giovedì 16 maggio 2024

Il patto dell'acqua

Ho letto con grande calma "Il patto dell'acqua" di Abraham Verghese, saga familiare pubblicata da Neri Pozza che attraversa quasi un secolo di storia dell'India attraverso tre generazioni della famiglia di Mariamma, che va in sposa giovanissima a un uomo silenzioso ma amorevole e che tutti, negli anni, chiameranno Grande Ammachi.

Grande Ammachi è il pilastro di questa storia: cresce Jojo, figlio della prima moglie del marito, poi i suoi figli, Baby Mol affetta da un grave ritardo mentale e il maschietto Philipose, di cui accudirà anche i discendenti, prima Ninan e poi Marianna, la sua omonima.

La famiglia di Grande Ammachi è colpita da un Morbo misterioso, che rende l'acqua un pericolo mortale per i suoi membri; una malattia tracciata tra i rami dell'albero genealogico, che la nipote Mariamma sarà determinata a comprendere scientificamente, attraverso lo studio della medicina.

Anche la medicina è fondamentale in questa storia, nelle linee narrative dedicate a Rune e soprattutto a Digby, giovane inglese che arriva in India a svolgere la professione e che deciderà di trascorrervi l'intera esistenza, con gli anni sempre più legata alla famiglia di Grande Ammachi [si innamorerà infatti della moglie di Philipose, l'artista Elsie, che accoglierà una volta morto Ninan e quando sarà ammalata di lebbra, essendo lui il vero padre di Mariamma].

"Il patto dell'acqua" è una saga familiare dal ritmo lento, ricca di personaggi e di descrizioni, in cui ci si immerge piano piano e da cui si viene inevitabilmente conquistati. L'autore rappresenta così bene i suoi personaggi e il contesto nel quale vivono da renderceli tridimensionali, presenti, concreti, e questo è uno dei punti di forza della sua narrazione.

L'altro elemento più degno di nota sono i segreti, che si svelano a poco a poco, che sono mantenuti spesso per non ferire il prossimo, e che il lettore decifra tra i capitoli accostando i tasselli di un puzzle che prende forma sotto i suoi occhi in modo compiuto e convincente. 

Desideravo leggere questo romanzo sin dalla sua uscita, e nonostante mi abbia richiesto più tempo di quanto mi sarei aspettata mi sono separata dall'ultima pagina con serenità e soddisfazione, lasciandomi dietro una storia che rimarrà nella mia libreria e nei miei pensieri. Se siete amanti delle storie familiari che attraversano i decenni e i continenti, non posso fare altro che consigliarvelo!

Qual è l'ultima saga familiare che avete letto?

giovedì 9 maggio 2024

Lupa nera

"Lupa nera" è il secondo volume della trilogia di thriller spagnoli di Juan Gomez-Jurado pubbblicati da Fazi editore, iniziata con Regina rossa che ho scoperto poco tempo fa guardando la serie televisiva trasmessa su Prime. 

L’autore non ha una scrittura particolarmente ricercata e ad essere del tutto onesti le sue trame non sono nemmeno rivoluzionarie: qui ci troviamo davanti all’omicidio di un mafioso russo e alla scomparsa di sua moglie che tutti cercano e che sta cercando di salvarsi la vita, in un intrigo di malavitosi, trafficanti di droga e di donne e poliziotti corrotti, che non brilla certo per originalità. 

La "lupa nera" del titolo, personaggio che ci aspetteremmo fosse più centrale, compare soltanto alla fine del romanzo e nemmeno nei panni previsti [si tratta infatti di un’altra donna che si nutre di un desiderio di vendetta e ha preso il suo posto, spiegando così il mistero di un cadavere ritrovato nel fiume all’inizio del romanzo]. Perché allora questi questi thriller mi stanno piacendo tanto? 

Innanzitutto per la magnifica coppia composta da John e Antonia, quelli che sono i veri protagonisti e che formano un duo bizzarro quanto capace di intenerire e appassionare: impossibile infatti non tifare per la loro amicizia. Inoltre le trame dell’autore sono scorrevoli e mai noiose, non eccede con le descrizioni dei personaggi, anzi ne sappiamo lo stretto necessario perché la trama vada avanti, grazie ai frequenti dialoghi che non si perdono mai in chiacchiere vuote.

Per di più la nota con la quale conclude questo secondo volume, che di per sé termina con un tremendo cliffhanger, mi ha fatto pensare che Gomez-Jurado sia proprio una brava persona, desiderosa di rassicurare i propri lettori in merito al successivo capitolo -che per fortuna al momento in cui io termino questo è già in mio possesso! 

Insomma da regina nera e dei suoi seguiti non aspettatevi dei romanzi particolarmente letterari o innovativi, ma se siete alla ricerca di una letteratura di intrattenimento che vi renda impossibile chiuderli finché non li avrete terminati, allora questi testi fanno assolutamente al caso vostro!

Qual è l'ultimo thriller che avete apprezzato?

Orologi rossi

Sulla quarta di copertina di tutti i libri distopici pubblicati negli ultimi anni compaiono immancabilmente citati George Orwell oppure, quando si tratta di donne, Margaret Atwood. Questo secondo caso riguarda proprio "Orologi rossi" di Leni Zumas, pubblicato da Bompiani.

Per essere onesti, i rimandi a "Il racconto dell’ancella" sono ben pochi, quasi inesistenti: la storia ruota attorno alla maternità e al corpo femminile, ma qui sono affrontati in maniera corale dalle voci di quattro protagoniste citate in base al loro ruolo nella società: la biologa, la moglie, la figlia e la guaritrice. 

La loro posizione riguardo la maternità è estremamente diversa: la biologa, che sta scrivendo un libro su una ricercatrice islandese dell’ottocento che si occupava del comportamento dei ghiacci, è anche un insegnante di scuola superiore e sta facendo di tutto per concepire un figlio senza un compagno o essere ritenuta idonea all’adozione, quando mancano solo pochi giorni all’entrata in vigore della legge secondo la quale negli Stati Uniti solo coppie legalmente sposate potranno diventare genitori.

La moglie invece è madre di due figli, ma si sente costretta in questo ruolo, desiderosa di spazi e tempi per sé e sul punto di chiedere il divorzio al proprio marito. La guaritrice non è in alcun modo interessata al diventare madre e in questi Stati Uniti dove l’interruzione di gravidanza  è divenuta illegale e viene punita con il carcere aiuta le donne anche a terminare gravidanze indesiderate, oltre che nella gestione di tanti altri disturbi o danni arrecati dalla violenza degli uomini, grazie alle erbe e alla saggezza che è stata tramandata dalle sue antenate. 

Infine abbiamo la figlia che è solo un adolescente quando scopre di essere rimasta incinta e non desiderare in alcun modo quel bambino; cerca una soluzione e riflette su ciò che è successo alla sua migliore amica che l’anno precedente sia trovata nella stessa posizione e della quale ora sente enormemente la mancanza [per tre quarti del romanzo il lettore è portato a pensare che la ragazza sia morta procurandosi un aborto clandestino, ma in verità proprio la figlia l’ha salvata all’ultimo momento anche se questo ha comportato la sua successiva reclusione in carcere minorile].

Si tratta di un romanzo corale in cui i capitoli alternano i punti di vista e le vite di queste donne che abitano la stessa comunità, e via via si intrecciano legandosi l’una all’altra in modo a mio parere imprevedibile [la guaritrice infatti ingiustamente accusata e arrestata viene scagionata proprio dalla moglie mentre la biologa che avrebbe tanto voluto adottare il bambino della figlia si trova a ad accompagnarla proprio ad interrompere la sua gravidanza]. 

È un romanzo di donne: i personaggi maschili sono pochi e poco significativi. 

Per definirlo un distopico credo che maggiore spazio avrebbe dovuto essere dedicato all’evoluzione autoritaria e antidemocratica, concentrata sul controllo del corpo femminile, della famiglia e della procreazione del governo degli Stati Uniti, purtroppo non così lontana dalla realtà odierna.

 Che molto hanno a che vedere con quelle che affrontiamo anche noi ogni giorno  Non lo paragonerai affatto al racconto dell’ancella in comune hanno davvero poco tuttavia se le tematiche possono interessarvi questo è senz’altro un romanzo che vi consiglio di leggere

Qual è l’ultima distopia che avete letto?

giovedì 2 maggio 2024

Chi ha peccato

"Chi ha peccato", pubblicato da Feltrinelli editore, è il romanzo d’esordio di Anna Bailey, una scrittrice di meno di trent’anni che riesce a mettere insieme una storia ambientata in Colorado che mi ha davvero catturata dalla prima all’ultima pagina. 

Non aspettatevi nulla di inedito: abbiamo a che fare con una piccola comunità dove la religione è basata sul giudizio, sull'ostracismo, su tutt’altro che accoglienza e fratellanza, piuttosto l’omofobia , il razzismo e la paura del diverso.

I protagonisti sono i membri della famiglia Blake, oppressi da un padre violento sempre incombente, pronto a massacrare il figlio maggiore perché omosessuale e la moglie per ogni sua mancanza domestica. 

L’avvio di questo romanzo è la scomparsa della figlia Abigail, di cui si sono perse le tracce dopo una festa nel bosco. Sarà scappata da quella famiglia dove nessuno si sente al sicuro o le sarà capitato qualcosa di brutto? Emma, la sua migliore amica, il fratello maggiore Noah e quello minore Jude non si rassegnano alla sua assenza e piano piano i nodi verranno al pettine svelando una verità difficile persino da pronunciare [l’assassino infatti è stato niente meno che il padre che aveva addirittura abusato di lei convinto si nella sua follia che non fosse sua figlia].

Ad un personaggio secondario in particolare ci si affeziona: è quello di Rat, il giovane rumeno che vive nel campo dei caravan e che il primo a vedere Noah per quello che è davvero, il primo a ricordargli che può aspettarlo una vita diversa da quella vissuta finora nella vergogna e nella violenza. Loro due sono indubbiamente i personaggi per cui ho provato maggiore empatia, insieme a quello di Emma che sente di aver perduto la sua amica sia per la sua scomparsa sia per tutti i segreti che in vita ha deciso di tacerle.

[L’autrice ci regala una sorta di lieto fine per i personaggi ancora in vita e finalmente toglie di torno quel padre che non è degno di essere chiamato tale, per mano della moglie, una donna che trova finalmente in sé stessa il coraggio di ribellarsi.]

Ho trovato questo romanzo d’esordio semplice ed efficace. Non troverete qualcosa di mai sentito prima, però vi affezionerete ai suoi personaggi, soffrirete con loro per le ingiustizie che subiscono e grazie all’alternanza temporale tra il prima e l’adesso non vi annoierete mai nello sviluppo fino alla risoluzione del mistero.

Ho acquistato questo libro senza saperne nulla con la promozione Feltrinelli dello scorso anno e ora sono contenta della decisione presa su due piedi, perché si è rivelata una lettura che ho terminato con grande piacere.

Qual è l’ultimo libro che avete comprato a scatola chiusa?

Mio marito

Siete alla ricerca di una lettura di puro intrattenimento che vi tenga compagnia per un pomeriggio? Allora "Mio marito" di Maud Ventura, pubblicato da Feltrinelli, potrebbe fare assolutamente al caso vostro!

Si tratta di un romanzo d’esordio breve e folgorante, le cui vicende sono così morbose da diventare una lettura davvero deliziosa per gli amanti del genere. Non aspettatevi infatti alcuna forma di orrore o di violenza: quella che è analizzata è la psicologia della protagonista, una donna sulla quarantina madre di due figli, insegnante di liceo e traduttrice dall’inglese, che si è guadagnata nella società francese un posto più che rispettabile anche grazie al marito del quale è profondamente innamorata... o per meglio dire ossessionata! Ogni suo pensiero infatti ruota attorno all’uomo che ha sposato, nel timore che possa stancarsi di lei o tradirla, impegnandosi a decifrare ogni suo comportamento, che sia volontario o inconsapevole. 

La narrazione dura una settimana nella vita di questa protagonista, mai chiamata per nome come tutto il suo nucleo familiare, ed è più che sufficiente per far entrare nel suo mondo e nella sua mente contorta, che prende meticolosi appunti su quaderni di colore diverso e per la quale la spontaneità è lontana anni luce.

"Mio marito" non è certo un romanzo che parli d’amore: piuttosto di una patologica insicurezza e gelosia, ma nonostante questo riesce a creare una spirale che avvolge il lettore fino ad un epilogo estremamente godibile e ricco di umorismo nero.

Ho scovato questo romanzo nella recentissima promozione Feltrinelli, della quale approfitto ogni anno per scoprire titoli che mi incuriosiscono e che non sono sicura saranno pienamente nelle mie corde. "Mio marito" però si è decisamente rivelato tale e non posso fare altro che consigliarvelo!

Qual è l'ultima lettura di puro intrattenimento a cui vi siete dedicati?

Trust

Sentivo parlare da tempo di "Trust" di Hernan Diaz, pubblicato in Italia da Feltrinelli, vincitore del Premio Pulitzer dello scorso anno insieme al bellissimo "Demon Copperhead" di Barbara Kingsolver.

Entrambi i romanzi sono stilisticamente degni di nota: se Kingsolver riscrive "David Copperfield" di Charles Dickens, Diaz scrive un romanzo che ne contiene in realtà quattro: il primo è un libro dedicato alla vita di un finanziere e della moglie, della morte della quale viene additato come responsabile. 

Sebbene sotto altro nome, il finanziere sarebbe Andrew Bevel, che nel secondo testo che compone "Trust" racconta la propria versione dei fatti, completamente differente, riguardo il suo matrimonio con Mildred. Scopriamo nella terza parte che l'autore della seconda non sarebbe stato però Bevel in prima persona, bensì una ghost writer, Ida Partenza, assunta agli inizi del Novecento proprio per scrivere a nome di Bevel la risposta al romanzo diffamatorio che aveva riscosso un certo successo. Ritroviamo Ida molti anni dopo, a cercare di venire a capo della verità su Mildred, donna che sente di non aver mai compreso appieno e della quale ritrova un diario autografo, che di "Trust" costituisce la quarta parte.

[Se nella prima Helen, afflitta da una patologia mentale, muore in seguito ad elettroshock in una struttura in Svizzera, nella seconda Mildred muore di cancro come nelle altre tre, ma è dipinta da Bevel come una donna semplice, mite, delicata seppure intelligente. Nella terza parte, Ida è incaricata di scrivere la versione di Bevel, mentre si afferma come giovane donna indipendente nella New York del primo Novecento, almeno fino alla morte di Bevel. Cinquant'anni più tardi torna a visitare il palazzo, ormai un museo, sentendo la necessità di riannodare i fili della vita di Mildred, di scoprire la verità sotto al manto di perbenismo e fragilità dietro al quale il marito l'aveva nascosta; e ne ritrova il diario, dove si scopre essere stata proprio Mildred quella ad avere l'intuito necessario per aver reso Bevel così facoltoso e di successo.]

"Trust" è un romanzo stratificato, in cui come il titolo allude non ci si può fidare di nessuno dei narratori, che si scoprono via via inaffidabili, ma si rimane invischiati nella loro tela. La parte che ho preferito è stata quella narrata da Ida, personaggio verso cui ho provato la maggiore empatia, e che si inserisce con il proprio percorso di donna lavoratrice nella storia sempre presente di Bevel -e, nell'ombra, in secondo piano, di Mildred. 

Questo romanzo per me è stato una vera sorpresa: credevo che avrei trovato pesanti e farraginose le tante pagine dedicate alla finanza, invece ero così coinvolta dalle vicende dei protagonisti da non averle subite. La scrittura, il cui stile è peculiare per ognuna delle quattro parti che compongono il romanzo, è sempre coinvolgente e magnetica, e anche se la trama potrebbe sembrarvi respingente vi consiglio di dare una chance a questo romanzo, che credo vi stupirà!

Qual è l'ultimo premio Pulitzer che avete letto?