mercoledì 27 aprile 2022

Il dottor Zivago

Parlare dei classici che leggo non è il mio forte: mi sento sempre schiacciata dall’importanza e dalla fama delle opere, il mio parere mi appare superfluo e proveniente da qualcuno di non abbastanza colto e informato. Necessaria premessa per poter scrivere qualche riga su "Il dottor Zivago" di Boris Pasternak, che ho terminato di recente. 


Titolo: Il dottor Zivago
Autore: Boris Pasternak
Anno della prima edizione: 1957
Titolo originale: До́ктор Жива́го
Casa editrice: Feltrinelli
Traduttore: Pietro Zveteremich
Pagine: 632

Come credo la maggior parte dei lettori avevo visto il film che ne è stato tratto e mi aspettavo soprattutto una storia d’amore: quella tra Yuri e Lara. In verità "Il dottor Zivago" è molto di più, ed è soprattutto un ritratto della Russia dalla Rivoluzione d’ottobre al secondo dopoguerra, il tutto è visto dagli occhi di Yuri Zivago, un medico rimasto orfano da giovanissimo che viene trascinato dagli eventi della storia. 
Forzatamente arruolato con i bianchi, costretto ad abbandonare più volte tutto quello che ha: la sua casa, la sua professione, la sua stessa famiglia, la donna di cui si innamora. 

I tumulti che agitano la Russia sono sempre presenti in questa storia: lo scontro tra bolscevichi e menscevichi, le esecuzioni sommarie, le deportazioni, la guerra che distrugge villaggi e città. Zivago sopravvive in qualche modo ogni volta, si reinventa e vive un nuovo grande amore proprio con Lara, in una condizione di precarietà estrema ma animati da sentimenti che nessuno dei due può soffocare. Il romanzo però non finisce qui e seguiamo Zivago per la sua intera vita, fino a concludere il volume con le poesie che lui stesso avrebbe lasciato in eredità.

Il romanzo di Pasternak fu censurato in patria perché considerato anticomunista, ed arrivò in Italia nel 1957: proprio quella di Feltrinelli fu la sua prima pubblicazione da cui poi si diffuse in Occidente, fino a far vincere nel 1958 il premio Nobel al suo autore, che però fu costretto a rinunciarvi per le pressioni dell’Unione Sovietica -solo alla fine degli anni '80 il romanzo sarà finalmente diffuso in Russia.

Per un lettore non russofono la prima parte non è di agevolissima lettura: si rimane confusi dai moltissimi nomi e personaggi (di cui per fortuna c’è un elenco all’inizio del testo). Dopodiché però le vicende di Zivago e del suo paese sconvolto ci appassionano e ci lasciamo trasportare in una Russia nevosa, di slitte trainati da cavalli e di grandi addii, di combattimenti e di precipitose fughe. Lo stile dell’autore è scorrevole e spesso poetico anche nella sua prosa; in conclusione sono contenta di aver letto quest’opera e mi sento di consigliarvela se siete interessati alla letteratura russa del '900!

Qual è l’ultimo classico che avete letto?

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