lunedì 12 ottobre 2020

Mappe per amanti smarriti

Ci sono romanzi a cui non sappiamo resistere sin da quando ne sentiamo il titolo per la prima volta, e li acquistiamo immediatamente. Mi era capitato ormai più di sette anni fa proprio con il romanzo che vi consiglio oggi, che però è rimasto per tutto questo tempo a prendere polvere… Ma finalmente è arrivato il suo momento, e sono stata felicissima di non aver resistito a quell’impulso nel lontano 2013! 



Titolo: Mappe per amanti smarriti
Autore: Nadeem Aslam
Anno della prima edizione: 2004
Titolo originale: Maps for Lost Lovers
Casa editrice: Feltrinelli
Traduttrice: Delfina Vezzoli
Pagine: 379




LA STORIA

Shamas e Kaukab sono emigrati dal Pakistan nel Regno Unito quando erano giovani, e qui hanno dato alla luce i loro tre figli, Charag, Mah-Jabin e Ujala. Mentre Shamas è un uomo laico, cresciuto da musulmano ma figlio in realtà di un uomo indù, Kaukab è molto legata all’Islam che pratica con convinzione, mescolandolo all’ignoranza delle credenze popolari che impone anche ai propri figli.
L’equilibrio della famiglia entra in crisi quando Jugnu, il fratello di Shamas, sparisce insieme a Chanda, la donna con cui aveva una relazione considerata peccaminosa dalla comunità pakistana… 


COSA NE PENSO

“Mappe per amanti smarriti” è il secondo romanzo di Nadeem Aslam, autore di origine pakistana, emigrato in Inghilterra quando era adolescente. È evidente come Aslam conosca bene dunque la materia della quale scrive: la cultura d’origine dei suoi personaggi, la sottomissione delle donne e le violenze che vengono loro imposte a partire dai matrimoni combinati, il desiderio di libertà delle giovani generazioni.
Non è un romanzo sull’integrazione, quello di Aslam: è un romanzo anzi che ci racconta l’isolamento, la tendenza a ricreare un nuovo Pakistan in Europa, al punto da rinominare le strade, da importare mogli o mariti selezionati tra i parenti affinché i più giovani possano sposarsi con qualcuno considerato adatto -in barba alle malattie genetiche.
Il Pakistan è un paese povero, una terra aspra e disastrosamente ingiusta, la cui storia è un libro che trabocca di tristi vicende, la vita una tribolazione se non una punizione per la maggior parte di chi ci è nato: milioni dei suoi figli e figlie sono riusciti a trovare punti d’appoggio sparsi su tutto il globo nella loro ricerca di sostentamento e di una parvenza di dignità. Vagando per il pianeta in cerca di sollievo, si sono stabiliti in piccoli paesi che li fanno sentire ancora più piccoli, e in città che hanno edifici altissimi e una solitudine ancora più alta.

La scrittura di Aslam è ciò che più colpisce in “Mappe per amanti smarriti”: la capacità descrittiva dell’autore lo rende un romanzo ricco, che sembra mostrarci i colori delle farfalle tanto amate da Jugnu, dei parrocchetti, dei pavoni, dei tanti fiori. Percepiamo i sapori delle spezie, del curry e del coriandolo con cui Kaukab arricchisce i suoi piatti quando spera di poter mettere a tavola tutti i suoi figli insieme, percepiamo il gusto del chapati, dei datteri, del manzo stufato, ne sentiamo il profumo provenire dalle pentole sul fuoco. 


“Mappe per amanti smarriti” è un trionfo dei sensi, ma è anche una storia familiare appassionante, che racconta l’amore che sfida le convenzioni e paga per questo un caro prezzo, ma anche l’amore di una madre disperata, che non ha avuto accesso all’istruzione, ed agisce convinta di fare il meglio per i suoi figli pur ostacolando continuamente la loro felicità e mettendone addirittura a rischio la vita -senza accorgersene. Kaukab è il personaggio per cui ho provato una compassione sincera, al di là delle sue deprecabili azioni: Kaukab è il simbolo di una generazione di donne che non hanno avuto alternative né mezzi per mettere in discussione ciò che è stato inculcato loro, e perpetuano la prigione nella quale loro stesse sono state rinchiuse per tutta la vita. 
Non c’è niente su questo pianeta che io odi più di questo paese, ma non andrò a vivere in Pakistan finché i miei figli sono qui. Questa terra maledetta mi ha portato via i miei figli. Il mio Charag, la mia Mah-Jabin e il mio Ujala. Ogni volta che uscivano di casa tornavano coperti da un nuovo strato di estraneità, finché a un certo punto non li ho più riconosciuti. 

Per me il romanzo di Aslam è stata una vera sorpresa. Nonostante all’inizio abbia faticato un pochino ad orientarmi tra i molti nomi e personaggi, procedendo nella lettura ero curiosa di sapere come le loro vicende (abilmente intrecciate) si sarebbero sviluppate e concluse. La tematica dell’immigrazione e della difficoltà di adattamento in un paese straniero lo hanno poi reso per me un testo ancor più interessante, che in ogni caso mi sento di consigliare a tutti gli amanti dei romanzi familiari, che qui troveranno il loro genere preferito unito ad interessanti informazioni sulla cultura del Pakistan e sulla storia di questo paese -di cui mi sono accorta di conoscere poco o nulla, e spero di poter rimediare a breve! 

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