giovedì 15 giugno 2023

L'acqua del lago non è mai dolce

Non sono stata per diverso tempo convinta di leggere "L’acqua del lago non è mai dolce", romanzo d’esordio della scrittrice Giulia Caminito premiato al Campiello e finalista al premio Strega. Forse il fatto che se ne parlasse tanto mi insospettiva e mi ha fatto rimandare la lettura, ma poi un colpo di fortuna al mercatino ed eccoci qui a parlarne oggi. 

Devo ammetterlo mi è piaciuto più di quanto mi aspettassi, nonostante non lo trovi un romanzo perfetto. 


Al centro c’è Gaia, che incontriamo bambina e seguiamo fino a quando diventa una giovane donna; il suo nome non le piace, non le si addice, in tutto il romanzo lo troviamo soltanto una volta come la firma ad una lettera dolorosissima, che è l’unica presa di coscienza degli errori che la ragazza riesce a raggiungere. Siamo nel Lazio, nella provincia vicino al lago di Bracciano, precisamente ad Anguillara Sabazia e la famiglia di Gaia arranca nel tentativo di farsi assegnare un alloggio popolare, tra scambi di case e seminterrati resi a malapena abitabili. 

La condottiera della famiglia è la mamma Antonia, perché il padre Massimo, reduce di un incidente sul lavoro in un cantiere nel quale lavorava in nero, è diventato disabile e vive sullo sfondo i dolori e conflitti della famiglia; il più emozionante è quello con Mariano, il figlio maggiore che a dire il vero è figlio soltanto di Antonia, che però non ci pensa due volte ad allontanarlo in malo modo per punirlo dei suoi errori mentre proprio Massimo è quello che sembra sentirne più la mancanza, lo stesso che prima ribadiva di non esserne il padre è quello che in fin dei conti lo sente più figlio. 

Ci sono poi i gemelli i personaggi, poco caratterizzati, e i coetanei di Gaia che ne accompagnano l’adolescenza, amicizie che non la soddisfano mai, ragazzi dei quali non riesce ad innamorarsi, e gli scoppi ciechi e istintivi di violenza che la rendono pericolosa e selvatica. 

Questo è un romanzo di estati e di povertà, di privazioni che segnano per una vita intera, che la rendono testarda, intenzionata a laurearsi in filosofia a dispetto di tutti coloro che pensano che dovrebbe quanto prima portare a casa uno stipendio. 

È un romanzo che mi ha fatta arrabbiare: in primo luogo questa madre che spadroneggia, certo perché colpita e segnata dalla vita, abituata a dover portare tutto avanti con le sue forze, ma al tempo stesso implacabile, mai interessata a comprendere coloro a cui ha dato la vita. Poi mi ha fatta arrabbiare anche Gaia, che a caro prezzo impara che a coloro che ci vogliono bene dovremmo un’amicizia più onesta più sincera e leale di quella che ha offerto all’unica vera amica (che poi la vita le sottrae amaramente).

È un romanzo che mi è piaciuto, anche se ho trovato la parte centrale un po’ ridondante e meno convincente dell’inizio che mi aveva folgorata. Ho trovato comunque convincente la conclusione nella chiusura del cerchio che riavvicina una famiglia spezzata sulle rovine di una casa che hanno lasciato da tempo e sui cocci della quale si ritrovano -anche se Gaia non se ne sente più parte.

Nel complesso è un romanzo che mi sento di consigliarvi se volete affacciarvi al panorama della narrativa italiana contemporanea: la scrittrice usa periodi lunghi, molti aggettivi separati da virgole, in un ritmo trascinante dà voce a una protagonista che è credibile ed intensa e credo che possa essere davvero promettente. 

Qual è l’ultima autrice italiana che avete scoperto?

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