giovedì 27 settembre 2018

Fantasie di stupro

Le raccolte di racconti sono un genere con il quale non ho ancora familiarizzato granché: l'unica esperienza negli ultimi anni è stata la lettura di "Dal tuo terrazzo si vede casa mia", opera prima di uno scrittore italiano di origine albanese che mi ha colpita positivamente e ha suscitato la mia curiosità verso il catalogo della casa editrice Racconti Edizioni che lo ha pubblicato. 
Tra i vari titoli ho scoperto una raccolta dell'autrice canadese Margaret Atwood, della quale avevo apprezzato molto "Il racconto dell'ancella", e ho deciso che sarebbe stata la mia prossima lettura.

Titolo: Fantasie di stupro
Autrice: Margaret Atwood
Anno della prima edizione: 1977, 1982
Titolo originale: Dancing Girls and Other Stories
Casa editrice: Racconti edizioni
Traduttrice: Gaja Cenciarelli
Pagine: 303




Leggendo questa raccolta di racconti, ho provato di nuovo la sensazione di non comprenderne il contenuto. Concludendo alcuni di essi, ad esempio "Guerra in bagno" o "L'uomo venuto da Marte", mi sono davvero chiesta dove Margaret Atwood volesse andare a parare, quale dovesse essere la sensazione lasciata dal racconto in questione al lettore: io sono stata pervasa unicamente da una grande confusione.
La maggior parte delle protagoniste create dalla Atwood sono donne; solo due sono i punti di vista maschili, Morrison e Rob, rispettivamente protagonisti dei racconti "Polarità" e "Allenamento". Entrambi sono uomini con difficoltà relazionali: Rob è il terzo figlio di una famiglia di medici nella quale si sente il fallito, quello non all'altezza, e l'unica persona con cui instaura un legame è una bambina gravemente disabile della quale si occupa durante un campo estivo; Morrison invece è un uomo solo, capace di provare amore per una donna solo qualora essa sia vulnerabile, malata.
Capì che voleva solo la Louise disperata e pazza, quella privata di qualsiasi obiettivo o difesa. Una Louise sana, che potesse giudicarlo, non sarebbe mai stato in grado di gestirla. Quindi era questa la ragazza dei suoi sogni, alla fine aveva trovato la sua donna ideale; una disintegrazione, la mente che tornava ai frammenti costitutivi della propria materia, una creatura sconfitta e informe su cui potesse imporsi come la vanga sulla terra, l'ascia nella foresta, da usare senza essere usato, da conoscere senza essere conosciuto.
L'amore in questi racconti non è mai spensierato, non è mai soddisfacente: frequenti sono i tradimenti o il sospetto che questi siano avvenuti, come nei racconti "Le vite dei poeti" e "Sottovetro". In quest'ultimo, la protagonista pur consapevole di essere stata tradita dal compagno e provando per questo un grande dolore non riesce ad evitare di fare ritorno da lui.
Una relazione spirituale con te, ha detto lui, e puramente fisica con le altre. Col cazzo! Cosa crede che abbia visto in lui all'inizio, la sua anima fuori dal comune? "Vado a fare un po' di spesa" dico. […] "Vuoi che torni?"
Alcune delle donne dei racconti della Atwood sono annoiate, insoddisfatte. Tra esse c'è Annette, scrittrice di reportage da luoghi esotici, protagonista di "Articolo di viaggio": nemmeno un disastro aereo riesce a scuoterla. Come lei sono le protagoniste del racconto che dà il titolo alla raccolta, "Fantasie di stupro": un titolo che mi è parso uno specchietto per le allodole, molto più pruriginoso di quanto in realtà il racconto non sia, nell'elencare una sorta di fantasie erotiche che riguardano episodi difficili da definire violenze sessuali. Infine c'è Jeannie che in "Dare alla luce" rielabora l'esperienza della propria maternità, dalla gravidanza al travaglio fino alla nascita vera e propria della bambina che portava in grembo.
Altre sono donne anonime, insignificanti: la protagonista di "L'uomo che veniva da Marte" suscita l'interesse altrui solo quando viene perseguitata da uno stalker, mentre quella di "Ballerine" osserva ciò che avviene nella stanza in affitto accanto alla sua senza parteciparvi in alcun modo.
 

Di proposito scelgo di nominare per ultimi i racconti che davvero mi sono piaciuti: "Gioielli per capelli", "Quando succederà" e "Il quetzal splendente".
Nel primo, una donna ormai adulta e realizzata ricorda un amore di gioventù che non ha mai dimenticato per via della sua conclusione inaspettata, nonostante da tempo si preparasse ad un finale per quella relazione giovanile.
Sicuro di non rivolere tutto, quella miseria, quei palazzi marcescenti, quella disperazione e quel vuoto così seducenti, quella paura? Sicuro di non volere restare attaccato al fango delle strade di Boston per sempre? Dovevi stare più attento.
In "Quando succederà", una moglie cinquantenne osserva il mondo attraverso una finestra, preparandosi a qualcosa di pericoloso ed indefinito che sta per arrivare e stravolgere la sua realtà. La donna immagina il futuro scenario tenendosi pronta a tutto, e questo racconto pare l'anticipazione ad un romanzo distopico che mi sarebbe piaciuto leggere.
All'inizio diventerà semplicemente tutto più silenzioso. Lei avrà la strana sensazione che qualcosa non va ma passerà qualche giorno prima che sia in grado di focalizzare cosa. Poi noterà che gli aerei non staranno più volando verso l'aeroporto di Malton, e che il rumore dell'autostrada, a circa tre chilometri di distanza, che risulta piuttosto nitido quando gli alberi sono spogli, sarà quasi scomparso.
Infine una menzione la merita "Il quetzal splendente": una coppia in crisi, piena di rabbia e risentimento reciproco, trascorre una vacanza in un sito di rovine precolombiane. Mentre lei immagina la sua vita dopo un'eventuale morte del marito, lui immagina di sacrificarla in un rito antico tipico del luogo; in un racconto ricco di cinismo e di negatività, entrambi cercano a modo loro di elaborare il lutto mai superato per il loro bambino nato morto.
La sua bugia sugli uccelli era una delle molte bugie che tenevano in piedi tutto quanto. Aveva paura di affrontarla, perché sarebbe stata la fine, tutte le messinscene sarebbero crollate e loro sarebbero rimasti tra le macerie, a guardarsi in faccia. Non avrebbero avuto nient'altro da dirsi e a questo Edward non era ancora pronto.
Nel complesso, devo dirlo: non consiglierei questa raccolta. Ho pensato più volte di interrompere la lettura prima di averla portata a termine, poi un racconto più convincente degli altri mi spingeva a proseguire. Tuttavia nell'insieme non ne sono rimasta soddisfatta, in pochissimi passi ho provato delle vere emozioni nei confronti di ciò che stavo leggendo, molto diversamente da quanto mi era capitato nella lettura de "Il racconto dell'ancella".
Se affronterò ancora un'opera di Margaret Atwood, certamente darò la precedenza ai suoi romanzi!

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