mercoledì 29 dicembre 2021

Colorado Kid

Stephen King è uno dei pochi autori di cui ho intenzione di recuperare quasi l’intera produzione, senza interrogarmi troppo sulle trame di ogni singola opera. È per questo che al mercatino ho recuperato "Colorado Kid" per pochi spiccioli, nonostante l’edizione abbia una copertina a dir poco inguardabile. 


Titolo: Colorado Kid
Autore: Stephen King
Anno della prima edizione: 2005
Titolo originale: The Colorado Kid
Casa editrice: Sperling&Kupfer
Traduttore: Tullio Dobner
Pagine: 186


Trattandosi di un King straordinariamente breve per i suoi standard ho deciso di leggerlo dopo poco tempo. È un King atipico, diciamolo subito, ed è un libro che fatica a vivere senza la sua postfazione all’interno della quale l’autore spiega l’origine di questa storia: un articolo di giornale su un decesso incomprensibile che non era mai stato spiegato. Da questo nacque in King il desiderio di indagare il mistero e le potenzialità di una storia che non fosse risolta, ma mettesse sul tavolo una serie di carte che più che rispondere ad interrogativi li ponessero. 

Per i personaggi per cui è immediato provare simpatia: due anziani giornalisti uno ormai novantenne, l’altro che ha superato la sessantina, e una giovane ragazza che svolge un periodo di formazione presso il loro giornale. Una sorta di esame è quello che viene fatto a Stephanie, al suo amore per il giornalismo, e a quanto autentica sia la sua predisposizione per questo lavoro, quando i due anziani decidono di raccontarle un caso che da oltre vent’anni continuano ad avere in mente perché non sono mai riusciti a spiegarlo. Si tratta del caso di Colorado Kid appunto, un uomo ritrovato morto su una spiaggia in circostanze a dir poco misteriose, innanzitutto per le improbabili tempistiche che lo hanno portato nel giro di poche ore dal Colorado al Maine.

"Colorado Kid" è diversissimo rispetto ai romanzi di King che mi sono capitati finora. Forse il più affine che mi è venuto in mente è "The Outsider", un altro romanzo pubblicato negli anni 2000: anche lì c’era un’indagine e anche lì vi erano tempistiche che rendevano poco chiari dei casi di omicidio. Certo in "The Outsider" la componente  soprannaturale si rivela essenziale per la comprensione della trama, mentre in "Colorado Kid" il punto è il mistero e tutte le domande che fa nascere nella mente del lettore, lasciato a se stesso a riflettere su quante storie possono essere create a partire da un fatto soltanto.

Non è un romanzo di King che mi ha lasciata senza fiato o che mi ha spaventata particolarmente o emozionata: sembra quasi un esercizio di stile, un tentativo di sviluppare un’idea portandola in diverse direzioni possibili enunciate e nel dialogo tra Stephanie e i due giornalisti e man mano contraddette una per una. Non è senza dubbio una di quelle letture che vi consiglio per avvicinarvi ai romanzi di Stephen King, perché io stessa ne sono rimasta abbastanza perplessa per quanto non posso dire che non mi sia piaciuta.

"Colorado Kid" è molto più vicino ad un romanzo giallo che ad un romanzo dell’orrore. Numerosi sono infatti i riferimenti a classici del genere come Agatha Christie, Arthur Conan Doyle e la serie TV "La signora in giallo", eppure Stephen King ci lascia davanti a questo esempio del potere delle storie come in un esercizio per cui il finale dobbiamo immaginarcelo noi, mentre riflettiamo su quanto semplice accenno possa stimolare la fantasia di ciascuno di noi.
Insomma se state scoprendo Stephen King questo non è il romanzo da cui cominciare, tuttavia se siete dei completisti come me anche questo è un interessante scorcio delle molteplici capacità dello scrittore!

Qual è un titolo di King che non vi ha convinti?

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