domenica 30 dicembre 2018

I libri più amati del 2018

Come vi preannunciavo in questo post, il 2018 è stato un anno molto soddisfacente dal punto di vista delle letture. Il post di oggi è dedicato proprio al condividere con voi un breve riassunto di quelle che maggiormente ho apprezzato -elencate in ordine piuttosto casuale.
 
 
La migliore scoperta del mio 2018 è stato senza ombra di dubbio Kent Haruf, con la sua Trilogia della pianura. Difficile dire quale abbia apprezzato di più tra i tre romanzi, perché li ho amati tutti moltissimo: la delicatezza dell'autore nel costruire personaggi intensi e fragili, nell'intrecciare le vite a Holt, Colorado, è magistrale. Se dovessi proprio sceglierne uno, direi comunque Canto della pianura: forse perché è stato il primo e si sa, il primo amore non si scorda mai. Ne ho scritto qui più nel dettaglio, mentre qui trovate la recensione di Crepuscolo e qui quella di Benedizione.
 
 
 
Un'altra lettura folgorante dell'anno è stato "La strada" di Cormac McCarthy: una lettura faticosa, per stomaci forti, in un paesaggio post apocalittico dove un padre e un figlio cercano di sopravvivere al meglio delle proprie possibilità. Non è un romanzo per lettori facilmente impressionabili, ma io l'ho trovato eccezionalmente coinvolgente e ne ho scritto qui ormai molti mesi fa -e scopro oggi di avere già voglia di rileggerlo.
 
 
 
 
Meno noto è uno dei romanzi che più ho amato nel 2018: si tratta di "Uomini sotto il sole" dello scrittore palestinese Ghassan Kanafani, che racconta in un libro breve e commovente le difficili condizioni degli emigranti dai territori occupati della Palestina alla ricerca di una vita migliore. È un romanzo ricco, carico di tensione, che molti più lettori dovrebbero conoscere: potete cominciare dalla recensione che trovate qui.
 
 
 
In un best of dell'anno può secondo voi mancare un romanzo di Stephen King? La risposta, ovviamente, è no; come lo scorso anno "It" era entrato tra i preferiti degli ultimi dodici mesi, questa volta tocca a "Carrie", a mio parere il romanzo sul bullismo più convincente che sia mai stato scritto. Non fatevi ingannare infatti dagli elementi non realistici come la telecinesi: Carrie White è quello che noi siamo stati sull'orlo dell'abisso della nostra adolescenza, sotto la sassaiola delle prese in giro, oppure eravamo Susan, o Chris, dall'altra parte della barricata. La lettura di "Carrie" ha più livelli, non si tratta di un semplice romanzo dell'orrore, e non dimentichiamo che si tratta del romanzo d'esordio del suo geniale autore. Se ancora non vi avessi convinti, qui troverete altre ragioni per leggerlo.
 
Un romanzo che avrebbe potuto essere molto lontano dal mio gusto personale, ed invece mi è stato di grande aiuto in un momento difficile, è stato "Lincoln nel Bardo" di George Saunders: un racconto onirico ambientato nel Bardo appunto, una dimensione ormai separata dal mondo dei vivi dove dimorano anime in sospeso. Proprio i dialoghi tra queste anime rendono il libro talvolta divertente, in altre circostanze commovente (come quando la parola viene data al piccolo Willie Lincoln). Si tratta di un romanzo che mi ha stupita e soprattutto mi ha supportata come raramente un libro ha saputo fare; qui trovate la recensione dove ve ne parlo meglio.
 
 
 
Un altro libro davvero poco conosciuto ma meritevole di molta notorietà in più è "Addio a Sidonie" di Erich Hackl, autore tedesco che racconta il dramma della deportazione nei campi di sterminio non riferendosi alla popolazione ebraica ma in questo caso ai rom, nello specifico ad una bambina che una famiglia austriaca vorrebbe anche tenere con sé ad ogni costo. Un romanzo che prende spunto da una vicenda realmente accaduta e fa riflettere, come di questi tempi c'è davvero bisogno di fare; cominciate da qui.
 
Opera di una scrittrice pluripremiata (l'unica autrice donna ad aver vinto per due volte il National Book Award) è "Salvare le ossa" di Jesmyn Ward: un conto alla rovescia dall'arrivo dell'uragano Katrina in Mississippi, con una protagonista adolescente tutt'altro che facile da dimenticare. Come ho sentito il dovere di avvertirvi parlandovi di "La strada", è necessario premettere che anche "Salvare le ossa" è un romanzo potente, distruttivo, addirittura sconvolgente -in particolare per gli amanti degli animali più sensibili alle tematiche dei combattimenti tra cani. Per me è stata una lettura difficile, ma mi ha colpita a tal punto da non potermi esimere dall'indicarlo in questo elenco; qui potrete capire meglio perché.
 
 
 
Una bella scoperta del 2018 è stato un libro che si impolverava sui miei scaffali da diverso tempo, "La bastarda di Istanbul" di Elif Shafak: si tratta di una saga familiare che si snoda tra gli Stati Uniti e la Turchia e oltre alla costruzione di personaggi credibili e ben differenziati è ricca di descrizioni della città di Istanbul che vi faranno innamorare della città. Per saperne di più potete leggere la mia recensione qui.
 
 
 
 
 
Ultimo romanzo che desidero entri a far parte di questa lista è "Lions" di Bonnie Nadzam, un romanzo che ha in comune con la trilogia di Haruf la capacità di raccontare storie prive di avvenimenti eclatanti rendendole comunque appassionanti. "Lions" è un romanzo nostalgico sull'importanza delle promesse e, come dichiarato in apertura, è una storia di fantasmi. Si tratta di un libro ben scritto, coinvolgente e davvero evocativo del quale ho scritto più nel dettaglio qui.



giovedì 27 dicembre 2018

Le letture meno apprezzate del 2018

Nonostante il 2018 sia stato un anno molto positivo dal punto di vista delle letture, non tutti i libri che ho letto sono riusciti a convincermi. Quindi oggi ho deciso di condividere con voi i miei pareri negativi -pur sapendo che di certo una parte di questi titoli potrebbe esservi piaciuto molto…
Ho deciso di suddividere il post in tre parti: la prima dedicata ai libri che non mi sono proprio piaciuti, senza molto altro da aggiungere. Nella seconda vi nominerò due romanzi d’esordio che non mi hanno convinta, ma che sono stati scritti da autori che credo potranno fare molto meglio in futuro. Nell’ultima infine vi parlerò di due testi di certo apprezzabili, ma troppo lontani dai miei gusti e dalla mia sensibilità: in questo caso, la menzione negativa va più alla mia scelta poco ponderata che al libro in sé!
 
Iniziamo con i libri "no":
 
 
Il meno apprezzato dell'anno è stato un libro al quale mi sono avvicinata con grande interesse e curiosità, il testo di non-fiction “Ausmerzen” di Marco Paolini, sullo sterminio dei disabili mentali da parte del regime nazista. È stato però una delusione terribile: la narrazione è distaccata, spesso ripetitiva, frammentata in capitoli non ben legati tra di loro; a sua difesa va detto che l’opera nasce come uno spettacolo teatrale, avrei probabilmente dovuto privilegiare la visione. Qui ne ho scritto più nel dettaglio.
 
 
 
 
Al secondo posto indico un libro che ha ricevuto grandi consensi, ma che io ho trovato ricco di stereotipi e banalità, oltre al fatto che il modo in cui è stata sviluppata la trama mi è parso insufficiente. Si tratta di “Vox” di Christina Dalcher, un romanzo che si propone come una lettura femminista sull’importanza della comunicazione; parte da un ottimo spunto (un limite di 100 parole al giorno che alle donne è consentito pronunciare) ma va sprecato. Ne ho scritto qui.
 
 
 
 
Un altro libro scritto da un’autrice donna e che racconta una storia molto promettente non è riuscito a convincermi: mi riferisco a “Ragazze elettriche” di Naomi Alderman. Il rovesciamento dei ruoli dominante-sottomesso, maschile-femminile è una premessa interessante, ma il modo in cui è stato sviluppato (più un romanzo d’azione che altro) non mi ha soddisfatta. Trovate qui la recensione.
 
 
 
 
Hugo e Rose” prometteva di essere una lettura leggera e rilassante, iniziando come un romance dai tratti fantastici: Rose infatti ha sognato Hugo per tutta la vita, finché non lo incontra nella realtà. A questo punto il romanzo cambia direzione e si trasforma in un racconto ricco di azione e di atmosfere cupe; inutile dire che ho trovato questa variazione fuori luogo e poco riuscita. Trovate motivazioni più articolate qui.
 
 
Non leggo moltissimi romanzi italiani, e suppongo di avere molto da scoprire nella letteratura nostrana. Quest’anno però il nuovo romanzo di un autore che avevo precedente apprezzato in particolare per Non dirmi che hai paura, ma parzialmente anche per Il grande futuro -avrete ormai capito quindi che mi riferisco a Giuseppe Catozzella- mi ha deluso parecchio con “E tu splendi”: anche qui, premesse interessanti (una scoperta da parte di un bambino, vivide descrizioni del meridione italiano) ma davvero troppi parallelismi con l’arcinoto “Io non ho paura” di Niccolò Ammaniti. Mi è parso quasi una rielaborazione e mi ha delusa. Qui ve ne ho parlato meglio.
 
 
Passiamo ora ai romanzi d'esordio di autori che spero potranno fare di meglio in futuro.
 
 
Il primo è un romanzo di cui si è parlato molto, definendolo un esordio folgorante: si tratta di “Mio assoluto amore” di Gabriel Tallent. Personalmente credo che una buona parte del suo successo sia dovuto al tema pruriginoso trattato al suo interno (un rapporto incestuoso tra un padre e sua figlia adolescente) più che per la storia narrata in sé, che infatti non è riuscita a convincermi. Lo stile dell'autore però è promettente, molto capace nelle descrizioni. Ne ho scritto qui più nel dettaglio.
 
 
L'altro romanzo d’esordio nei confronti del quale ho diverse perplessità è “Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra” di Sumia Sukkar: tratta l’importante tema della guerra civile siriana dal punto di vista di un adolescente con la sindrome di Asperger, ed entrambi questi elementi sono lodevoli. Credo che l’autrice però abbia bisogno di crescere molto per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, le cui voci risultano davvero troppo simili, ed anche sullo sviluppo della vicenda avrei qualcosa da ridire. Qui potete scoprire esattamente cosa.
 
 
 
Infine i due romanzi che avrei potuto scegliere in maniera più cauta, perché si tratta di opere senz'altro meritevoli ma molto, troppo lontane dai miei gusti in materia di letture.
 
 
 
 
Innanzitutto è il caso di “La vegetariana” di Han Kang. Prima opera sudcoreana alla quale mi avvicino, da lettrice che non conosce quasi per nulla la letteratura asiatica, sono rimasta piuttosto spiazzata: mi è mancata la comprensione della protagonista, che rimane muta e alle cui motivazioni non viene mai data voce. Qui mi spiego meglio.
 
 
 
Un’altra autrice che ho amato in precedenza e le cui capacità non mi sogno nemmeno di mettere in discussione è Margaret Atwood: “Il racconto dell’ancella” è stato uno dei romanzi preferiti del 2017. Dalla lettura di “Fantasie di stupro” però credo di aver capito che i suoi racconti non fanno al caso mio: non sono riuscita infatti a provare una grande empatia nei confronti delle protagoniste di queste storie piuttosto brevi e ho deciso che d’ora in poi darò la precedenza ai suoi romanzi. Qui trovate ulteriori informazioni sui racconti contenuti della raccolta.
 
Non posso che augurare a me e a tutti voi, per il 2019, ancor meno letture poco soddisfacenti!

lunedì 24 dicembre 2018

Lo schiaccianoci

E.T.A. Hoffman è un autore che ricordo di aver incontrato ai tempi della scuola, quando studiavo in letteratura il Romanticismo tedesco. Non l'ho poi mai approfondito finché una nuova edizione illustrata de "lo Schiaccianoci" mi ha conquistata dallo scaffale della biblioteca, e me l'ha fatto riscoprire in una veste del tutto nuova.
 
 
 
Titolo: Lo Schiaccianoci
Autore: E.T.A. Hoffman
Anno della prima edizione: 1816
Titolo originale: Nussknacker und Mausekönig
Casa editrice: Rizzoli
Traduttrice: Alessandra Valtieri
Pagine: 123
 
 
 
LA STORIA

In una lussuosa residenza di Norimberga, i piccoli Franz e Marie ricevono ogni Natale meravigliosi regali intagliati realizzati dal loro padrino Drosselmeier. Il giorno di Natale in cui questa storia ha inizio, tra i doni spunta una statuetta sproporzionata dall'aspetto non troppo gradevole: quella dello Schiaccianoci. Le origini di questa storia risalgono ad un regno di tanti secoli prima, dove uno scontro tra i topi e gli umani aveva dato origine ad una maledizione su una principessa e il ragazzo incaricato di salvarla, che era stato trasfigurato proprio nello Schiaccianoci, dalla testa gigante e i minuscoli arti. Sarà davvero soltanto una favola, o in essa sarà contenuta della verità? I topi che invadono la camera di Marie intenzionati a sgranocchiare lo Schiaccianoci di legno sono tutt'altro che frutto dell'immaginazione…
 
 
COSA NE PENSO
 
Non ho mai visto un balletto a teatro, né una trasposizione di questa opera che è arcinota nella cultura popolare. Solo visivamente associavo la figura dello Schiaccianoci all'atmosfera natalizia, senza essermi mai davvero chiesta perché.
Questa lettura è stata perfetta per il periodo dell'anno, grazie alla sua atmosfera fiabesca. La piccola Marie, la cui famiglia prussiana educa i figli all'ordine e al rigore, non è presa sul serio quando racconta le avventure che di notte hanno luogo nella sua stanza; nemmeno il fratellino Franz, già cresciuto con gli ideali militareschi del padre, sempre intento ad inscenare battaglie con i suoi ussari, pare darle ascolto. Eppure Schiaccianoci come in ogni fiaba che si rispetti prende davvero vita in presenza di Marie, i topi sono tutt'altro che animaletti che si aggirano per le case in cerca di qualcosa da rosicchiare e Norimberga è solo una delle ambientazioni della storia, l'unica a far parte del mondo reale.
Adatta ai lettori più giovani ma anche ai più adulti che vogliano un racconto ricco di magia, di mondi fantastici, avventure e sorprese, questa edizione impreziosita dalle splendide illustrazioni di Sanna Annukka è un gioiellino da non perdere. Ha colorato il mio Natale di una sfumatura dolce e preziosa, avvolgendomi in un mondo fatato che sembrava uscire dalle pagine come un incantesimo: il mio augurio è che possa fare lo stesso con voi!
 
 

lunedì 17 dicembre 2018

L'incredibile storia di Lavinia

Bianca Pitzorno è una delle autrici che mi hanno fatta innamorare della lettura, anzi direi l'autrice per eccellenza. Il primo libro che ricordo di aver amato al punto da volerlo copiare su fogli a righe, forse per riprodurlo e averne di più, chissà, era "La bambola viva": inutile dire che non ho mai smesso di volergli bene. Questa scrittrice è anche una delle autrici che continuo a scoprire a poco a poco mentre gli anni passano, ed ogni volta mi meraviglio di quanto sappia parlare al mio cuore ad ogni età della vita.
Non potevo quindi esimermi dal consigliarvi in questo mese una sua favola ambientata nel periodo natalizio!
 



Titolo: L'incredibile storia di Lavinia
Autrice: Bianca Pitzorno
Anno della prima edizione: 1985
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 118
 
 
 
 
LA STORIA
 
Lavinia è una piccola fiammiferaia scalza e vestita di stracci che la sera della Vigilia di Natale chiede l'elemosina nel centro di Milano, ricevendo solo rifiuti finché una misteriosa fata vestita d'azzurro fa la sua comparsa, scende da un taxi e le regala un anello dal potere straordinario: trasformare qualunque cosa in cacca! Inutile dire che questo cambierà per sempre la vita di Lavinia… ma come si può intuire, non saranno tutte rose e fiori, anche se dal letame, si sa…
Il regalo che la fata le aveva dato in quella gelida notte di Natale le permetteva finalmente di soddisfare i suoi bisogni più urgenti, come vestirsi, mangiare e dormire al caldo. Però poteva anche accontentare capricci irragionevoli, e questa possibilità ha sempre avuto conseguenze movimentate, almeno nelle storie dei libri.
 
 
 
COSA NE PENSO
 
L'arguta ironia di Bianca Pitzorno è evidente anche in un raccontino di poche pagine, che nonostante la sua brevità sa costruire un'eroina credibile (Lavinia infatti non è una stereotipata protagonista dall'animo candido, ma sa essere dispettosa e anche avida) e far sorridere di cuore i suoi lettori.
Numerosi sono i riferimenti che hanno ispirato l'autrice, come lei stessa dichiara nell'introduzione; "L'incredibile storia di Lavinia" nasce infatti come un racconto orale che è stato successivamente trascritto, e per fortuna, aggiungerei!
Ringrazio per l'ispirazione: Andersen per la fiammiferaia, Tolkien per l'anello, King per lo sguardo, Voltaire perché sì e Madre Natura per la cacca.
Consiglio questa storia a tutti coloro che siano alla ricerca di una storia natalizia lontana dai buoni sentimenti a tutti i costi e non legata all'immagine di Babbo Natale, che sappia divertire e abbia un tocco magico che in questa stagione cade proprio a pennello!

lunedì 10 dicembre 2018

Miracolo in una notte d'inverno

Nonostante quest'anno la programmazione del blog non sia stata influenzata dall'atmosfera natalizia sin dall'inizio di dicembre, penso sia giunto il momento di portare un po' di festoni, fiocchi di neve e carole anche su queste pagine virtuali attraverso qualche lettura adatta!
 
 
 
Titolo: Miracolo in una notte d'inverno
Autore: Marko Leino
Anno della prima edizione: 2012
Titolo originale: Christmas Story
Casa editrice: Feltrinelli
Traduttore: Rosario Fina
Pagine: 268

 
 
LA STORIA

Tommi e Ossi sono due fratellini finlandesi che trovano sul fondale marino uno scrigno contenente un orologio da taschino con una dedica ad una misteriosa sorellina Ada. Mostrandola al nonno, a quest'ultimo torna in mente una storia che gli veniva raccontata quando era bambino, e che aveva sempre creduto di fantasia mentre l'orologio costituirebbe la prova della sua veridicità; è proprio questa storia che racconta a Tommi e Ossi.
Nikolas aveva soltanto cinque anni quando la sua famiglia (mamma, papà e la sorellina che tanto amava) rimase vittima di un naufragio proprio il giorno di Natale. Da allora, cresciuto passando da una famiglia all'altra del villaggio di Korvajoki e dopo aver appreso il mestiere di falegname, Nikolas ogni 25 dicembre consegna regali intagliati nel legno ai bambini del villaggio… rendendo sempre più segreta e misteriosa la propria identità.
 
Un'immagine dal film "Miracolo in una notte d'inverno"
di Juha Wuolijoki (2007)
 
COSA NE PENSO

La struttura di questo romanzo è quella di un calendario dell'avvento: i capitoli infatti sono definiti "finestre", e sono ventiquattro come le giornate di dicembre che precedono il Natale. Idealmente se ne potrebbe leggere una al giorno, ma si tratta di capitoli molto brevi e Leino ha costruito la storia in modo appassionante, così che la curiosità ha la meglio e si procede piuttosto spediti per scoprire come andrà a finire. Anche l'idea della cornice, costituita dal nonno che racconta la storia di Nikolas ai nipotini, è ben riuscita: arricchisce la narrazione di credibilità e la introduce in modo accattivante.
"Miracolo in una notte d'inverno" è un romanzo semplice, adatto a lettori giovani e al periodo natalizio, non si tratta certo di un'opera ricercata e articolata. Per quanto i temi siano numerosi e gli episodi anche drammatici non manchino, regnano sovrani i buoni sentimenti. Il difetto principale sono i salti temporali: i personaggi si rendono conto del trascorrere del tempo all'improvviso, si passa dalla loro giovinezza alla vecchiaia nel giro di poche frasi; questo aspetto potrebbe essere stato sviluppato meglio.
Nel complesso però per chi è alla ricerca di un romanzo da poter leggere con i più piccoli, magari dedicando ogni serata a qualche capitolo, il romanzo di Leino può essere un'ottima scelta. Per di più, Leino è principalmente uno scenografo, e la versione cinematografica di quest'opera pare essere molto apprezzata -io non l'ho ancora mai vista, fatemi sapere se vale la pena recuperarla!

lunedì 3 dicembre 2018

Guantanamo

Il necessario avvertimento a tutti coloro che fossero stati attratti dalla copertina o dal titolo di questo romanzo di recente pubblicazione è il seguente: si tratta di un seguito! Prima di cominciarne la lettura quindi recuperate "Sette luoghi", opera precedente dell'autore, di cui vi ho anche già parlato più dettagliatamente qui.

 
 
 
Titolo: Guantanamo
Autore: Youssef Ziedan
Anno della prima edizione: 2013
Casa editrice: Neri Pozza
Traduttore: Daniele Mascitelli
Pagine: 285

 
 
LA STORIA

Al termine di "Sette luoghi" abbiamo lasciato a Guantanamo il nostro protagonista senza nome: un giovane dal passaporto sudanese ma figlio di madre egiziana che, dopo aver lavorato per diverso tempo come guida turistica, aveva ricevuto un incarico da inviato televisivo in Afghanistan e qui era stato improvvisamente arrestato.
Ritroviamo il ragazzo nella prigione segreta degli Stati Uniti, e qui ne seguiamo per anni la prigionia. Ora il ragazzo ha un nome: detenuto 676, meglio conosciuto come "Press" per via della spiegazione che fornisce alle circostanze della sua cattura -non essendosi in effetti mai macchiato di alcun delitto, ma non potendo in alcun modo provarlo.
 
 
COSA NE PENSO

Il secondo volume di quella che sarà una trilogia ha un ritmo più lento del precedente. Ziedan scrive un'opera descrittiva, che si sofferma sui dettagli e sui pensieri del protagonista; ricchissimo di citazioni dal Corano, "Guantanamo" rappresenta il punto di vista di un uomo pacifico, pronto ad accettare le avversità che il destino ha riservato per lui.
Per la gente odiare è semplicissimo, è facile ignorare, non capire, non comprendere. Per amare invece bisogna buttarsi in avanti, faticare, riflettersi nello specchio dell'anima. L'amore è ala di libertà, il cui spazio è immenso.
L'atmosfera di questo romanzo è opprimente: trasmette alla perfezione i sentimenti del protagonista, prigioniero senza una ragione, rinchiuso per lunghi mesi in isolamento, sottoposto a torture e vessazioni, mentre scopre a poco a poco piccole rivelazioni sull'inquietante luogo nel quale si trova.
Quando col passare dei giorni i discorsi con loro si sono fatti più lunghi -mesi dopo- ho saputo molte cose da loro, tra cui il fatto che questa prigione chiamata Guantanamo era una delle carceri militari definite "averno" o "buco nero". Non si trovavano entro i confini americani ed erano per lo più sconosciute, la gente non ne sapeva nulla. Ma di questa prigione nella quale eravamo costretti molte persone erano venute a conoscenza, in America.
La reclusione pesa sul lettore quasi quanto sul ragazzo, e pagina dopo pagina passano gli anni, finché la prospettiva del rilascio si concretizza. A questo punto all'angoscia della prigionia si sostituisce il senso di smarrimento, la sensazione di aver perso tutto, di essere rimasti indietro; poca la speranza, ma nemmeno del tutto perduta.
Come "Sette luoghi", ho trovato questo romanzo molto riuscito, grazie al protagonista nel quale è impossibile non immedesimarsi ed alla credibilità del narrato, che non viene mai meno. Ora non resta che attendere il terzo volume di questa trilogia, sperando che non trascorrano anni come tra le pubblicazioni di "Sette luoghi" e "Guantanamo"... ma temo che non sia ancora stato pubblicato in lingua originale, quindi non sono molto fiduciosa!