Di Rosella Postorino ho letto quasi tutti i romanzi, e i miei preferiti, forse è superfluo dirlo, sono i più recenti e più noti: “Le assaggiatrici” e “Mi limitavo ad amare te”.
È stata una grande sorpresa “L’estate che perdemmo Dio”, ristampato di recente da Feltrinelli in una versione rivista dall’autrice, e che si è aggiunto ai suddetti due.
Caterina e Margherita nascono a Nacamarina, un paesino della Calabria; sono bambine serene, che passano il tempo a giocare con i cugini più o meno coetanei, attorniate dall’amore dei genitori, degli zii e dei nonni. Non fosse che attorno a loro imperversa una guerra, quella della ‘Ndrangheta (che in questo libro non viene mai chiamata per nome), che miete vittime e detenuti tra i loro familiari, così che la madre Laura convince il reticente marito Turi ad emigrare in Altitalia, affinché siano salvi, almeno loro.
Vi sono dunque due viaggi ne “L’estate che perdemmo Dio”: quello di una famiglia che emigra al nord, che fa i conti con la solitudine improvvisa di chi sradica le proprie radici, con gli oggetti e i ricordi lasciati indietro; e quello di Turi, che fa ritorno al paese natale quando il cognato, da poco uscito dal carcere, viene assassinato -e si trova ad interrogarsi sul proprio ruolo, se sia stato un vigliacco o abbia avuto coraggio, ad andarsene via.
Caterina e Margherita sono il filtro di questa storia, i loro occhi bambini non sanno dare nome alla criminalità organizzata, concepiscono gli amati familiari inevitabilmente come i “buoni” della storia. E la storia c’è in questo libro, quella dei sequestri di persona, di Cesare Casella in Aspromonte, della caduta del muro di Berlino, dei tanti oggetti simboli di un’epoca -gli omaggi del Mulino Bianco, le figurine Mira Lanza, Lady Oscar alla TV.
La scrittura è materica, densa, riporta alla mente i Treni del Sole e l’odore dei panini scartati, la paura del buio e dell’abbandono, le ginocchia sbucciate dell’infanzia, i giocattoli che abbiamo amato. Le due protagoniste sono così concrete che l’immersione nel romanzo è totale, e la chiave scelta per raccontare una storia italiana non smette mai di convincere.
Non sapevo cosa aspettarmi da questo romanzo più datato dell’autrice, e si è rivelato un testo che ho amato molto!
Avete già letto qualcuno dei suoi romanzi?