Dicembre sta finendo ed è giunto il momento di tirare le somme delle letture di quest'anno: un anno soddisfacente, costellato di libri appassionanti che mi hanno emozionata, oltre a letture piuttosto insignificanti delle quali ho comunque deciso di lasciare traccia su questo blog sperando di poter evitare una delusione a qualcun altro.
Ho deciso di stilare una classifica dei miei dieci romanzi preferiti del 2017, a partire da quello che ho amato di più in assoluto. Per otto di loro potrete leggere la mia opinione cliccando sul link; non è disponibile per l'unica rilettura menzionata dell'anno, It, perché scriverne si sta rivelando molto impegnativo e richiederà quindi altro tempo prima di comparire qui, né per Dieci piccoli indiani che ho appena terminato e di cui scriverò all'inizio del 2018.
Ma andiamo al sodo:
Il primo gradino del podio lo conquista senza ombra di dubbio "Ognuno muore solo" di Hans Fallada. Due coniugi nella Germania nazista si oppongono al regime di Hilter come possono: scrivendo cartoline dove ne denunciano l'ingiustizia. Questo romanzo del 1947 è ancora avvincente e significativo, e ci insegna in tempo di pace l'importanza della libertà, sopra ogni cosa. Qui la recensione.
Un sorprendente secondo posto ad "Open" del tennista Andre Agassi, un'autobiografia che parla sì di sport, ma allo stesso tempo di rinascita, di avversità e di come superarle. Non annoia mai, e non è necessario essere amanti del tennis per apprezzarlo -anche perché Agassi stesso ha con esso un rapporto tutt'altro che idilliaco. Qui la recensione.
Terzo si classifica "Voci" dell'egiziano Sulayman Fayyad, che ci parla dello scontro tra civiltà quando un personaggio suo connazionale si reca nel paesino dov'è nato insieme alla moglie francese. Un breve e sconvolgente romanzo a più voci che sul finale lascia davvero senza fiato. Qui la recensione.
Il quarto posto lo riservo alla rilettura dell'anno: "It" di Stephen King. Dopo tredici anni dalla prima volta, è stato un tuffo nel passato, un confronto con quella che ero da adolescente quando vivevo di fumetti horror, canzoni di De André e porte sbattute. I sette del Club dei Perdenti erano ancora miei amici, ma mi hanno scavato dentro in un modo diverso da tredici anni fa: non ho ancora trovato le parole per descriverlo nella maniera giusta, perciò la recensione non c'è ancora.
Quinto titolo dell'anno "Il cerchio" di Dave Eggers: una distopia dove al posto del Grande Fratello di Orwell c'è Il Cerchio, una società che concepisce la privacy come un reato, dove la condivisione dei propri dati è il modo migliore di prendersi cura degli altri. Restano ineguagliabili 1984 e Winston Smith, ma Mae Holland ed il suo ex fidanzato disposto a tutto pur di conservare la propria invisibilità mi sono piaciuti molto. Qui la recensione.
Un'altra distopia in classifica, di cui quest'anno si è parlato in abbondanza: "Il racconto dell'ancella" di Margaret Atwood. Una riflessione sulla dittatura e la femminilità, e soprattutto sull'importanza delle conquiste ottenute dalle donne delle generazioni precedenti, che hanno lottato per i diritti che oggi diamo per scontati. Questo romanzo crudo ed inquietante mi ha davvero colpita. Qui la recensione.
Settimo posto dedicato a "Molto forte, incredibilmente vicino" di Jonathan Safran Foer, un romanzo sulla paternità e sulle guerre: contiene infatti due grandi tragedie storiche, il bombardamento di Dresda nella Seconda Guerra Mondiale e l'attentato alle Torri Gemelle del 2001. Questo libro descrive amori intensi e profondi, talvolta incapaci di stare insieme; mi ha regalato personaggi che non dimenticherò di certo facilmente. Qui la recensione.
Terzultimo gradino della top ten se lo aggiudica "Il pastore d'Islanda" di Gunnar Gunnarsson, di cui ho scritto molto recentemente trattandosi di una vera e propria storia natalizia. Classico della poco conosciuta letteratura islandese, è una sorta di fiaba in cui i protagonisti sono un pastore, un cane ed un montone che ogni anno durante l'avvento si mettono in cammino per svolgere la propria missione tra la neve. Uno di quei libri che fa bene all'anima. Qui la recensione.
Nono in classifica "Dieci piccoli indiani" di Agatha Christie, autrice che da molto tempo vorrei conoscere meglio e che per la prima volta mi soddisfa completamente. Questo è senza dubbio uno dei suoi romanzi più famosi: un giallo ambientato su un'isola dove dieci personaggi lì invitati per un breve soggiorno restano ad uno ad uno vittime di un misterioso assassino... che deve per forza essere uno di loro.
Al decimo posto si posiziona "Due mogli: 2 agosto 1980" di Maria Pia Ammirati, che ci racconta la strage della stazione di Bologna in un romanzo a più voci (una di esse corrisponde ad una vera superstite della tragedia, Marina Gamberini). Mosaico di personaggi riuscitissimo, oltre all'importanza di mantenere viva la memoria del fatto storico questo libro ha anche il pregio di raccontarci l'Italia tra gli anni Settanta ed Ottanta in modo molto vivido. Qui la recensione.
E per quest'anno... Direi che è tutto! Ci rivediamo nel 2018, con un post dedicato ai buoni propositi di lettura!
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