Ormai avrete capito che la letteratura araba mi affascina e che amo scoprirne sempre nuovi autori. In questo caso la mia scelta è ricaduta su uno scrittore egiziano molto famoso in patria, che è anche uno studioso dell'Islam e per il suo romanzo "Azazel" è stato insignito dell'importante premio "International Prize for Arabic Fiction" -ovvero la versione in lingua araba del Man Booker Prize.
Titolo: Sette luoghi
Autore: Youssef Ziedan
Anno della prima edizione: 2013
Titolo originale: Mihal
Casa editrice: Neri Pozza
Traduttori: Daniele Mascitelli e Lorenzo Declich
Pagine: 232
LA STORIA
Il protagonista senza nome di questo romanzo è figlio di un uomo sudanese e di una donna egiziana; alla fine degli anni Novanta vive ad Assuan, in Egitto, studia scienze sociali all'università e d'estate lavora come guida turistica. Proprio sul lavoro incontra Nora, una giovane studentessa di Alessandria, e tra i due nasce un amore profondo e duraturo, anche se non fortunato.
È in seguito alla separazione da Nora che la vita del ragazzo prende una piega del tutto inaspettata: si trasferisce infatti in Uzbekistan e lì riceve un incarico in qualità di inviato di guerra in Afghanistan. Qui arriva dopo il 2001, quando i bombardamenti da parte degli Stati Uniti stanno già distruggendo il Paese, ed è proprio all'esercito statunitense che viene consegnato…
"Sette luoghi" è il primo volume di quella che ho scoperto essere una trilogia, ed infatti il suo finale è tutt'altro che conclusivo.
Lo stile di Zeidan è poetico ed evocativo, al punto che pare davvero di trovarsi nei luoghi che l'autore descrive: la città di Alessandria, Assuan e le rive del Nilo, Tashkent in Uzbekistan, le rovine dell'Afghanistan… pagina dopo pagina si accompagna davvero il ragazzo in ognuno dei posti nei quali si trova.
Il romanzo inoltre riflette la formazione profondamente religiosa di Zeidan ed è ricco di citazioni del Corano: il protagonista infatti è un ragazzo credente e praticante, dal cuore puro e dall'anima semplice.
Non c'è cosa migliore nella vita del piacere di bere una Coca e mangiare ciambelle al sesamo di sera, in particolar modo su un marciapiede di Luxor incastonato tra il tempio e il Nilo. E solo stando vicino a Nora poteva capirlo.
La storia d'amore tra Nora ed il ragazzo è forse la parte del romanzo che ho preferito, poiché è romantica ma priva di alcun eccesso, ed è anche la fase in cui il ragazzo è maggiormente padrone della propria vita, più capace di compiere scelte talvolta coraggiose. Vale lo stesso per Nora, che mostra un carattere forte e risoluto, ma non potrà opporsi in eterno alle vicissitudini della propria famiglia -e da allora non ne sapremo più quasi nulla.
Da un certo momento in poi nel romanzo pare che una corrente -piuttosto sfortunata- trascini il nostro protagonista: i suoi conoscenti decidono per lui, suggerendogli dove abitare, proponendogli lavori da svolgere, procurandogli addirittura una brava ragazza da sposare. Questo atteggiamento passivo, quasi rassegnato, rende il ragazzo meno interessante mentre lo si osserva scivolare su una sorta di piano inclinato verso la disfatta… che sul finale arriva, lasciandoci in sospeso.
Ogni cosa di scarso valore nel mio paese diventa preziosa se la si porta altrove, mentre io non valgo nulla nel mio paese e dopo che mi sono trasferito altrove valgo ancora meno…
Il secondo volume della trilogia, intitolato "Guantanamo", è stato di recente pubblicato dalla casa editrice Neri Pozza ed ho intenzione di leggerlo quanto prima: sono infatti molto curiosa di conoscere il seguito della storia, e spero davvero di incontrare di nuovo il personaggio di Nora, che mi è mancato molto negli ultimi capitoli di "Sette luoghi".
Nessun commento:
Posta un commento