mercoledì 18 giugno 2025

Libia

Nel fumetto "Libia", scritto da Francesca Mannocchi, giornalista che ha trascorso diverso tempo nel paese e illustrato dall’attivista per i diritti umani Gianluca Costantini (lo trovate in libreria in edizione Mondadori Oscar Ink) sono contenute diverse, storie separate l’una dall’altra, che hanno l’obiettivo di raccontare una Libia diversa da quella che troviamo sulle testate giornalistiche -piena della retorica contro i migranti e poco consapevole di ciò che realmente accade nel paese e di ciò che è accaduto prima e dopo Gheddafi.

Abbiamo innanzitutto un racconto della strage avvenuta all’interno di un carcere di stato nel 1996, quando i detenuti si ribellarono alle condizioni disumane nelle quali erano costretti a vivere e furono per questo massacrati a centinaia.

Ne "La nebbia libica" invece abbiamo il racconto di una realtà che conosciamo di più, che vi farà venire in mente il pluripremiato film "Io capitano": quello dei centri di detenzione per migranti che diventano teatro di torture e di malattie.

Ci spostiamo poi sulla costa, in pagine che dicono la verità sugli scafisti e sui trafficanti di uomini, su come l’intera economia di un paese si basi sul traffico di esseri umani che durante la dittatura di Gheddafi dovevano invadere l’Europa come strumento di pressione, ma ora è sufficiente che si imbarchino e poco importa se annegheranno a poche miglia dalla terraferma.

Nelle pagine successive, incontriamo Wered, una sedicenne fuggita dalla fame e dalla povertà dell’Eritrea per diventare vittima dello Stato islamico a Sirte e poi della detenzione in Libia, più volte abusata ed incinta di chissà chi tra i suoi stupratori: la storia di una donna che però ne rappresenta tante altre, un orrore che nelle nostre tranquille quotidianità ci rifiutiamo di guardare in volto, a cui ci rifiutiamo di dare un nome.

"Un’altra rivoluzione" è il capitolo più storico, che ricostruisce la rivoluzione del 2011 che mise fine al regime di Gheddafi per mano delle milizie armate che ormai nessuno è più in grado di controllare. Ci racconta la guerra civile del 2014, che ha spaccato il paese in due tra il governo riconosciuto basato a Tobruk e il governo di Tripoli, ad ognuno dei quali fanno capo centinaia di gruppi armati diversi. È seguita poi la presa di potere da parte dell’Isis in un conflitto sanguinoso, seguito dal nuovo governo del 2016, appoggiato dalle Nazioni Unite e basato a Tripoli, non riconosciuto però dal governo di Tobruk: un paese dunque ancora spezzato, fortemente legato all’Italia sia grazie all’importazione del gas sia alla tratta dei migranti nel Mediterraneo. Infine, assistiamo alla presa del potere su Tripoli del generale Haftar nel conflitto del 2019, anno in cui questo fumetto è stato pubblicato. 

Da allora la situazione libica è diventata tutt’altro che più trasparente e ancora il denaro e il traffico di esseri umani la fanno da padrone. Trovo che l’opera di Francesca Mannocchi sia un ottimo primo approccio all’argomento, rendendolo accessibile a tutti i lettori, umanizzandolo con le biografie di coloro che ha intervistato, tra giornalisti che cercano di sottrarsi ai controlli e alle persecuzioni, madri che hanno perso i figli e che altri ne aspettano a casa, sperando che tornino anche per quel giorno sani e salvi.

Mannocchi ci insegna qualcosa e soprattutto pianta un seme su cui potremmo far germogliare un approfondimento. Ora sono curiosa di recuperare anche il suo libro intitolato "Io Khaled vendo uomini e sono innocente".

Qual è l’ultima opera di non fiction che avete letto?

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