giovedì 30 settembre 2021

Stanotte guardiamo le stelle

Se avete apprezzato "Nel mare ci sono i coccodrilli" di Fabio Geda, "Stanotte guardiamo le stelle" di Ali Ehsani, pubblicato da Feltrinelli, è un romanzo autobiografico che potrebbe assolutamente fare al caso vostro.


Titolo: Stanotte guardiamo le stelle
Autore: Ali Ehsani
Anno della prima edizione: 2016
Casa editrice: Feltrinelli
Pagine: 236


Scritto da un giovane afghano, ora laureato in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma, è la vita dell’autore quella che viene raccontata in questo testo, che ve lo anticipo mi ha commossa in più di un passaggio. 

Questa storia ha inizio quando Ali ha soltanto otto anni, mentre il fratello Mohammed ne ha quasi 18. Un giorno un razzo precipita sulla loro casa e la distrugge, rendendo così orfani i due fratelli e facendo prendere al maggiore la decisione di partire alla volta dell’Europa. La vicenda è narrata interamente dagli occhi di Alì, che è soltanto un bambino spinto dalle circostanze ad un viaggio pericolosissimo, dall’Afghanistan all’Italia passando per il Pakistan, l’Iran e la Grecia.

In questo libro ci sono dei momenti veramente drammatici, che ci ricordano i rischi corsi da coloro che alla ricerca di una vita migliore decidono di attraversare il mare che per noi rappresenta soltanto una località di vacanza. C’è la solitudine di un bambino abbandonato a se stesso, che rimane solo ad un'età in cui per noi è già un’impresa andare e tornare da scuola senza essere accompagnati; un bambino che ha un disperato bisogno di protezione, amore e un luogo da chiamare casa.

La storia di Alì la possiamo definire in qualche modo a lieto fine, visto che in Italia c’è arrivato vivo e con le sue forze è riuscito ad avere la possibilità di studiare, resistendo anche alle tante ingiustizie che ha dovuto affrontare: incomprensibile per me come ad un rifugiato possa venire rubata da cittadini italiani una borsa di studio -incomprensibile oltre che vergognoso, è chiaro. A lieto fine sì, ma a quale prezzo? Per questo le testimonianze di migrazioni sono estremamente importanti: sono in grado di farci riflettere su una realtà che viene troppo spesso dipinta in maniera ingannevole ai fini della propaganda politica. Sfido chiunque davanti alle parole di Alì a rimanere indifferente e a non pensare che un porto sicuro e una vita serena questo ragazzo non se la sia guadagnata.

Qual è l’ultimo libro che parla di migrazioni che avete letto?
E il vostro romanzo autobiografico preferito?

mercoledì 29 settembre 2021

La danzatrice bambina

In questo viaggio di letture ambientate in Afghanistan sto riscoprendo numerosi titoli che facevano parte della mia biblioteca dagli anni in cui i romanzi di Khaled Hosseini scalavano le classifiche. Tra di essi ho ritrovato "La danzatrice bambina" dello scrittore statunitense Anthony Flacco, che non avevo mai letto fino ad oggi.


Titolo originale: La danzatrice bambina
Autore: Anthony Flacco
Anno della prima edizione: 2005
Titolo originale: Tiny Dancer
Casa editrice: Piemme
Traduttrice: Paola Conversano
Pagine: 285


"La danzatrice bambina", pubblicato da Piemme, è una storia vera: racconta l’epopea di Zubaida, una bambina afghana di dieci anni, che nel 2001 abitava in una zona desertica vicino alla città di Farah, in Afghanistan. Come dice il titolo, Zubaida aveva una passione per la danza finché un giorno non si rovesciò per errore addosso una tanica di kerosene, riportando ustioni drammatiche che la sfigurarono e la portarono molto vicina alla morte. Suo padre però non si arrese e tanto lottò per far curare la bambina e salvarle la vita che furono coinvolti in questo progetto i soldati americani già presenti nel paese, e Zubaida fu portata per oltre un anno in California, dove subì numerose operazioni fino a ritornare ad avere il suo aspetto e nuove possibilità per il futuro.

"La danzatrice bambina" è una storia a lieto fine, aspetto che si accoglie volentieri sapendo appunto che non è un romanzo di fantasia. Dal punto di vista letterario l’opera presenta numerosi difetti: innanzitutto la quantità di ripetizioni con cui l’autore ribadisce i concetti un’infinità di volte, dall’intelligenza e il forte carattere della bambina al ruolo marginale delle donne afghane. Un altro aspetto difficile da apprezzare per me è stato il modo in cui i soldati americani e gli americani in generale vengono descritti unicamente in maniera positiva: innegabile che positivo sia stato il ruolo all’interno della catena che ha consentito la guarigione della protagonista, ma dal punto di vista storico e politico il libro risente di semplificazioni quanto meno ingenue.

Di Afghanistan in questo libro non c’è tanto: la gran parte della narrazione è ambientata negli Stati Uniti e anche se Zubaida non perderà mai il proprio senso di appartenenza al luogo da dove proviene solo al termine della storia vi si fa ritorno per descrivere come dopo la caduta dei talebani si aprono per la popolazione femminile nuovi scenari di possibilità. Da questo punto di vista è molto triste leggere oggi questa conclusione, quando politicamente si sembra tornati in Afghanistan al punto di partenza e di nuovo le ragazze dell’età di Zubaida sembrano escluse dall’opportunità di una formazione scolastica.

In conclusione non credo che "La danzatrice bambina" sia una lettura fondamentale se siete alla ricerca come me di testi ambientati in quella particolare zona del mondo, tuttavia se siete amanti delle storie vere questa potrebbe fare al caso vostro!

Qual è l’ultimo libro che avete letto ispirato a fatti realmente accaduti?

Bulletproof Diaries

Nel corso delle mie letture ambientate in Afghanistan sentivo il desiderio di leggere anche un fumetto e così mi sono avvicinata a "Bulletproof Diaries" scritto dalla giornalista italiana Barbara Schiavulli (che lavora proprio come corrispondente dalle zone di guerra) e illustrato da Emilio Lecce, pubblicato da Round Robin.



Titolo: Bulletproof Diaries. Storie di una reporter di guerra
Autori: Barbara Schiavulli e Emilio Lecce
Anno della prima edizione: 2016
Casa editrice: Round Robin
Pagine: 130

 

Negli ultimi vent’anni Barbara Schiavulli si è occupata dunque di Afghanistan, paese per il quale ha sviluppato una vera e propria passione. Il fumetto racconta l’epoca successiva all’attentato alle torri gemelle e diversi viaggi compiuti dalla giornalista sul posto. 

Devo ammetterlo: avevo aspettative piuttosto alte nei confronti di questa lettura ed in parte sono rimasta delusa. Ciò che ho apprezzato di più sono le tavole su fondo nero che raccontano la storia e la politica dell’Afghanistan prima e dopo l’ascesa al potere dei talebani in maniera molto semplice e comprensibile, e le pagine a righe dove prevale il testo, in cui si riportano interviste a cittadini e cittadine afghane.

Estremamente interessante è anche l’appendice, priva di illustrazioni, all’interno della quale la giornalista racconta le circostanze poco chiare in cui è avvenuta la morte di Osama Bin Laden e le versioni discordanti diffuse dagli Stati Uniti. La giornalista le mette in discussione dando spiegazioni ben esposte e convincenti.


Purtroppo questo fumetto ha anche un grosso difetto: una mancanza di revisione dei testi, che trasmette una sensazione di poca cura generale. Sono numerosi infatti i refusi, ma ancora di più gli errori di punteggiatura -frequentissime per esempio le virgole che separano soggetti e predicati. Mi rendo conto del fatto che questo non comprometta il valore dell’opera in quanto inchiesta giornalistica, ma da lettrice trovo che la forma oltre al contenuto abbia la sua importanza, e per me è stato un grosso punto a suo sfavore.

Nel complesso non me la sento di consigliarvi davvero questa lettura, a meno che non siate interessati ad un recupero integrale di tutto ciò che riguarda l’argomento in lingua italiana. Se siete curiosi vi suggerisco di prenderlo in prestito in biblioteca: alcune parti sono interessanti ma non sono convinta che valga l’acquisto.

Qual è l’ultimo fumetto che avete letto? e il vostro preferito?

Note a margine di una sconfitta

Nadeem Aslam è un autore di origini pakistane che ho scoperto con "Mappe per amanti smarriti", un magnifico romanzo che gli ha richiesto undici anni di lavoro e di cui mi sono innamorata mesi fa. Oggi nel mio percorso in Afghanistan attraverso i romanzi ho affrontato il suo quarto romanzo, "Note a margine di una sconfitta", che si è rivelato all'altezza della lettura precedente.


Titolo: Note a margine di una sconfitta
Autore: Nadeem Aslam
Anno della prima edizione: 2013
Titolo originale: The Blind's Man Garden
Casa editrice: Feltrinelli
Traduttrice: Delfina Vezzoli
Pagine: 389



Ambientato tra il Pakistan e l'Afghanistan immediatamente dopo l'11 settembre 2001, quando gli Stati Uniti hanno invaso l'Afghanistan con enormi danni per la popolazione civile locale e non solo per i talebani, numerosi giovani musulmani dal Pakistan decidono di attraversare il confine per unirsi alla lotta. Tra di loro ci sono Jeo e Mikal, due amici cresciuti come fratelli, che alla loro partenza si lasciano dietro Naheed (moglie di Jeo, ma che da sempre ha amto Mikal) e l'anziano Rashid che li considera entrambi suoi figli, con la sua scuola che fino ad allora è stata un luogo di pace -ma nulla è al riparo dalla guerra, da qualunque fazione provengano le armi e i bombardamenti.

"Note a margine di una sconfitta" evidenzia come non ci siano, in realtà, dei vincitori in una guerra: ci sono assassini, vittime, violenze, torture, rapimenti, lutti e traumi, e soltanto sconfitte. Sono sconfitti i morti, ma anche Naheed e Yasmin che perdono un marito, Rashid che perde un figlio e un genero, Mikal che sul suo corpo porta i segni della tortura e le cui peregrinazioni sembrano destinate a non finire mai. 

Ma Nadeem Aslam è un grande autore, che con le sue descrizioni di fiori e di animali ci trasporta in una dimensione di tregua dal sangue e dalle percosse, e che con la sua scrittura poetica e piena di sentimenti ci fa cogliere la profondità dei sentimenti tra i suoi personaggi, e nel mezzo della guerra ci ricorda l'umanità, l'innocenza dei civili che lottano per la pace, per un mondo migliore di quello in cui si trovano a vivere.

Sebbene alcune scene e alcune scelte dei protagonisti non mi siano sembrate del tutto convincenti (perché mai Mikal si ostini a non lasciare il soldato americano nonostante le circostanze non facciano che peggiorare, come proprio quel soldato che gli dà la caccia si trovi nel deserto davanti alla sua jeep in quel particolare momento...), ho trovato "Note a margine di una sconfitta" un romanzo commovente, dall'auspicato finale -seppure l'interpretazione resti in parte alla sensibilità del lettore, che mi ha confermato come l'intera produzione di Aslam meriti di essere recuperata.

Conoscete questo autore?

giovedì 16 settembre 2021

Mille splendidi soli

La prima volta che ho letto "Mille splendidi soli" ero adolescente ed ero attratta dalle storie che parlassero dell’attualità e di paesi lontani dal mio. Ne conservavo un ricordo molto positivo, e oggi che l’Afghanistan è tornato ad essere al centro dell’attenzione ho deciso di rileggerlo. Mi sono accorta così che a quindici anni ero una lettrice davvero difficile da commuovere, a differenza di adesso…


Titolo: Mille splendidi soli
Autore: Khaled Hosseini
Anno della prima edizione: 2007
Titolo originale: A Thousand Splendid Suns
Casa editrice: Piemme
Traduttrice: Isabella Vaj
Pagine: 432


Hosseini in "Mille splendidi soli" racconta le vite di due donne: Mariam e Layla. Le due si incontrano prima come vicine, quando Mariam è una giovane sposa già segnata dalla sua infanzia di figlia illegittima, dal suicidio della madre e da un matrimonio precoce, mentre Layla è solo una bambina, figlia di una famiglia dalla mentalità piuttosto aperta. La guerra però porterà le tue donne a ritrovarsi sotto lo stesso tetto in una veste che le renderà prima rivali e poi complici. 
Mariam e Layla sono due opposti: la prima rassegnata, stanca, provata dalla vita, ma ancora capace di aprire il proprio cuore all'amore e al sacrificio. La seconda invece è tenace, per nulla intenzionata ad sottomettersi nonostante tutto ciò che è costretta a sopportare, e la combinazione delle loro due solitudini darà alla luce un legame indissolubile.

"Mille splendidi soli" è un romanzo estremamente drammatico: vi trovano spazio la violenza sulle donne, la poligamia, le mutilazioni da mine antiuomo, le bombe che distruggono le case e sterminano famiglie intere. Vi trova spazio il sacrificio di chi dalla vita non ha avuto niente, ma è pronto a rinunciare anche a quel poco per dare a qualcun altro la speranza: impossibile non soffrire per il personaggio di Mariam, e questa volta che ho letto il romanzo da adulta ho versato calde lacrime sui capitoli a lei dedicati. 

Lo stile dell’autore è semplice e scorrevole; è una lettura che trascina e che racconta la storia dell’Afghanistan dall’occupazione sovietica agli anni 2000 in maniera chiara e comprensibile. Khaled Hosseini ha trascorso parte della propria infanzia in Afghanistan, ma essendo figlio di un diplomatico si è spesso trasferito e nel 1980 la sua famiglia ha ottenuto l'asilo politico negli Stati Uniti; forse a questo è dovuta l'opinione piuttosto positiva sull'occupazione americana dell'Afghanistan che trapela verso la fine del romanzo, e che ho colto con una certa sorpresa. 

Non so se questo si possa ritenere un buon romanzo per informarsi sulla situazione afghana: di certo un’infarinatura storica c’è, e io ho imparato più di quanto non sapessi prima, tuttavia credo di dover fare molta altra strada nella letteratura di questo paese. Vi consiglio questo titolo soprattutto in quanto romanzo appassionante e commovente, la storia di due donne che davvero vi rimarranno nel cuore.

mercoledì 15 settembre 2021

Un dolce odore di morte

Acquistato all’usato ormai quasi due anni fa, "Un dolce odore di morte" era rimasto ad aspettare nella mia libreria fino a questo momento.


Titolo: Un dolce odore di morte
Autore: Guillermo Arriaga
Anno della prima edizione: 1994
Titolo originale: Un dulce olor a muerte
Casa editrice: Fazi
Traduttore: Stefano Tummolini
Pagine: 184


L'autore Guillermo Arriaga è più famoso come sceneggiatore di film quali "21 grammi" e "Amores perros": la sua esperienza nel mondo del cinema è evidente in questo romanzo nella capacità dell’autore di descrivere ogni scena in modo da renderla perfettamente visualizzabile al lettore. 

Questa è la storia di un omicidio: una giovanissima ragazza di nome Adele viene trovata morta, assassinata, in una pozza di sangue. Da quel momento si innescano una serie di meccanismi che non tengono minimamente in considerazione la verità: il giovane negoziante che la trova viene creduto il suo fidanzato e per questo incaricato di un inevitabile vendetta che non dovrebbe in alcun modo competergli. Le voci di questo paesino messicano al limite del deserto fanno il resto, e così durante la lettura non facciamo altro che attendere l’inevitabile. 

Lettori più esperti di letteratura sudamericana lo hanno paragonato a "Cronaca di una morte annunciata" di Garcia Marquez: personalmente non ho letto nulla dell’autore colombiano e non so dirvi quindi se questo parallelismo sia motivato, ma a giudicare dal titolo mi sembra azzeccato. 

Non me la sento di definire "Un dolce odore di morte" un vero thriller, perché non è la suspense o l’indagine il centro della narrazione; lo sono piuttosto le voci di corridoio che innescano un concatenarsi di eventi ai quali nessuno è in grado di sottrarsi. Il delitto quindi non è così centrale e anche coloro che potrebbero in qualche modo impegnarsi per risolverlo non sembrano affatto motivati a farlo. 

"Un dolce odore di morte" è un romanzo di atmosfera, dove ci sentiamo immersi nell’afa nella vita rurale di una comunità, dove i codici morali impongono azioni lontane dalla legalità, ma che nessuno si sogna di mettere in discussione. Nel complesso è un romanzo che non mi è dispiaciuto e che ho letto in maniera spedita e interessata; tuttavia abituata a narrazioni crime più tradizionali devo dire che mi è rimasta una certa curiosità nei confronti del delitto e del suo colpevole. Forse questo non è esattamente il genere di romanzo nelle mie corde, ma se apprezzate questo autore messicano nel suo lavoro di sceneggiatore vi consiglio di dargli una possibilità anche nelle vesti di romanziere!

martedì 14 settembre 2021

Trilogia della nebbia

La "Trilogia della nebbia" è la raccolta dei primi tre romanzi scritti dall’autore spagnolo Carlos Ruiz Zafòn, più famoso per i quattro che compongono la serie del "Cimitero dei libri dimenticati".


Titolo: Trilogia della nebbia
Autore: Carlos Ruiz Zafon
Anno della prima edizione: 1993-1995
Casa editrice: Mondadori
Traduttore: Bruno Arpaia
Pagine: 456


Il primo romanzo della trilogia è proprio l’esordio di Ruiz Zafòn: si intitola "Il principe della nebbia" ed è ambientato in Inghilterra durante la seconda guerra mondiale, in una villa dove aleggia una presenza con cui è stato stretto un patto tanti anni prima. In un’epoca ancora precedente si svolge invece "Il palazzo della mezzanotte", ambientato nell’India coloniale, che ruota attorno alla storia di due gemelli e ad un orfanotrofio. Sempre negli anni '30 si svolge, in un inquietante fabbrica di giocattoli sulla costa della Normandia (il cui proprietario ha qualcosa da nascondere) "Le luci di settembre".

I tre titoli hanno in comune l’essere romanzi di formazione con protagonisti molto giovani, alle prese con i primi amori, intensi rapporti familiari e soprattutto amicizie, che a quell’età sono particolarmente significative: alcune avventure ne "Il palazzo della mezzanotte" non hanno potuto non portarmi alla memoria "It" di Stephen King, e anche le statue che ricordano i personaggi di un circo ne "Il principe della nebbia" me lo hanno fatto tornare in mente.

In tutti e tre ritroviamo inoltre degli elementi soprannaturali, dalle sfumature gotiche e spaventose, elemento che personalmente apprezzo ma che in questa raccolta non sempre trova le spiegazioni delle quali il lettore più adulto ed esperto sentirebbe la necessità -soprattutto nel primo volume. 

Carlos Ruiz Zafòn è stato sin dal suo esordio capace di creare atmosfere suggestive: il laboratorio di giocattoli e la biblioteca di Lazarus ne "Le luci di settembre" sono state le mie preferite, e quest'ultima è evidentemente un'anticipazione di quello che diventerà il Cimitero dei libri dimenticati.

Non posso dire che le trame di questa trilogia non siano appassionanti, tuttavia per me che ho già terminato la tetralogia successiva è evidente come qui si trovasse ancora ad affinare la propria tecnica narrativa! Consiglio comunque questa lettura ai suoi estimatori, suggerendovi però di avvicinarvi ad essa con delle aspettative contenute: credo che a dei lettori adolescenti questi tre titoli potrebbero piacere di più, specialmente "Le luci di settembre" che ho trovato una storia più riuscita. Per quanto riguarda "Il principe della nebbia" invece... a mio parere risente di così tanti buchi di trama ed elementi poco caratterizzati che non mi sentirei di consigliarlo a nessuno!

giovedì 9 settembre 2021

La felicità di Emma

Nessuno di voi rimarrà sorpreso dal fatto che un altro libro pubblicato da Keller Editore compaia su queste pagine, vista la mia recente passione per questa casa editrice!


Titolo: La felicità di Emma
Autrice: Claudia Schreiber
Anno della prima edizione: 2003
Titolo originale: Emmas Gluck
Casa editrice: Keller
Traduttrice: Angela Lorenzini
Pagine: 235


"La felicità di Emma" è un breve libro di letteratura tedesca ambientato in una zona rurale della Germania, dove la protagonista abita in una fattoria isolata dal resto del mondo allevando maiali a cui, nonostante il mestiere che svolge, è sinceramente affezionata. La storia di Emma si intreccia con quella di Max, che lavora in una rivendita di automobili e che scopre di essere gravemente malato di tumore al pancreas: l’uomo, a cui resta poco da vivere, capita per caso nella fattoria di Emma e tra i due nasce così un sorprendente legame. 

Premessa necessaria per chi come me è molto sensibile ai temi della violenza sugli animali: questo libro riserverà qualche scena abbastanza disturbante, visto e considerato che Emma oltre ad allevare i maiali li macella anche; tuttavia gli sviluppi dovuti proprio all’incontro con Max rendono in qualche modo più sopportabile ciò che si è letto fino a quel momento. 

"La felicità di Emma" ha il suo maggior pregio senza ombra di dubbio nella sua protagonista: una donna non convenzionale, forte, indipendente, che supera a modo suo i numerosi traumi dell’infanzia e che non ha paura di prendersi ciò che desidera. I toni sono quelli della commedia e diverse sono le scene al limite dell’assurdo sullo sfondo (dal furto di valigette colme di dollari sino ad un sequestro di persona perdonato assai facilmente), però questa ilarità nasconde temi profondi: la paura di morire innanzitutto, ma anche quella di aver sprecato la propria esistenza e di essere ancora alla ricerca di un significato.

"La felicità di Emma" si legge rapidamente ed il primo impatto è quello con una storia scorrevole e di intrattenimento. Prestando però maggiore attenzione al contenuto di queste pagine vi si trova un sottotesto più significativo ed è facile identificarsi nei suoi personaggi. Ancora una volta la casa editrice Keller si riconferma una garanzia dal catalogo originale e tutto da scoprire: non lasciatevelo scappare!

La zona morta

Il progetto di recuperare integralmente la produzione sconfinata di Stephen King prosegue, e con oggi termino gli anni '70! Negli anni '80 penso che farò qualche salto, perché non me la sento di leggere "Cujo" e la saga della Torre Nera non mi ispira per il momento...


Titolo: La zona morta
Autore: Stephen King
Anno della prima edizione: 1979
Titolo originale: The Dead Zone
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Traduttore: Andrea Terzi
Pagine: 460


Ultima pubblicazione di Stephen King nel corso degli anni '70, "La zona morta" racconta la storia di Johnny: da bambino sbatte la testa sul ghiaccio, ma poi dimentica questo episodio fino a diventare un giovane insegnante del college. Dopo una sera al Luna Park con la sua fidanzata ha un terribile incidente e rimane in coma per diversi anni; quando si risveglia Johnny ha una spiccata capacità percettiva che gli fa avere delle premonizioni raramente piacevoli, di cui gli sfugge sempre qualcosa, confinato nella "zona morta". Se Johnny è indubbiamente l’eroe del romanzo, in ogni storia che si rispetti c’è anche un antagonista: qui la parte del cattivo la fa Greg, un uomo spietato, abilissimo nella carriera politica, che vuole diventare presidente degli Stati Uniti.

"La zona morta" è un romanzo dove l’horror è assente e anche l’elemento soprannaturale è estremamente limitato. Del cervello conosciamo infatti assai poco e razionalmente è difficile escludere del tutto che le capacità di Johnny possano essere plausibili. Molta è l’empatia che proviamo per il protagonista, che sembra destinato al sacrificio per il prossimo pagina dopo pagina. "La zona morta" è infatti un romanzo sul bene e sul male, sul destino e sulla sua inevitabilità, sulle scelte da compiere nonostante il prezzo che potranno avere nelle nostre vite.

Oltre a suggerirvi la lettura di questo romanzo (in cui per chi come me è un appassionato dell'autore, c'è anche da cogliere un simpatico riferimento a Carrie!) voglio darvi altri due consigli.

Il primo è che se siete sensibili al tema delle malattie, in particolare di quelle cerebrali, questo titolo forse sarebbe da evitare; per tutti vale invece il suggerimento di evitare il film diretto da David Cronenberg nel 1983, che stravolge senza apparenti giustificazioni la storia del romanzo unendo due dei suoi personaggi e risultando veramente mediocre.

Scirocco

Di recente ho apprezzato molto "Basilicò" dell’autore siciliano Giulio Macaione: mi era piaciuto così tanto e lo avevo sentito così nelle mie corde (per quanto forse un po’ troppo breve) che ho deciso di acquistare immediatamente la sua ultima pubblicazione "Scirocco" -e non avrei potuto fare una scelta migliore.



Titolo: Scirocco
Autore: Giulio Macaione
Anno della prima edizione: 2021
Casa editrice: Bao Publishing
Pagine: 208


"Scirocco" è una storia familiare che coinvolge una nonna, Elsa, di origine siciliana che ha vissuto una vita da artista e deve fare i conti con la malattia. C’è poi suo figlio Gianni, un barista che ha cresciuto da solo la figlia Mia e desidera innamorarsi anche se ne ha paura. Mia è un'adolescente con la passione per la danza, che ha l’obiettivo di entrare all’Accademia della Scala ma al tempo stesso è spaventata all’idea di lasciare tutto ciò che conosce.

Leggendo "Scirocco" ho pianto. Ho pianto perché Elsa è un personaggio potentissimo ed emozionante, che prende con coraggio una decisione difficile, stanca di sopravvivere e desiderosa di vivere davvero il tempo che le resta. In questo fumetto c’è la Sicilia, come in "Basilicò", ed è rappresentata con tavole nelle sfumature del giallo -le uniche con un colore più acceso, mentre a Venezia le tavole passano dall’azzurro al grigio. È in Sicilia che Elsa vive la sua vita più autentica, riprendendosi un amore della gioventù che non ha mai dimenticato e ritrovandosi, ritrovando un significato alla vita che ha vissuto e a quella che vuole vivere. Elsa è il personaggio che ho preferito, quello più memorabile; ma anche Mia è davvero ben raccontata, con la sua confusione di adolescente, il suo entusiasmo ed il suo attaccamento alla nonna tanto amata, per la quale teme di non lottare abbastanza.

Macaione racconta i rapporti familiari in modo semplice ed autentico: ci sembra di conoscerli questi personaggi, di trascorrere del tempo con loro. Li racconta senza eccessi e senza voyeurismo, pur inserendo un tema come quello dell’omogenitorialità, che si sarebbe prestato ad uno sguardo meno genuino fin troppo facilmente.

Ho amato "Scirocco" dalla prima all’ultima pagina: ho amato la neve su Venezia, i dettagli delle scarpette da danza, la campagna siciliana, le immagini di persone e di animali, i baci impressi nelle tavole -il disegno dell’autore è esattamente quello che amo ritrovare nei fumetti, e la storia non è stata da meno. Non posso fare altro che consigliarvi questa storia, che saprà parlare al vostro cuore e credo anche commuovervi profondamente!

Non chiedere perché

Acquisto talmente tanti libri che a volte capita anche questo: ne riscopro uno comprato oltre 10 anni fa e che non avevo mai preso in mano prima. Credo molto però alla teoria secondo la quale i libri non scadono, e quando  il loro momento avvertiamo il loro richiamo in maniera del tutto imprevedibile!



Titolo: Non chiedere perché
Autore: Franco Di Mare
Anno della prima edizione: 2011
Casa editrice: Rizzoli
Pagine: 304



"Non chiedere perché" è stato scritto da Franco Di Mare, attuale direttore di Rai 2, sotto forma di romanzo pubblicato da Rizzoli. Quella narrata in realtà è la storia del giornalista, che ha scelto di modificarne i nomi dei personaggi ed alcuni altri piccoli dettagli per ragioni di privacy. Durante la sua carriera come inviato in zone ad alto rischio, Di Mare (o, per chiamarlo come il protagonista di questa storia, Marco De Luca) si è trovato a realizzare dei servizi per la televisione durante l’assedio di Sarajevo. È qui che nel corso di una visita ad un orfanotrofio è scoccato un colpo di fulmine tra lui e una bambina di 10 mesi, che il giornalista ha deciso di dover adottare ad ogni costo.


"Non chiedere perché" è una storia vera e in quanto tale ritengo che vada rispettata. Come opera letteraria però devo ammettere che non ne sono rimasta completamente soddisfatta! È molto interessante l’aspetto della descrizione della vita a Sarajevo durante l’assedio, che il giornalista naturalmente conosce bene; tuttavia la cornice entro la quale la storia viene raccontata, ovvero un viaggio a Sarajevo compiuto negli anni 2000 al capezzale di un amico morente, sembra avere una grande importanza iniziale ma va perduta. 
Anche il racconto della relazione tra Marco e la piccola diventa ben presto un insieme di descrizioni burocratiche e asettiche delle procedure necessarie. Aggiungiamo l’elemento di quella che avrebbe potuto diventare una storia d’amore e viene bruscamente interrotta lasciando il lettore a chiedersi che bisogno c’era di raccontarla... È facile rendersi conto del motivo per il quale non mi ha convinta.

Il tema di "Non chiedere perché" è interessante, e Di Mare scrive in modo semplice e comprensibile, rendendo chiare agli occhi del lettore le scene che si trova a vivere. Purtroppo però mi è decisamente mancato qualcosa nel corso di questa lettura dal punto di vista emotivo e letterario; non sono convinta quindi di consigliarvene la lettura, anche se sono contenta di avergli finalmente dato una possibilità. 

*Da questo libro nel 2016 è stata tratta una miniserie italiana dal titolo "L'angelo di Sarajevo" che è disponibile su RaiPlay, e penso che guarderò prossimamente.
Quali titoli avete letto che raccontino delle storie di adozione?

lunedì 6 settembre 2021

Le rondini di Kabul

Alla ricerca di letture ambientate in Afghanistan, di cui ho sentito la necessità in questo periodo, ho recuperato il fuori catalogo "Le rondini di Kabul" dello scrittore Yasmina Khadra, di origini algerine. .


Titolo: Le rondini di Kabul
Autore: Yasmina Khadra
Anno della prima edizione: 2002
Titolo originale: Les Hirondelles de Kaboul
Casa editrice: Mondadori
Traduttore: Marco Bellini
Pagine: 148


Si tratta di un’opera molto breve, ambientata nell’Afghanistan di fine anni '90, dopo la caduta del potere dell’Unione Sovietica, quando il paese è governato dai talebani prima dell’invasione americana seguita all’11 settembre. È un Afghanistan comunque dilaniato da vent’anni di guerra, dove ovunque regnano macerie, cani randagi, orfani e vedove in condizioni di estrema povertà e famiglie che hanno perso i figli “come carne da cannone”.

L’autore non approfondisce il contesto storico e si limita a riportare una sorta di istantanea attraverso le storie di due coppie, avviate dalla pubblica lapidazione di una donna in cui entrambi mariti presenziano, uno come carceriere e l’altro come spettatore. Il secondo era un uomo colto e liberale, la cui moglie (una volta studentessa, colta ed emancipata) difficilmente perdonerà il lancio della pietra e soprattutto l’appartenenza del marito a quel sesso maschile che tanto opprime le donne nell’Afghanistan che la circonda. Sarà lei ad incontrare poi più avanti nel romanzo il carceriere ma questa volta nei panni di condannata...


Lo stile di Khadrà ne "Le rondini di Kabul" (il cui titolo fa riferimento proprio alle donne del Paese) è piuttosto elaborato e ricorre ad un uso del lessico ricercato, molto lontano dall’essere colloquiale. Non è il primo romanzo dell’autore che leggo e devo dire di aver apprezzato di più titoli come "L’attentato" o "Khalil", che ho trovato più immediati e convincenti. 

Ne "Le rondini di Kabul" manca qualcosa alla costruzione dei personaggi: l’unico in primo piano, di cui seguiamo i tormenti e le azioni, è il carceriere Atiq. Gli altri invece restano sullo sfondo, se non nel commovente momento del sacrificio di sua moglie. 

Non posso dire di non averlo apprezzato, perché è stata comunque una storia che ho trovato toccante e capace di ritrarre una situazione storica e politica in maniera efficace. Credo che se fosse stato più lungo avrebbe dato modo al lettore di immergersi di più nell’atmosfera e affezionarsi di più ai suoi personaggi; non aspettatevi quindi di piangere calde lacrime come con "Mille splendidi soli", ma se siete interessati all’argomento come me anche questa lettura potrebbe fare al caso vostro! 

*Ne è stato tratto di recente un film di animazione che non mi sembra possibile reperire in italiano, ma cercherò di vederlo in francese prossimamente con l’aiuto dei sottotitoli.

Qual è un titolo che avete amato ed è ambientato in Afghanistan?

domenica 5 settembre 2021

Mare aperto

La casa editrice Atlantide è già riuscita a farmi male quando ho letto "L’estate che sciolse ogni cosa" di Tiffany McDaniel: avevo quindi aspettative alte (e terrorizzate) quando ho deciso di acquistare "Mare aperto" e posso già dirvi che non sono affatto rimasta delusa.


Titolo: Mare aperto
Autore: Caleb Azumah Nelson
Anno della prima edizione: 2021
Titolo originale: Open Water
Casa editrice: Atlantide
Traduttrice: Anna Mioni
Pagine: 198


Interamente scritto in seconda persona singolare, questo romanzo d’esordio racconta di un fotografo ventenne di origine ghanese (elementi comuni tra il protagonista e l'autore) che vive un grande amore, diviso tra Londra e Dublino, e deve fare i conti con la potenza inaspettata dei propri sentimenti ma anche con il peso della propria identità, che rischia di prendere il sopravvento su di lui.

"Mare aperto" infatti è sì una grande sofferta storia d’amore, ma è soprattutto un romanzo su ciò che significa essere neri, non soltanto a vent’anni; su ciò che significa essere invisibili se non quando si viene percepiti come una minaccia, ed esposti per questo alle ingiustificabili violenze della polizia. Il protagonista di questo romanzo ascolta musica di musicisti neri, legge autori neri (per esempio cita "NW" di Zadie Smith, che già mi attende in libreria) e guarda film con protagonisti neri (per esempio "Moonlight"); soffre per ognuno di loro (il nostro protagonista non ha paura di piangere, e nemmeno di innamorarsi), prova emozioni fortissime emozioni che io bianca e privilegiata non sono riuscita a sentire davanti agli stessi contenuti.

"Mare aperto" è un romanzo estremamente efficace, che ricorderà ai lettori più adulti i grandi amori della tarda adolescenza, quelli divisi tra feste, locali, concerti, spuntini di mezzanotte e troppo alcol che circola in corpo fino a farti sentire euforico. Da questo punto di vista è stato per me un tagliente tuffo nei ricordi, e credo che lascerà indifferenti pochi lettori che i vent’anni li hanno passati da un po’. 

Sebbene sia stato questo l’aspetto che mi ha fatto sentire il libro come personale ed anche mio, la narrazione politica della contemporaneità è di certo un elemento degno di nota e "Mare aperto" è un ottimo modo per mettersi nei panni degli altri e rendersi conto di quanta paura si possa essere costretti a sopportare soltanto a causa del colore della propria pelle. Mi ha fatta ripensare ad un film che ho visto di recente e affronta la stessa tematica nel contesto statunitense: "American Skin" di Nate Parker.

In conclusione, "Mare aperto" mi è piaciuto moltissimo. Sappiate che se state cercando di dimenticare un grande amore forse questa è una lettura che dovreste rimandare, ma questo è anche l’unico motivo per cui potrei rischiare di non consigliarvelo: per tutti gli altri non ci sono scuse!

La biblioteca di mezzanotte

Avevo letto a proposito di "La biblioteca di mezzanotte" di Matt Haig dei pareri non sempre positivi: c’è chi lo ha definito infatti un romanzo banale e scontato, che lascia indifferenti. 


Titolo: La biblioteca di mezzanotte
Autore: Matt Haig
Anno della prima edizione: 2020
Titolo originale: The Midnight Library
Casa editrice: Edizioni E/O
Traduttrice: Paola Novarese
Pagine: 329


La storia in effetti non è nuova o sorprendente, ma ha alla base il concetto delle sliding doors, ormai piuttosto famoso. Nora è una giovane donna di poco più di trent’anni che ha una vita che non la soddisfa affatto. Ha perso il lavoro, ha mandato a monte il proprio matrimonio ed il suo gatto è appena stato investito. Nora non vede una via d’uscita da una situazione che le sembra ormai insostenibile ed è per questo che decide di suicidarsi. Invece di arrivare all’Aldilà però si ritrova catapultata in una biblioteca dove le lancette dell’orologio non si spostano dalla mezzanotte; tra gli scaffali sono contenuti infiniti libri, gli stessi che contengono le infinite possibilità di vita che Nora avrebbe avuto compiendo scelte diverse. La protagonista di questo romanzo quindi ha la possibilità concreta di vedere "cosa sarebbe successo se", una domanda che sono sicura di non essermi posta soltanto io molteplici volte. 

"La biblioteca di mezzanotte" è una storia sull’importanza di ogni singola decisione delle nostre vite e che ci mostra, attraverso ciò che capita a Nora, quanto ogni nostra azione possa influire non solo sulla nostra vita ma anche, inaspettatamente, su quella degli altri. Certo non è facile essere sempre soddisfatti della propria esistenza e devo dire di aver apprezzato questa lettura proprio perché è stato per me molto semplice immedesimarmi nella protagonista e nei tanti rimpianti che le avvelenano la vita giorno dopo giorno. È vero, questa storia non è particolarmente originale e persone particolarmente fiere di sé potrebbero trovarlo un racconto che ha ben poco da dire.

Chiunque invece si sia ritrovato a chiedersi se la propria vita abbia un senso e a rimuginare sui tanti sbagli compiuti nel proprio passato lo troverà un romanzo che fa bene all’anima e che fa fare pace con il proprio passato in un modo che non mi sarei aspettata. Per quanto mi riguarda "La biblioteca di mezzanotte" è stato il romanzo giusto al momento giusto ed è stato una vera e propria risposta a tante delle mie domande. Non posso fare altro quindi che consigliarlo a tutti coloro che stiano attraversando un momento difficile delle loro vite, in cui gli errori sembrano pesare più dei risultati ottenuti: sono sicura che Nora saprà farvi sentire meglio.

mercoledì 1 settembre 2021

Anima

Sono una lettrice che tende a terminare velocemente e voracemente i libri in lettura: raramente sento il desiderio di farli durare più allungo, e questo mi è capitato con "Anima" di Wajdi Mouawad, pubblicato da Fazi, senza ombra di dubbio uno dei romanzi più originali e potenti che abbia letto non solo negli ultimi anni.


Titolo: Anima
Autore: Wajdi Mouawad
Anno della prima edizione: 2012
Titolo originale: Anima
Casa editrice: Fazi
Traduttrice: Antonella Conti
Pagine: 502


Potrebbe sembrare un crime non troppo originale: un uomo si mette sulle tracce del serial killer responsabile della morte di sua moglie, che la polizia non ha intenzione di arrestare in quanto suo prezioso informatore. 

In realtà c’è molto di più in questo romanzo , che è raccontato quasi completamente dal punto di vista degli animali che assistono al viaggio del protagonista verso gli abissi dell’anima e del male. L’autore li caratterizza uno per uno, rendendoli riconoscibili anche in capitoli brevissimi, a partire dagli insetti fino ai topi, al bestiame e ai cani -con i quali di certo da il meglio di sé, in particolare con Mason-Dixon Line. 

Oltre a questo stile originale e folgorante, c'è l’intreccio degli omicidi e della caccia all’uomo con il passato del protagonista, che è sopravvissuto al massacro del campo profughi libanese di Sabra e Chatila e si porta dietro traumi e ricordi rimossi per i quali deve trovare risposte. Le origini libanesi di Wahhch coincidono con quelle di Mouawad, che aveva fatto compiere lo stesso percorso (nascita in Libano ed emigrazione in Canada) al protagonista del suo romanzo d'esordio, "Il volto ritrovato"). 

Anche il tema dell’identità e dei volti è un aspetto in comune tra le due opere: mentre Wahab era infatti incapace di riconoscere il viso della propria madre, qui Wahhch si mette sulle sue tracce del criminale che ha ucciso sua moglie per essere certo di non essere lui il colpevole, ancor prima che per vendicarsi di ciò che gli è stato sottratto.

"Anima" è un romanzo estremamente crudo, violento e disturbante, in alcuni passaggi ai limiti del tollerabile, e per questo potrebbe non essere una lettura adatta a tutti. Al tempo stesso è un romanzo capace di dare dignità ad ogni forma di vita. di riconoscere ad ogni creatura la propria anima (elemento chiaramente centrale già a partire dal titolo). 

Un profondo lavoro di ricerca storica e linguistica ha fatto da sfondo alla stesura di questo romanzo, che ha richiesto oltre 10 anni, e quando lo si legge si percepisce la molteplicità delle sfaccettature, la cura con il quale la storia è stata scritta e consegnata al lettore, al quale per di più rimane una volta terminato questo memorabile libro un senso di rinascita, di speranza, di tasselli del puzzle che sono tornati al loro posto -attraverso la vendetta, forse, ma più probabilmente grazie alla giustizia. 

Wahhch è un personaggio che mi ha commossa, che mi ha emozionata, e con il quale mi sembra di aver percorso centinaia di chilometri dal Québec all’Alaska, attraverso le riserve dei nativi e gli Stati americani. Con Wahhch e con l’anima temibile ed integerrima di Mason-Dixon Line, suo compagno a quattro zampe, mi sembra alla fine di aver ritrovato la tanto meritata libertà: e per questo "Anima" si guadagna certamente un posto tra i miei libri del cuore.

Avete mai letto questo titolo?
Qual è l'ultimo libro che vi ha lasciati senza fiato?