Il testo a fumetti "L’ombra non è mai così lontana" di Leila Marzocchi, pubblicato da Oblomov, all’inizio mi ha un po’ confusa: le informazioni che racchiude sono moltissime e ancora più numerose sono le note a cui esse rimandano, che si trovano alla fine del testo.
Titolo: L'ombra non è mai così lontana
Autrice: Leila Marzocchi
Anno della prima edizione: 2023
Casa editrice: Oblomov
Pagine: 184
Questa struttura rende l'opera dapprima non di immediata fruizione, ma ne denota senz’altro l’accuratezza storica e la ricchezza delle fonti a cui attinge.
L’autrice infatti a partire da un ricordo d’infanzia della sua zia Dina che era stata deportata nel lager di Bolzano mette in campo alcuni tra i testimoni più importanti dell’Olocausto come Primo Levi, Liliana Segre, Simon Wiesenthal, ripercorrendone le gesta e illustrandone le parole.
Se di Primo Levi ho letto diversi testi e quindi ciò che l’autrice riporta qui non è stata una sorpresa, ho scoperto di avere davvero molto da imparare sulla figura di Simon Wiesenthal e sulla sua impresa di cattura dei nazisti durata un’intera vita! Dunque questo fumetto può essere uno spunto, non soltanto per i lettori più giovani ai quali credo sia originariamente indirizzato.
Nella seconda parte del testo si ritorna a Dina e alla sua intervista in cui ha raccontato la propria esperienza di deportazione dalla provincia di Bologna (estremamente importante per me che ne condivido le origini) e la ricostruzione di una pagina della resistenza che merita di essere ricordata, così come l’esistenza di lager italiani dei quali si parla sempre troppo poco.
Degna di nota è anche la conclusione dell’autrice, che in una nota ricorda, riprendendo ancora una volta le parole di Primo Levi, quanto il fascismo abbia tante facce e dove l’uguaglianza tra gli uomini viene meno trovi terreno fertile -l’ombra, dunque, davvero non è mai lontana, attualizzazione della tematica che ritengo oggi più che mai importante.
Le illustrazioni dell’autrice sanno essere molto dure: raffigurano l’orrore dei campi di sterminio, delle torture e degli assassinii subiti dai prigionieri, ma lasciano spazio anche ad alcune tavole che ricordano le tregue e la tenerezza del ritorno a casa, ritrovando l’amatissimo fratellino di Dina.
Sebbene la zia non abbia mai desiderato parlare del campo di concentramento in famiglia, e la nipote abbia rispettato tale divieto per tutta la vita della parente, oggi Dina ci parla e la sua testimonianza attraverso l’eredità di Leila è preziosissima.
Non lasciatevi disorientare dalla necessità di interrompere molto frequentemente la lettura per approfondirla con le note in appendice: queste arricchiscono il testo e forniscono anche spunti bibliografici che potranno tornarvi utili in futuro.
Insomma: bolognesi soprattutto, ma non soltanto, recuperate questo fumetto, consigliatelo nelle scuole, dove può essere un ottimo spunto per introdurre un periodo storico ancora così vicino, e siate aperti ad imparare dalle persone coraggiose che incontrerete tra le pagine.
Qual è il testo sull’Olocausto che più vi ha segnati?