domenica 31 luglio 2022

Promesse

"Promesse" di Bryan Washington, pubblicato da NN Editore, è un romanzo genuino: è il primo aggettivo che mi viene in mente pensando a questa storia d’amore tra Benson e Mike.


Titolo: Promesse
Autore: Bryan Washington
Anno della prima edizione: 2020
Casa editrice: NN Editore
Titolo originale: Memorial
Traduttore: Emanuele Giammarco
Pagine: 352


Benson è afroamericano, mentre Mike è giapponese. Si innamorano a Houston, in Texas, di un amore fatto di piccole cose ed incertezze. Quando Mike dopo qualche anno di convivenza parte per il Giappone, per assistere fino alla fine suo padre in punto di morte, Ben si trova nella loro casa insieme alla madre di Mike, venuta in visita, mentre si interroga sul futuro della loro relazione. 

Leggiamo la storia dapprima dal punto di vista di Benson, poi seguiamo Mike in Giappone ed infine di nuovo ci immedesimiamo nell’indecisione di Benson su come questa storia d’amore andrà a finire. Quello di Washington è un romanzo pieno di dialoghi, che non sembrano mai finti o forzati; è un romanzo che racconta benissimo la relazione tra due giovani uomini che a volte si tradiscono, a volte si mettono in dubbio, ma provano indubbiamente amore l’uno per l’altro. 

È anche un romanzo sull’essere figli di famiglie disgregate, di padri dediti all’alcol o troppo impulsivi, sull’imparare ad essere di nuovo figli quando sembra troppo tardi e scoprire che invece non lo è. 

È un romanzo dove molto spazio lo prende il cibo, in particolare la cucina casalinga di cibo giapponese, che esca dalle mani di Mike che lo fa per mestiere o dalle mani di sua madre che condivide quei piccoli gesti con il fidanzato del figlio, così ermetico e scontroso ma talvolta capace di mostrarsi a lei totalmente. 

Non aspettatevi grandi avvenimenti, perché è una storia fatta di dettagli, ma scritta in un modo così vero, così onesto che dalla prima all’ultima pagina vi sembrerà di conoscerne i protagonisti: ne capirete le emozioni, sarete dalla parte prima dell’uno e poi dell’altro, rendendovi conto che la ragione non è mai da una parte sola. 

Il catalogo di NN editore, dopo autori americani incredibili come Kent Haruf e Jesmyn Ward, ci porta un altro giovane scrittore afroamericano che sono sicura ci riserverà altre sorprese in futuro e si conferma una casa editrice da tenere d’occhio. 

Se siete alla ricerca di una storia d’amore che non menta e che come tutte le storie d’amore sia fragile ,imperfetta e spaventata, questo libro può sicuramente fare al caso vostro! 

Qual è l’ultimo romanzo che vi ha fatto battere il cuore?

sabato 23 luglio 2022

Bottigliette

"Bottigliette" di Sophie Van Llewyn è un romanzo breve e originale: non mi aspettavo nulla di meno dalla casa editrice Keller, che è ormai per me una garanzia e dalla quale non sono quasi mai rimasta delusa! 


Titolo: Bottigliette
Autrice: Sophie Van Llewyn
Anno della prima edizione: 2018
Titolo originale: Bottled Goods
Casa editrice: Keller
Traduttrice: Elvira Grassi
Pagine: 232

Ci troviamo in Romania durante la dittatura di Ceausescu: è qui che incontriamo i protagonisti, Alina e Liviu: lei è un insegnante, lui ha il sogno mai realizzato di diventare un archeologo. Sono giovani, sono marito e moglie, ma la loro quotidianità è offuscata dal costante controllo dei servizi segreti che li perseguitano, in particolare da quando il fratello di lui è fuggito in Occidente. Quando un uomo dei servizi segreti comincia a presentarsi regolarmente ad interrogare Alina, che non ha sequestrato come avrebbe dovuto una rivista proibita ad una delle sue piccole allieve, per i due giovani non sembra essere rimasta altra soluzione che fuggire dalla Romania... Ma naturalmente è tutt’altro che semplice.

L’autrice mescola al senso di oppressione e di angoscia che la dittatura e la sorveglianza costante trasmettono al lettore elementi di realismo magico, inaspettati ed efficacissimi, attraverso il personaggio della zia Teresa, capace di suggerire alla nipote le più svariate magie ed incantesimi. 

Dal punto di vista stilistico questo è senza dubbio l’elemento più interessante, insieme al fatto che i brevi capitoli cambino spesso la forma della prosa, intervallando elenchi, brevi brani in prima persona dal punto di vista di Alina, cartoline e così via. Ci troviamo dunque davanti ad un romanzo molto creativo ed interessante, che non si limita a raccontarci uno spaccato della storia d’Europa in modo convincente e coinvolgente, ma che emerge anche per la sua ricerca letteraria, la cura con il quale è stato scritto -in lingua inglese, anche se l'autrice è cresciuta in Romania e vive in Germania. 

L’ho trovato in conclusione un romanzo molto riuscito,  breve e anche per questo molto efficace, che vi consiglio di leggere se siete interessati ad una letteratura che non incontriamo molto spesso sugli scaffali delle librerie.

Avete mai letto titoli di letteratura rumena?

Americanah

Il più recente romanzo dell’autrice di origini nigeriane Chimamanda Ngozi Adichie, "Americanah" (sempre pubblicato da Einaudi) è per me un’ennesima conferma del suo talento.


Titolo: Americanah
Autrice: Chimamanda Ngozi Adichie
Anno della prima edizione: 2013
Casa editrice: Einaudi
Traduttore: Andrea Sirotti
Pagine: 494


Se il suo esordio "L’ibisco viola" non mi era dispiaciuto e invece il successivo "Metà di un sole giallo" mi aveva entusiasmata, questa terza lettura è all’altezza della seconda: un romanzo di quasi 500 pagine che non annoia mai e che anzi mi ritrovavo a voler leggere in ogni momento libero a disposizione, come non mi capitava da qualche tempo. 

Seguiamo due protagonisti: quella a cui sono dedicate più pagine è Ifemelu, una giovane donna che emigra dalla Nigeria agli Stati Uniti lasciandosi dietro il fidanzato Obinze, che è l’altro personaggio principale di questa narrazione. 

Antonello Venditti cantava "certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano": è proprio questo il caso dei nostri due personaggi, il cui legame non sembra affievolirsi nonostante le loro strade si separino per lungo tempo. Se lei negli Stati Uniti riesce ad ottenere un discreto successo sia in campo sentimentale sia professionale, lui in Inghilterra non riesce ad ottenere i documenti in regola e viene così rimpatriato, per ottenere la propria realizzazione solo una volta tornato in Nigeria -la stessa patria che all’inizio del romanzo scopriamo essere la destinazione prescelta anche da lei, nonostante appunto la stabilità ottenuta oltreoceano. 

Non aspettatevi però soltanto un racconto passo passo delle vicende dei nostri due personaggi, perché "Americanah" è soprattutto un'attuale, interessantissima riflessione sul concetto di razza e sul concetto di essere neri in Africa o altrove: se in Nigeria infatti la questione razziale non esiste per la protagonista, in quanto sono tutti neri come lei, diventa il centro del suo blog e delle sue acutissime osservazioni una volta emigrata. C’è molto bisogno di leggere riguardo questi temi quando è un’autrice nera a scriverne, sebbene il concetto di afroitalianità non sia ancora così diffuso e nel nostro paese la pelle nera sia quasi sempre associata al concetto di immigrazione: i mutamenti del nostro tempo rendono necessario un aggiornamento del nostro punto di vista, un superamento dei nostri preconcetti e l’immedesimazione nei panni di qualcun altro che sappia autonarrarsi come questa protagonista. 

Gli spunti per mettersi in discussione all’interno di questo libro sono davvero tanti e credo sia fondamentale riflettere sul nostro privilegio bianco che diamo sempre troppo per scontato: già questo è a mio parere un’ottima ragione per leggere "Americanah", ma se non siete particolarmente interessati al tema sappiate che è anche una storia di formazione davvero appassionante, dove trovano spazio storie d’amore, allontanamenti, amicizie che vanno e che vengono e personaggi secondari ai quali non potrete che affezionarvi -primo tra tutti il nipote di Ifemelu, Dike. 

Credo che per me questa lettura rientri tra le migliori dell’anno: mi ha trasportata in Nigeria e negli Stati Uniti, ma soprattutto la scrittura tagliente dell’autrice, che non risparmia nessuno, che non ha paura di evidenziare difetti e ipocrisie, mi ha tenuta incollata alle pagine -inevitabilmente anche per la curiosità di sapere se i due protagonisti si sarebbero ritrovati, e inutile dirvi quanto sia stata contenta del lieto fine dopo i tantissimi compromessi e le sofferenze a cui entrambi sono stati costretti, specialmente nella loro esperienza migratoria. 

Sebbene profondamente inserito in un contesto americano (memorabile è la parentesi sulle elezioni di Obama a presidente, ma numerosi sono anche riferimenti ai college e allo stile di vita statunitense) è un romanzo che anche ad un lettore europeo potrà dare tanto, perché l’autrice è bravissima a raccontare una storia e ad osservare la società che la circonda, inserendo gli elementi di costume in un romanzo che ha anche una notevole base autobiografica. 

In conclusione è un romanzo che mi sento assolutamente di consigliarvi e credo che se non avete mai letto nulla dell’autrice potrebbe essere anche un ottimo punto di partenza, per approfondire poi con "Metà di un sole giallo", che è dal punto di vista storico e geografico più focalizzato sul contesto africano. 

Qual è il vostro titolo preferito dell'autrice?

mercoledì 13 luglio 2022

La cattiva strada

Di Paola Barbato acquisto ormai ogni nuova uscita a scatola chiusa: ho letto tutti i suoi romanzi tranne "Scripta manent" (che recupererò a breve) e a parte "Bilico" li ho apprezzati tutti, in particolare "Zoo" e "Mani nude". Dunque non ho atteso molto per procurarmi "La cattiva strada", da poco pubblicato da Piemme.


Titolo: La cattiva strada
Autrice: Paola Barbato
Anno della prima edizione: 2022
Casa editrice: Piemme
Pagine: 310

L'autrice ha un pregio raro per chi scrive gialli, thriller o noir: l'originalità. Da un titolo all'altro le sue ambientazioni cambiano, cambiano i personaggi e le ragioni per cui il lettore prova tensione o paura. Qui la paura non c'è, non ci sono elementi inquietanti quanto in "Zoo" né violenza quanto in "Mani nude", non ci sono temi disturbanti come ne "Il filo rosso". Tuttavia di "Zoo" e "L'ultimo ospite" ritroviamo l'elemento della cattività, della claustrofobia: mentre nel primo c'erano le gabbie, nel secondo la casa, qui c'è l'autostrada. 

Giosciua è un giovane uomo dallo scarso talento, che più che vivere si lascia sopravvivere e trascinare dagli eventi, senza svolgere una parte attiva nelle proprie scelte. È così che si ritrova a fare il corriere sul suo furgone Doblò per un'organizzazione di dubbia legalità, e non si fa troppe domande: guida da un casello all'altro, consegna i pacchi che gli sono affidati, ritira i soldi e se ne torna a dormire. Almeno fino a che non scopre, complice la chiazza scura che si allarga, il macabro contenuto di una scatola che sta trasportando... E da quel momento in poi per Giosciua la sua tranquilla routine non potrà più proseguire.

Con Giosciua usciamo angosciati dagli autogrill, cerchiamo una via di fuga dalla scia di vittime, attraversiamo a piedi le corsie dell'A1 in quella che sembra una missione suicida ma è un disperato tentativo di salvarsi. Confidiamo nella giustizia, nelle forze dell'ordine, anche se non è detto che sia una buona idea. La tensione è altissima per tutto il romanzo, non ci sono rallentamenti, pagine in cui tiriamo il fiato come in una sosta in corsia d'emergenza: abbiamo imboccato la cattiva strada, e uscirne sarà tutt'altro che semplice.

Proprio per l'ambientazione tra asfalto, caselli e autogrill (molti nella mia zona di residenza, e non li guarderò mai più con gli stessi occhi!) "La cattiva strada" non è diventato il mio thriller preferito dell'autrice, ma si conferma una lettura da cui è impossibile staccarsi, con un protagonista imbranato per cui si prova empatia dalle primissime pagine, perfetta per liberare la mente dai pensieri facendosi assorbire del tutto dalla storia. Se siete alla ricerca di un thriller autoconclusivo che si divori in un paio di giorni, questo potrebbe fare al caso vostro!

Qual è l'ultimo thriller che avete apprezzato?

Fratellino

Come alcuni di voi sanno lavoro come educatrice e mi è capitato qualche anno fa di occuparmi di insegnamento di italiano L2, cioè italiano per stranieri. Un giorno ero insieme ad un ragazzo residente in una comunità per minori e in una conversazione gli venne domandato se fosse arrivato in Italia da solo quando parlando di mezzi di trasporto raccontò di essere arrivato "con la barca". Rispose: "No, con mio fratello" e all'ingenua domanda "Ora tuo fratello dov’è?" lui rispose: "Nel mare".

"Fratellino" è la storia di uno di questi ragazzi che attraversano il mare, subiscono torture e quando arrivano hanno davanti anni di attesa, di esclusione, circondati da persone che credono che stiano ricevendo troppo dai servizi di accoglienza e che ritengono incomprensibili e pericolosi i loro disturbi mentali. 


Titolo: Fratellino
Autori: Amets Arzallus Antia e Ibrahima Balde
Anno della prima edizione:
Titolo originale: 
Miñan
Casa editrice: Feltrinelli
Traduttrice: Roberta Gozzi
Pagine: 128

È il racconto autobiografico di Ibrahima Balde, che inizia in Guinea e termina in Europa: appena bambino deve rinunciare all’innocenza dell’infanzia per aiutare il padre nel suo lavoro e la sua situazione peggiora ulteriormente alla morte dell’uomo. Rimasto ad essere il figlio maggiore e dunque il capofamiglia è costretto a farsi carico della madre, delle sorelle e del fratellino allontanandosi da casa per guadagnare. Della famiglia non ha più notizie o quasi e così scopre in ritardo che il suo fratellino (da qui il titolo) se n'è andato di casa deciso a migrare verso l’Europa: e così Ibrahima parte, a cercarlo.

Ibrahima è molto bravo a spiegare la sensazione di impazzire che prende quando non sai cosa fare della tua vita, quando ti hanno torturato, quando hai dormito nelle jungles, nei cartoni nel bosco sotto la pioggia, sdraiato sul cemento nei cantieri dove hai lavorato come uno schiavo. Ci racconta cosa si prova ad essere venduti e rinchiusi in un pollaio, quando la tua vita vale meno di quella delle galline. 

Non usa neanche una parola di troppo questo libro, scritto nel linguaggio semplice di chi non ha mai imparato a leggere e scrivere, troppo impegnato a sopravvivere com’era. Il poeta basco Amets Antia Arzallus non ne altera l'essenzialità e ci ricorda quanto sia importante tenere presente che dietro ai ragazzi che incontriamo quotidianamente nella nostra città c’è una storia personale, un vissuto fatto di traumi, di perdita e di fatiche che non possiamo nemmeno immaginare.

Qual è l'ultima storia vera che avete letto?

Borgo Sud

"Borgo sud" è il più recente romanzo di Donatella di Pietrantonio e sviluppa la storia della protagonista senza nome che abbiamo imparato a conoscere e ad amare ne "L'arminuta". 


Titolo: Borgo Sud
Autrice: Donatella Di Pietrantonio
Anno della prima edizione:
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 168

Qui, in un titolo che è arrivato finalista al Premio Strega del 2021 e che anche senza aver letto gli altri candidati per me avrebbe dovuto aggiudicarsi la vittoria, troviamo cresciute l'arminuta e sua sorella Adriana, che avrà un ruolo di primo piano. Sono diventate donne, Adriana avuto un bambino ed è rimasta invischiata nei problemi di debiti del padre del piccolo, con gravi conseguenze. Vediamo i  loro genitori invecchiati, il matrimonio della protagonista andare in pezzi, una carriera accademica oltre confine, il gatto condiviso con un vicino.

Abbiamo ancora un Abruzzo di quartieri popolari, una solidarietà semplice e onesta tra vicini di casa, i mestieri tradizionali dei pescatori e dei venditori al mercato. Anche qui in poche pennellate ci sembra di essere a qualche chilometro da Pescara, circondati da edifici fatiscenti, sotto il sole cocente cocente a sentire l’odore del mare.

Ma non è la trama il punto forte di questa lettura. Quello che rimane impresso, quello che scava dentro dalla prima all’ultima pagina, è la scrittura: intensa, tagliente, che non usa mai una parola di troppo. L'autrice con un'unica frase trasmette perfettamente la caratterizzazione di un personaggio e la profondità dei suoi sentimenti. 

Ho letto in diverse opinioni che "Borgo Sud" sarebbe leggibile anche come un’opera autonoma. In un certo senso è vero, ma vi perdereste l’importante evoluzione delle protagoniste il cui legame è chiaro se le avete conosciute bambine nel volume precedente, che tra l’altro è anch'esso bellissimo,  appassionante e pieno di emozioni. 

Molti lettori paragonano anche i temi trattati in "Borgo Sud" e nella saga de "L'amica geniale" di Elena Ferrante. Il grande pregio di Donatella di Pietrantonio però è l’asciuttezza delle sue storie: non ha bisogno di volumi lunghi centinaia di pagine per sviluppare un rapporto complesso come quello tra Adriana e l'arminuta, ci bastano pochi capitoli e la loro relazione è davanti a noi, vivida come se le conoscessimo nelle nostre vite reali, essenziale e mai sfocata dal contesto che le circonda. 

Per quanto mi riguarda Donatella di Pietrantonio è una delle grandi scoperte del 2022 e ho già deciso di procurarmi i primi due romanzi che ha scritto. Non posso dunque fare altro che consigliarvi anche questa lettura, ma prima non fatevi scappare "L'arminuta"!

venerdì 1 luglio 2022

La ladra di parole

"La ladra di parole" di Abi Daré, pubblicato da Editrice Nord, è un romanzo che forse non avrei comprato temendo una storia troppo simile ad altre già sentite. Invece mi è stato regalato e sono contenta di avergli dato una possibilità! 


Titolo: La ladra di parole
Autrice: Abi Daré
Anno della prima edizione: 2020
Titolo originale: The Girl With the Louding Voice 
Casa editrice: Nord
Traduttrice: Elisa Banfi
Pagine: 368


Prima di esprimere il mio parere ho cercato delle opinioni di lettori nigeriani su Goodreads, in modo da rendermi conto se la storia narrata fosse in qualche modo eccessiva. Nessuno di loro l'ha trovata poco realistica e questo è un aspetto molto importante nel valutare la lettura che ho fatto! Un difetto che però tutti i lettori nigeriani evidenziano è quello dello stile, e in parte si percepisce anche in traduzione: l’autrice scrive in quello che definisce "Broken English" ovvero l’inglese della popolazione nigeriana meno alfabetizzata. In verità pare che lo stile non rispetti il modo di parlare che vorrebbe riprodurre e anche nella traduzione italiana il linguaggio non sembra sempre naturale o realistico nella sua sgrammaticata essenzialità. 

Superato questo ostacolo però "La ladra di parole" è senz’altro una storia di formazione molto emozionante. La sua protagonista ad appena 14 anni viene costretta ad un matrimonio forzato con un uomo poligamo da suo padre, che usa il cosiddetto prezzo della sposa per pagare l’affitto e comprarsi ciò che gli serve. Da qui per lei iniziano anni di estrema difficoltà, dove la spinta che le permette di sopportare e sopravvivere è il desiderio di istruzione che non viene mai meno, come una bussola nelle sue azioni. 

I temi sono quindi dolorosi ed importanti. Passiamo dai matrimoni precoci alla violenza  domestica e sessuale fino alla vera e propria schiavitù, quando la protagonista si trova a lavorare come domestica priva di ogni diritto. Il fatto che i lettori che meglio conoscono il contesto in cui il libro è ambientato non abbiano evidenziato alcun eccesso nelle tante sofferenze della ragazzina mi ha molto colpita, perché se dapprima pensavo che  le sue difficoltà fossero state talvolta portati all’estremo a beneficio del romanzo mi è parso chiaro che invece nella condizione della protagonista ci siano fin troppe ragazze del mondo. Per questo ritengo che "La ladra di parole" sia una lettura formativa e che fa riflettere su quanto si diano per scontati molti diritti del primo mondo. 

Nel complesso il libro mi è piaciuto: nella sua semplicità è una storia a cui ci si appassiona, con una protagonista a cui si vuole immediatamente bene. Ve lo consiglio se siete alla ricerca di un libro "di pancia", che vi faccia provare forti emozioni senza uno stile memorabile o ricercato. Inoltre vi piacerà se avete amato "L’educazione" di Tara Westover, che ho trovato più ripetitivo e meno stimolante di questo, ma ne condivide il messaggio e i temi di fondo seppure ambientato in un contesto geografico molto diverso.

Qual è l'ultimo libro con una protagonista femminile che avete letto?

Le piccole libertà

"Le piccole libertà" di Lorenza Gentile, pubblicato da Feltrinelli, è uno di quei romanzi che ti conquistano già dalla copertina: colorata, piena di vita, raffigurante la soglia della libreria Shakespeare and Company di Parigi, luogo magico dove sono stata e di cui conservo un bellissimo ricordo.


Titolo: Le piccole libertà
Autrice: Lorenza Gentile
Anno della prima edizione: 2021
Casa editrice: Feltrinelli
Pagine: 256

L’autrice nel 2011 ci ha vissuto e lavorato, avendo la possibilità di conoscerne i fondatori e da questa esperienza nasce il suo racconto, che ha per protagonista Oliva, una giovane donna di trent’anni che nella provincia di Milano sembra aver trovato la sua stabilità. Lavora nel marketing, aspira ad un contratto a tempo indeterminato e sta per sposare Bernardo, sulla carta l’uomo perfetto, responsabile, premuroso, disposto a prendersi cura di lei. 

Oliva ama la pasticceria, ama il teatro, ma tutto ciò che non è razionale le è stato così tanto sconsigliato da averlo messo da parte. Anche dell’amata zia Viviana, che non dà  più notizie di sé da ormai 16 anni, conserva un ricordo come se fosse stata quasi un sogno, finché la donna le fa recapitare un biglietto per Parigi a cui Oliva decide per una volta di non resistere. 

La zia le regala così Parigi e soprattutto le regala la possibilità di riscoprirsi, di ritrovare se stessa e ciò che veramente desidera attraverso una serie di deliziosi e fortunati incontri.

"Le piccole libertà" è un romanzo perfetto per chi ha bisogno di sapere che le proprie scelte, quando ci portano a non percorrere la strada più battuta, sono quelle giuste. Ci ricorda che "tante piccole libertà ne fanno una grande" e siamo noi l’unica persona a cui essere sempre fedeli, mentre le aspettative degli altri non hanno alcun diritto di soffocarci. 

"Le piccole libertà" è un romanzo che fa bene all’anima, di quelli che ti fanno sentire al posto giusto e che ti danno l’energia di metterti in discussione. Un romanzo stimolante ad ogni età, ma specialmente  nelle fasi della vita in cui ci si sente nei panni di qualcun altro, nei ruoli in cui qualcuno sembra averci costretti.

È una storia dolce come un macaron, fatta di spettacoli a teatro, della lettura dei tarocchi e dei fenicotteri della Camargue, ma l’autrice non scrive nulla di esageratamente a lieto fine: c’è un grande spazio per la perdita in questo romanzo e soprattutto per l’importanza di imparare a lasciare andare coloro che si sono amati.

È un romanzo che mi ha sorpreso, perché nella sua semplicità mi ha trasmesso molto in un modo diretto, genuino e mai sdolcinato. Mi sono immedesimata in Oliva, ho tifato per lei e ora sono qui a consigliare questo libro a tutti coloro che sono alla ricerca di una boccata d’aria, di una vista su Parigi e di un po’ di coraggio.

Qual è un romanzo ambientato a Parigi che avete amato?

Paese infinito

Paese infinito è un bellissimo romanzo contemporaneo che racconta un’immigrazione che che non è spesso al centro delle notizie: quella dall’America del sud agli Stati Uniti.


Titolo: Paese infinito
Autrice: Patricia Engel
Anno della prima edizione: 2021
Titolo originale: Infinite Country
Casa editrice: Fazi
Traduttrice: Enrica Budetta
Pagine: 300

Precisamente i protagonisti di questa storia sono colombiani, come i genitori della scrittrice che è nata invece negli Stati Uniti come due dei figli della coppia di cui ci racconta, formata da Elena e Mauro. I due si innamorano giovanissimi e con la prima bambina appena nata emigrano con un legale visto turistico negli Stati Uniti dove però decidono di rimanere anche una volta scaduto il loro documento.  

Dopo Karina, la primogenita, nasceranno cittadini statunitensi Nando e Talia: è proprio la figlia minore ad avere il ruolo di primo piano, in quanto per permettere a Elena di guadagnarsi da vivere dopo il rimpatrio di Mauro Talia sarà rimandata in Colombia dalla nonna, sapendo che potrà riunirsi poi legalmente alla madre. Solo Talia dunque "cresce da colombiana" e a 15 anni, dopo un problema con la giustizia, deciderà di tornare negli Stati Uniti.

"Paese infinito" è una storia di separazioni ed ingiustizie, che racconta come un passaporto divida una famiglia, senza consentire loro di regolarizzarsi, lasciando che lavorino per l’economia statunitense, a patto che sia di nascosto. 

È anche una storia d’amore che dura nonostante tutto: Elena e Mauro rimangono fedeli l’uno all’altro nonostante la vita li allontani e le difficoltà sembrino più volte sopraffarli.

Dal punto di vista stilistico il romanzo fonde il racconto politico degli Stati Uniti e della Colombia di oggi con le leggende del paese d’origine della scrittrice  e modifica nell’ultimo terzo il punto di vista della narrazione: se fino ad allora i capitoli sono in terza persona e raccontano il presente di Talia e il passato di Elena e Mauroz, il focus qui passa sui figli minori e su come anche loro si sentano spaccati nella loro vita americana privilegiata, intimoriti dall’imminente incontro con una sorella che hanno visto soltanto in videochiamata. 

È un romanzo che mi è piaciuto molto, sia nel modo in cui è scritto, letterario nonostante la sua concretezza, sia nella costruzione dei personaggi che capitolo dopo capitolo ci sembra di conoscere. Viaggiamo con Talia attraverso la Colombia, in fuga nell’unico paese che abbia davvero conosciuto nonostante sia cittadina statunitense; aspettiamo che quell’aereo atterri e aspettiamo che Mauro affronti un altro viaggio attraverso quei confini sempre più invalicabili per rivederli insieme nonostante le difficoltà, nonostante le minacce comunque incombenti. 

"Paese infinito" ci fa riflettere su quanto siano assurde le politiche migratorie che stabiliscono chi debba vivere dove, chi sia cittadino di quale paese in maniera talvolta insensata e arbitraria. È un romanzo che vi consiglio perché nelle nostre notizie le separazioni delle famiglie al confine di quello che ancora il sogno americano appaiono di rado e invece vale la pena informarsi anche su questa ingiustizia.

Qual è l'ultimo libro che avete letto che racconti una pagina di attualità?

Il bambino segreto

"Il bambino segreto" è il quinto volume della serie di gialli svedesi "I delitti di Fjällbacka" scritti da Camilla Läckberg. Credo che sarà la prima volta in cui porterò a termine la lettura di un’intera serie, (anche se a settembre dovrebbe uscire in Svezia un successivo volume!) perché la sto trovando davvero appassionante e soprattutto perfetta per una lettura di evasione.


Titolo: Il bambino segreto
Autrice: Camilla Läckberg
Anno della prima edizione: 2007
Titolo originale: Tyskungen
Casa editrice: Marsilio
Traduttrice: Laura Cangemi
Pagine: 526


Rispetto ai precedenti volumi, qui abbiamo Patrik meno coinvolto nell’indagine, in quanto si trova in congedo parentale, mentre al centro della storia è senza dubbio Erica ed in particolare sua madre Elsy, scomparsa pochi anni prima in un incidente ma il cui passato cela grandi segreti. Quando infatti perde la vita Erik Frankel, un anziano del luogo, Erica si rende conto che era proprio l’esperto di seconda guerra mondiale al quale aveva portato una medaglia tedesca ritrovata tra gli averi della madre. 

Da questo collegamento apparentemente molto piccolo in verità si scoprirà un legame molto forte che aveva unito all’epoca della guerra cinque ragazzi: Elsy, [la sua amica Britta che nel presente è affetta da Alzheimer e sta dunque perdendo la memoria e finirà per essere la seconda vittima, Frans, l’assassino, che ha sviluppato un’ideologia xenofoba e i due fratelli Erik e Axel: il primo, la vittima, ed il secondo un po’ più grande che nel corso della guerra era stato fatto prigioniero dei tedeschi. Ai loro destini si era intrecciato quello di Hans, un giovane norvegese rifugiatosi a casa di Elsy spacciandosi per un partigiano ed invece figlio di un gerarca nazista. Lui stesso era stato responsabile dei prigionieri nel campo di concentramento in Norvegia dove Axel era stato rinchiuso e proprio per questo verrà ucciso dal ragazzo tornato dalla prigionia, non prima di aver concepito un figlio proprio con la madre di Erica.] I suoi tormentati rapporti con le figlie saranno molto più comprensibili alla fine di questa lettura!

In questo quinto romanzo quindi la storia ha un ruolo predominante: tutto il caso nel presente ruota attorno alla seconda guerra mondiale e alle sue dinamiche. Mi è piaciuto molto come l’argomento sia trattato in un paese che non ha avuto un ruolo centrale nella guerra, anzi non è stato direttamente coinvolto ma ne è stato comunque colpito. Il caso procede attraverso il ritrovamento dei diari di Elsy e personalmente non ne avevo sospettata la soluzione fin quasi alla fine.

Molto interessanti sono anche gli sviluppi delle storie personali dei personaggi ricorrenti: prime tra tutte Erica e Anna, che acquistano un fratello maggiore e si scoprono entrambe incinte. Possiamo quindi aspettarci delle novità nei prossimi volumi!

Abbiamo anche una nuova entrata in polizia, Paula, che fa parte di una coppia omosessuale e dà la possibilità al commissario Mellberg di mostrarsi finalmente in modo più positivo di prima e anche meno imbarazzante: questo aspetto mi è piaciuto perché ha comportato un elemento di novità rispetto alle dinamiche a cui eravamo abituati

In più si fa riferimento al bibliotecario Christian, intento a scrivere un romanzo dal titolo "La sirena": questo è anche il titolo del sesto volume della serie, ragion per cui mi aspetto che la sua linea narrativa verrà sviluppata prossimamente. 

Rimangono costanti la scorrevolezza della storia, la semplicità della scrittura dell’autrice, le pagine in corsivo che danno voce al passato e... la mia curiosità nel proseguire nella lettura!