mercoledì 27 aprile 2022

Azami

Aki Shimazaki, autrice giapponese che vive in Canada e pubblica le sue opere in lingua francese, è conosciuta per i suoi romanzi composti da cinque storie ciascuno. Ho iniziato dall’ultimo quintetto pubblicato da Feltrinelli in volumi separati nel corso degli ultimi anni: ognuno dei titoli porta il nome di un fiore (il cardo, l’alchechengi e così via) ed ognuno di essi racconta una storia di incontri e di impensabili coincidenze dal punto di vista di un personaggio diverso. 


Il primo, "Azami", dà voce a un redattore e padre di famiglia che vive un certo distacco nei confronti di sua moglie e attraverso l’incontro con Goro, compagno di scuola di quando erano piccoli, ritrova Mitsuko che è stata il suo primo amore. La donna è estremamente misteriosa: ha un bambino piccolo e porta con sé molti segreti sin dall’infanzia -per esempio nelle foto di classe non appare mai. 

La conosceremo meglio in "Suisen", secondo volume della serie e decisamente il mio preferito. Nei confronti infatti di Mitsuo, l’uomo protagonista di "Azami", avevo provato talvolta fastidio: per esempio nel suo modo di vedere le prestazioni sessuali come dei semplici servizi a pagamento. A Mitsuko invece, al suo bambino Taro e al suo gatto Socrate mi sono affezionata sin dalle prime pagine del secondo volume, ambientato nella sua libreria di libri d’occasione. La sua voce narrante, sempre al presente come anche negli altri volumi, ha raccontato in modo commovente l’amore di una madre per il figlio, ma anche le straordinarie circostanze del loro incontro. Altrettanto incredibile è
l’entrata in scena di una donna il cui passato è indelebilmente legato a quello di Taro e Mitsuko: il bambino infatti, abbandonato in una scatola di cartone in una stazione ferroviaria, era stato proprio partorito da lei ma ritrovato poi da Mitsuko, che l’ha registrato come proprio. In questo secondo volume emerge anche una struttura circolare deliziosa tra il ritrovamento del neonato Taro e un cucciolo di cane, che in qualche modo sana le ferite del dispiacere della perdita dell’anziano Socrate.


Il terzo volume il punto di vista è quello di Goro: un uomo assolutamente detestabile che abbiamo già incontrato nel primo di questi volumi, determinato a rovinare la vita del protagonista e di Mitsuko. Lo troviamo a distanza di diversi anni con i figli ormai cresciuti, tracotante di sicurezza nella sua posizione lavorativa che evidentemente non si merita, pessimo marito che passa da un amante all’altra e non è in grado di amare nessuno, padre autoritario che non rispetta i desideri dei suoi figli. Goro è insomma un personaggio completamente negativo, che cerca di affermare se stesso umiliando gli altri e pretende ammirazione e successo pur senza impegnarsi davvero per ottenerli e meritarli. L’aspetto che ho amato di più di questa terza parte della storia è che assistiamo alla disfatta di Goro che pagina dopo pagina perde tutto: le sue amanti lo lasciano, nell’azienda di famiglia viene estromesso in favore di chi davvero si è impegnato per farla funzionare, la moglie decide di divorziare e andarsene con il figlio in modo che entrambi possano sviluppare le proprie personalità come desiderano, senza l’ingombro di quel padre padrone. L’autrice però non conclude la storia in maniera esclusivamente punitiva, perché anche per Goro c’è una sorta di seconda possibilità che compare nei panni di un gatto randagio nero e ferito: l’uomo potrebbe ignorarlo o scacciarlo come ha sempre fatto, lasciare che muoia per strada o venga soppresso in una struttura governativa, ed invece sceglie di curarlo e tenerlo con sé aprendo così una nuova pagina del proprio percorso nei panni, si spera, di una persona migliore.

Nel quarto volume di questa serie ritorniamo indietro nel tempo rispetto al terzo, a pochi anni di
distanza dal primo e dal secondo. La protagonista è femminile come nel secondo volume ed è collegata in particolare al protagonista di "Azami": si tratta infatti della moglie di Mitsuo, la quale ha perdonato il marito per il tradimento che avevamo seguito passo passo. Anche a lei capita come al marito un incontro quasi incredibile dal suo passato: una ragazza che aveva frequentato ai tempi del liceo si candida per poter lavorare nella sua azienda agricola. Il tema principale di questo racconto è l’amore tra le tue donne, che porterà la protagonista a scoprire di sé qualcosa che non aveva mai nemmeno sospettato in passato. 


La pentalogia si chiude con un salto in avanti nel tempo, anche un po’ più avanti rispetto al punto di vista di Goro in "Fuki-no-to": il protagonista qui è Taro, il figlio di Mitsuko che avevamo conosciuto bambino in "Suisen". Ora Taro è un giovane uomo e il suo passato come già noi sappiamo è costellato di misteri, quando in un elemento che ormai riconosciamo come caratteristico dalla sua infanzia torna fuori: un personaggio in particolare, l’amica d’infanzia che il lettore sa già essere imparentata con lui. Tra i due scocca un colpo di fulmine, essendo entrambi all’oscuro della verità, e seguiamo dunque un sentimento difficile da accettare per il lettore che ci fa riflettere su le conseguenze di un segreto taciuto.

Ci sono degli evidenti temi ricorrenti in questa serie di brevi romanzi, che coprono un arco temporale di oltre vent'anni (ma non procedono in ordine cronologico, anche se il "Azami" e "Maimai" aprono e chiudono la fila).  Il primo è quello degli incontri che stravolgono la vita: di solito avvengono con persone che hanno già fatto parte del passato dei personaggi e quando riemergono si rivelano travolgenti. È questo che capita a Mitsuo, il protagonista di "Azami", ma anche a sua moglie in "Fuki-no-to" e al giovane Taro in "Maimai" come a sua madre in "Suisen". 

Un altro elemento ricorrente è quello delle verità non rivelate, dei segreti celati con cura e di come questi condizionino l’identità -e questo vale in particolare per i personaggi femminili, protagonisti di due libri su cinque, "Suisen" e "Fuki-no-to". 

Gli uomini di queste storie sono piuttosto fragili, soprattutto quando si parla di uomini adulti (il giovane Taro infatti sembra di gran lunga più maturo di loro). Le donne sono invece caratterizzate in modo più sfaccettato: sono donne sicure di sé o fragili, donne che sopportano situazioni incresciose ma che trovano poi la forza di cambiare, donne dapprima sottomesse che trovano il coraggio di prendere in mano il proprio destino. Dei maschi di queste storie non si può proprio dire altrettanto: sembrano piuttosto subire le conseguenze di decisioni prese per convenienza, in modo a volte opportunista altre volte passivo.

In ogni storia abbiamo poi una poesia o filastrocca che riprende elementi naturali e che in qualche modo riecheggia, creando un filo tra le storie successive anche i fiori naturalmente che troviamo nei titoli e nelle copertine fanno in modo di unire queste trame in un modo ulteriore rispetto ai personaggi.

L’autrice ambienta tutte le sue storie in Giappone, nonostante scriva in francese in quanto da trent’anni residente in Canada. Non saprei dire se il Giappone che descrive sia realistico ma di certo evita di concentrarsi sulle metropoli e del contesto che circonda i personaggi non sappiamo poi molto, specialmente dal secondo volume in poi. In questo modo si crea un’atmosfera suggestiva e si rendono le storie anche più universali.

Nonostante Feltrinelli li pubblichi come cinque volumi a sé stanti, questi non possono essere letti in maniera indipendente se ci si vuole godere appieno la storia che raccontano. Allo stesso modo l’ordine è vincolante, poiché non avrebbe senso partire dalla storia di Taro adulto senza averlo conosciuto bambino e non si comprenderebbe il personaggio di Goro senza averlo visto in azione tirando i fili delle vite di Mitsuo e Mitsuko. Vi consiglio pertanto di rispettare l’ordine originale di pubblicazione per immergervi al meglio in questa storia che io ho interpretato come unica. 

Un ultimo appunto: ho letto più volte di un'insoddisfazione riguardo il finale aperto dell’ultima storia. Di solito io non apprezzo i finali non conclusivi, ma in qualche modo qui mi ha trasmesso il messaggio delle tante possibilità davanti a cui Taro si trova: ignorare la verità che gli è stata rivelata, coronando così il suo sogno d’amore, o metterne al corrente la fidanzata e sorellastra, cosa che di certo manderebbe all’aria i piani. È chiaro che alla fine del romanzo taro non abbia preso nessuna decisione ed è così che si sente il lettore seguendone i passi: per quanto mi riguarda non ho sentito troppo la mancanza di una risoluzione.

Avete letto gli altri romanzi dell'autrice?

Il dottor Zivago

Parlare dei classici che leggo non è il mio forte: mi sento sempre schiacciata dall’importanza e dalla fama delle opere, il mio parere mi appare superfluo e proveniente da qualcuno di non abbastanza colto e informato. Necessaria premessa per poter scrivere qualche riga su "Il dottor Zivago" di Boris Pasternak, che ho terminato di recente. 


Titolo: Il dottor Zivago
Autore: Boris Pasternak
Anno della prima edizione: 1957
Titolo originale: До́ктор Жива́го
Casa editrice: Feltrinelli
Traduttore: Pietro Zveteremich
Pagine: 632

Come credo la maggior parte dei lettori avevo visto il film che ne è stato tratto e mi aspettavo soprattutto una storia d’amore: quella tra Yuri e Lara. In verità "Il dottor Zivago" è molto di più, ed è soprattutto un ritratto della Russia dalla Rivoluzione d’ottobre al secondo dopoguerra, il tutto è visto dagli occhi di Yuri Zivago, un medico rimasto orfano da giovanissimo che viene trascinato dagli eventi della storia. 
Forzatamente arruolato con i bianchi, costretto ad abbandonare più volte tutto quello che ha: la sua casa, la sua professione, la sua stessa famiglia, la donna di cui si innamora. 

I tumulti che agitano la Russia sono sempre presenti in questa storia: lo scontro tra bolscevichi e menscevichi, le esecuzioni sommarie, le deportazioni, la guerra che distrugge villaggi e città. Zivago sopravvive in qualche modo ogni volta, si reinventa e vive un nuovo grande amore proprio con Lara, in una condizione di precarietà estrema ma animati da sentimenti che nessuno dei due può soffocare. Il romanzo però non finisce qui e seguiamo Zivago per la sua intera vita, fino a concludere il volume con le poesie che lui stesso avrebbe lasciato in eredità.

Il romanzo di Pasternak fu censurato in patria perché considerato anticomunista, ed arrivò in Italia nel 1957: proprio quella di Feltrinelli fu la sua prima pubblicazione da cui poi si diffuse in Occidente, fino a far vincere nel 1958 il premio Nobel al suo autore, che però fu costretto a rinunciarvi per le pressioni dell’Unione Sovietica -solo alla fine degli anni '80 il romanzo sarà finalmente diffuso in Russia.

Per un lettore non russofono la prima parte non è di agevolissima lettura: si rimane confusi dai moltissimi nomi e personaggi (di cui per fortuna c’è un elenco all’inizio del testo). Dopodiché però le vicende di Zivago e del suo paese sconvolto ci appassionano e ci lasciamo trasportare in una Russia nevosa, di slitte trainati da cavalli e di grandi addii, di combattimenti e di precipitose fughe. Lo stile dell’autore è scorrevole e spesso poetico anche nella sua prosa; in conclusione sono contenta di aver letto quest’opera e mi sento di consigliarvela se siete interessati alla letteratura russa del '900!

Qual è l’ultimo classico che avete letto?

È lì che ti aspetterò

Acquisto fatto di impulso in un’edicola che sto cercando di sostenere perché è un presidio di zona nella mia città ma si trova ora in gravi difficoltà economiche (bolognesi, se siete all’ascolto, salvate Lino di via del Pratello!), attirata dalla deliziosa copertina e dall’edizione Shockdom di cui avevo già letto e amato "Auf Wiedersehen, Pulcinella!,  "È lì che ti aspetterò" si è rivelato una buona decisione.


Titolo: È lì che ti aspetterò
Autrici: Elisabetta Tosi e Elisa Di Virgilio
Anno della prima edizione: 2022
Casa editrice: Shockdom
Pagine: 112

Le due autrici Elisabetta Tosi e Elisa Di Virgilio, entrambe italiane, ambientano la loro storia nel Maine, che fa già da sfondo come ci ricordano nella prima pagina alla maggior parte delle avventure create da Stephen King e a quelle della Signora in Giallo. I nostri personaggi sono dunque degli adolescenti americani dei giorni nostri, che utilizzano i social network, guardano video su YouTube, ma sono anche alle prese con i più comuni sentimenti. 

Emma e Thomas, in biblioteca, si imbattono in un mistero: la scomparsa di un giovane avvenuta nel 1960, contemporaneamente a quella della sua ragazza di cui nessuno ha più saputo nulla. Così due ragazzi timidi e poco inseriti nella loro scuola superiore si improvvisano detective e un indizio dopo un altro vanno alla ricerca della verità.

Si tratta di una storia del mistero, delle atmosfere classiche e molto efficaci: se siete abituati a leggere il genere non resterete senza fiato davanti al suo svolgimento, ma di certo sarà in grado di intrattenervi. Le sue atmosfere sanno essere cupe e suggestive, richiamare l’entusiasmo e la noia delle estati di quando si era ragazzi, e ci regalano anche tenere storie d’amore -una segreta, nel passato, e una che sboccia sotto i nostri occhi.

L'ho trovato un fumetto adattissimo ai coetanei dei protagonisti, e agli adolescenti e preadolescenti lo consiglio soprattutto per avvicinarsi al mondo del fumetto se ancora non lo hanno fatto: divoreranno questa storia e di certo verrà loro voglia di scoprirne altre!
Per i lettori un po’ più grandicelli invece i disegni a colori vivaci potranno riportarvi alla memoria albi che leggevamo a quell’età -nel mio caso soprattutto quelli delle Witch. Se avete voglia dunque di un tuffo nei ricordi questa lettura fa decisamente al caso vostro!

Qual è l’ultimo fumetto che avete letto?

giovedì 21 aprile 2022

Il giorno della civetta

Leonardo Sciascia, giornalista, scrittore e anche politico italiano scrive nel 1960 il suo primo romanzo dal titolo "Il giorno della civetta": un romanzo che parla di mafia in un’epoca storica in cui lo Stato stesso non riconosceva della mafia nemmeno l’esistenza. È proprio per questo all’epoca l’autore sente di scriverlo con una libertà non piena, e che in un’appendice aggiunta nel 1972 dichiarò di aver voluto trasmettere un messaggio proprio allo Stato italiano: metterlo davanti al fatto compiuto e rendere dunque la mafia politicamente rilevante.


Titolo: Il giorno della civetta
Autore: Leonardo Sciascia
Anno della prima edizione: 1960
Casa editrice: Adelphi
Pagine: 138

Partiamo dal titolo: la civetta è un animale notoriamente notturno, che agisce dunque nel buio, quando nessuno la vede. Così la mafia aveva agito per lungo tempo, ma con l’accrescersi del suo potere divenne libera di operare alla luce del giorno: da qui "il giorno della civetta".

Il giallo che si dipana in queste pagine si ispira all'omicidio di un sindacalista avvenuto nel 1947 per mano di Cosa Nostra, ma naturalmente maschera i fatti sotto una narrazione romanzata cambiando nomi, riferimenti geografici e tutto ciò che potrebbe rimandare a personaggi realmente esistiti. Abbiamo dunque un omicidio: il presidente di una cooperativa edilizia viene ucciso in piazza mentre sta per prendere un autobus, e tuttavia nessuno sembra aver visto nulla, l'omertà la fa da padrone. Le indagini conducono il capitano Bellodi (archetipo dei magistrati che lotteranno poi apertamente contro la mafia) nella direzione di  noti mafiosi... ma dimostrarne la colpevolezza non sarà facile.

"Il giorno della civetta" è un romanzo amaro, che trasmette molto bene come la verità sia opinabile quando coinvolge personaggi potenti e capaci di manipolarla a loro piacimento. Si tratta di una storia breve e appassionante, molto scorrevole da cui traspare subito l’enorme talento di Sciascia nel costruire dialoghi efficacissimi e memorabili, e nel tratteggiare in poche parole la Sicilia che si ama e allo stesso tempo si condanna.

Questo per me è stato il primo incontro con l’autore, che credo non sarà affatto l’ultimo. Vi confesso che mi aspettavo una lettura impegnativa e in qualche modo difficile ed invece mi sono trovata davanti un romanzo che parla chiaro, in modo coraggioso, e lo fa attraverso una storia capace di appassionare il lettore come un giallo in piena regola!

Quali altri titoli dell’autore mi consigliate?

Divorzio di velluto

"Divorzio di velluto" di Jana Karšaiová, pubblicato da Feltrinelli, è stato uno dei casi piuttosto rari in cui un candidato ad un premio letterario in corso mi attira al punto da acquistarlo senza saperne granché, complice anche la bellissima copertina. 


Titolo: Divorzio di velluto
Autrice: 
Jana Karšaiová
Anno della prima edizione: 2022
Casa editrice: Feltrinelli
Pagine: 160

L’autrice è nata a Bratislava e lì ha imparato l’italiano, lingua in cui scrive. Ha poi vissuto a Praga e in Italia: tutte queste esperienze si riflettono nel romanzo breve che scrive, in modo semplice, con frasi brevi e spesso asciutte, senza mai eccedere nelle descrizioni.

"Divorzio di velluto" è un romanzo che parla di due separazioni: quella storica, definita proprio come il titolo di questo libro, è la divisione della Cecoslovacchia in Repubblica Ceca e Slovacchia. Le protagoniste del romanzo infatti, nate in Cecoslovacchia, hanno sempre vissuto in bilico tra due identità per poi ritrovarsi in una Bratislava sminuita mentre accresce il prestigio di Praga, ex capitale del loro stato una volta unito. Si parla dunque di un paese che si divide in due e dei suoi abitanti, che si disperdono per il mondo alla ricerca della propria strada e di un luogo dove, finalmente, non sentirsi più stranieri. 

L’altra separazione, più personale, è quella della protagonista Katarina dal marito Eugen, che se n'è andato di casa senza dare spiegazioni. Mentre lei trascorre in famiglia il Natale a Bratislava questa separazione diventa il pretesto per riflettere sul proprio percorso di vita e sui propri rapporti, in particolare quelli difficili con la madre e la nostalgia per una sorella maggiore emigrata da tempo.

C’è anche spazio per l’amicizia in questo romanzo, in particolare nel personaggio di Viera, i cui passi ricalcano in parte quelli dell’autrice stessa, avendo come destinazione finale proprio l’Italia. Gli spunti autobiografici dunque non mancano ed anche l’aspetto dell’ambientazione storica e geografica è a mio parere molto riuscito. 
Per motivi personali poi ho amato certi dettagli di una Praga festiva che mi hanno riportato alla mente dolci ricordi! 

"Divorzio di velluto" dunque è una lettura rapida, non impegnativa, che porta con sé una protagonista femminile con i suoi tormenti e le sue insicurezze, con un buio che non sa togliersi di dosso almeno fino a che continua a cercare protezione e sicurezza negli altri. Katarina è una protagonista in cui molte lettrici potranno rivedersi e riconoscere qualcosa di proprio, oltre che cogliere spunti e stimoli per il cambiamento che ci serve. 

È una lettura dunque che mi sento di consigliarvi soprattutto se siete interessati ai luoghi del suo svolgimento e se siete alla ricerca di una storia al femminile ricca di sentimenti, che parli di emigrazione e identità. 

Avete letto qualcuno dei titoli candidati allo strega di quest’anno?

mercoledì 13 aprile 2022

Lo scalpellino

Terzo libro della saga "I delitti di Fjällbacka" di Camilla Läckberg, "Lo scalpellino", sempre pubblicato da Marsilio, è per il momento il mio preferito della serie.


Titolo: Lo scalpellino
Autrice: 
Camilla Läckberg
Anno della prima edizione: 2005
Titolo originale: Stenhuggaren
Casa editrice: Marsilio
Traduttrice: Laura Cangemi
Pagine: 572


Ritroviamo i personaggi ricorrenti che già ben conosciamo: Erica e Patrick alle prese con il loro figlia appena nata e le difficoltà che ne derivano. L'autrice insieme all’indagine infatti trova spazio per dare voce alla depressione post partum e alle difficoltà che affrontano le coppie di neo genitori.

Il caso questa volta riguarda una bambina di sette anni trovata morta: si tratta di annegamento, ma nonostante il corpo venga ritrovato in mare nei polmoni della bambina c’è acqua dolce di vasca da bagno ed è evidente che qualcosa non quadri.
I sospetti si dirigono immediatamente verso i familiari [il padre infatti ha un amante, il suo alibi non sembra reggere e il fratellino riporta una preoccupante cartella clinica piena di inspiegabili ferite e di infortuni nonostante la giovanissima età. Ovviamente i primi sospettati non sono mai i colpevoli e anche questa volta il caso non fa eccezione! La personalità della bambina molto difficile da controllare era infatti la responsabile delle ferite del fratello e anche dell’allontanamento tra i genitori] 
e l’indagine interessa inevitabilmente tutta la comunità che li circonda. Ne emergono come al solito scomodi segreti... 

Mi sento di segnalare di fare attenzione alla tematica della pedofilia, che non è certo adatta a tutti ma è affrontata qui in toni che ho sopportato, senza immagini particolarmente crude. Si dà poi spazio alla sindrome di Asperger e a come le persone neurodivergenti sembrino sempre i sospettati perfetti, anche quando non ci sono vere ragioni per ritenerli tali. 

[I veri mostri questa volta li troviamo in famiglia, nei panni di una nonna che di tenero ha ben poco e che anzi ha imparato da quello che credeva sua madre a farsi giustizia da sola seminando così dietro di sé una scia di vittime.]

Un elemento che ritroviamo ed era presente anche ne "Il predicatore" sono le pagine in corsivo che vengono da un’altra epoca. In questo caso si tratta di una vera e propria storia dentro la storia, quella dello scalpellino del titolo che inizia negli anni '20 del 1900 e interessa oltre a lui anche la donna della quale si innamora. Ho trovato questa linea narrativa particolarmente riuscita perché solo molto avanti nella narrazione se ne scopre il legame con l’indagine che stiamo seguendo nella contemporaneità, e questo contribuisce a mantenere molto alto l’interesse del lettore. Ho apprezzato anche moltissimo il personaggio dello scalpellino Anders, che mi è entrato nel cuore dal primo momento [e per cui ho sperato in ogni attimo per il meglio, pur immaginando che non sarebbe andato a finire bene, ed infatti la crudeltà di Agnes ha mietuto con lui e i sue i suoi due adorabili gemelli le sue prime vittime. Agnes, donna implacabile ed egoista in ogni fibra del suo essere, sarà un personaggio capace di rovinare vite sino alla fine: in particolare rovinerà quella della bambina che rapirà e crescerà come sua figlia, tra atroci angherie e punizioni facendola sentire costantemente sbagliata e in difetto e trasformandola nella assassina della nostra storia.]

Questo terzo volume si rivela per me per il momento il più riuscito della serie, innanzitutto perché gli angoli bui delle famiglie sono sempre estremamente coinvolgenti e anche perché l’autrice riesce a creare qui dei personaggi femminili terribili e dotati di una crudeltà difficile da accettare, ma riuscitissima nella narrazione. 
Riesce anche a controbilanciare tanta amarezza e negatività con personaggi più teneri come quello di Erica o come quello del poliziotto che scopre di avere un figlio adolescente e nonostante la goffaggine prova a fare del suo meglio, come a mostrare che non tutte le famiglie sono uguali e i difetti possono diventare una risorsa. 

Ultimo elemento che mi sento di segnalare è un avvenimento sul finale che apre potenzialmente un nuova capitolo delle vicende personali di Erica, in particolare della sorella Anna, e che vi confesso mi ha fatto venire voglia di procurarmi immediatamente il quarto volume della serie!

L'incendiaria

Da parecchio tempo non divoravo un titolo di Stephen King come mi è capitato ora con "L’incendiaria",  pubblicato per la prima volta nel 1980 e in Italia da Sperling&Kupfer.


Titolo: L'incendiaria
Autore: Stephen King
Anno della prima edizione: 1980
Titolo originale: Firestarter
Casa editrice: Sperling&Kupfer
Traduttrice: Maria Grazia Prestini
Pagine: 432

La protagonista è Charlie, una bambina di quasi otto anni i cui genitori prima della sua nascita hanno partecipato ad un esperimento governativo. Qui una misteriosa sostanza loro somministrata li ha resi capaci di facoltà paranormali, che si sono ulteriormente potenziate nella figlioletta. Charlie infatti ha il potere della pirocinesi: è lei l'incendiaria  del titolo, che può dare fuoco a cosa o chi la circonda in maniera davvero difficile da contenere. È per questo che la Bottega, agenzia governativa responsabile dell’esperimento di tanti anni prima, le dà la caccia.

È proprio nel vivo dell'inseguimento che si apre questo romanzo, narrato in terza persona e diviso in capitoli molto brevi: uno dei titoli di King con maggior livello di tensione che io abbia letto finora.

L’autore quando dà voce a personaggi molto giovane è al suo meglio e Charlie non fa eccezione. Se abbiamo già seguito un percorso  di caccia all’uomo nel titolo "L’uomo in fuga", qui il livello di empatia nei confronti di Charlie e di suo padre Andy è sin dall’inizio molto più alto. La protagonista ha qualcosa in comune con Carrie del romanzo d’esordio di King, questo potere che fatica tenere sotto controllo; ma è una protagonista più giovane e allo stesso tempo più forte dell’amore che ha ricevuto dai suoi genitori, che la rende gradualmente capace di utilizzare il fuoco per difendersi e senza perderne il controllo, senza più vergognarsi di sé.

Si tratta di un romanzo dal ritmo serrato, seppure nella parte centrale dedicata ad un periodo di prigionia vi è un certo rallentamento. Vi si sentono però letteralmente covare le fiamme sotto la cenere e sappiamo che è solo questione di tempo perché il racconto ritrovi la sua energia.

Degno di nota non sono soltanto i personaggi di Charlie o di Andy. Lo è nche il principale antagonista, John Rainbird, nativo americano sfigurato nella guerra del Vietnam, soprattutto nel perverso legame che riesce a costruire con Charlie. Come sempre in Stephen King anche i personaggi minori come i coniugi Manders hanno la loro importanza e la loro personalità e quando chiudiamo questo romanzo lo sentiamo una storia completa, dove l’orrore non è quello dei poteri psichici ma quello di chi vuole sfruttare gli esseri umani per i propri esperimenti, quello che nell’ottica della guerra fredda (epoca in cui la storia si svolge) si preoccupa di arrivare all’obiettivo prima degli avversari e non importa chi dovrà essere calpestato.

Ho amato "L’incendiaria", ne sono stata così coinvolta che non riuscivo a separarmi dal romanzo e non vedevo l’ora di poter tornare a leggere finché non l’ho finito. Oltre a consigliarlo naturalmente a tutti gli amanti del Re come me è un titolo che a mio parere si adatta molto bene anche a chi di Stephen King ha letto poco o nulla, per la sua scorrevolezza e per la quantità molto ridotta di scene impressionanti. In più sono sicura che Charlie vi conquisterà!

Qual è il vostro romanzo di King preferito?

Kolja

Ho acquistato "Kolja" di Giulia Corsalini qualche tempo fa, aspettandomi una storia che parlasse sostanzialmente di famiglia e di adozione o affidamento. In realtà, purtroppo, in questa seconda opera dell’autrice pubblicata da Nottetempo ho trovato qualcosa di diverso.


Titolo: Kolja. Una storia familiare
Autrice: Giulia Corsalini
Anno della prima edizione: 2020
Casa editrice: Nottetempo
Pagine: 264

La storia ruota principalmente attorno al protagonista e narratore Marcello, un uomo di mezza età che sembra avere diversi rimpianti per gli anni trascorsi e per il suo matrimonio che è terminato da non molto con una separazione. 
Sin dall’inizio è chiaro che l’uomo per l’ex moglie Natalia provi ancora dei sentimenti e che se fosse per lui tornerebbe volentieri indietro al tempo che hanno condiviso. L’occasione di riavvicinarsi si presenta quando la donna all’improvviso prende la decisione di accogliere per l’estate nei fine settimana tre fratelli  provenienti dall’Ucraina, per quelle che vengono definite "vacanze di risanamento".
Nella vita di Marcello entrano così Natasha, Kolja e Katia, e l’uomo si affeziona immediatamente in particolare ai due ragazzi maggiori. 

Passano gli anni e in Ucraina scoppia il conflitto che possiamo immaginarci essere quello del 2014, nonostante non ci vengano dati precisi riferimenti temporali. Così in Marcello si risveglia il desiderio di accogliere i tre fratelli e allontanarli dagli scenari di guerra dove potrebbero trovarsi. Del maschietto Kolja tuttavia sembrano essersi perse le tracce...

Nonostante tutti gli elementi che ho appena elencato facciano pensare al racconto di un legame intenso e sorprendente tra i bambini e i genitori affidatari, in verità ai tre fratelli viene lasciato purtroppo davvero poco spazio. In prima linea ci sono i sentimenti di Marcello, i suoi tormenti interiori, le sue riflessioni sull’ex moglie, sui genitori, sul tempo che passa e sul suo lavoro di ricercatore in lettere classiche. Certo, i suoi pensieri spesso sono rivolti ai ragazzini, ma non posso dire che siano loro i veri protagonisti di questa storia e purtroppo anche alla relazione che si sviluppa tra i tre, Marcello e Natalia viene lasciato davvero poco spazio. 

Lo stile dell’autrice è piuttosto ricercato e complesso, e a mio parere ha il pregio di rendere il protagonista e narratore molto credibile e ben costruito; non per questo però risulta immediato provare per lui empatia o interesse. Marcello è infatti un personaggio che mi ha lasciata piuttosto fredda e anche questo ha contribuito nel farmi apprezzare soltanto in parte questa lettura. 
Se siete dunque alla ricerca di un libro che affronti con un’ottima introspezione i dubbi le insicurezze e il desiderio tardivo di paternità di un uomo ormai adulto, questa lettura potrebbe fare al caso vostro. Se però vi aspettate o desiderate leggere un romanzo  sull’affidamento di minori questa lettura potrebbe lasciarvi piuttosto insoddisfatti, come è successo a me. 

Avete mai letto un romanzo che raccontasse l’adozione?

martedì 12 aprile 2022

Guarda le luci, amore mio

Ho scoperto Annie Ernaux qualche tempo fa con la lettura de "L’evento", un romanzo d’ispirazione autobiografica sul delicato tema dell’interruzione di gravidanza. Così quando mi è stato regalato "Guarda le luci, amore mio", anche questo pubblicato dalla casa editrice L’orma ero davvero molto curiosa. 


Titolo: Guarda le luci, amore mio
Autrice: Annie Ernaux
Anno della prima edizione: 2022
Titolo originale: 
Casa editrice: L'Orma
Traduttore: Lorenzo Flabbbi
Pagine: 122


Si è rivelato un testo sorprendente, lontano dalle mie aspettative. Non ha infatti nulla del romanzo, mentre si tratta di una sorta di diario che l’autrice tiene per quasi un anno, tra il 2012 e il 2013, ogni qualvolta si reca in un ipermercato oggetto appunto della sua osservazione.

Nel suo ben distinguibile stile, chiaro semplice e molto diretto, questi pensieri raccolti diventano un modo per osservare la società francese, ma anche per riflettere sulle dinamiche del consumismo e su come la grande distribuzione induca desideri nei consumatori. L'autrice inoltre evidenzia come gli acquisti vengano effettuati in maniera del tutto incurante dello sfruttamento della manodopera a basso costo nei paesi del sud-est asiatico, vittime spesso di mortali incidenti sul lavoro che qui vengono documentate più di una volta.

Facciamo tutti la spesa, e la stragrande maggioranza di noi la fa nei supermercati. C’è stato un periodo della mia vita in cui vivevo all’estero e in certe domeniche in cui mi sentivo particolarmente sola trascorrevo un’ora di serenità proprio vagando tra le corsie di un supermercato non lontano da casa. Mi dava la sensazione di essere in quell’attimo meno straniera e meno smarrita, facendomi sentire parte della disordinata comunità di coloro che come me riempivano le loro buste della spesa: questo senso di accoglienza me lo ha riportato alla mente Annie Ernaux, bravissima a dare voce ai sentimenti che tutti proviamo ma non sempre siamo in grado di riconoscere. 

Non vi posso consigliare questa lettura se siete alla ricerca di un romanzo o di una trama avvincente, ma se la sociologia dei consumi è una materia che vi abbia mai incuriositi questo testo può decisamente fare al caso vostro. Per me si è rivelato una piacevolissima compagnia e un ottimo spunto di riflessione, che sono sicura mi tornerà in mente la prossima volta che inserirò l’euro nel carrello prima di riempirlo!

Avete mai letto un titolo di Annie Ernaux?

mercoledì 6 aprile 2022

Stella di mare

Giulio Macaione è un fumettista italiano che ho apprezzato particolarmente nella sua più recente pubblicazione "Scirocco", ma anche la sua opera d’esordio "Basilicò" mi era piaciuta molto. Ho deciso così di recuperare altro ed ho acquistato qualche tempo fa "Stella di mare".


Titolo: Stella di mare
Autore: Giulio Macaione
Anno della prima edizione: 2018
Casa editrice: Bao Publishing
Pagine: 176

Vi ritroviamo l’ambientazione siciliana cara all’autore per via delle sue origini. In questo caso ci troviamo a Cefalù e il mare qui la fa da padrone molto più che negli altri due fumetti che avevo già letto: il protagonista è un ragazzo sui 25 anni di nome Stefano, che vive la propria esistenza in una sorta di stand-by, in attesa di Marina, ragazza che incontra ogni estate e della quale è perdutamente innamorato, nonostante lei non sembri dedicargli le stesse attenzioni. 

L’elemento centrale della storia è proprio il mare, e con lui le creature fantastiche che più stimolano la fantasia degli autori ovvero le sirene: Marina stessa si firma nelle sue cartoline "la sirena del Nord", perché li è andata a vivere e a studiare e a Cefalù le sirene sembrano tutt’altro che creature inventate, anzi sono numerosi gli avvistamenti di creature non identificate da parte dei pescatori. Proprio un pescatore è l’altro protagonista di questa storia: un uomo anziano che trascorre la sua vita tra la barca e il molo dove sfama un gatto nero, e che con il mare ha un conto in sospeso.

Macaione in questo fumetto mette parecchia carne al fuoco: c’è un elemento quasi gotico che richiama la classica "donna pazza in soffitta", che in realtà qui è alla finestra, anche lei arrabbiata nei confronti del mare. C’è poi un amore inconfessabile che è stato troppo presto interrotto, ci sono i sensi di colpa, le credenze superstiziose e c’è la Sicilia con il suo scirocco che soffia, i turisti spaventati dalle voci che circolano e le vacanze estive che riuniscono gli amici originari del luogo. 

Le tavole sono principalmente nelle sfumature del blu e talvolta sono accompagnate dai testi di alcune canzoni che hanno il mare come filo conduttore, e che vi consiglio di ascoltare proprio durante la lettura perché arricchiranno la vostra esperienza.

In "Stella di mare" ho ritrovato l’autore che avevo già amato altrove, per quanto "Scirocco" resti di gran lunga in cima alla mia classifica personale. Inutile ripetervi poi quanto amo il modo in cui Macaione rappresenta i suoi personaggi, dettagliati ed espressivi tanto da sembrare quasi veri!

Qual è l’ultimo fumetto che avete letto?

Come un respiro

La lettura di "Come un respiro" di Ferzan Ozpetek si è rivelata una vera sorpresa! Si tratta di un titolo che avevo ricevuto in regalo diverso tempo fa e che avevo lasciato per qualche tempo in attesa, ma finalmente mi sono decisa. 


Titolo: Come un respiro
Autore: Ferzan Ozpetek
Anno della prima edizione: 2020
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 168


Le protagoniste di questa storia sono due sorelle, Elsa e Adele, che non si vedono da oltre cinquant’anni e sono ormai anziane. Elsa, che risiede da moltissimo tempo ad Istanbul, torna alla casa di Adele ma vi trova dei nuovi inquilini, che si offrono di rintracciare la sorella per lei. 

Da qui ai giovani abitanti dell’appartamento a Testaccio viene narrata la vicenda che ha separato le due donne in modo così irreparabile, ma la versione dei fatti non è una soltanto e al lettore la storia viene raccontata anche attraverso le lettere di Elsa da Istanbul, che Adele si è sempre rifiutata di leggere e che sono sempre ritornate al mittente, ma contengono verità ancora più scomode.

Come nella maggior parte dei film di Ozpetek la realtà non è mai quella che sembra e dietro la superficie si nascondono segreti e misteri, così come le relazioni dei giovani abitanti dell’appartamento non sono prive di tradimenti e bugie. Vi ritroviamo i temi cari all’autore dei legami familiari, degli amori tormentati e difficili e in questo caso anche della violenza psicologica.

Nelle lettere di Elsa troviamo anche Istanbul, città d'origine di Ozpetek, in una caratterizzazione come sempre fascinosa. Le lettere hanno anche il pregio di creare un’alternanza tra il presente e il passato che sviluppa la storia in un modo davvero appassionante, ricco di colpi di scena.
[Senza svelarvi troppo sappiate che la conclusione ha diviso molto i lettori lasciandoli ad interpretare un ultimo gesto che l’autore lascia volutamente ambiguo.]

Anche grazie all’impaginazione dell’edizione Mondadori "Strade Blu" il romanzo si legge d’un fiato ed è una di quelle letture che vi consiglio assolutamente se siete alla ricerca di una storia in cui immergervi e dimenticarvi di tutto il resto. Ve lo suggerisco in particolare se siete appassionati del film di Ozpetek, perché ritroverete le sue atmosfere suggestive -e anche qualche riferimento al suo primo lungometraggio "Il bagno turco"!