sabato 23 luglio 2022

Americanah

Il più recente romanzo dell’autrice di origini nigeriane Chimamanda Ngozi Adichie, "Americanah" (sempre pubblicato da Einaudi) è per me un’ennesima conferma del suo talento.


Titolo: Americanah
Autrice: Chimamanda Ngozi Adichie
Anno della prima edizione: 2013
Casa editrice: Einaudi
Traduttore: Andrea Sirotti
Pagine: 494


Se il suo esordio "L’ibisco viola" non mi era dispiaciuto e invece il successivo "Metà di un sole giallo" mi aveva entusiasmata, questa terza lettura è all’altezza della seconda: un romanzo di quasi 500 pagine che non annoia mai e che anzi mi ritrovavo a voler leggere in ogni momento libero a disposizione, come non mi capitava da qualche tempo. 

Seguiamo due protagonisti: quella a cui sono dedicate più pagine è Ifemelu, una giovane donna che emigra dalla Nigeria agli Stati Uniti lasciandosi dietro il fidanzato Obinze, che è l’altro personaggio principale di questa narrazione. 

Antonello Venditti cantava "certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano": è proprio questo il caso dei nostri due personaggi, il cui legame non sembra affievolirsi nonostante le loro strade si separino per lungo tempo. Se lei negli Stati Uniti riesce ad ottenere un discreto successo sia in campo sentimentale sia professionale, lui in Inghilterra non riesce ad ottenere i documenti in regola e viene così rimpatriato, per ottenere la propria realizzazione solo una volta tornato in Nigeria -la stessa patria che all’inizio del romanzo scopriamo essere la destinazione prescelta anche da lei, nonostante appunto la stabilità ottenuta oltreoceano. 

Non aspettatevi però soltanto un racconto passo passo delle vicende dei nostri due personaggi, perché "Americanah" è soprattutto un'attuale, interessantissima riflessione sul concetto di razza e sul concetto di essere neri in Africa o altrove: se in Nigeria infatti la questione razziale non esiste per la protagonista, in quanto sono tutti neri come lei, diventa il centro del suo blog e delle sue acutissime osservazioni una volta emigrata. C’è molto bisogno di leggere riguardo questi temi quando è un’autrice nera a scriverne, sebbene il concetto di afroitalianità non sia ancora così diffuso e nel nostro paese la pelle nera sia quasi sempre associata al concetto di immigrazione: i mutamenti del nostro tempo rendono necessario un aggiornamento del nostro punto di vista, un superamento dei nostri preconcetti e l’immedesimazione nei panni di qualcun altro che sappia autonarrarsi come questa protagonista. 

Gli spunti per mettersi in discussione all’interno di questo libro sono davvero tanti e credo sia fondamentale riflettere sul nostro privilegio bianco che diamo sempre troppo per scontato: già questo è a mio parere un’ottima ragione per leggere "Americanah", ma se non siete particolarmente interessati al tema sappiate che è anche una storia di formazione davvero appassionante, dove trovano spazio storie d’amore, allontanamenti, amicizie che vanno e che vengono e personaggi secondari ai quali non potrete che affezionarvi -primo tra tutti il nipote di Ifemelu, Dike. 

Credo che per me questa lettura rientri tra le migliori dell’anno: mi ha trasportata in Nigeria e negli Stati Uniti, ma soprattutto la scrittura tagliente dell’autrice, che non risparmia nessuno, che non ha paura di evidenziare difetti e ipocrisie, mi ha tenuta incollata alle pagine -inevitabilmente anche per la curiosità di sapere se i due protagonisti si sarebbero ritrovati, e inutile dirvi quanto sia stata contenta del lieto fine dopo i tantissimi compromessi e le sofferenze a cui entrambi sono stati costretti, specialmente nella loro esperienza migratoria. 

Sebbene profondamente inserito in un contesto americano (memorabile è la parentesi sulle elezioni di Obama a presidente, ma numerosi sono anche riferimenti ai college e allo stile di vita statunitense) è un romanzo che anche ad un lettore europeo potrà dare tanto, perché l’autrice è bravissima a raccontare una storia e ad osservare la società che la circonda, inserendo gli elementi di costume in un romanzo che ha anche una notevole base autobiografica. 

In conclusione è un romanzo che mi sento assolutamente di consigliarvi e credo che se non avete mai letto nulla dell’autrice potrebbe essere anche un ottimo punto di partenza, per approfondire poi con "Metà di un sole giallo", che è dal punto di vista storico e geografico più focalizzato sul contesto africano. 

Qual è il vostro titolo preferito dell'autrice?

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