mercoledì 28 giugno 2023

Le ragazze del Pillar - volume 1

Spin-off del capolavoro del fumetto "Il porto proibito", che è attualmente il mio titolo preferito della coppia di autori Teresa Radice e Stefano Turconi, nella serie "Le ragazze del Pillar" pubblicata da Bao Publishing, di cui ho appena recuperato il primo volume, sviluppano l’ambientazione del Pillar to Post.

Al suo interno troviamo due storie che parlano "di terra, di mare, di marinai e di prostitute", come si legge già in apertura e sono ambientate entrambe nel 1810, a Plymouth nel Devonshire, come il testo da cui hanno origine. 


La prima storia è dedicata a June e la seconda Alice, due delle ragazze che lavorano come prostitute alla locanda che ormai conosciamo. La prima storia si intreccia però anche quella di Tane, energumeno di origine neozelandese i cui passi incontrano quelli delle ragazze perché l’uomo trova lavoro proprio alla locanda dopo la morte del capitano con il quale aveva viaggiato per lungo tempo e che lo considerava come un figlio. June gli è particolarmente affezionata e si impegna in ogni modo perché i sospetti sul suo conto decadano e l’uomo possa vivere in libertà occupandosi di proteggere le ragazze del Pillar

Il secondo capitolo invece è principalmente una storia d’amore, tra Lizzie che sogna un uomo aristocratico e un giovane impacciato scienziato che si innamora di lei senza curarsi della sua chiacchierata professione. È una storia tenera e romantica che sul finale mi ha addirittura commossa con la sua dolcezza. 

Come sapete i fumetti di Teresa Radice e Stefano Turconi sono tra i miei preferiti e non posso fare altro che consigliarvi anche questa lettura, come sempre magnificamente illustrata dal disegnatore  nei suoi colori ad acquarello fatti di splendidi paesaggi e ambientazioni suggestive. Non vi consiglio però di iniziare da qui perché se ancora non ci siete mai stati è da "Il porto proibito" che dovete iniziare a conoscerlo per potervi immergere al meglio nelle sue atmosfere! 

Qual è la vostra opera preferita di questi due autori ?

L'estate dei fantasmi

Il mio primo contatto con Lawrence Osborne è stato attraverso il film tratto da uno dei suoi romanzi "The Forgiven". Le sue atmosfere inquietanti e lo sviluppo sorprendente sono tratti che ho trovato comuni a "L’estate dei fantasmi", pubblicato da Adelphi, che ho appena terminato.


Siamo in Grecia, sull’isola di Idra; Naomi e Sam, due ragazze in vacanza, si incontrano. La seconda è americana e ha tutto sommato un buon rapporto con la propria famiglia; Naomi invece arriva da Londra insieme a suo padre e alla moglie di lui, che proprio non riesce a sopportare. Durante una delle loro escursioni incontrano un migrante sopravvissuto alla traversata dalla Turchia, e Naomi decide di farne una sorta di propria missione: dapprima gli porta indumenti e cibo, ma poi ne organizza la fuga verso il continente a spese della propria famiglia. Il piano però non va come previsto e da quel momento in poi le ragazze si trovano a dover nascondere uno scomodo segreto, mentre Fuad, il migrante siriano, è in fuga attraverso l’Italia. 

Un aspetto molto convincente di questo romanzo sono le descrizioni che ci trasportano sul Mar Egeo, al caldo assolato dell’estate tra un raki e un piatto tipico; è davvero una lettura perfetta per questa stagione perché ci sentiamo in vacanza con le protagoniste. 

Pagina dopo pagina però la tensione cresce e qui sta il secondo pregio di questa storia, che prende una piega inaspettata e tiene il lettore incollato alle pagine fino a che non ne conosce l’esito finale. Lo potremmo definire quasi un thriller, perché è un romanzo estremamente concentrato sulla trama e per i suoi personaggi non proviamo un briciolo di empatia, in quanto sono descritti senza eccezioni come viziati, spesso privi di senso della realtà, che a volte la fanno franca a dispetto di ogni circostanza. Il loro idealismo è privo di qualunque sincerità e le loro idee politiche sono spesso disprezzabili.

Non aspettatevi un romanzo sui migranti, perché è davvero tutt’altro e anche il giovane siriano è molto lontano dall’idea di migrante desideroso di costruirsi una nuova onesta esistenza, anche se le sue azioni più di quelle degli altri sembrano dettate più che altro dalla disperazione. 

Nel complesso è un stata una lettura che mi ha positivamente sorpresa_ dopo un inizio abbastanza lento in cui ne introduce l’ambientazione, come ho già detto riuscitissima ed evocativa, ne sono stata catturata al cento per cento e ve lo consiglio proprio se siete alla ricerca di una lettura estiva molto appassionante!

Qual è un romanzo che collegate all’estate?

Freeman's - Potere

Il secondo numero della rivista letteraria "Freeman's" pubblicata da Black Coffee edizioni raccoglie contributi legati ad un'unica tematica: quella del potere. In totale contiene venticinque testi, tra racconti più o meno brevi, fumetti, poesie e ballate, opere di non fiction, di autori e autrici di origini e nazionalità molto diverse.


Il potere è declinato nei suoi più vari aspetti: il predominio maschile sulle donne, la discriminazione razziale, il conflitto di classe e le sue conseguenze sui ceti meno abbienti, il peso della pressione sociale sugli individui. 

Tra i testi di narrativa, i miei preferiti sono stati l'angosciante "Una casetta" di Lan Samantha Chang, che riguarda il potere economico; "Latte materno" di Tahmina Anam sull'oppressione delle aspettative che ricadono sulle madri; "Bruciare" di Kanako Nishi sul senso di colpa legato alle molestie subite.

Per quanto riguarda i testi più sociologici e politici, mi hanno colpita "Camminare" di Aminatta Forna che riflette sul genere e sull'etnia ma soprattutto sul potere maschile negli spazi pubblici; "Prigioniere" di Nimmi Gowriathan sulla sindrome di Stoccolma e su come sia stata utilizzata per delegittimare le ragioni delle donne; "Chi ha ucciso mio padre" di Edouard Louis sull'impatto delle politiche francesi sulle classi lavoratrici.

Infine ho apprezzato moltissimo "Greenfell Tower", ballata di Ben Okri dedicata all'incendio del 2017 e alla responsabilità governativa della strage. 

Per la seconda volta questa rivista è stata un enorme spunto di riflessione, ma anche la scoperta di autori e autrici che desidero conoscere meglio in futuro. Non vedo l'ora di dedicarmi, con l'attenzione e il tempo che meritano, anche ai prossimi volumi! 

giovedì 22 giugno 2023

La fatica dei materiali

"La fatica dei materiali" di Marek Sindelka, pubblicato da Keller editore, è quello che potremmo definire un romanzo fiume: nella sua brevità efficacissimo, è una storia di migrazione narrata da due punti di vista, quelli di due fratelli di cui conosciamo soltanto il nome del maggiore, Amir. 

Molto probabilmente sono siriani, ma non c’è scritto da nessuna parte, così come non è scritto da nessuna parte il nome della città del nord verso la quale si dirigono, separatamente perché non hanno potuto proseguire insieme il loro viaggio della speranza. Sindelka racconta l’odissea dei migranti, la disperazione, la "fatica dei materiali" che emerge dalla lamiera di un camion contorta per la pressione di chi soffoca al suo interno, in un richiamo a gran voce a "Uomini sotto il sole" di Kanafani.

Il breve e coraggioso romanzo ci porta sui passi della disperazione, quella che fa proseguire anche quando il corpo è esausto, quando si è persa una scarpa, quando il freddo entra nelle ossa e non si trova cibo da giorni, in un paesaggio inospitale dove gli esseri umani che si incontrano sono terrorizzati o aggressivi da quelle presenze che trovano in accettabili.

L’autore scrive pagine che fanno soffrire e che trascinano; al fianco del ragazzo cerchiamo gocce di miele in alveari che stanno morendo, avvolgiamo il piede nudo in un sacchetto di plastica come se potesse proteggerci dal ghiaccio, cerchiamo rifugio nei posti più improbabili mentre Amir fronteggia le percosse, gli arresti, i centri di identificazione ed espulsione. 

Non sappiamo dove si trovano, non sappiamo in quanto tempo si svolga l’arco di questa storia. Sappiamo che sono separati, che non hanno modo di mettersi in contatto l’uno con l’altro, ma che continuano ad andare, a resistere, a sopportare indicibili sofferenze nelle quali è impossibile non immedesimarsi. 

È un romanzo fiume dicevo, che confonde il lettore, lo disorienta perché non ci sono nomi propri, riferimenti geografici o temporali, i capitoli alternano i punti di vista ma li mescolano a qualche estratto del passato, a qualche incontro sempre dolorosissimo -un senzatetto che è il solo a concedere un gesto di umanità, un giovane palestinese distrutto dall’aver venduto i propri organi per la disperazione. 

È un romanzo che coinvolge in un modo viscerale, che fa disperare e parteggiare per i suoi protagonisti e la cui lettura farebbe davvero molto bene a tutti coloro che credono ancora alla leggenda dei profughi ricchi e ben nutriti, con gli smartphone ultimo modello ospitati negli alberghi e accolti col tappeto rosso.

È un romanzo che parla dell’oggi, che lo fa in modo letterario e mai didascalico, e di cui mi sento assolutamente di consigliarvi la lettura: un nuovo titolo del catalogo Keller di cui sono davvero entusiasta.

Qual è una storia di migrazione che vi ha colpiti ?

mercoledì 21 giugno 2023

Il contastorie

Teresa Radice e Stefano Turconi sono tra i miei fumettisti preferiti: in cima alla mia classifica personale c’è quel capolavoro de "Il porto proibito", un fumetto che dovrebbe leggere anche chi non è abituato a questa forma letteraria. Secondo metto "La terra, il cielo, i corvi" e per terzo "Non stancarti di andare", che però da oggi se la gioca con "Il contastorie", la più recente delle loro pubblicazioni. 


Il protagonista è un undicenne brasiliano, Pedro, che non ha mai lasciato il paesino dove vive con le sorelle minori e uno dei fratelli, mentre l’altro, Cent, è sempre in viaggio alla scoperta del mondo -o almeno questo è quanto Pedro crede prima di scontrarsi con una realtà molto meno fiabesca dei libri  nei quali è costantemente immerso. [Il fratello infatti non è mai uscito dal Brasile, ma si assenta spessissimo da casa per via della sua attività di spaccio di droga e anche per colpa della propria tossicodipendenza che lo ha portato a indebitarsi in modo grave] 

Inconfondibile è il tratto di Turconi, che disegna un Pedro dolcissimo al quale ci affezioniamo dalla prima pagina, alle prese con delle verità troppo amare per un bambino della sua età. Il percorso che intraprende in questo fumetto è un viaggio avventuroso nel tentativo di tirare il fratello maggiore fuori dai guai, ma anche una storia di formazione che lo fa scontrare con l’amarezza della realtà e pone fine alla sua innocenza. 

I colori di queste tavole acquerellate sono magici e ci trasportano nell’atmosfera dell’Amazzonia, con la sua vegetazione lussureggiante e i suoi animali, primo tra tutti il minuscolo lemure Chico che accompagna ovunque il protagonista. Ci sono paesaggi magnifici e personaggi espressivi e magnetici -degno di nota l'enigmatico e significativo personaggio di Tiresia.

Rispetto ai tre che ho citato precedentemente in questo post, questo fumetto è adatto anche alla lettura da parte di lettori più giovani: per quanto la tematica sia delicata viene raccontata in toni  adeguati per l’età dei coetanei di Pedro, evitando una durezza eccessiva. Si innamoreranno poi di questa storia tutti gli amanti della lettura, perché i romanzi e le storie che contengono sono il fil rouge che lega i suoi capitoli e che accompagna la crescita di Pedro. 

Insomma è stata un'ulteriore conferma di quanto ami questa coppia di autori, e una lettura tenera ed emozionante che mi sento di consigliarvi di cuore!

Avete letto le loro opere? Qual è la vostra preferito?

giovedì 15 giugno 2023

L'acqua del lago non è mai dolce

Non sono stata per diverso tempo convinta di leggere "L’acqua del lago non è mai dolce", romanzo d’esordio della scrittrice Giulia Caminito premiato al Campiello e finalista al premio Strega. Forse il fatto che se ne parlasse tanto mi insospettiva e mi ha fatto rimandare la lettura, ma poi un colpo di fortuna al mercatino ed eccoci qui a parlarne oggi. 

Devo ammetterlo mi è piaciuto più di quanto mi aspettassi, nonostante non lo trovi un romanzo perfetto. 


Al centro c’è Gaia, che incontriamo bambina e seguiamo fino a quando diventa una giovane donna; il suo nome non le piace, non le si addice, in tutto il romanzo lo troviamo soltanto una volta come la firma ad una lettera dolorosissima, che è l’unica presa di coscienza degli errori che la ragazza riesce a raggiungere. Siamo nel Lazio, nella provincia vicino al lago di Bracciano, precisamente ad Anguillara Sabazia e la famiglia di Gaia arranca nel tentativo di farsi assegnare un alloggio popolare, tra scambi di case e seminterrati resi a malapena abitabili. 

La condottiera della famiglia è la mamma Antonia, perché il padre Massimo, reduce di un incidente sul lavoro in un cantiere nel quale lavorava in nero, è diventato disabile e vive sullo sfondo i dolori e conflitti della famiglia; il più emozionante è quello con Mariano, il figlio maggiore che a dire il vero è figlio soltanto di Antonia, che però non ci pensa due volte ad allontanarlo in malo modo per punirlo dei suoi errori mentre proprio Massimo è quello che sembra sentirne più la mancanza, lo stesso che prima ribadiva di non esserne il padre è quello che in fin dei conti lo sente più figlio. 

Ci sono poi i gemelli i personaggi, poco caratterizzati, e i coetanei di Gaia che ne accompagnano l’adolescenza, amicizie che non la soddisfano mai, ragazzi dei quali non riesce ad innamorarsi, e gli scoppi ciechi e istintivi di violenza che la rendono pericolosa e selvatica. 

Questo è un romanzo di estati e di povertà, di privazioni che segnano per una vita intera, che la rendono testarda, intenzionata a laurearsi in filosofia a dispetto di tutti coloro che pensano che dovrebbe quanto prima portare a casa uno stipendio. 

È un romanzo che mi ha fatta arrabbiare: in primo luogo questa madre che spadroneggia, certo perché colpita e segnata dalla vita, abituata a dover portare tutto avanti con le sue forze, ma al tempo stesso implacabile, mai interessata a comprendere coloro a cui ha dato la vita. Poi mi ha fatta arrabbiare anche Gaia, che a caro prezzo impara che a coloro che ci vogliono bene dovremmo un’amicizia più onesta più sincera e leale di quella che ha offerto all’unica vera amica (che poi la vita le sottrae amaramente).

È un romanzo che mi è piaciuto, anche se ho trovato la parte centrale un po’ ridondante e meno convincente dell’inizio che mi aveva folgorata. Ho trovato comunque convincente la conclusione nella chiusura del cerchio che riavvicina una famiglia spezzata sulle rovine di una casa che hanno lasciato da tempo e sui cocci della quale si ritrovano -anche se Gaia non se ne sente più parte.

Nel complesso è un romanzo che mi sento di consigliarvi se volete affacciarvi al panorama della narrativa italiana contemporanea: la scrittrice usa periodi lunghi, molti aggettivi separati da virgole, in un ritmo trascinante dà voce a una protagonista che è credibile ed intensa e credo che possa essere davvero promettente. 

Qual è l’ultima autrice italiana che avete scoperto?

martedì 13 giugno 2023

La strega

Decimo episodio della serie "I delitti di Fjällbacka" di Camilla Läckberg, pubblicata da Marsilio, "La strega" è quello all’interno del quale finora ho trovato meno connesse la parte ambientata nel presente e quella nel passato, che qui è dedicata al XVII secolo e come è facile capire dal titolo ai processi per stregoneria. 


Soltanto nelle ultime due pagine si chiarisce il legame tra le sfortunate vicende della donna protagonista e ciò che avviene al giorno d’oggi nella cittadina dei nostri personaggi ricorrenti: devo ammettere che mi è sembrato un filo conduttore un po’ debole, d’altra parte la scrittrice si è presa una lunga pausa dopo la stesura di questo volume per proseguire le avventure di Erica, Patrick e i loro concittadini, iniziando addirittura altre due serie di romanzi tuttora in corso, quindi forse "La strega" è stato scritto con minor convinzione rispetto ai volumi precedenti della serie. 

La vicenda è ambientata come sempre a Fjällbacka e ruota intorno alla scomparsa di una bambina di quattro anni, che termina con il rinvenimento del suo cadavere così come era già successo trent’anni prima, quando le colpevoli erano state giudicate due tredicenni, oggi due donne e madri, di nuovo presenti nel paesino. I loro figli, entrambi con difficoltà di adattamento e vittime di bullismo, si sono innamorati ma non sempre l’amore è sufficiente per mettere la parola fine a un’adolescenza segnata dai maltrattamenti e dalla mancanza di affetto. 

La risoluzione del caso non l’ho trovata prevedibile, anche se da un certo punto in poi non sospettare del marito di Helena è impossibile le sue ragioni però non mi erano state chiare fino alla fine e per questo ho apprezzato la risoluzione del mistero. 

Mi è piaciuto anche il fatto che la scrittrice contestualizzi le vicende politiche della Svezia inserendo la tematica dell’immigrazione dei cittadini siriani, anche se la loro presenza sembra un po’ fine a se stessa tanto per parlare delle trasformazioni della nazione più che per far loro ricoprire dei ruoli funzionali alla storia. 

Nell’insieme l’ho trovata comunque una lettura appassionante e mai noiosa, anche se dei dieci letti fino ad oggi lo ritengo il caso più debole di questa serie. Sono molto curiosa di leggere il successivo pubblicato a distanza di ben sei anni, un intervallo che è il doppio del più lungo intercorso tra i precedenti volumi, e spero che tornerà a piacermi quanto i precedenti!

Quale serie di gialli state leggendo in questo periodo ?

mercoledì 7 giugno 2023

Vola via

Di leggere "Vola via" di Kristin Hannah, pubblicato da Mondadori, ho sentito la necessità appena terminato "L’estate in cui impariamo a volare", di cui ho trovato il coraggio di scrivervi poche settimane fa: avevo bisogno di seguire l'evoluzione di questa storia, sapendo che ne esisteva un seguito, una seconda parte in cui è l’elaborazione del lutto a farla da padrone. 

L’autrice, se non conosce per diretta esperienza la materia, ha fatto un ottimo lavoro nel rappresentarla sulla pagina, perché ha raccontato in modo straziante e credibile come ci si sente quando si è perso il proprio centro del mondo, il proprio punto di riferimento. 


Troviamo una delle protagoniste che cerca un equilibrio senza l'altra e non ci riesce; vediamo una famiglia che va in pezzi, legami che non sopportano un’assenza così ingombrante, una figlia che si rifugia nell’autolesionismo e nelle relazioni sbagliate, un’amica che trova conforto soltanto nei farmaci e negli alcolici. 

Il coma di Tully in seguito ad un incidente d’auto è al centro di questo secondo romanzo e il rischio di perdere anche lei ricorda a tutti quanto sia importante non darsi per scontati, al punto che anche quella madre scomoda che c’era sembrata crudele nel volume precedente assume tutt’altri contorni quando veniamo a conoscenza degli abusi che ha subito e che lei stessa racconta alla figlia una volta disintossicata e disperatamente alla ricerca del perdono. 

Di perdono parla "Vola via", e di trovare la forza per ricominciare. L’autrice costruisce il romanzo in modo anche originale dal punto di vista della struttura rispetto al precedente, dove avevamo avuto un racconto più lineare e in ordine cronologico: qui si alternano la prima e la terza persona e anche gli stati di coscienza e materia, in quanto le tue amiche si incontrano in una dimensione ultraterrena che potremmo credere soltanto immaginaria ma che con tutte le mie forze non ho voluto percepire come tale. 

Ho trovato che questa seconda parte per una volta ha davvero un motivo di essere stata scritta, non soltanto per vendere copie; mi è piaciuto molto e a questo punto non posso fare altro che consigliarvi l’unione di queste due storie che vi spezzerà il cuore, ma vi trasmetterà anche un profondo senso di speranza, perché in fondo ciò che ricordiamo rimane per sempre con noi.

Qual è un libro che vi ha fatto piangere?

Cortesie per gli ospiti

Un disturbante titolo che si inserisce perfettamente nel segmento macabro della sua produzione: dopo "Il giardino di cemento" nel 1981, Ian McEwan pubblica "Cortesie per gli ospiti", portato in Italia come sempre da Einaudi, un romanzo breve e folgorante quanto il primo.


Ci troviamo in una innominata Venezia: nell'afosa estate due fidanzati, Colin e Mary, vi trascorrono le vacanze. Lei ha avuto un marito prima di lui, e a casa la aspettano due bambini; il loro è un viaggio romantico, trascorso in gran parte nella camera d’albergo e per il resto a perdersi tra le strette vie che si somigliano tutte. Almeno fino a, che smarriti nella notte, i loro passi incontrano quelli di Robert e con lui poi della moglie Caroline. 

Si apre così una claustrofobica, angosciante interazione con due personaggi sospetti sin dall’inizio, melliflui nella loro cortesia verso i malcapitati ospiti, che sembra dapprima lasciare scampo ai protagonisti ma che poi li attira in una tela di ragno nella quale rimarranno intrappolati fino al tragico epilogo [in cui per mano dei due Colin trova la morte]. 

Questo titolo di McEwan trasmette ansia, inquieta e descrive in modo così vivido il caldo della spiaggia, la confusione e il disorientamento di chi non è a casa propria in una città labirintica che ci immedesimiamo nei protagonisti al punto che vorremmo gridare loro "Scappa!" a gran voce e far loro guadagnare la salvezza, che sin dalle prime pagine temiamo non arriverà. 

Già nelle sue prime opere l’autore era tutt’altro che banale e prevedibile, e costruisce qui una storia breve e memorabile, anticipazione per altro dei tanti ottimi romanzi che seguiranno. Ho scoperto che nel 1990 ne è stato anche tratto un film, e spero di avere prima o poi occasione di vederlo!

Qual è il vostro McEwan preferito?

venerdì 2 giugno 2023

Summer

Il bello dei mercatini dell’usato è che non sai mai quale libro ti sceglierà: non si entra in un mercatino come in una libreria, con un’idea più o meno precisa dei titoli che si stanno cercando. In un mercatino ci si lascia sorprendere dai titoli che sembrano lì per noi da tempo immemore, e si portano a casa volumi che spesso poi ameremo oltre ogni aspettativa! 

È proprio quello che mi è successo con "Summer" di Monica Sabolo, pubblicato da La nave di Teseo, un romanzo ambientato in Svizzera che sembra avere le caratteristiche di un thriller. Si sviluppa infatti dalla scomparsa di una ragazza di 19 anni, della quale si perdono improvvisamente le tracce in un giorno d’estate. Il protagonista e narratore è Benjamin, suo fratello minore, che più di vent’anni dopo cerca di elaborare quel trauma attraverso le sedute con il suo terapista, che gli riportano alla mente numerosi ricordi che aveva cercato di seppellire. 

Quella famiglia ricca e in apparenza perfetta infatti era tutt’altro che trasparente, e Benjamin si rende conto che moltissime insopportabili verità gli sono state taciute [al termine del libro infatti, l'ispettore  che 24 anni prima si era occupato del caso rivela a Benjamin che Summer era stata ritrovata solo due anni dopo la sua scomparsa, ma da maggiorenne aveva avuto il diritto di far perdere ogni traccia di sé e i genitori pur essendone al corrente avevano ritenuto opportuno nascondere al figlio la verità. Una verità fatta di una paternità sconosciuta alla ragazza, che si rivela quindi la sorellastra di Benjamin senza che lui ne avesse alcuna idea, e di abusi subiti da quel padre adottivo in apparenza tanto perfetto e in verità così mostruoso. Il tasto ci regala però un sorprendente lieto fine dove i due fratelli si ritrovano a Parigi, e scopriamo che Summer si è costruita una vita con l’amore della sua adolescenza e finalmente può riunirsi anche con l’unico membro della famiglia che non l’aveva mai tradita]

Sebbene le caratteristiche del thriller potrebbero esserci tutte, questo testo è più concentrato sull’approfondimento psicologico del personaggio, sullo scavo a ritroso nel tempo nelle memorie della sua giovinezza e nella presa di coscienza dell’uomo che è diventato e che ha finalmente le spalle larghe abbastanza per smettere di farsi raccontare bugie. 

È un romanzo che mi è piaciuto molto, scritto in modo spesso anche poetico, composto da periodi brevi, che ci trasmette molto bene le atmosfere estive sul lago e mescola elementi onirici, dagli incubi e i confusi ricordi di Benjamin alla più cruda realtà. Non avevo mai sentito parlare di questo titolo prima di acquistarlo a scatola chiusa, sentendone il richiamo del mercatino come vi dicevo, e ora sono molto contenta di non averlo lasciato sullo scaffale e sono qui per consigliarvi una lettura poco nota ma meritevole. 

Qual è l’ultimo libro che avete acquistato senza saperne nulla e si è rivelato una bellissima sorpresa?

Alice di sogno in sogno

Di Giulio Macaione, fumettista pubblicato da Bao Publishing, ho letto già diverse opere, tra le quali la mia preferita è "Scirocco", uno dei fumetti che ho amato di più in assoluto. Secondo classificato tra i suoi "Stella di mare", seguito da "Basilicò". 


Di recente ho recuperato il suo "Alice di sogno in sogno", realizzata con i colori di Giulia Adragna e pubblicata nel 2018, creata appositamente per il mercato statunitense. Si tratta di un’opera più adolescenziale rispetto a quelle che vi ho appena citato: la protagonista Alice ha il potere di sognare i sogni degli altri, anche quando questi si rivelano essere degli incubi. Vive negli Stati Uniti, ha da poco cambiato città ed è vittima di bullismo; per di più la notte gli incubi del suo fratello maggiore non le danno tregua.

Questo suo potere inspiegabile e inspiegato diverrà nel corso della storia la chiave per salvare il suo migliore amico, che scoprirà anche uno scomodo segreto che lega le loro famiglie e a cui anche le visioni di Alice contribuiscono a trovare una soluzione. 

Come sempre i disegni sono davvero affini ai miei gusti, e le tavole coloratissime e dettagliate sono un piacere per gli occhi; anche le tavole più oniriche mi hanno soddisfatta del tutto. Per quanto riguarda la trama, in effetti molti passaggi restano misteriosi, primo tra tutti il potere della protagonista. 

La vicenda tratta principalmente di crescita e di amicizia, e per questo lo ritengo un fumetto perfetto da consigliare a dei lettori adolescenti: io avrei apprezzato forse qualche pagina in più, qualche ulteriore dettaglio alla narrazione, ma nel complesso è comunque un fumetto che ho molto apprezzato, e l'autore si riconferma una garanzia! 

Qual è l’ultima storia di formazione che avete letto?

Il dono

Ultima pubblicazione Piemme della mia autrice italiana di thriller preferita, Paola Barbato, "Il dono" è un titolo assolutamente imperdibile per gli amanti del genere. 

Si sviluppa a partire da un argomento che ho trovato originale: la donazione di organi (a ciò fa riferimento il titolo del romanzo). La storia ruota attorno ad una domanda: se si riceve in dono l’organo di un’altra persona si assorbe in qualche modo anche parte della sua personalità? È questo che sembra essere capitato ai protagonisti del romanzo, che hanno ricevuto in dono sette organi alla morte di un giovane che si è rivelato però non essere il bravo ragazzo che tutti credevano, bensì un crudele serial killer. 

È per questo che il giornalista che ha ricevuto in dono il suo cuore si è trasformato a sua volta in un assassino oppure qualcuno li sta ricattando, spingendoli a diventare ciò che non sono?

[Non rimangono senza risposta questi interrogativi ma la verità è più complessa perché il cuore non è tanto una vittima quanto il direttore d’orchestra dietro a questo piano intricato il primo ad aver scoperto la vera identità del donatore e ad aver coinvolto nel suo progetto un giovane poliziotto in lutto per la morte di una delle vittime del killer e quindi semplice da manipolare per ottenere vendetta. Ossessionato dall’ipocrisia e determinato ad uccidere per essa infatti il killer aveva ucciso il poliziotto Lorenzo che non aveva mai avuto il coraggio di rivelare la propria omosessualità e la nascondeva dietro una famiglia di facciata.]

Il gauna insomma sarà soltanto una leggenda dell’Oceania o avrà un fondo di verità?

Rispetto ai precedenti, questo romanzo dell’autrice è molto concentrato sulle indagini e sugli indizi che a poco a poco si svelano, pagina dopo pagina. Ci regala come sempre paragrafi in corsivo, all’interno dei quali caratterizza i riceventi degli organi e senza mai dilungarsi li rende tridimensionali. Affida l’indagine all'ispettrice Flavia, che abbiamo già incontrato in "Non ti faccio niente" e che non mi sentirei affatto di definire simpatica, ma che è un personaggio molto convincente, come lo sono tutti quelli coinvolti da vivi o dopo il loro decesso. 

Avendo letto ormai tutte le opere di Paola Barbato, metto questo nel gruppo dei più tradizionali e adatti anche ai lettori più impressionabili, perché sebbene ci siano ovviamente riferimenti ad omicidi sono comunque non troppo dettagliati né cruenti; lo ritengo quindi un ottimo titolo dal quale iniziare per scoprire se la sua produzione potrebbe piacervi. 

Per quanto mi riguarda ha decisamente superato il precedente "La cattiva strada", e mi ha appassionata così tanto da dedicargli per diversi giorni ogni momento libero, fino ad arrivare alla sua conclusione! 

Qual è l’ultimo thriller che vi è piaciuto?