lunedì 10 settembre 2018

Ragazze elettriche

Ci sono libri di cui si parla come appartenenti ad una corrente di letteratura femminista: mi vengono in mente le opere di Simone De Beauvoir, Margaret Atwood, Toni Morrison. Ho sentito parlare di "Ragazze elettriche" come di un romanzo femminista, promotore dell'indipendenza e dell'emancipazione femminile. Dopo averlo terminato, non sono completamente convinta che lo si possa ritenere tale.






Titolo: Ragazze elettriche
Autrice: Naomi Alderman
Anno della prima edizione: 2016
Titolo originale: The Power
Casa editrice: Nottetempo
Traduttrice: Silvia Bre
Pagine: 446






LA STORIA


In seguito alle sostanze rilasciate nell'atmosfera nel corso della Seconda Guerra Mondiale, diversi decenni dopo ricompare sui corpi delle giovani donne un fenomeno di cui vi era già stata traccia nella storia: una matassa capace di generare energia elettrica, localizzata all'altezza delle scapole.
La vicenda, narrata in forma metaletteraria (uno scrittore infatti apre il romanzo, scrivendo lui stesso dei fatti), è costituita dalle conseguenze del fenomeno a livello mondiale ed il lettore la segue attraverso i punti di vista di quattro diversi personaggi: Roxy, figlia di un malavitoso e motivata dal desiderio di vendetta per l'omicidio della madre; Allie, ragazza in affidamento che si ribella alle violenze subite e fonda un culto di giovani donne; Margot, politica in carriera, ed infine Tunde, reporter nigeriano, unico maschio a ricoprire un ruolo di primo piano.
Questo romanzo di basa sul rovesciamento dei ruoli, e sull'evidenziazione delle conseguenze dello squilibrio nella distribuzione del potere tra i sessi: una volta diventate infatti pericolose quanto gli uomini, sono le donne ad incutere timore, a perpetrare violenze ed abusi, a sminuire gli esponenti dell'altro sesso.
"Adesso lo capiranno," urla una donna nella videocamera di Tunde, "che sono loro quelli che non dovranno uscire di casa da soli la notte. Sono loro quelli che dovranno avere paura".

Lo strapotere delle donne si diffonde nel mondo, a partire da Stati come l'Arabia Saudita dove il risentimento del genere femminile è altissimo; con il passare del tempo le conseguenze per gli uomini sono sempre più drammatiche, al punto di privarli della loro stessa indipendenza.
"Pertanto, oggi promulghiamo questa legge, secondo la quale ogni uomo del paese sarà tenuto ad avere il passaporto e gli altri documenti ufficiali timbrati col nome della sua guardiana. Per qualunque viaggio sarà necessario un permesso scritto rilasciato da lei. […] Agli uomini non è più permesso di guidare automobili."

COSA NE PENSO


Questa proiezione distopica fa riflettere soprattutto sull'attualità: leggendo di questo rovesciamento di ruoli, pare agghiacciante; ma quante donne nel mondo sono sottoposte ogni giorno a violenze e non hanno i più basilari diritti, come quello di decidere della propria vita? A quante donne vittime di violenza viene detto che se la sono andata a cercare (sul tema vi consiglio il romanzo di Louise O'Neill, intitolato proprio "Te la sei cercata"), che addirittura a loro sarebbe piaciuto
Una lo aveva fatto ad un ragazzo perché lui glielo aveva chiesto: questa storia suscita un grande interesse tra le altre. Possibile che ai ragazzi piaccia? È mai possibile che lo desiderino? Alcune di loro avevano trovato su internet vari forum in cui si sosteneva che era proprio così. 

Le riflessioni che questo libro ha suscitato in me sono l'aspetto che mi fa dire che l'intento di far discutere con una storia così ad effetto sia stato raggiunto dalla Alderman. Tuttavia il testo in questione ha anche un grosso limite: la caratterizzazione dei personaggi. Infatti a nessuno dei protagonisti ci si affeziona veramente, i capitoli sono più che altro un susseguirsi di azioni dal ritmo sempre più concitato, ma lo spazio per le emozioni è davvero ridotto ai minimi termini. L'autrice, che dichiara in chiusura il proprio debito di riconoscenza nei confronti di Margaret Atwood, è ben lontana dal creare personaggi profondi e ben costruiti come difred, protagonista de "Il racconto dell'ancella".
In conclusione, la più recente opera di Naomi Alderman (e l'unica che io abbia letto finora) non è riuscita a convincermi completamente. La consiglio tuttavia perché può essere un ottimo strumento per riflettere su quanto saremmo tutti indignati qualora le vittime e i subalterni dovessero essere gli uomini, e su quanto di conseguenza sia ancora necessario il femminismo; come ci ricorda anche Chimamanda Ngozi Adichie nel suo recente "Dovremmo essere tutti femministi" però, ciò è molto diverso da una semplice inversione dei ruoli. 

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