venerdì 20 giugno 2025

Il silenzio del coro

Con “Il silenzio del coro” di Mohamed Mbougar Sarr, autore senegalese residente in Francia premiato qualche anno fa con il Goncourt per “La più recondita memoria degli uomini” (sempre pubblicato in Italia da Edizioni E\O) pensavo di portare avanti l’argomento avvicinato con “Libia” di Francesca Mannocchi.

L’argomento centrale è infatti quello delle migrazioni, dei barconi della morte nel Mediterraneo, dei viaggi della speranza dall’Africa subsahariana che attraversano il deserto prima e il mare poi.

L’ambientazione è Antino, un paese inventato della Sicilia, alle pendici dell’Etna; qui un gruppo di “ragazzi” viene accolto dall’associazione Santa Marta e vive in attesa dei colloqui per ottenere lo status di rifugiato, mentre il tempo si dilata e il senso di inutilità si fa più forte.

La lingua di Sarr è ricercata e letteraria, ricchissima di citazioni dalla classicità, capace di cambiare registri e forme inserendo brani di diario, dialoghi in forma di rappresentazione teatrale, articoli di giornale e discorsi pubblici; purtroppo il registro così elevato spesso si addice poco alla realistica proprietà di linguaggio di chi sta imparando a comunicare da qualche mese in un nuovo idioma.

Gli elementi per cui questo libro avrebbe potuto rivelarsi nelle mie corde c’erano tutti; purtroppo così non è stato.

Innanzitutto per la spaccatura a metà, dai ritmi lenti e riflessivi delle prime duecento pagine popolate anche di personaggi inutilmente bizzarri (penso per primi alla coppia di artisti), di riflessioni fin troppo filosofiche, che poi si trasformano in un testo dal ritmo concitato dove la violenza prende piede, dove le tinte diventano quelle di un crime, ma la credibilità continua a non farla da padrone.

Troppi momenti mi sono sembrati intrisi di luoghi comuni (il migrante arrabbiato, quello volenteroso, la passione inevitabile con le ragazze che gravitano attorno all’associazione), poco costruiti, più concentrati sulla forma che sulla sostanza. Poche pagine sono davvero dedicate al viaggio della migrazione, a cosa essa davvero comporti, e le mie aspettative sono così state parecchio deluse -fino ad un epilogo che dopo tanti avvenimenti sembra riportare il lettore alla casella del “via”.

Qual è l’ultima lettura che non vi ha convinti?

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