giovedì 10 maggio 2018

Canto di nozze

Un altro titolo dall'Egitto trova spazio su queste pagine virtuali, e questa volta il suo autore è considerato uno dei più importanti autori del Paese, l'unico ad essere stato insignito del Nobel alla letteratura (precisamente nel 1988): Nagib Mahfuz.
Nonostante Mahfuz sia piuttosto famoso a livello internazionale, il romanzo che ho letto è un altro titolo purtroppo poco noto di una letteratura che ritengo sia davvero da scoprire, e parlarne qui è pur sempre un modo per dare il mio contributo in tal senso.



Titolo: Canto di nozze
Autore: Nagib Mahfuz
Anno della prima edizione: 1981
Titolo originale: Afrah al-qubba
Casa editrice: Feltrinelli
Traduttrice: Valentina Colombo
Pagine: 131



LA STORIA

Abbas Yunis è un autore di teatro. I suoi genitori, Karam e Halima, sono stati attori per tutta la vita, ed il mondo dello spettacolo li ha resi distanti e corrotti, organizzatori di bische clandestine condite con alcool e oppio nel proprio salotto di casa. Abbas è stato testimone del loro abbrutimento, dell'acuirsi della distanza tra loro, ed è diventato in età adulta un autore di successo, mentre i suoi genitori perdevano ogni prestigio sociale venendo arrestati per via delle loro attività illecite.
Un interrogativo pervade il libro: l'opera nell'opera, quella scritta da Abbas e interpretata dall'attore che esagera con l'alcol ed è perseguitato dai rimpianti Tariq Ramadan, sarà vera? Sarà vero che la bella Tahyya, corrotta dal mondo del teatro e dai suoi tanti uomini, quella che ha sposato Abbas nonostante fosse di molto più vecchia di lui e ha dato alla luce suo figlio, è stata uccisa? E Abbas ha davvero intenzione di suicidarsi come scritto nel biglietto che Tariq rinviene nella casa che trova vuota?





COSA NE PENSO 

Abbas è senza dubbio il personaggio di cui più dubitiamo, ma alla fine è l'unico al quale Mahfuz concede un'integrità morale. Deluso dai genitori, indubbiamente perseguitato dalla sfortuna alla morte (per malattia) di moglie e figlioletto, riesce comunque a raggiungere il successo sul piano professionale, e il suicidio è una fugace idea che presto gli si allontana dalla mente.
L'Egitto di Mahfuz è torbido, un mondo di dissolutezza e infelicità si cela dietro i palcoscenici, i quartieri del Cairo sono sporchi, l'impianto fognario malfunzionante. Il romanzo risale agli anni '80 del Novecento, e l'Egitto che Mahfuz ci racconta è molto distante dall'integralismo islamico di perbenismo e rigidità, ed infatti le accuse di blasfemia e la censura nei confronti delle sue opere non sono mancate (ad esempio nei confronti de “Il rione dei ragazzi”), al punto di renderlo vittima di un attentato da parte di fondamentalisti nel 1994, al quale tuttavia sopravvisse.
Mahfuz costruisce un racconto a quattro voci, quattro capitoli dedicati ai personaggi principali (tratteggiati in maniera approfondita e realistica) dove sono loro i narratori, ognuno col suo stile personale, chi più narrativo chi più dialogico. Il testo ha una struttura adattissima per il teatro o per il cinema, ed infatti di recente è stata prodotta una trasposizione sotto forma di serie TV in occasione del mese di Ramadan 2016 che mi piacerebbe molto vedere, ma in streaming in inglese non sembra ad oggi reperibile. Magari in futuro, chissà, se questo libro acquistasse una maggiore popolarità...!

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