Come ormai avrete capito, la mia ricerca di autori esce spesso dai confini dell'Europa ed in particolare arriva all'altra sponda del Mediterraneo, alla scoperta di nuovi autori arabi e mediorientali che ancora non conosco.
Titolo: Le nozze di Al-Zain
Autore: Tayeb Saleh
Anno della prima edizione: 1969
Titolo originale: 'Urs al-Zayn
Casa editrice: Sellerio
Traduttori: Lorenzo Declich, Daniele Mascitelli
Pagine: 122
LA STORIA
Il protagonista di questo romanzo breve è Al-Zain, un uomo facile all'innamoramento e molto noto nel piccolo paesino del Sudan dove ha sempre vissuto. Ma così come si innamora facilmente, altrettanto in fretta i suoi sentimenti si rivolgono altrove.
Al-Zain usciva da ogni storia d'amore così come ci era entrato, su di lui non appariva alcun cambiamento. Anche la sua risata non cambiava, la sua frivolezza non diminuiva punto, le sue gambe non si stancavano di portare il corpo da un'estremità all'altra del paese.
Proprio per questo l'intera comunità è a dir poco sorpresa alla notizia delle sue imminenti nozze con una delle ragazze più attraenti del paese...
COSA NE PENSO
Autore sudanese di fama internazionale, Tayeb Saleh ha esordito con questa novella nel 1966. La sua opera più nota è però successiva e si intitola "La stagione della migrazione a nord" -lettura che affronterò prossimamente.
Il matrimonio di Ni'ma e Al-Zain è qui il pretesto attraverso il quale Saleh ritrae un gruppo di persone, la loro identità e il loro carattere. Ci sono infatti Musa, servitore ingiustamente allontanato dal figlio del suo datore di lavoro, il pio Al-Hunain la cui integerrima morale è sopravvissuta anche alla sua morte, Saif-al-Din che dopo una vita di dissoluzione si ravvede...
Il risultato è una rappresentazione evocativa di un luogo sul maestoso fiume Nilo che sembra essere sospeso nel tempo, lontano dalla frenesia di qualsiasi città, e che racconta la quotidianità di individui dai caratteri universali.
Gli anni si susseguono, uno dopo l'altro, il petto del Nilo si gonfia così come il petto dell'uomo si riempie di collera. L'acqua scorre sulle due sponde e ricopre la terra arata fino ad arrivare ai bordi del deserto, fin alla base delle case, le rane gracidano nel Nilo e da nord soffia un vento umido impregnato di rugiada che porta un profumo che è un misto della fragranza dei fiori dell'acacia, l'odore della legna bagnata, l'odore della terra fertile riarsa quando si disseta d'acqua [...].
Alla conclusione della novella c'è poi una sorpresa per il lettore: due brevi racconti di Saleh.
"Una manciata di datteri" è infatti una storia sulla perdita dell'innocenza: un nipote scopre che il suo amatissimo nonno è diverso da ciò che pensava, ed è in realtà un uomo avido e privo di scrupoli; "Il dum di Wad Hamid" è invece un racconto evidentemente politico, su come una comunità difende un albero che sembra racchiuderne l'essenza, disposta ad aspettare per decenni il progresso a patto che il dum (e dunque l'identità, la tradizione) non venga da esso sradicato.
Nel complesso questo primo incontro con la produzione di Saleh non mi è dispiaciuto; confesso di aver preferito i due racconti brevi conclusivi a quello principale, che per quanto vivido e di grande intrattenimento non mi ha particolarmente colpita.
Ora sono davvero curiosa di leggere l'opera che viene considerata il suo capolavoro!
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