonisti della soluzione sono però cinque ragazzi che all'epoca erano allievi del collegio. Sottoposti a violenze da parte del figlio maggiore del direttore, decisero di rivelare la verità sugli abusi, ma il ragazzo perse la testa uccidendo suo padre, sua sorella e il suo fratellino, mentre i giovani erano costretti ad eliminare lui. Si salvò la più piccola, Ebba, e la madre di lei, matrigna dei tre maggiori: Inez, che sotto falso nome si rifece una vita insieme a Leon, uno dei ragazzi, l'unico da cui aveva ricevuto amore fino a quel momento, dopo un'infanzia di severità e un matrimonio infelice. Mentre delle aggressioni ai danni di Ebba è responsabile unicamente il marito, che non le ha perdonato la morte del figlioletto, perso di vista da lei ma investito in auto da lui.]

"Il segreto degli angeli" si intreccia come sempre con una storia del passato: ritorniamo agli inizi del Novecento e seguiamo Dagmar, figlia di un'infanticida condannata all'esecuzione, farsi strada a fatica nella vita e innamorarsi di quello che sarà un gerarca nazista, con cui concepirà una figlia [Laura, l'inflessibile madre di Inez] per poi precipitare nell'alcolismo e nella follia. 

Al Nazismo del passato si lega una riflessione sul neonazismo contemporaneo in Svezia che ho trovato molto interessante [uno dei ragazzi del collegio di Valo è infatti membro attivo degli "Amici della Svezia", un partito di ispirazione neonazista che progetta attentati da imputare al fondamentalismo islamico, per acuire l'odio verso gli immigrati nel paese].

L'elemento degli angeli del titolo è a mio parere davvero riuscito, legando anch'esso il passato al presente: la "fabbricante di angeli" del passato, che eliminava bambini non voluti, e gli angioletti d'argento del presente che escono dalle mani di Ebba, fabbricati invece per aiutare madri ad elaborare un lutto insostenibile.

Per quanto riguarda i nostri personaggi ricorrenti, non ci sono grandi novità da segnalare in questo romanzo, dove però viene reso ancor più umano e positivo il personaggio di Gosta. Una malattia sconvolge la quotidianità di Martin, Anna non si è ancora ripresa del tutto dall'incidente de "La sirena". Ritorna inoltre il giornalista Kjell, che avevamo incontrato ne "Il bambino segreto".

Nel complesso "Il segreto degli angeli" mi è piaciuto molto: non avevo immaginato la soluzione del mistero del passato, né sospettato il colpevole delle aggressioni ad Ebba. Ho trovato la storia ben costruita, come sempre piena di personaggi credibili e molto umani, e non vedo l'ora di dedicarmi al volume successivo!

Qual è l'ultimo giallo che avete letto?

martedì 4 ottobre 2022

Zahra's Paradise

"Zahra's Paradise - I figli perduti dell'Iran" è un fumetto pubblicato per la prima volta nel 2011, portato in Italia da Rizzoli Lizard. I suoi autori (un documentarista e un fumettista) hanno dovuto rimanere anonimi, in quanto la loro opera denuncia attraverso la storia fittizia di Mehdi la repressione seguita all'elezione di Ahmadinejad nel 2009.



Titolo: Zahra's Paradise - I figli perduti dell'Iran
Anno della prima edizione: 2011
Casa editrice: Rizzoli Lizard
Pagine: 260


Oggi parliamo di nuovo di Iran e di repressione: ad Ahmadinejad è seguito Rohani, e nell'autunno del 2022 la repressione della Repubblica islamica sta perseguitando le donne, colpevoli di aver violato le restrizioni sull'abbigliamento -in particolare dopo la morte, in seguito all'arresto, di Masha Amini.

Non è dunque migliorata la situazione delle libertà in Iran, dalla rivoluzione del 1979 ad oggi, e attraverso la storia fittizia della scomparsa del diciannovenne Mehdi alle manifestazioni contro i brogli alle elezioni nel giugno 2009 gli autori danno voce ai tanti arrestati ingiustamente, torturati nelle carceri del regime, sepolti senza darne notizia nel deserto o nel Paradiso di Zahra, gigantesco cimitero della città di Teheran.

Seguiamo la storia dal punto di vista del fratello di Mehdi, che ne scrive su un blog e non si rassegna alla sparizione del ragazzo. Ne emergono corruzione, violenze, torture e stupri sui prigionieri delle carceri, omertà e ipocrisia; ne emerge una popolazione arrabbiata, oppressa da chi dovrebbe proteggerla e invece ne stermina i figli in nome della religione e della patria.

Dal punto di vista grafico, il fumetto (nato come una serie di strisce pubblicate online) è in bianco e nero, disegnato con un tratto preciso, ricchissimo di dettagli. Le vignette più grandi, a volte le tavole a pagina intera, sono particolarmente degne di nota; in generale le immagini completano il testo, le citazioni poetiche, le voci dei personaggi. 


Si conclude poi con pagine di testo utilissimo: un glossario, una cronologia della storia dell'Iran, e i nomi degli oltre sedicimila "figli perduti" dal 1979 ad oggi.

Ho trovato "Zahra's Paradise" è un testo attuale ed efficace, che mi ha molto colpita e da cui ho imparato. Da molto non leggevo un fumetto, e sono contenta di aver ricominciato con questo, che meritava davvero la mia attenzione!

Qual è l'ultima opera iraniana che avete letto?

La casa sull'albero

Pubblicato nel 1984, "La casa sull'albero" è l'ottavo romanzo di Bianca Pitzorno, autrice del cuore della mia infanzia. Risente oggi dell'epoca in cui è stato scritto e si utilizzavano espressioni come "lavorare come una negra" o evidentemente grassofobiche ("segare in due" una nonna grassa appare come quasi doveroso), ma detto questo è ancora oggi una breve e divertente lettura.



Titolo: La casa sull'albero
Autrice: Bianca Pitzorno
Anno della prima edizione: 1984
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 110


L'ispirazione per questo racconto venne da Aglaia, una bimba realmente esistente di cui Bianca Pitzorno era la babysitter: un giorno le scrisse una letterina ricordando la casa sull'albero che avevano fantasticato e dicendole che era proprio lì che avrebbe voluto andare a vivere... Ed ecco che nacque questo libro, che ha per protagonista l'Aglaia bambina e la Bianca più adulta che, amiche, sfuggono alla città andando a vivere su un albero, popolato da personaggi che facevano davvero parte della vita di Aglaia e dell'autrice -gatta Prunilde compresa.

Abbiamo dunque una casa su un albero, un bisbetico vicino, tre cicogne poco socievoli che depositano quattro neonati a cui vengono dati nomi improbabili, una cagna che si mette a covare e impara a volare, bimbi che miagolano invece di parlare oppure si esprimono soltanto in poesia. Le pagine che ho trovato più divertenti sono quelle dedicate agli animali, mi hanno fatta ridere di cuore anche alla mia età!

"La casa sull'albero" è una lettura che fa parte del mio progetto di recuperare più titoli possibile dell'autrice che mi ha reso la lettrice e la persona che sono oggi; non è tra i suoi romanzi più imperdibili che io abbia letto, ma è avventuroso e buffo, senza un momento di noia e con descrizioni brevi ed essenziali. 

Ritengo che per questo potrebbe essere un ottimo regalo per lettori intorno ai 10 anni o ancor più giovani poco abituati ai testi voluminosi, che potrebbero cominciare col piede giusto da una storia avventurosa e capace di farli sorridere!

Via dei ladri

Mathias Enard, pluripremiato autore francese, scrive "Via dei ladri" nel 2012: si tratta di un romanzo di formazione in piena regola, che ha per protagonista Lakhdar, un giovane marocchino che nella città di Tangeri si invaghisce della propria cugina e osserva, mentre legge gialli francesi, i traghetti che navigano verso la Spagna.


Titolo: Via dei ladri
Autore: Mathias Enard
Anno della prima edizione: 2012
Titolo originale: 
Casa editrice: Rizzoli
Traduttrice: Yasmina Melaouah
Pagine: 301


Enard racconta le Primavere Arabe e la Spagna degli Indignados in un viaggio che porta Lakhdar da Tangeri ad Algeciras, da Algeciras a Barcellona: Lakhdar viaggia come viaggia Ibn Battuta, l'esploratore che lo accompagna nella letteratura (sono una costante, i libri, per Lakhdar, salvifici come null'altro), e come viaggia Bassam, amico d'infanzia, che lo aiuta e al tempo stesso prende strade così distanti dalle sue, al punto da preoccuparlo.

Ci sono attentati tra queste pagine, c'è lo struggimento per una giovane donna spagnola, c'è la malattia e c'è la morte: quella di chi abortisce illegalmente, quella di chi si avvelena pur di non sopravvivere un giorno di più tra i cadaveri che lo circondano. C'è la stasi di una nave ferma in porto, e c'è il viaggio di Lakhdar, poco pianificato, deciso dal destino; l'umanità è come un branco di cani randagi, che a volte si scaldano nella notte dormendo vicini, altre volte lottano per un brandello di cibo, disposti a tutto.

La scrittura di Enard, in prima persona, è immersiva e poetica, talvolta quasi un flusso di coscienza nelle riflessioni di Lakhdar sull'Europa al tracollo che lo circonda, non tanto diversa poi dall'Africa da cui proviene. "Via dei ladri" è un romanzo attualissimo, che racconta lo spaesamento, le migrazioni, la clandestinità, le rivoluzioni che sembrano vane o sprecate: un libro che mi ha conquistata, in cui un autore francese racconta in modo credibile e approfondito un protagonista marocchino (su Goodreads sono positivi i pareri in tal senso proprio dei lettori arabi, anche perché Enard conosce l'arabo che spesso qui cita, e nel mondo arabo ha vissuto), e che non posso che consigliarvi di cuore.