Questo è il primo di una coppia di titoli che ho letto nel corso dell'estate e ai quali ho avuto bisogno di pensare un po' prima di scriverne. In questo caso si tratta di un romanzo, mentre il prossimo sarà un saggio che però ha in comune con il libro di oggi il tema attorno al quale ruota: quello delle migrazioni contemporanee.
Autore: Davide Enia
Anno della prima edizione: 2017
Casa editrice: Sellerio
Pagine: 216
LA STORIA
Enia, prolifico scrittore di narrativa e per il teatro, ha in mente di raccontare gli sbarchi dei migranti sull'isola di Lampedusa. Per questo vi si reca in due occasioni, entrambe raccontate all'interno di questo libro, insieme al proprio padre.
A Lampedusa assiste alla commemorazione del 3 ottobre, incontra testimoni diretti come sommozzatori e pescatori che numerose volte hanno assistito all'arrivo di gommoni ed imbarcazioni varie, e loro malgrado anche alla morte di molti individui, al ritrovamento di decine (quando non centinaia) dei loro cadaveri inghiottiti dal mare.
Non solo dei migranti e dei loro approdi scrive però Enia: egli infatti scava dentro se stesso, riscopre il rapporto con il padre, taciturno uomo del Sud che impara a comprendere anche attraverso i suoi silenzi. Lampedusa diviene quindi un luogo dell'anima, dove tante esistenze si incrociano, e così fanno i sentimenti.
COSA NE PENSO
Enia scrive un libro coraggioso, nel quale non ha paura di parlare della morte e di chiamarla con il proprio nome. Non scrive solo delle tante vittime dei naufragi, ma anche del lutto per un amico perduto che deve ancora elaborare, e della malattia -un linfoma- che divora dall'interno il suo amato zio.
Dagli appunti presi per una sorta di reportage, Enia riesce a creare un romanzo potente ed intenso, spesso molto poetico, ricco di sentimenti e di umanità. L'aspetto che ho maggiormente apprezzato è la scoperta del proprio padre, così a lungo incompreso nei suoi modi da uomo del Sud che non sa esprimere a parole i propri sentimenti; suo padre che ha fatto il medico per tanti anni pur sognando di dedicarsi alla scrittura, suo padre che ama la fotografia e ha sempre desiderato avere un cane (informazione che dà il titolo ad un racconto scritto da Enia diversi anni fa, "Mio padre non ha mai avuto un cane"). Pare un rapporto con grandi potenzialità, quello dei due uomini che sembrano conoscersi davvero in quel teatro di vite e di morti che è Lampedusa, ed è un aspetto che mi ha molto colpita.
L'unico elemento che non mi ha convinta del tutto è la lingua utilizzata dall'autore: nelle frasi infatti, scritte in un ottimo italiano, si trovano talvolta termini dialettali che sembrano quasi inseriti casualmente, soprattutto al di fuori dei dialoghi. Per quanto l'ambientazione isolana ben si presti a questo arricchimento linguistico, nella narrazione ordinata e corretta dell'autore l'ho trovato un elemento dissonante.
Mi sento comunque di consigliarvi questa lettura, che riesce a raccontare grandi drammi senza scadere mai nel patetico, ad emozionare senza strappare lacrime ad ogni costo, e a far riflettere su temi trattati sempre più spesso con troppa superficialità.
Mi sento comunque di consigliarvi questa lettura, che riesce a raccontare grandi drammi senza scadere mai nel patetico, ad emozionare senza strappare lacrime ad ogni costo, e a far riflettere su temi trattati sempre più spesso con troppa superficialità.
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