lunedì 28 ottobre 2019

Le risposte

Le storie d'amore non sono la mia prima scelta quando si tratta di decidere la prossima lettura, anche se poi quando ne seleziono una di solito il mio responso è piuttosto positivo -non parliamo di harmony, naturalmente. Quando ho sentito parlare di questo romanzo mi è sembrata una storia d'amore abbastanza atipica da potermi piacere, e così non ho esitato a leggerla.



Titolo: Le risposte
Autrice: Catherine Lacey
Anno della prima edizione: 2017
Titolo originale: The Answers
Casa editrice: SUR
Traduttrice: Teresa Ciuffoletti
Pagine: 329



LA STORIA

Mary è una giovane ragazza statunitense che soffre di diversi disturbi per cui ricorre ad una terapia complessa e costosa che agisce sul suo corpo quanto sulla sua anima; è sommersa dai debiti, ed è proprio durante la ricerca di un nuovo lavoro che possa risolvere la situazione che viene assunta per partecipare all'EF: Esperimento Fidanzata.
Esso è un progetto segretissimo che ruota attorno ad un famoso attore, Kurt Sky, per il quale le ragazze selezionate interpreteranno il ruolo di fidanzate -sì, fidanzate al plurale.
La Fidanzata Sentimentale dovrà anche astenersi da attività di tipo materno come fare la spesa, preparare i pasti, fare pulizie in casa, offrire consigli di arredamento o anche solo annaffiare le piante -anche se ce n’è una che sembra averne bisogno. Questi e altri compiti sono stati assegnati alla Fidanzata Materna, al fine di mantenere il rapporto tra Kurt e la Fidanzata Sentimentale il più puro possibile. Tra l’altro abbiamo appena assunto la Fidanzata Collerica, che sarà responsabile dei litigi, delle molestie e della manipolazione, quindi il rapporto tra Kurt e la Fidanzata Sentimentale dovrà essere unicamente piacevole, dato che lui sperimenterà le emozioni più violente con la FC. Pertanto la Fidanzata Sentimentale non dovrà mai essere in disaccordo con Kurt, metterlo in difficoltà o lamentarsi.
L'EF si rivelerà un esperimento tutt'altro che semplice e lineare, scatenando infatti nei partecipanti ogni sorta di emozione -perché forse recitare l'amore non è semplice come sostenuto dal contratto.


COSA NE PENSO

Il romanzo di Catherine Lacey non è affatto lineare nella sua narrazione, e come alla protagonista anche al lettore non vengono fornite tutte le risposte che si desidererebbero. 
Qual è il modo migliore di amare? Come si fa a sapere per certo qualcosa che sta nel cuore di un altro? È una cosa così seria, questa cosa qui, e nessuno sa come farla per bene.
Il tema attorno al quale il romanzo ruota è senza dubbio quello dei sentimenti, in particolare l'amore: cosa significa essere innamorati? Ci si può innamorare seguendo un copione, è possibile controllare ciò che si prova in base ad un incarico per il quale si viene retribuiti, o si tratta di un sentimento del tutto fuori dal nostro controllo?
Al di là delle opinioni personali dei singoli lettori, e per quanto l'Esperimento Fidanzata possa apparire straniante, è innegabile che gli spunti di riflessione riguardo le relazioni amorose che il romanzo di Catherine Lacey fornisce sono innumerevoli; numerose sono anche le citazioni che ho riportato per poterle rileggere con calma in futuro, poiché si sono avvicinate molto al mio personale modo di vivere l'innamoramento. 
Non condividevano la stessa lingua materna e Ashley si chiedeva ancora, perfino a distanza di decenni, se fosse quello il motivo per cui il loro amore sembrava aver retto parecchio più a lungo della media, perché avere una barriera linguistica significava partire da un’aspettativa realistica, dal presupposto che non si sarebbero mai capiti del tutto. Era stato quello che non potevano sapere l’uno dell’altra, forse, a tenerli insieme.
Il personaggio di Mary è sin dall'inizio davvero interessante: il suo vero nome è infatti Junia, anche se nessuno lo sa; ha avuto un'infanzia complessa ed atipica per via delle teorie di suo padre, che chiama rigorosamente per nome, finché una zia non l'ha allontanata dalle credenze religiose dei genitori per regalarle una vita normale. Del passato di Mary avrei sperato, pagina dopo pagina, di scoprire molto di più; purtroppo non è successo ed anzi nella seconda parte del libro il punto di vista da interno diventa esterno, in terza persona, e avviene nel lettore un progressivo distacco da Mary che si percepisce più lontana e più sconosciuta. 
Sono forse il genere di persona che si rende la vita più difficile del necessario? Sono stata io a invitare attivamente tutto questo casino nella mia vita o stavo solo facendo del mio meglio? Ma è terribile e altrettanto vero: ciascuno si porta dentro qualcosa che ancora non riesce a vedere.
Anche il personaggio di Kurt rimane piuttosto sfocato. Anche della sua giovinezza si scopre qualcosa, la morte di sua madre, un'infanzia di trascuratezza, poche storie d'amore vere e proprie una volta cresciuto. Si rivelano in lui alcuni lati detestabili, lo si vede costantemente accompagnato da un manager solerte e pazzo di lui, ma non si arriva mai in profondità -ed anche le vere intenzioni che hanno dato vita all'EF rimangono oscure.
L’idea gli era venuta in sogno: un esperimento sul dare buca a qualcuno, far sì che una donna del Team Intimità lo aspettasse in un luogo pubblico, un qualche posto abbastanza frequentato da metterla in imbarazzo, mentre il ritardo si trasformava in assenza totale, i messaggi e le chiamate venivano ignorati, l’attesa diventava sempre più patetica, una supplica. c’era qualcosa da imparare – Kurt non ne aveva dubbi- da quel miscuglio di senso di colpa e potere che si prova nel far aspettare qualcuno, dalla mortificazione che accompagna l’abbandono.
In conclusione ho trovato la prima parte del romanzo di Catherine Lacey più appassionante della seconda; la mia curiosità infatti non è stata del tutto soddisfatta andando avanti nella lettura. Tuttavia si tratta di un libro che mi ha fatta pensare molto al concetto di amore e di identità, di stare bene con se stessi ed insieme agli altri.
Nonostante i difetti che non posso negare (non sto nemmeno a nominarvi i personaggi della migliore amica e del terapista di Mary, a dir poco confusi e mal costruiti), non è un romanzo che vi sconsiglio, anche se vi suggerisco di leggerlo senza aspettarvi un capolavoro.

lunedì 21 ottobre 2019

L'ombra del vento

Per la prima volta ho letto questo libro molti anni fa, ormai più di dieci, quando era la novità del momento e non riuscii a resistere alla sua copertina negli espositori del supermercato. Oggi non compro più libri quando faccio la spesa e sono molto restia al leggere il best-seller del mese. Questo libro nella sua copertina (che ancora oggi mi piace moltissimo) si era ritagliato quindi da oltre un decennio il suo posto sui miei scaffali colorati, e non pensavo a lui da molto tempo; poi, complice un meraviglioso viaggio a Barcellona, l'ho riscoperto. E Daniel Sempere ha reso la mia vacanza ancora più magica.


Titolo: L'ombra del vento
Autore: Carlos Ruiz Zafòn
Anno della prima edizione: 2001
Titolo originale: La sombra del viento
Casa editrice: Mondadori
Traduttrice: Lia Sezzi
Pagine: 439


LA STORIA
Daniel Sempere è appena un bambino quando suo padre, libraio di Barcellona, gli rivela l'esistenza del Cimitero dei libri dimenticati: un luogo colmo di volumi sconosciuti al grande pubblico, dove chiunque venga ammesso tra gli scaffali ha il compito di adottare un libro e tenerlo con sé. È qui che Daniel incontra "L'ombra del vento", romanzo di Julian Carax, scrittore del quale si sono perse le tracce e la cui opera omnia è stata quasi completamente data alle fiamme da un personaggio che pare essere un demonio uscito dai suoi libri. 

COSA NE PENSO
L'ombra del vento è un romanzo che contiene in sé diversi generi letterari. È innanzitutto un romanzo di formazione, che vede crescere Daniel, passare da un adolescente infatuato di una donna che non lo ricambia ad un giovane uomo che scopre cosa significa innamorarsi davvero. 
C'è molta famiglia dentro questo libro: la mancanza della madre di Daniel, prematuramente scomparsa, e la sua stretta relazione con il padre che lo ama moltissimo; e poi c'è Fermìn, che pur non avendo con i Sempere un legame biologico diventa in breve tempo uno di loro.
La passione infantile è un'amante infedele e capricciosa, e ben presto nel mio cuore ci fu posto solo per le costruzioni e le barchette a molla. Smisi di chiedere a mio padre di portarmi a vedere la penna di Victor Hugo, e lui smise di menzionarla. Ma di quel periodo mi è rimasta impressa un'immagine di mio padre: un uomo magro, con un vecchio vestito troppo largo e un cappello usato comprato in calle Condal per sette pesetas, che non poteva permettersi di regalare a suo figlio una penna tanto portentosa quanto inutile.
È anche un romanzo ricco di misteri, che copre un arco temporale lungo oltre vent'anni (dall'immediato dopoguerra all'epilogo nella metà degli anni Sessanta) e affronta tematiche storiche come la guerra civile spagnola, l'epoca durante la quale il castello di Monjuic era una prigione ed un luogo di tortura.
È impossibile descrivere quei primi giorni di guerra a Barcellona, Daniel. Negli sguardi della gente c'erano odio e paura e nelle strade regnava un silenzio che prendeva allo stomaco. Di giorno in giorno, di ora in ora, arrivavano notizie allarmanti. Ricordo una sera in cui Miquel e io camminavamo lungo le ramblas diretti a casa. In giro non c'era anima viva. Osservando le facciate delle case, le imposte che occultavano sguardi sospettosi, Miquel disse che si sentiva il rumore dei coltelli che venivano affilati.

Lo stile di Zafòn è semplice, ricco di descrizioni capaci di trasportare il lettore in una Barcellona molto meno assolata di quella che ho avuto il piacere di visitare; spesso piove su Daniel, su Fermin e sugli altri personaggi che percorrono le strade della città, si fermano nelle sue piazze, viaggiano sui suoi treni. Barcellona è uno sfondo ma anche un elemento cardine nel romanzo di Zafon: è infatti proprio la città a creare l'atmosfera, ad aggiungere un tratto distintivo.
Ci incamminammo in direzione della Barceloneta e, passo dopo passo, arrivammo fino al frangiflutti. La città, avvolta nel silenzio, si offriva al nostro sguardo emergendo dalle acque calme del porto come un miraggio. Ci sedemmo sul molo per contemplare lo spettacolo. A una ventina di metri da noi si snodava un'immobile processione di automobili con i vetri dei finestrini appannati o coperti da fogli di giornale. «Questa città è magica, Daniel. Ti entra nel sangue e ti ruba l'anima.»
Va detto che non tutte le storie contenute ne "L'ombra del vento" sono incredibilmente originali, ad esempio è innegabile quanto la storia d'amore tra Julian e Penelope sia debitrice alla tragedia di Giulietta e Romeo (con Miquel Moliner nei panni del Frate Lorenzo e Jacinta in quelli della nutrice). 
Di notte Julián scriveva racconti in cui dava voce al suo amore per Penélope. Poi, con una scusa qualunque, si recava nella casa dell'avenida del Tibidabo e attendeva l'occasione per sgattaiolare nella stanza di Jacinta e affidarle le pagine scritte da consegnare alla ragazza. Ogni tanto la governante gli dava un biglietto di Penélope che Julián leggeva e rileggeva all'infinito.
Tuttavia a mio parere l'opera nel complesso non ne risente: Zafon è abilissimo nel mantenere sempre viva nel lettore la curiosità nei confronti del destino di Julian Carax, dell'identità del misterioso uomo sfigurato che si fa chiamare Lain Coubert, ed anche del passato di personaggi comprimari come Fermin -che è senza dubbio uno dei più riusciti, grazie alla sua pungente ironia ed al fatto che incarni una parte della storia spagnola con il proprio vissuto precedente all'impiego presso i Sempere.

Un altro grande pregio dello scrittore spagnolo è l'abilità di dosare gli elementi all'interno del suo corposo romanzo: esso è infatti ricco di drammi (pensiamo alla triste vicenda di Penelope Aldaya, allo stesso padre di Daniel che non ci appare mai come un uomo soddisfatto, a Fermin prigioniero dei propri rimorsi, e naturalmente a Julian…) ma non eccede mai nei toni tragici, che vengono abilmente smorzati attraverso la divertente voce di Fermin e gli aneddoti della giovinezza di Daniel, che spesso riescono a farci sorridere.
"L'ombra del vento" è una lunga ricerca che si sviluppa lungo due binari paralleli: Daniel cerca Julian, e Julian cerca dapprima Penelope, poi lo stesso Daniel senza che egli se ne renda conto. Si tratta di un'avventura ricca di misteri da svelare, di enigmi a cui trovare risposta, dalla quale è impossibile non farsi coinvolgere; i lettori poi saranno deliziati dal ruolo da protagonisti che viene affidato ai libri e alle librerie.
«I libri?» «Libri maledetti, l'uomo che li ha scritti, un misterioso personaggio fuggito dalle pagine di un romanzo per poterlo bruciare, un tradimento e un'amicizia perduta. È una storia d'amore, di odio e di sogni vissuti all'ombra del vento.» «Sembra il risvolto di copertina di un romanzetto, Daniel.» «Non per niente lavoro in una libreria. Ma questa è una storia vera. Vera come il fatto che questo pane è vecchio almeno di tre giorni. E come tutte le storie vere comincia e finisce in un cimitero, anche se molto particolare.»
Anche affezionarsi ai protagonisti è istintivo, al punto che una volta terminata la lettura se ne sente immediatamente la mancanza.
Ecco il motivo per cui ho iniziato la lettura de "Il gioco dell'angelo" non appena terminato questo tomo...

lunedì 14 ottobre 2019

Destinatario sconosciuto

Regalo ricevuto ormai un paio di anni fa, questo libriccino aveva trovato posto sugli scaffali della mia libreria e da lì non si era più mosso. Poi, come sempre mi capita con i numerosi volumi accumulati, è arrivato il suo momento con una sorta di irresistibile richiamo: e ho scoperto una vera perla!



Titolo: Destinatario sconosciuto
Autrice: Katherine Kressmann Taylor
Anno della prima edizione: 1938
Titolo originale: Adress unknown
Casa editrice: Rizzoli
Traduttrice: Ada Arduini
Pagine: 77



LA STORIA

All’interno di questo brevissimo romanzo epistolare due uomini, due amici di lunga data -Max, ebreo residente gli Stati Uniti e Martin, tedesco da poco rientrato in patria- si scambiano lettere nelle quali gestiscono la comune attività e si raccontano a vicenda la propria quotidianità. Lettera dopo lettera, appare evidente l’ascesa al potere del nazismo in Germania: e si sa cosa ciò comporterà per gli appartenenti alla religione ebraica...  


COSA NE PENSO

"Destinatario sconosciuto" è una storia folgorante, che non fa sconti. 
La sua autrice, statunitense, la pubblicò su una rivista nel 1938; ebbe un grande successo oltreoceano, ma in Europa, dove la Seconda guerra mondiale era sul nascere e l'antisemitismo era divenuto legge in molti stati, la sua pubblicazione fu immediatamente vietata.
Ricominciò a circolare solo negli anni '90, e da allora la sua popolarità non è mai venuta meno: numerosissime sono le trasposizioni teatrali del romanzo in tutto il mondo. La sua importanza oggi è più che mai fondamentale, perché nonostante sia stato scritto oltre settanta anni fa "Destinatario sconosciuto" sa parlare al presente; come Max vede, a distanza, il lato più oscuro e reale di quanto sta accadendo in Germania mentre lui scrive le sue lettere a Martin, il lettore oggi potrà scorgere parallelismi tra i due periodi storici -e si spera, ricavarne spunti per cambiare il presente in modo da non ripetere gli orrori del passato.
La gente non si nasconde più dietro la vergogna; ha ricominciato a sperare. Forse questa povertà avrà fine. Accadrà qualcosa, anche se non so che cosa. Abbiamo trovato una guida! Eppure, a volte esito e mi chiedo: una guida che ci condurrà dove? Spesso l'eccessiva disperazione può spingere a imboccare la strada della follia.
La struttura epistolare del romanzo è particolarmente adatta alla narrazione: in ogni lettera vi è infatti il punto di vista di uno solo dei suoi protagonisti, la sua sola opinione su quanto gli avviene attorno; mentre Martin appare sordo alle affermazioni con cui Max lo incalza, allo stesso modo Max sembra impossibilitato ad intervenire sulla realtà che circonda Martin -e nella quale, suo malgrado, anche sua sorella viene a trovarsi. In un'amicizia che all'inizio era salda e duratura si intromette il regime, e Max non è per Martin più soltanto il suo socio e amico, bensì soprattutto un ebreo che in quanto tale si merita l'antisemitismo dilagante.
Tu vedrai soltanto che la tua gente sta patendo. Non puoi capire che per salvarne milioni, alcuni devono soffrire. Tu sei soprattutto un ebreo e piangerai per il tuo popolo. Lo capisco. Gli ebrei sono fatti così. Vi lamentate ma non siete mai abbastanza audaci da combattere. Ecco perché ci sono i pogrom.
"Destinatario sconosciuto" non è però soltanto un'opera di carattere storico, che immortala un momento cruciale per il ventesimo secolo: è anche un racconto completo, in cui la tensione cresce fino ad un epilogo a sorpresa che lascia a dir poco allibiti -e che naturalmente non posso svelare! 
Sono rimasta davvero stupita da questa lettura, che non mi sarei aspettata così appassionante. Considerando che richiederà una mezz'ora del vostro tempo, vi consiglio di recuperarlo e trovare l'occasione di leggerlo: sarà di certo un momento ben speso.

lunedì 7 ottobre 2019

Le nozze di Al-Zain

Come ormai avrete capito, la mia ricerca di autori esce spesso dai confini dell'Europa ed in particolare arriva all'altra sponda del Mediterraneo, alla scoperta di nuovi autori arabi e mediorientali che ancora non conosco.



Titolo: Le nozze di Al-Zain
Autore: Tayeb Saleh
Anno della prima edizione: 1969
Titolo originale: 'Urs al-Zayn
Casa editrice: Sellerio
Traduttori: Lorenzo Declich, Daniele Mascitelli
Pagine: 122



LA STORIA

Il protagonista di questo romanzo breve è Al-Zain, un uomo facile all'innamoramento e molto noto nel piccolo paesino del Sudan dove ha sempre vissuto. Ma così come si innamora facilmente, altrettanto in fretta i suoi sentimenti si rivolgono altrove.
Al-Zain usciva da ogni storia d'amore così come ci era entrato, su di lui non appariva alcun cambiamento. Anche la sua risata non cambiava, la sua frivolezza non diminuiva punto, le sue gambe non si stancavano di portare il corpo da un'estremità all'altra del paese. 
Proprio per questo l'intera comunità è a dir poco sorpresa alla notizia delle sue imminenti nozze con una delle ragazze più attraenti del paese...


COSA NE PENSO

Autore sudanese di fama internazionale, Tayeb Saleh ha esordito con questa novella nel 1966. La sua opera più nota è però successiva e si intitola "La stagione della migrazione a nord" -lettura che affronterò prossimamente.

Il matrimonio di Ni'ma e Al-Zain è qui il pretesto attraverso il quale Saleh ritrae un gruppo di persone, la loro identità e il loro carattere. Ci sono infatti Musa, servitore ingiustamente allontanato dal figlio del suo datore di lavoro, il pio Al-Hunain la cui integerrima morale è sopravvissuta anche alla sua morte, Saif-al-Din che dopo una vita di dissoluzione si ravvede... 
Il risultato è una rappresentazione evocativa di un luogo sul maestoso fiume Nilo che sembra essere sospeso nel tempo, lontano dalla frenesia di qualsiasi città, e che racconta la quotidianità di individui dai caratteri universali.
Gli anni si susseguono, uno dopo l'altro, il petto del Nilo si gonfia così come il petto dell'uomo si riempie di collera. L'acqua scorre sulle due sponde e ricopre la terra arata fino ad arrivare ai bordi del deserto, fin alla base delle case, le rane gracidano nel Nilo e da nord soffia un vento umido impregnato di rugiada che porta un profumo che è un misto della fragranza dei fiori dell'acacia, l'odore della legna bagnata, l'odore della terra fertile riarsa quando si disseta d'acqua [...].
Alla conclusione della novella c'è poi una sorpresa per il lettore: due brevi racconti di Saleh.
"Una manciata di datteri" è infatti una storia sulla perdita dell'innocenza: un nipote scopre che il suo amatissimo nonno è diverso da ciò che pensava, ed è in realtà un uomo avido e privo di scrupoli; "Il dum di Wad Hamid" è invece un racconto evidentemente politico, su come una comunità difende un albero che sembra racchiuderne l'essenza, disposta ad aspettare per decenni il progresso a patto che il dum (e dunque l'identità, la tradizione) non venga da esso sradicato. 

Nel complesso questo primo incontro con la produzione di Saleh non mi è dispiaciuto; confesso di aver preferito i due racconti brevi conclusivi a quello principale, che per quanto vivido e di grande intrattenimento non mi ha particolarmente colpita.
Ora sono davvero curiosa di leggere l'opera che viene considerata il suo capolavoro!