lunedì 17 settembre 2018

Lions

Libri che ti scavano dentro sono rari, e quelli che sanno farlo a poco a poco, senza raccontare avvenimenti eclatanti o storie dalle ricche trame lo sono ancora di più. Uno di questi è "Lions", senza dubbio.




Titolo: Lions
Autrice: Bonnie Nadzam
Anno della prima edizione: 2016
Casa editrice: Black Coffee
Traduttore: Leonardo Taiuti
Pagine: 269
 
 
 
LA STORIA
Leigh e Gordon frequentano l'ultimo anno di liceo e vivono a Lions, una cittadina del Colorado vittima della crisi economica al punto da essersi quasi completamente spopolata. Restano aperti un bar, un diner gestito dalla madre di Leigh, l'officina di John Walker, padre di Gordon. Quest'ultimo è un uomo integerrimo e silenzioso, dedito al lavoro, che spesso sparisce per giorni recandosi a Nord e senza rivelare a nessuno quale sia la sua vera destinazione.
Quando un giorno un uomo misterioso fa la sua comparsa a Lions, una catena di eventi nefasti pare innescarsi e così la vita di Gordon e Leigh, che pareva già scritta lontano da Lions, al college di qualche grande città, prende una direzione del tutto diversa.


COSA NE PENSO
Lions è un romanzo di fantasmi, come già lo stesso incipit rivela.
Se avete mai amato davvero qualcuno, saprete che c’è un fantasma in ogni cosa. Visto la prima volta, lo vedete ovunque.
È un romanzo sulla nostalgia, la nostalgia di un futuro che si è tanto desiderato e non è mai arrivato, oppure arriva ma si rivela molto diverso dalle aspettative.
"Lions" è un romanzo sull'importanza di certe promesse, come quella che Gordon fa al padre e segna il destino di un ragazzo fin troppo simile al suo genitore, legato a Lions in modo indissolubile, e ancor di più alla propria personalissima etica. È un romanzo sull'insoddisfazione, quella di Leigh che sogna costantemente un altrove dove realizzarsi, che sogna un fidanzato più energico e socievole di Gordon, un fidanzato meno prigioniero dei propri fantasmi, ma in fondo i fantasmi hanno messo radici anche in lei.
La fece voltare e lei appoggiò la birra sul davanzale marcio della finestra e gli intrecciò le dita dietro la schiena. Nella loro intimità c’era una linea che ancora non avevano oltrepassato e, sebbene Gordon si fermasse sempre un attimo prima, dicendo che ormai appartenevano l’uno all’altra, che non dovevano avere fretta, ogni volta Leigh aveva la sensazione che volesse dire altro: che, nonostante fosse sua, lui non le appartenesse del tutto. Si conservava per qualcos’altro, appena al di fuori della sua portata.
I personaggi che popolano Lions sembrano anime, più che persone; li circondano racconti dal sapore mitico su coloro che hanno fondato la città, su coloro che hanno perso la vita attraversando il Paese nella speranza di scoprire un luogo migliore dove stabilirsi. Restano i ricordi di una grandezza agognata e mai raggiunta, quando il nome di Lions doveva ricordare l'imponenza dei leoni di montagna -che nessuno ricorda di avere mai visto-, prima che fosse un teatro di desolazione e di abbandono.
Là dove un tempo c’erano cipolle selvatiche e patate dolci, bufali, antilopi, orsi e corsi d’acqua pieni di pesci, infatti, i primi abitanti di Lions si immaginarono bestiame, grano, trogoli, case costose. all’arrivo dell’uomo l’ambiente diventò inospitale, il sole ostile, la terra inconsistente, sottile, secca come pula. L’errore di quella gente non fu non capire quanto sarebbe stato arduo trasformare quel luogo in un giardino, bensì non accorgersi che lo era già al suo arrivo.
Bonnie Nadzam è un'autrice dal linguaggio descrittivo, capace di evocare i paesaggi che descrive, gli edifici, i gesti di ognuno dei suoi personaggi. Il suo Colorado è privo del calore che circonda la Holt di Kent Haruf, negli abitanti di Lions alberga una sorta di paralisi, insieme alla presenza costante anche di coloro che se ne sono già andati -e sembrano restare, appunto, come fantasmi ad influenzare le scelte di chi resta.
Lions non è un romanzo ricco di avvenimenti, né una storia che lascia col fiato sospeso; ha un ritmo lento, che ricalca quello delle vite di chi si muove tra il diner e le poche case ancora abitate, tra le strade deserte e l'officina. La pacatezza del romanzo ben riproduce l'abbandono della cittadina, la sua immobilità, e la capacità dell'autrice è quella di rendere vive le sue atmosfere, di dare corpo ai suoi fantasmi e creare un'opera convincente, poetica ed appassionante, che vi consiglio assolutamente.

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