giovedì 22 giugno 2023

La fatica dei materiali

"La fatica dei materiali" di Marek Sindelka, pubblicato da Keller editore, è quello che potremmo definire un romanzo fiume: nella sua brevità efficacissimo, è una storia di migrazione narrata da due punti di vista, quelli di due fratelli di cui conosciamo soltanto il nome del maggiore, Amir. 

Molto probabilmente sono siriani, ma non c’è scritto da nessuna parte, così come non è scritto da nessuna parte il nome della città del nord verso la quale si dirigono, separatamente perché non hanno potuto proseguire insieme il loro viaggio della speranza. Sindelka racconta l’odissea dei migranti, la disperazione, la "fatica dei materiali" che emerge dalla lamiera di un camion contorta per la pressione di chi soffoca al suo interno, in un richiamo a gran voce a "Uomini sotto il sole" di Kanafani.

Il breve e coraggioso romanzo ci porta sui passi della disperazione, quella che fa proseguire anche quando il corpo è esausto, quando si è persa una scarpa, quando il freddo entra nelle ossa e non si trova cibo da giorni, in un paesaggio inospitale dove gli esseri umani che si incontrano sono terrorizzati o aggressivi da quelle presenze che trovano in accettabili.

L’autore scrive pagine che fanno soffrire e che trascinano; al fianco del ragazzo cerchiamo gocce di miele in alveari che stanno morendo, avvolgiamo il piede nudo in un sacchetto di plastica come se potesse proteggerci dal ghiaccio, cerchiamo rifugio nei posti più improbabili mentre Amir fronteggia le percosse, gli arresti, i centri di identificazione ed espulsione. 

Non sappiamo dove si trovano, non sappiamo in quanto tempo si svolga l’arco di questa storia. Sappiamo che sono separati, che non hanno modo di mettersi in contatto l’uno con l’altro, ma che continuano ad andare, a resistere, a sopportare indicibili sofferenze nelle quali è impossibile non immedesimarsi. 

È un romanzo fiume dicevo, che confonde il lettore, lo disorienta perché non ci sono nomi propri, riferimenti geografici o temporali, i capitoli alternano i punti di vista ma li mescolano a qualche estratto del passato, a qualche incontro sempre dolorosissimo -un senzatetto che è il solo a concedere un gesto di umanità, un giovane palestinese distrutto dall’aver venduto i propri organi per la disperazione. 

È un romanzo che coinvolge in un modo viscerale, che fa disperare e parteggiare per i suoi protagonisti e la cui lettura farebbe davvero molto bene a tutti coloro che credono ancora alla leggenda dei profughi ricchi e ben nutriti, con gli smartphone ultimo modello ospitati negli alberghi e accolti col tappeto rosso.

È un romanzo che parla dell’oggi, che lo fa in modo letterario e mai didascalico, e di cui mi sento assolutamente di consigliarvi la lettura: un nuovo titolo del catalogo Keller di cui sono davvero entusiasta.

Qual è una storia di migrazione che vi ha colpiti ?

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