mercoledì 22 febbraio 2023

Figlie del mare

"Figlie del mare" è un libro che desideravo leggere da tempo, e quando finalmente l’ho fatto l’ho divorato nell’arco di una sola giornata, perché l’idea di separarmi da Hana ed Emiko senza aver scoperto cosa ne era stato di loro mi era insopportabile. 


Titolo: Figlie del mare
Autrice: Mary Lynn Bracht
Anno della prima edizione: 2018
Titolo originale: White Chrysanthemum
Casa editrice: TEA
Traduttrice: Carla Katia Bagnoli
Pagine: 372

Si tratta di un romanzo storico, che ha al centro un tema estremamente doloroso: quello delle donne di conforto dell’esercito giapponese durante la seconda guerra mondiale, che sta per fortuna trovando spazio nella letteratura in questi ultimi anni in modo che alla loro memoria sia riconosciuto il rispetto dovuto. Avevo letto già in proposito il fumetto "Le malerbe" e il romanzo "Storia della nostra scomparsa", che avevo amato molto. 

Questa storia inizia sull’isola di Jeju, al largo della Corea del Sud, durante l’occupazione giapponese. Le sorelle Hana ed Emi sono figlie di una haenyeo, una donna pescatrice che si immerge nei fondali per provvedere al sostentamento della famiglia. Hana ha 16 anni quando viene fatta prigioniera da un soldato giapponese, che da lì in poi sarà ossessionato da lei e la costringerà a prostituirsi in un orribile bordello. 

Le vicende ci Hana si sviluppano nel 1943, la seguiamo prigioniera, vittima ma mai priva della sua forza d’animo e della sua determinazione. Nel 2011 seguiamo invece la sorella, il cui passato è stato segnato non solo dal rapimento di Hana, ma anche dall’omicidio dei suoi genitori e da un matrimonio forzato con un poliziotto che ne è stato direttamente responsabile. Ai figli non ha mai rivelato nulla, lo fa soltanto una volta anziana quando non le resta poi molto da vivere, e riconosce nel memoriale alle donne di conforto proprio i tratti di quella sorella perduta, della quale non ha mai trovato il coraggio di parlare. 

"Figlie del mare" è un romanzo estremamente doloroso, che non ci risparmia crude scene di violenza: Hana viene abusata moltissime volte, e così le sue compagne di prigionia. È un romanzo che trasmette la memoria di donne che non hanno avuto alcuna scelta, e sono state considerate null’altro che oggetti al servizio del corpo maschile, strumenti per esercitare il proprio dominio come accade troppo spesso nei conflitti combattuti dagli uomini, che usano la donna come un ulteriore campo di battaglia. 

La scrittura dell’autrice è molto semplice, oserei dire quasi troppo lineare e di per sé lo stile non è granché memorabile, ma l’importanza di questa storia è nel suo contenuto e nelle sue protagoniste,  che diventano mezzi per ricordare migliaia di donne che sono state troppo a lungo dimenticate. 

Il mio cuore tenero per di più ha apprezzato moltissimo la seconda possibilità che la famiglia in Mongolia offre ad Hana, pur rendendomi conto del suo non stringente realismo. L’autrice scrive nella postfazione che era così affezionata a questo personaggio da non poter immaginare una sua fine per mano dell’orribile caporale giapponese, per quanto non molte donne come lei abbiano potuto avere un lieto fine durante il conflitto: mi è sembrata comunque una licenza poetica per così dire per ridare una speranza e una giustizia a tutti coloro che non hanno potuto ottenerla in vita.

Qual è l'ultimo libro che vi ha commosso?

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