mercoledì 29 dicembre 2021

Colorado Kid

Stephen King è uno dei pochi autori di cui ho intenzione di recuperare quasi l’intera produzione, senza interrogarmi troppo sulle trame di ogni singola opera. È per questo che al mercatino ho recuperato "Colorado Kid" per pochi spiccioli, nonostante l’edizione abbia una copertina a dir poco inguardabile. 


Titolo: Colorado Kid
Autore: Stephen King
Anno della prima edizione: 2005
Titolo originale: The Colorado Kid
Casa editrice: Sperling&Kupfer
Traduttore: Tullio Dobner
Pagine: 186


Trattandosi di un King straordinariamente breve per i suoi standard ho deciso di leggerlo dopo poco tempo. È un King atipico, diciamolo subito, ed è un libro che fatica a vivere senza la sua postfazione all’interno della quale l’autore spiega l’origine di questa storia: un articolo di giornale su un decesso incomprensibile che non era mai stato spiegato. Da questo nacque in King il desiderio di indagare il mistero e le potenzialità di una storia che non fosse risolta, ma mettesse sul tavolo una serie di carte che più che rispondere ad interrogativi li ponessero. 

Per i personaggi per cui è immediato provare simpatia: due anziani giornalisti uno ormai novantenne, l’altro che ha superato la sessantina, e una giovane ragazza che svolge un periodo di formazione presso il loro giornale. Una sorta di esame è quello che viene fatto a Stephanie, al suo amore per il giornalismo, e a quanto autentica sia la sua predisposizione per questo lavoro, quando i due anziani decidono di raccontarle un caso che da oltre vent’anni continuano ad avere in mente perché non sono mai riusciti a spiegarlo. Si tratta del caso di Colorado Kid appunto, un uomo ritrovato morto su una spiaggia in circostanze a dir poco misteriose, innanzitutto per le improbabili tempistiche che lo hanno portato nel giro di poche ore dal Colorado al Maine.

"Colorado Kid" è diversissimo rispetto ai romanzi di King che mi sono capitati finora. Forse il più affine che mi è venuto in mente è "The Outsider", un altro romanzo pubblicato negli anni 2000: anche lì c’era un’indagine e anche lì vi erano tempistiche che rendevano poco chiari dei casi di omicidio. Certo in "The Outsider" la componente  soprannaturale si rivela essenziale per la comprensione della trama, mentre in "Colorado Kid" il punto è il mistero e tutte le domande che fa nascere nella mente del lettore, lasciato a se stesso a riflettere su quante storie possono essere create a partire da un fatto soltanto.

Non è un romanzo di King che mi ha lasciata senza fiato o che mi ha spaventata particolarmente o emozionata: sembra quasi un esercizio di stile, un tentativo di sviluppare un’idea portandola in diverse direzioni possibili enunciate e nel dialogo tra Stephanie e i due giornalisti e man mano contraddette una per una. Non è senza dubbio una di quelle letture che vi consiglio per avvicinarvi ai romanzi di Stephen King, perché io stessa ne sono rimasta abbastanza perplessa per quanto non posso dire che non mi sia piaciuta.

"Colorado Kid" è molto più vicino ad un romanzo giallo che ad un romanzo dell’orrore. Numerosi sono infatti i riferimenti a classici del genere come Agatha Christie, Arthur Conan Doyle e la serie TV "La signora in giallo", eppure Stephen King ci lascia davanti a questo esempio del potere delle storie come in un esercizio per cui il finale dobbiamo immaginarcelo noi, mentre riflettiamo su quanto semplice accenno possa stimolare la fantasia di ciascuno di noi.
Insomma se state scoprendo Stephen King questo non è il romanzo da cui cominciare, tuttavia se siete dei completisti come me anche questo è un interessante scorcio delle molteplici capacità dello scrittore!

Qual è un titolo di King che non vi ha convinti?

La lettera scarlatta

Ultimo classico che ho terminato di leggere è "La lettera scarlatta" di Nathaniel Hawthorne, nella mia edizione Mondadori con la copertina nera (quanto erano belle?). 


Titolo: La lettera scarlatta
Autore: Nathaniel Hawthorne
Anno della prima edizione: 1850
Titolo originale: The Scarlet Letter
Casa editrice: Feltrinelli
Traduttore: Enrico Terrinoni
Pagine: 291


Si tratta di un romanzo breve, scritto a metà del 1800 ma ambientato due secoli prima. Si può considerare un vero e proprio romanzo americano, specialmente per via del luogo dove si svolge: la neonata colonia del Massachusetts nella Nuova Inghilterra, dove i puritani governano con le loro rigidissime regole. 

Vittima di questa dottrina (perché di spiritualità non si può parlare) è la giovane Hester, che pur essendo una donna sposata concepisce un figlio con un altro uomo ed è per questo obbligata a portare la propria colpa sotto gli occhi di tutti sotto forma di una scarlatta lettera "A" cucita sugli abiti, che rappresenta il suo adulterio -insomma un vero e proprio marchio. 

Si percepisce chiaramente in questo romanzo il peso di una cultura puritana che ha lasciato il segno sul popolo americano, e anche il riflesso di un episodio autobiografico della vita dell’autore, di cui alcuni antenati furono obbligati proprio nel XVII secolo ad un’umiliazione simile a quella di Hester Prynn.

Autobiografico è anche il capitolo introduttivo denominato "La dogana", che ricorre poi allo stratagemma del manoscritto ritrovato per dare inizio alla vicenda di Hester -anche lei è ispirata ad una donna realmente accaduta di nome Ann Hutchinson, che i puritani ritenevano pericolosa.

Il marchio a forma di "A" è un elemento centrale del romanzo, che via via assume significati diversi da quello dell’adulterio per il quale è stato realizzato. Data la personalità compassionevole della sua portatrice infatti verrà ritenuta A di Angelo oppure A di Abile, per il suo straordinario talento nel ricamo e nel cucito: non sono quindi quelli puritani gli unici valori che vengono presi in considerazione quando si guarda Hester, che colpisce per l’autonomia con la quale è capace di portare avanti la propria vita nonostante la condizione di reietta a cui è costretta.

Estremamente interessante è anche il personaggio di Pearl, figlia del peccato e sin dall’inizio personaggio misterioso e suggestivo dalle caratteristiche quasi soprannaturali: numerose volte infatti viene paragonata ad un folletto, ad una creatura dei boschi. A lei però viene concessa una possibilità di realizzazione che sentiamo sin dall’inizio impossibile per la madre.

La colpa e il peccato sono gli argomenti centrali di questo romanzo: nonostante un lettore moderno non potrà provare altro che una profonda compassione per la sua protagonista (il cui marito peraltro è dato per disperso da tempo quando la donna rimane incinta e ricompare proprio quando sta venendo umiliata sul pubblico patibolo). È lui il personaggio di questa storia che è veramente un peccatore, poiché agisce di propria volontà per arrecare il male. La sua infatti è una vendetta fredda e subdola, caratteristiche richiamate anche dal falso nome sotto cui riappare, “Chillingworth”. Naturalmente va a discapito dell’uomo responsabile dell’adulterio, che non l’ha mai ammesso pubblicamente, anche perché ricopre il ruolo di pastore della comunità ed è per questo roso dal senso di colpa.

Quello di Hawthorne è un romanzo scritto in uno stile piuttosto complesso e pesante, che rende la lettura non proprio agevole nonostante la sua brevità. È una storia che appartiene di certo al passato, ma che non può non farci riflettere su quanto ancora oggi il giudizio di chi ci circonda sulla nostra condotta possa rendere degli emarginati a tutti gli effetti. 

"La lettera scarlatta" non è diventato uno dei miei classici preferiti, non mentirò, e il capitolo "La dogana" mi ha messa veramente in difficoltà. Tuttavia una volta superato l’ho trovata una storia capace di far riflettere e un interessante spaccato della letteratura americana che ancora non conoscevo!

Lo avete mai letto? Qual è l’ultimo classico che vi ha colpiti?

martedì 28 dicembre 2021

L'uomo che metteva in ordine il mondo

Iniziamo bene il 2022 con una lettura che entra a far parte a pieno titolo dei miei libri del cuore: "L’uomo che metteva in ordine il mondo" di Fredrik Backman, pubblicato da Mondadori.


Titolo: L'uomo che metteva in ordine il mondo
Autore: Fredrik Backman
Anno della prima edizione: 2012
Titolo originale: En man som heter Ove
Casa editrice: Mondadori
Traduttrice: Anna Airoldi
Pagine: 321


Ove è un uomo svedese di quasi sessant’anni (che l’autore descrive come nel nostro paese forse faremmo con un ottantenne! Sarà una differenza culturale?) dai modi burberi e dalla conversazione poco brillante. Ogni giorno procede ad un'inflessibile ispezione del vicinato, e nulla sfugge al suo controllo implacabile.
Le sue mani sanno riparare tutto, ma il suo cuore non si è mai ripreso dalla perdita dell’unica persona che lo abbia mai capito, la sua amatissima moglie Sonja: per questo Ove vuole morire, ed è così che impariamo a conoscerlo, come un uomo stanco della vita, ma al quale la vita ha ancora molte sorprese da riservare!

Ove è un protagonista che, ve lo garantisco, non dimenticherete più: è uomo d’altri tempi che nasconde le proprie fragilità come se i sentimenti fossero una debolezza, mentre dentro di sé ha un universo di ricordi e di emozioni.
In questo romanzo diviso in capitoli che alternano il presente che ha al centro "un uomo che si chiama Ove" e il passato di "un uomo che si chiamava Ove", l’autore mescola abilmente ironia che ci fa sorridere e pagine davanti alle quali è impossibile non commuoversi. 

Backman nel suo notevole romanzo d'esordio crea un mosaico perfetto, capace di ricordarci che le seconde possibilità si nascondono dove meno ce le aspettiamo -in questo caso, in un bizzarro vicinato che ha molto bisogno di aiuto, e in un gatto spelacchiato che ama il tonno e i giri per il quartiere.

Ho amato Ove, ho pianto per Ove, Ove mi ha fatto bene: esco da questo libro con un senso di tenerezza e di pace che solo i libri gentili e pieni di sentimenti sanno regalare. E sono sicura che Ove saprà avere lo stesso magico effetto su di voi…

Qual è l’ultimo libro che vi ha fatti stare bene?

mercoledì 22 dicembre 2021

L'evento

Lettura che potrete portare a termine nel giro di una sola seduta, "L’evento" è stato il mio primo incontro con l’autrice francese Annie Ernaux. 


Titolo: L'evento
Autrice: Annie Ernaux
Anno della prima edizione: 2000
Titolo originale: L'Événement
Casa editrice: L'Orma
Traduttore: Lorenzo Flabbi
Pagine: 128


Pubblicato da L'Orma editore (anche qui per me il primo incontro) ho scoperto che fa parte di una serie di brevi romanzi autobiografici all’interno dei quali la scrittrice sta rendendo in forma letteraria numerosi episodi, perlopiù traumatici a quanto pare, della propria vita. 

La sua è penna interessante, tagliente, calcolata; forse non quella che mi suscita maggiore empatia, ma di certo estremamente capace di portare a termine delle riflessioni sociali e politiche partendo da esperienze strettamente personali. Al centro de "L’evento" c’è l’interruzione di gravidanza: esperienza vissuta dall’autrice nell’inverno tra il 1963 e 1964,  quando abortire era in Francia ancora illegale -è diventato legale nel 1975, mentre in Italia tre anni più tardi. 

Ma nonostante oggi vi sia in Francia e anche in Italia la possibilità di interrompere legalmente una gravidanza senza ricorrere a mammane e intrugli di ogni sorta, sappiamo molto bene che non è nei fatti così facile imbattersi in medici non obiettori, e che spesso per le donne rimane una scelta estremamente sofferta e colpevolizzante. Per questo la breve opera di Annie Ernaux, che ha per protagonista la se stessa studentessa universitaria poco più che ventenne, è ancora di enorme attualità ed interesse dal punto di vista sociale e politico. 

Si tratta di un’opera molto breve, che non risparmia affatto al lettore i particolari peggiori dell’esperienza rappresentando scene anche raccapriccianti, e tenendosi quindi alla larga dall’idea che sia stata una passeggiata. Per quanto mi riguarda era un argomento del quale non avevo mai letto nulla e nonostante non sia qualcosa che ho vissuto (per fortuna!) in prima persona ho trovato l'autrice bravissima nel rendere partecipi alla sua esperienza. 

Vi consiglio questa lettura se siete interessati all’argomento dell’autonomia decisionale femminile e dei diritti della donna sul proprio corpo e sulla propria salute riproduttiva, temi che purtroppo non passano mai di moda né qui né altrove. Di recente è stato tratto anche un film da quest’opera, in traduzione intitolato "La scelta di Anne", che è stato premiato con il Leone d’oro a Venezia: ho assolutamente intenzione di recuperarlo a breve.

Qual è l’ultima lettura sui diritti delle donne che avete portato a termine?

sabato 18 dicembre 2021

Dio non è timido

"Dio non è timido" è il più recente romanzo di Olga Grjasnowa, giovane autrice nata in Azerbaigian ma emigrata a Berlino con la famiglia quando era adolescente, parte di quella che si definisce "quota profughi ebrei". 


Titolo: Dio non è timido
Autrice: Olga Grjasnowa
Anno della prima edizione: 2017
Titolo originale: Gott ist nicht schuechtern
Casa editrice: Keller
Traduttore: Fabio Cremonesi
Pagine: 302


Qui sceglie di raccontare la guerra civile in Siria, paese d'origine di suo marito, sin dalle prime manifestazioni di piazza contro il regime di Assad che risalgono al 2011. La prospettiva che sceglie di adottare è quella di due giovani di famiglie benestanti, davanti ai quali sembrava si spalancassero tutte le opportunità: lui, Hammoudi, è infatti diventato medico a Parigi e rientra a Damasco soltanto per rinnovare il passaporto per poi scoprire che da lì non potrà ripartire, e finirà per trasformarsi nell’unico medico rimasto in zona a curare le vittime della rivoluzione. Lei, Amal, è invece una promettente attrice abituata alla bella vita fino allo scoppio della guerra. 

Si tratta di due protagonisti interessanti perché è facilissimo per un lettore occidentale immedesimarsi nelle loro vite prima del conflitto, che sono fatte di ristoranti, di serate con gli amici, di professioni che li appassionano e di finanze che permettono loro viaggi e acquisti. Così l’autrice ci fa vedere come la guerra sconvolge le vite di tutti, ma al tempo stesso permette soltanto a chi parte in vantaggio di cercare di allontanarsene.

"Dio non è timido" è quindi un romanzo sulla guerra e sulle migrazioni forzate, sul perdere tutto ciò che ci era noto per trovarci profughi, privi di documenti, di risorse e di una lingua per comunicare in un paese straniero. La scrittura dell’autrice è semplice e appassionante; scrive al tempo presente, per renderci ancora più partecipi dei giorni che si snodano davanti agli occhi dei protagonisti. Non ci risparmia scene inevitabilmente crude e per questo alcuni passaggi non sono adatti ai lettori più impressionabili, ma al tempo stesso sono necessarie proprio perché non si tratta di invenzioni -Grjasnowa ha anche trascorso tempo in Turchia, Libano e Grecia per documentarsi sul campo.

Ho trovato la scelta di scrivere un romanzo su una pagina di storia così recente e attuale piuttosto originale e temevo che non mi avrebbe del tutto convinta. Invece la casa editrice si rivela ancora una volta una conferma e questa è un’altra delle ottime lettura con cui ho iniziato il mio 2022.

Avete mai letto un titolo ambientato in Siria?

giovedì 16 dicembre 2021

La principessa e il pescatore

"La principessa e il pescatore" di Minh Tran Huy, pubblicato da 66thand2nd, è un romanzo di ispirazione autobiografica che riprende nel titolo una delle tante leggende e fiabe vietnamite che troviamo al suo interno.


Titolo: La principessa e il pescatore
Autrice: Minh Tran Huy
Anno della prima edizione: La Princesse et le Pecheur
Titolo originale: 2007
Casa editrice: 66thand2nd
Traduttrice: Elena Sacchini
Pagine: 189


La protagonista è Lan, adolescente francese di origini vietnamite: i suoi genitori sono emigrati da giovani per sfuggire ai conflitti nel loro paese, e in Francia sono professionalmente realizzati e integrati, concentrati sul successo che si aspettano dalla figlia. In un soggiorno studio in Inghilterra Lan conosce Nam: lui in Vietnam ci è nato, ed è fuggito dalle violenze insieme ad altri boat people, per trovarsi così solo e smarrito in Francia, dove è difficile non commettere errori.

Sebbene quella di Nam sia forse la prospettiva più interessante, di lui cogliamo frammenti confusi (un fratello da cui si separa in Francia, una sorella forse annegata, forse morta in Vietnam, di certo un’abbondanza di ricordi traumatici) e le strade dei protagonisti si separano, lasciando Lan alle prese con un cuore infranto e un quaderno di leggende vietnamite -molto interessanti perché spesso drammatiche e con una morale difficile da comprendere ad occhi non asiatici.

“La principessa e il pescatore” è ricchissimo di riferimenti letterari e cinematografici -su tutti svetta Murakami Haruki, e di folklore e storia del Vietnam. L’autrice, di cui Lan è un dichiarato alter-ego, indaga le proprie origini facendo viaggiare la protagonista in un Vietnam che ha riaperto le frontiere, dove la famiglia però torna come poco più che turista, sradicata com’è, e si scontra con le esistenze ben più misere di chi non ha potuto o voluto espatriare. Si tratta di un racconto sulle seconde generazioni francesi di una provenienza che non avevo mai incontrato: anche il Vietnam infatti è stato una colonia francese, ma molte di più sono le opere di francesi di origine Nord Africana che mi sono passate per le mani.

Non lo ritengo un romanzo perfetto, perché l’ultima parte non è riuscita davvero a convincermi e ho trovato la storia leggermente squilibrata nel mettere Nam al centro di tre quarti di essa, per poi farlo uscire di scena all'improvviso. Nonostante questo è stata comunque una lettura piacevole, arricchita da una scrittura fresca e ricca di descrizioni molto evocative, e dalla presenza delle storie del Vietnam che sono decisamente un valore aggiunto. Se avete amato "Quando le montagne cantano" questa lettura potrebbe fare al caso vostro!

Qual è l’ultimo libro ambientato nel sud-est asiatico che avete letto?

mercoledì 15 dicembre 2021

L'arminuta

Cominciamo bene l’anno nuovo con letture di autrici italiane che si rivelano davvero meritevoli: pochi giorni fa vi parlavo di "Oliva Denaro" di Viola Ardone, e oggi è il giorno de "L'arminuta" di Donatella di Pietrantonio.


Titolo: L'arminuta
Autrice: Donatella Di Pietrantonio
Anno della prima edizione: 2017
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 176

Questo romanzo breve, vincitore del premio Campiello del 2017, racconta in prima persona la travagliata vicenda di una ragazzina che si trova improvvisamente restituita ai suoi genitori biologici da quelli che l’hanno cresciuta fino a quel momento, e che si rivelano essere nient’altro che lontani cugini. Così in un’Italia centrale degli anni 70 ci troviamo a passare da una casa dell’alta borghesia in cui si frequentano corsi di danza, di nuoto e si dedica tanto tempo allo studio e al catechismo crescendo da figlie uniche, ad essere scaraventate da "arminuta" (la ritornata) in una numerosissima famiglia. Qui il primogenito è coinvolto in affari illeciti, il minore soffre di un ritardo dello sviluppo, nel mezzo ci sono un paio di fratelli piuttosto ostili e per fortuna Adriana, la sorella con la quale costruire un vero legame.

"L'arminuta" è un romanzo dal linguaggio appassionante e vero: l’autrice è bravissima a dare vita alla sua protagonista, che è credibile dalla prima all’ultima pagina. È una scrittura tagliente, ben calcolata, spesso scarna, che non appesantisce di dettagli inessenziali ma con pennellate decise rappresenta benissimo le situazioni che narra, rendendole tridimensionali agli occhi di chi legge. Vediamo i letti a castello, il cibo che scarseggia, una madre biologica brusca e incapace di dimostrare il proprio amore; vediamo gli schiaffi, ma anche le mani che si posano sulle spalle per un gesto d’affetto che non sanno dire a parole, con quell’italiano incapace di emergere dal dialetto abruzzese.

"L’arminuta" è una storia di donne che vogliono essere madri ma non ci riescono. che sono madri troppe volte e a fatica ne sopportano il peso, che sono vittime della fame d’amore al punto di sottostare a uomini apparentemente perfetti ed invece miserabili, molto più di quelli a cui mancano i denti o il pane per sfamare la famiglia.

Donatella di Pietrantonio scrive un romanzo di formazione crudo e commovente, all’interno del quale ci regala con delle anticipazioni momenti di sollievo, per intravedere un futuro dove non tutto è andato perduto: in questi momenti si percepisce la finezza con la quale l’autrice ha costruito questa storia. Si tratta di un romanzo semplice ma non banale, di una storia piccola che vediamo in un crescendo diventare sempre più comprensibile e sempre più preziosa ai nostri occhi. Dall’inizio dell’anno questa è la lettura che più mi è piaciuta, sia nella scrittura sia nel contenuto e quindi non posso fare altro che consigliarvela!

Avete già letto questo libro o il successivo? 

Qual è un’autrice italiana che mi suggerite di leggere?

mercoledì 8 dicembre 2021

Chiedi perdono

"Chiedi perdono" di Ann-Marie MacDonald, pubblicato da Adelphi, è una lettura che mi è costata fatica come raramente mi capita, e che una volta terminata mi ha lasciato insieme una sensazione di completezza e di oppressione.


Titolo: Chiedi perdono
Autrice: Ann-Marie MacDonald
Anno della prima edizione: 1996
Titolo originale: Fall on Your Knees
Casa editrice: Adelphi
Traduttrice: Giovanna Granato
Pagine: 590


"Chiedi perdono" è una saga familiare che si snoda tra il XIX e il XX secolo sulla costa del Canada ed ha inizio con la fuga d’amore di una giovanissima ragazza di origini libanesi e un accordatore di pianoforte. Questo amore genera tre figlie: Kathleen, Frances e Mercedes.

[delle quali la maggiore con un immenso talento per il canto sarà oggetto della morbosa attrazione del padre che due decenni più tardi genererà una nuova, incestuosa nascita quella dei gemelli Lily e Ambrose. Solo Lily potrà sopravvivere al battesimo nel fiume di Frances, quella delle sorelle che ha maggiori difficoltà ad elaborare i traumi riportati a causa di un padre così disfunzionale. ]

"Chiedi perdono" segue le tre ragazze nella loro crescita e nella loro vita da giovani donne. Si intrecciano quindi le generazioni in questo romanzo, che tocca argomenti delicati e disturbanti primi tra tutti l’incesto e la violenza domestica. L’elaborazione dei traumi e il senso del peccato del quale sembra impossibile liberarsi sono il cardine attorno a cui i personaggi ruotano, nel disperato tentativo di ottenere il perdono del titolo, che sembra sempre più lontano.

Si tratta di una saga familiare al femminile, dove le figure maschili sono preda dei propri istinti, incapaci di controllarsi e prive di una vera e propria voce narrante. il punto di vista è quello di donne per le quali è impossibile non provare empatia; molto particolare è il fatto che verso la fine il romanzo torni indietro nel tempo attraverso un diario di Kathleen che risale a diversi decenni prima, e che con le verità che contiene tira le fila di tutta la storia, fino ad allora rimasta in parte incomprensibile al lettore. In questo diario sono contenuti i passi più toccanti e memorabili, quelli che sono stata più contenta di aver letto

[In questo diario, che contiene un travolgente amore omosessuale, sono contenuti i passi a mio parere più toccanti e memorabili quelli che sono stata più contenta di aver letto. È il diario che rende Kathleen più di una ragazzina viziata e troppo sicura di sé, e la rende umana, fragile e innamorata nell’incontro con Rose, ancora prima che la musicista assuma i panni maschili. Il diario nelle mani della figlia Lilly sarà il mezzo per ricongiungere la ragazzina fuggita a Rose rimasta sola, ricreando così una sorta di famiglia con quello che resta di Kathleen. Lily, giovane figlia dell’incesto, è simbolo di innocenza e di coraggio ed è insieme a Catherine il personaggio che ho preferito].

Una volta terminato devo ammettere che il mio parere nei confronti di "Chiedi perdono" si riassume nel concetto di "anche meno": la parte centrale infatti, che ripercorre dettagliatamente aneddoti dell’infanzia di Frances e Mercedes, è stata pesante e ripetitiva al punto di farmi perdere interesse nei confronti della storia. Tuttavia l’ultima parte merita assolutamente di essere letta per comprendere il romanzo nella sua interezza e per questo vi direi di non arrendervi una volta intrapreso la lettura. 

Molti sono i personaggi, moltissimi gli eventi e non li ho trovati tutti necessari. Nel complesso però lo stile di scrittura coinvolgente dell’autrice e i colpi di scena che inserisce magistralmente nella storia mi fanno considerare positivamente questa esperienza di lettura ora che sono riuscita a portarlo a termine.

Qual è l’ultima saga familiare che avete letto?

Oliva Denaro

Di Viola Ardone avevo apprezzato moltissimo "Il treno dei bambini", un romanzo capace di raccontare una poco nota pagina della storia italiana. Non così distante e dissimile è "Oliva Denaro", l’ultima uscita dell’autrice.


Titolo: Oliva Denaro
Autrice: Viola Ardone
Anno della prima edizione: 2021
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 312

Anche qui ci troviamo nel sud Italia, nello specifico in Sicilia, e il tema centrale di questo romanzo di formazione è il delicato argomento del matrimonio riparatore, che ha fatto parte della legislazione italiana fino al 1981.

La protagonista è Oliva, che è anche la narratrice in prima persona della storia, almeno fino alla quarta parte che, ambientata 21 anni dopo rispetto al resto del romanzo, si trasforma in un dialogo molto riuscito tra padre e figlia. 

Oliva è una ragazzina vivace e curiosa, che ama studiare ma che si sente schiacciata dalle aspettative della società nei confronti delle donne. Attorno lei sua madre, di origini calabresi, che da tutta la vita cerca di conformarsi al piccolo paese della Sicilia perché nessuno possa parlare male di lei, e poi la sorella maggiore Fortunata, che fortunata non è stata per niente: costretta a sposare un uomo violento dopo essere rimasta incinta di un bambino che ha perso a forza di botte, per poi vivere come una reclusa.

Questo romanzo parla del coraggio del coraggio che ci vuole a denunciare chi ci ha fatto del male, pur sapendo che ha più contatti e più denaro di noi, e che pur essendo le vittime saremo noi donne ad essere giudicate come le colpevoli. Difficile trovare quindi la forza per andare contro alle maldicenze di tutti e perseguire un ideale di giustizia che sembra sempre riservata ai più forti. 

Sin dall’inizio la voce di Oliva ci coinvolge: il suo non essere una ragazza perfetta, ma anzi una giovane donna animata dai dubbi e dalle incertezze la rende ancora più credibile e convincente. Un altro personaggio estremamente interessante è quello di Salvo, il padre che ha con lei un rapporto speciale sin dall’infanzia e nonostante venga da tutti ritenuto un uomo debole, non all’altezza delle situazioni e incapace di farsi giustizia con la violenza come ci si aspetta da lui, mostra la forza di un uomo che rispetta il volere della propria figlia. 

Il coraggio che Oliva trova influenza tutti e credo che questo sia il messaggio più importante del romanzo: quando una persona si ribella e lotta per i propri diritti questo innesca un meccanismo positivo che non lascia indifferenti nemmeno donne che fino ad allora non avevano mai pensato di non accettare l’ordine costituito, come nel caso della madre e della sorella della protagonista.

Viola Adone scrive un romanzo che è la storia di un’unica donna italiana ma ne rappresenta molte: si ispira chiaramente a Franca Viola, che rifiutò il matrimonio riparatore, e descrive un’Italia che non è affatto così lontana da noi. Lo fa raccontando vite quotidiane e lo conclude con una quarta parte a mio parere riuscitissima, che rappresenta il dopo, le conseguenze di tante lotte e tanta fatica, e ce ne fa raccogliere i frutti insieme ai protagonisti.

Ho trovato l’autrice ancor più brava a dare voce a Oliva di quanto l’avessi apprezzata nel narrare Amerigo, e per questo non posso che consigliarvi questa lettura. 

Qual è l’ultimo romanzo italiano che avete letto?

giovedì 2 dicembre 2021

Il viaggio di Elisabet

Alla ricerca di una lettura adatta al periodo natalizio ho rispolverato dalla mia libreria "Il viaggio di Elizabet" dell’autore norvegese Jostein Gaarder, pubblicato da Tea. Quella che si celebra in questo libro è la festività del Natale nel senso più religioso: non aspettatevi quindi racconti su Babbo Natale, le renne, i folletti e slitte colme di regali!



Titolo: Il viaggio di Elisabet
Autore: Jostein Gaarder
Anno della prima edizione: 1992
Titolo originale: Julemysteriet
Casa editrice: TEA
Traduttrice: Pierina Maria Marocco
Pagine: 228


Il protagonista di questa storia è un calendario dell’avvento molto speciale: dietro le sue caselline si nascondono infatti non soltanto delle illustrazioni, ma anche dei foglietti che raccontano la storia di Elisabet, una bambina che viaggia nel tempo e nello spazio insieme ad angeli, re Magi, pecore e pellegrini fino alla nascita di Gesù a Betlemme. Ad aprire il calendario dell’avvento è Joakim, un bambino norvegese appassionato dal mistero del calendario, del suo creatore (il siriano venditore di fiori Johannes) e da quello della vera Elizabet, scomparsa dalla Norvegia nel 1948.

Questo libro è perfetto per una lettura da affrontare con i bambini giorno per giorno: i capitoli sono dedicati ad ogni giorno di dicembre dall’1 al 24 e ogni racconto contiene un breve riassunto del precedente. Lo stesso libro è costruito come un vero e proprio calendario dell’avvento: a sua volta contiene le illustrazioni del calendario di cui racconta ed perfetto per trasmettere il senso cristiano del Natale ai più giovani. Contiene infatti citazioni, soprattutto dai Vangeli, e storie bibliche raccontate in modo semplice e divertente.

Nonostante sia chiaramente un romanzo pensato per ragazzi l’ho trovato comunque molto carino e anche ben costruito, dal momento che la ricerca di Joakim e i tanti misteri che ruotano attorno al calendario dell’avvento trovano alla fine delle risposte convincenti e rasserenanti. Ho trovato anche interessante come per lettori più adulti si possa cogliere un riferimento alle sofferenze del popolo palestinese, che rende il romanzo più contestualizzato nel presente.
Nel complesso lo ritengo un’ottima lettura per questo periodo dell’anno, che trasmette un importante messaggio di pace, solidarietà e senso della famiglia, da riscoprire non soltanto a Natale!

State facendo qualche lettura a tema natalizio? Qual è stata la più bella finora?