venerdì 28 luglio 2017

Annientamento

Una premessa necessaria: sto per raccontarvi il primo volume di una trilogia, la "Trilogia dell'Area X". Molti sono i punti interrogativi che restano al termine di questa lettura, molte sono le storie che probabilmente l'autore ha ancora da raccontarci.



Titolo: Annientamento
Autore: Jeff VanderMeer
Anno della prima edizione: 2014
Titolo originale: Annihilation
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 182



Chi racconta la propria avventura è una biologa. Come tutti i personaggi di questo libro, non ha nome: la sua persona è racchiusa nella professione che ricopre, come quella di altri nel loro ruolo. Mossa da curiosità scientifica si è unita ad una missione che ha per scopo l'esplorazione dell'Area X, un misterioso territorio oltre un altrettanto misterioso confine al di là del quale ci si ritrova senza sapere come lo si è attraversato.
Quella della biologa è la dodicesima missione. Suo marito aveva fatto parte dell'undicesima, anni prima; come gli altri partecipanti si era ritrovato di colpo a casa senza sapere come era riuscito a lasciare l'Area X, ma poi come tutti gli altri membri della missione si era ammalato di cancro ed era morto poco dopo. Ora tocca alla biologa, ed insieme a lei ad altre tre donne: una psicologa, un'antropologa ed una topografa.
L'Area X è un luogo inquietante e suggestivo: una ricca vegetazione, una fauna molto variegata e degli edifici sinistri da esplorare, prima tra tutti la torre, che a dire la verità è una sorta di tunnel verticale localizzato sotto terra. Sui suoi muri interni si sviluppa una scrittura dall'origine sconosciuta, che emana spore contaminanti, e ben presto la biologa non riesce a pensare ad altro che a decifrare le parole dello Scriba -questo il nome che dà all'entità imprecisata a cui si deve la produzione del linguaggio sui muri.

Illustrazione di Clara Bautista
Mi trovo in grossa difficoltà nel tentativo di riassumere la storia contenuta in questo romanzo. Ci sono delle morti, sì, e numerose: lasciamo infatti sul finale la biologa come unico membro superstite della missione, ancora nell'Area X. Ci sono personaggi misteriosi, come il guardiano del faro, e dettagli che si svelano ad uno ad uno come in un insieme di scatole cinesi -il potere dell'Area X di clonare i membri delle missioni, queste spore che generano una luminosità che si appropria dei loro corpi, le mutazioni della materia all'interno di quest'inquietante zona dell'universo.
L'autore ha una grande capacità nel descrivere l'ambiente in cui i personaggi sono immersi, la natura, la vegetazione che li circondano. Crea un mondo suggestivo e ricco di misteri, generando così una grande curiosità nel lettore.
Un elemento che tuttavia mi è mancato è l'aspetto umano -tratto di certo voluto, dal momento che la biologa è una donna fredda, misurata, incapace di dimostrare i propri sentimenti e con uno scarso interesse nei confronti degli altri esseri umani. La protagonista è un personaggio davvero riuscito, ma nonostante ciò è stato per me difficile entrare in sintonia con lei e questo ha creato un distacco tra me ed il romanzo, che è ad oggi il motivo per cui non sono certa che procederò nella lettura dei due volumi successivi della trilogia.

venerdì 21 luglio 2017

Il mio nome non è Wendy

Una frase di questo libro mi ha colpita come un pugno dritto nello stomaco mentre lo leggevo: "Se però al mio paese si viene a sapere che una donna sta in Italia, si pensa subito che lavora come prostituta. Per questo non ho mai detto a nessuno che sono in Italia, tutti sanno solo che sono in Europa".
D'un tratto ho avuto davanti agli occhi le tante ragazze dalla pelle scurissima a cui passo davanti quando guido la sera tardi lungo una rotonda poco distante da casa, con i loro abiti succinti anche quando il clima è impietoso. Mi sono chiesta se anche loro abbiano raccontato ai conoscenti di essere in Europa, ma senza nominare l'Italia, per non far loro sospettare nulla.
 



Titolo: Il mio nome non è Wendy
Autrice: Wendy Uba con Paola Monzini
Anno della prima edizione: 2007
Casa editrice: Laterza
Pagine: 189
 




La protagonista di questa storia è una giovane donna del gruppo etnico degli Igbo, originaria di un piccolo villaggio della Nigeria, Omokobe. Il suo nome non ci viene riferito, ma la sua vita ci viene narrata in prima persona ed ha inizio proprio dalla sua infanzia in Nigeria. Ripercorre le tappe più importanti della sua vita: la morte della madre, il travagliato rapporto con la nuova moglie del padre che la spinge ad allontanarsi da casa più di una volta, l'ultima delle quali per trasferirsi a Lagos presso una delle sue sorelle.
 
Qui conosce un uomo che la vorrebbe in sposa una volta terminati gli studi, come sua seconda moglie (la pratica della poligamia è diffusa in Nigeria presso uomini di ogni religione, ed i culti monoteisti sono comunque piuttosto mischiati a tradizioni animiste e voodoo). Le viene offerta però anche la possibilità di trasferirsi in Europa, e le pare così allettante da non poter assolutamente rifiutare: le viene infatti prospettata come una vera e propria passeggiata, sarà facile, le dicono, trovare un lavoro, ripagare il debito contratto per compiere il viaggio, mantenersi agli studi.

La sua destinazione è l'Italia, dove si ambienta una nuova parte della storia. Dopo un volo aereo che la entusiasma, carica di speranze e aspettative, la nostra protagonista si scontra con la realtà di una grande città, Milano. Sono gli anni Novanta e la tratta è già avviata: dalla Nigeria sulle strade della metropoli (e di certo non solo di quella) finiscono ragazze giovanissime, neanche maggiorenni come lei, costrette dal debito che dovranno rimborsare lira dopo lira fino all'ultimo milione.



Abbiamo per le mani una storia vera, una testimonianza interessante, seppure scritta in modo estremamente semplice (elemento perdonabile, dal momento che si tratta di un'autobiografia di una ragazza molto giovane che non ha alcuna aspirazione a diventare una scrittrice).
Le vicissitudini che questa coraggiosa protagonista ci racconta, dalle sue esperienze come prostituta fino all'aggressione che ha subito e che l'ha spinta una volta per tutte a ribellarsi senza tornare indietro, ci regalano uno sguardo all'interno di un mondo criminale di sfruttamento e soprusi, di superstizioni e minacce, che liquidiamo con uno sguardo altrove ogni notte che ci troviamo a guidare lungo strade dove ragazze dalla pelle nera sono ancora oggi obbligate a vendersi per pochi euro. Parte del paesaggio, come le definisce la postfazione.

Libri come questo non sono molto noti, occupano angolini delle librerie, spesso i magazzini delle biblioteche, li troviamo tra i remainders sui siti web. Spesso non riusciamo a scoprirli e non ne sentiremo mai parlare.
Neanche degnare di attenzione coloro che si trovano ai margini è qualcosa che facciamo spesso, eppure sarebbe prezioso dar loro una voce per combattere le gabbie di pregiudizi in cui siamo imprigionati, scoprire le persone dietro il trucco pesante e le minigonne, i loro sogni e chi sono davvero.
Grazie a questo piccolo libro, almeno una di quelle ragazze ha una voce e ci racconta una storia che purtroppo è la storia di molte.

martedì 18 luglio 2017

Bambini di cristallo

L'estate è la stagione perfetta per godersi qualche brividino letterario contro l'afa che ci opprime, e ne ho approfittato per soddisfare la mia curiosità riguardo questo romanzo pensato per un target di giovanissimi (a partire dai 10 anni) ma in realtà molto godibile anche per lettori adulti.
 
 
 
Titolo: Bambini di cristallo
Autrice: Kristina Ohlsson
Anno della prima edizione: 2013
Titolo originale: Glasbarnen
Casa editrice: Salani
Pagine: 169
 
 
 
 
 
Billie è una ragazzina svedese che si trasferisce dalla città di Kristianstad ad Ahus insieme alla madre, per elaborare il lutto legato alla morte del suo papà. Sulla loro nuova casa circolano in paese voci sinistre, ed anche all'interno le stranezze sono numerose: innanzitutto i precedenti inquilini sembrano aver traslocato in fretta e furia, abbandonando mobili ed effetti personali; inoltre il lampadario pare muoversi anche in totale assenza di correnti d'aria.
Billie è sempre più preoccupata, complice anche un'inquietante presenza, simbolicamente rappresentata da due statuette di bambini di cristallo, che sembra voler allontanare a tutti i costi lei e la mamma da quella casa. La madre naturalmente si rifiuta di credere a quelle che ritiene soltanto fantasie, e così a Billie, alla sua amica Simona e ad Aladdin, nuova conoscenza fatta in zona, non resta che improvvisarsi detective ed andare in cerca di indizi su quello spaventoso edificio e sui suoi inquilini, corporei o meno.
 
 
 
 
Ci troviamo davanti ad una storia di fantasmi che potremmo definire classica: gli elementi ci sono noti, non stupiranno lettori che si sono già confrontati con il genere (orfanotrofi con un passato di tragiche morti accidentali, educatrici sopraffatte dai sensi di colpa, inquilini che si convincono di essere perseguitati dagli spiriti dei precedenti abitanti...) ma sono combinati con maestria.
I "bambini di vetro" che il titolo riprende non sono stati altro che piccoli malati di osteoporosi ospitati all'interno della misteriosa casa in un passato piuttosto lontano; tuttavia restiamo con il fiato sospeso fino all'ultima pagina nel tentativo di capire se si tratti proprio di fantasmi vendicativi e territoriali oppure una mano più "umana" abbia orchestrato tutte le piccole cose che terrorizzano Billie giorno dopo giorno.
 
Sono un'amante di questo genere di romanzi, brevi ed appassionanti, ed in questo ho trovato anche aspetti più apprezzabili del solito: ad esempio l'amore di Billie per la lettura, che cattura l'attenzione di chi condivide la sua passione, ed anche il finale è davvero una chicca che riesce a lasciare un'aura di mistero e soprannaturale dopo una spiegazione del tutto logica degli eventi narrati.
 
Lettura dunque assolutamente promossa, che consiglierei anche al pubblico di ragazzi per il quale è pensato (e che forse ne resteranno più stupiti avendo meno termini di paragone).
Vale la pena ricordare che Billie ed Aladdin, dopo il grande successo ottenuto in Svezia da questo romanzo, sono già protagonisti di un secondo volume tradotto anche in italiano con il titolo "Il bambino argento", e di un terzo ancora non disponibile in Italia.

venerdì 14 luglio 2017

Joyland

Devin Jones ha 21 anni, legge Tolkien e ascolta i Pink Floyd nell'estate del 1973, quando la sua ragazza lo lascia prima che abbia avuto l'occasione di farci l'amore. 




Titolo: Joyland
Autore: Stephen King
Anno della prima edizione: 2013
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Pagine:
 351
 
 
Devin ha appena accettato un lavoro estivo a Joyland, un parco divertimenti sulla costa del North Carolina, dove parecchi anni prima una ragazza, Linda Gray, è stata uccisa nel Castello del Brivido. Il suo assassino non è mai stato trovato, e a Joyland circola la leggenda secondo la quale il suo fantasma aleggi ancora nell'attrazione dove fu rinvenuto il cadavere.
Nella prima parte del romanzo, d'estate, Devin nonostante il suo cuore spezzato vive molte esperienze: fa amicizia con Erin e Tom, ha grande successo nell'impersonare la mascotte canina del parco (il "simpatico Howie"), salva la vita ad una bambina e si accorge che le predizioni di Madame Fortuna si avverano. L'unico ad avvistare il fantasma di Linda nel corso dell'estate però è Tom, e forse anche per una sorta di invidia Devin prende la decisione di rimanere a lavorare a Joyland per il resto dell'anno.
E' nell'autunno del 1973 che il romanzo di King entra nel vivo. Come predetto da Madame Fortuna, Devin incontra "un ragazzino con un cane": si tratta di Mike, dieci anni, affetto dalla distrofia muscolare di Duchenne. Con l'avvenente madre Annie Devin vive la propria iniziazione sessuale, ma soprattutto fa amicizia con Mike, al quale regala un'incredibile giornata in una Joyland aperta soltanto per lui. In breve tempo Devin si rende conto di quanto Mike sappia vedere oltre: del fantasma di Linda, che Devin non riesce a vedere, Mike sente addirittura le parole.
L'omicidio irrisolto tormenta Devin, che indaga su quello e su simili delitti di giovani donne. Non molti elementi si discostano dalla realtà in "Joyland", che più che altro è un romanzo di formazione con un contorno di thriller... ma qualcosa, sul più bello, interverrà.
 
Ogni volta che leggo un nuovo libro del Re provo la sensazione dolce di un ritorno a casa, e questa non ha fatto eccezione. Ho adorato il personaggio di Mike; l'intensità della sua gioia a Joyland mi ha fatto spuntare le lacrime.
Gli amanti di Stephen King si sentiranno a loro agio in
 questo romanzo dalle atmosfere alla "Stand by me", dove forse degli aspetti horror si sente la mancanza ma non si può dire lo stesso di personaggi convincenti e dalle storie appassionanti.
 

martedì 11 luglio 2017

Piccole grandi bugie

Arrivo alla lettura di questo libro dopo essermi innamorata della mini-serie Big Little Lies che ho visto qualche mese fa. Complice la splendida colonna sonora, le magistrali interpretazioni delle attrici protagoniste (per fare giusto un paio di nomi, Nicole Kidman e Reese Whiterspoon, insieme ad un cast di piccoli, straordinari attori) ed una trama appassionante, nel giro di due o tre puntate l'avevo già eletta la serie preferita del 2017.
Per un caso più unico che raro quindi mi sono trovata a leggere il romanzo tempo dopo aver terminato la visione delle puntate, ed è stato più difficile del solito fare un confronto.
 
 
 
 
Titolo: Piccole grandi bugie
Autrice: Liane Moriarty
Anno della prima edizione: 2014
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 428
 
 
 
 
 
Come già il titolo ci suggerisce, questa è una storia di bugie, piccole e grandi. È una storia di segreti: una storia che ci ricorda che ognuno ha qualcosa da nascondere, più o meno in profondità, e che non conosciamo mai nessuno fino in fondo.

Jane, Celeste e Madeline si incontrano perché i loro figli (Ziggy, i gemelli Josh e Max, e Chloe) frequentano la prima classe della stessa scuola elementare a Pirriwee, immaginaria penisola sulla costa australiana nei dintorni di Sydney. Ognuna di loro ha uno scheletro nell'armadio: l'identità dell'assente padre di Ziggy nel caso di Jane, il rancore mai passato nei confronti dell'ex marito ed il difficile rapporto con la figlia adolescente di Madeline ed il matrimonio in apparenza perfetto che nasconde gli abusi sotto una facciata di ricchezza e benessere nel caso di Celeste.
 
Il primo giorno di scuola le donne si incontrano (Celeste e Madeleine si conoscono già, Jane si è appena trasferita) ed immediatamente si crea un legame tra loro. Da una serie di testimonianze raccolte alla fine di ogni capitolo del libro sappiamo che, mesi dopo quel primo giorno (il libro si sviluppa in una sorta di conto alla rovescia, dapprima di mesi, poi di settimane e giorni), un evento tragico sul quale indaga la polizia colpirà la comunità di Pirriwee in occasione della serata dei quiz organizzata dalla scuola elementare. Quale sarà stata, tra le tante piccole crepe che scalfiscono ogni giorno la quotidianità, quella ad aver dato davvero inizio a tutto? Quale sarà stato il fatto scatenante, il cerino a far divampare l'incendio?
Sarà stata l'accusa verso Ziggy di aver strangolato una bambina, la frattura sempre più insanabile tra le madri, o saranno state le guerre interne alle loro famiglie sempre così impegnate a mostrarsi perfette?



Sono molti i segreti che Celeste, Jane e Madeline si tengono nascosti, ed i legami tra loro superano quelli che si potrebbero aspettare. Il ritmo della storia è trascinante quanto quello delle puntate della serie, e tiene i lettori incollati alle pagine come gli spettatori allo schermo.

Le differenze sono marginali: la trasposizione sostituisce una penisola australiana con la California, elimina un figlio del secondo matrimonio di Madeline, invecchia un po' la figlia maggiore Abigail, rende afroamericana la nuova moglie dell'ex marito. Nel romanzo naturalmente l'approfondimento psicologico è maggiore per quanto riguarda certi personaggi (ad esempio l'infanzia di Perry), ma lo spazio riservato a personaggi secondari come la madre della piccola vittima di bullismo è maggiore sullo schermo. Un elemento inventato di sana pianta nella serie è il tradimento di Madeline, ed è l'unico che mi è parso superfluo. Il mosaico di testimoni interrogati a proposito della catastrofe della serata dei quiz invece è più funzionale quando rappresentato da attori, raccontato dalle loro voci ai margini dell'episodio.

Temevo che il romanzo mi avrebbe delusa dopo aver apprezzato così tanto le sette puntate della miniserie, ma non è successo, anche se come dicevo ho preferito alcuni aspetti sullo schermo. Quello che conta è certamente la storia, ed i personaggi femminili forti e fragili allo stesso tempo nei loro ruoli di donne, di madri, di lavoratrici e soprattutto di amiche. Sì, perché uno degli aspetti più interessanti di questa storia è che oltre le rivalità, i pettegolezzi, i problemi che dividono le abitanti di Pirriwee, queste donne riescono a trovare la loro maggiore risorsa nel legame che le unisce, che le sostiene davanti a tutto e tutti, ribaltando gli stereotipi delle donne serpenti nei confronti delle proprie pari. Mi è sembrato quindi un ottimo modo per ricordarci che è necessario riconoscere le donne che ci circondano come sorelle, sostenerle invece di ostacolarle, creare con loro una rete che possa salvarci, tutte insieme.

giovedì 6 luglio 2017

Open

Una biografia di un tennista potrebbe sembrare un libro riservato a pochi, sugli scaffali di una libreria o di una biblioteca. Potrebbe sembrare un testo per addetti ai lavori, per grandi appassionati, per chi segue tutti i tornei su Supertennis -come fa mio padre, che in famiglia lo ha letto per primo. Poi me lo ha consigliato e, complici recensioni da favola ed una recente intervista a cui ho assistito su Sky Sport, non ho saputo resistere: e ho capito quando la mia prima impressione fosse sbagliata.
 
 
 
 
Titolo: Open
Autore: Andre Agassi (con il giornalista J. R. Moehringer)
Anno della prima edizione: 2009
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 504
 
 
 
 
 
Quando Andre nasce, nel 1970, è il quarto figlio di un pugile olimpionico, armeno iraniano, entrato clandestinamente negli Stati Uniti dove si è cambiato il nome e si è nutrito dei propri istinti violenti per sopravvivere. L'obiettivo di Agassi padre è quello di rendere uno dei propri figli il numero uno del ranking dei tennisti; con i primi tre ha già fallito, ma gli resta Andre: è lui che sottopone a massacranti, crudeli allenamenti quotidiani, ad un precoce allontanamento da casa e ad un'educazione rigida e priva di tenerezze, incapace di dimostrargli anche una sola volta quanto gli voglia bene. Andre, sin da allora, odia il tennis: e non smetterà mai.
 
Andre diviene presto un ribelle. Si nasconde dietro un'immagine che più che rappresentarlo lo perseguiterà: orecchini, capelli lunghi -quei capelli che troppo presto inizierà a perdere, ragion per cui sarà ossessionato da un parrucchino che porterà per anni, per quanto scomodo. A quattordici anni lascia la scuola, alla Bollettieri Academy (luogo che odia quanto lo sport che pratica) si dedica unicamente ad allenarsi. Diventa un giovane campione e tuttavia non è mai soddisfatto, non è mai sicuro di sé: i nervi gli giocano brutti scherzi in partita, odia il tennis ma non può smettere, non sa fare altro, non ha nessun piano B. Nel 1995, come secondo i piani del padre, è il numero 1 del mondo tra i tennisti e nel 1996 corona anche il sogno paterno della medaglia olimpica.
Alla fine del decennio tuttavia Andre entra in una spirale di autodistruzione: metanfetamine, un matrimonio sbagliato con l'attrice Brooke Shields, il suo posto nel ranking è sceso al 141° e tutti lo considerano un tennista fallito.
 
Qui l'autobiografia, già colma di riflessioni interessanti e talvolta commoventi, si trasforma nel percorso di un uomo verso la propria seconda occasione. Andre cresce, si evolve: le sconfitte sul campo ci sono ancora, l'eterna rivalità con Pete Sampras lo accompagnerà per tutta la carriera, ma c'è un uomo su quei campi in erba, cemento o terra rossa: un uomo che si impegna, che odia ancora il tennis, ma questa volta lo ha scelto.
 
Andre Agassi e Stefanie Graf (2003)
 
"Open" è la storia di un uomo, non solo di un campione. Andre Agassi è uno di noi, potremmo dire, con le sue sconfitte dentro e fuori dal campo, con l'odio verso il tennis che accomuna molti di noi nelle scelte che abbiamo fatto quando ci siamo stati costretti.
Andre rinasce: concentra le sue energie negli allenamenti, nella risalita verso il primo posto del ranking, nella conquista della donna che ha sognato per tutta la vita, la campionessa Stefanie Graf. Andre cresce, dedica denaro ed energie ad una charter school a cui dà il suo nome e cambierà la vita a decine di bambini e ragazzi del Nevada. Andre si sposa con una donna che finalmente ama e lo ama, oltre a capirlo; diventa padre di Jaden e Jaz, ai quali entrambi i genitori augurano di non seguire mai le loro orme sportive.
 
"Open" ci insegna il valore del cambiamento, e soprattutto che cambiare è possibile, che dare una svolta alla propria vita è possibile anche quando si è toccato il fondo, anche quando tutti continuano a ripetere che sei finito, che ormai non hai più alcuna speranza, anche quando ti hanno rubato l'infanzia, quando non ti sei mai sentito al posto giusto. Andre Agassi ci dà una grande lezione in questa autobiografia, ed un messaggio di grandissima speranza: consiglierò questo libro a chiunque abbia bisogno di un amico che, tra le pagine, gli ricordi che nulla è perduto, che c'è sempre modo di ricominciare e trovare la pace.

martedì 4 luglio 2017

Il giorno degli orchi

Degli anni dell'università ricordo un laboratorio per il contrasto della pedofilia online: ci fingevamo ingenue ragazzine su diversi siti, destinati ad un pubblico di bambini o preadolescenti, che offrivano anche un servizio di messaggistica istantanea per mettere in contatto i diversi utenti. Giorno dopo giorno era sempre più inquietante scoprire quanti orchi fossero sempre in agguato, pronti a contattarci.
 
 
 
 
Titolo: Il giorno degli orchi
Autore: Divier Nelli
Anno della prima edizione: 2017
Casa editrice: Guanda
Pagine: 176
 
 
 
 
 
Anche questa è una storia di pedofili, di orchi. Gli orchi ci sono, ma non rispettano il prevedibile schema che un lettore potrebbe aspettarsi.
La protagonista è Aurora, che ha sedici anni ed è annoiata: la annoiano i suoi genitori ossessionati dall'idea di risparmiare, i suoi coetanei con i loro tanti difetti, gli uomini che perdono la testa davanti alle sue gambe lunghe, ai suoi seni grandi, ai suoi indumenti succinti.
Aurora è bella, e questo la fa sentire potente, addirittura invincibile. Desiderosa di oggetti costosi che la famiglia non le comprerà, decide di sfruttare la tecnologia e due compagni di scuola ed inizia un adescamento al contrario: dà la caccia agli orchi del web, sempre alla ricerca di ragazzine da attrarre nella loro losca rete, li asseconda per poi ricattarli: se non paghi ti rovino.
 
Il gioco tuttavia è bello, come dice il proverbio, quando dura poco. Anche il piano di Aurora per fare soldi "facili" subisce un brusco arresto quando uno degli orchi che l'hanno contattata mostra di non credere ai nickname ed alle invenzioni della ragazza, ma di sapere bene di chi si tratti davvero; ciò che vuole, cioè andare a prenderla per farle subire ogni genere di oscenità, diventa l'incubo di Aurora in un crescendo di minacce e persecuzioni.
 
 
 
La tensione che permea la seconda parte di questo libro me lo ha fatto terminare in una sera, ansiosa di scoprirne il finale. Per quanto quest'ultimo mi sia sembrato non privo di difetti (su Youtube si impara di certo molto, ma siamo sicuri che possa sostituirsi un video ad un corso per il porto d'armi?), l'escalation di terrore è vincente ed appassionante.
Aurora è, dopotutto, una ragazza del suo tempo: mi ha ricordato tante adolescenti dagli shorts cortissimi, le canotte strette, lo smartphone in mano ed uno sguardo sprezzante sui coetanei che pendono dalle loro labbra e le mangiano con gli occhi ad ogni passo. Dietro la maschera della bellezza e del disprezzo con cui si relaziona agli altri, maschi in particolare, Aurora nasconde le fragilità dell'adolescenza ed una fame di sentimenti autentici che non sono i brutti anatroccoli provano. Da coetanee abbiamo invidiato certe ragazzine, esposte a più rischi per via delle loro ostentate sicurezze; oggi è il momento di riconoscere il rischio celato dietro tanta apparenza.