giovedì 27 gennaio 2022

I ventitré giorni della città di Alba

Beppe Fenoglio è un autore che ho incontrato per la prima volta negli anni del liceo. L'ho riscoperto da poco con la lettura del breve romanzo "La malora" e ho deciso di recuperare la sua produzione in ordine cronologico. Ecco finalmente letti "I ventitré giorni della città di Alba", raccolta di racconti che ormai era diventata maggiorenne sui miei scaffali!



Titolo: I ventitré giorni della città di Alba
Autore: Beppe Fenoglio
Anno della prima edizione: 1952
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 164



Si tratta della prima opera che Fenoglio poté pubblicare e descrive una realtà vissuta dall’autore in prima persona: quella della Resistenza nelle Langhe e la difficoltà del reinserimento nella società di coloro che erano stati giovanissimi combattenti. Fenoglio infatti, richiamato alle armi nel 1943, divenne partigiano dopo l’8 settembre. 

Nei suoi racconti mette in luce aspetti della Resistenza, che all’epoca della pubblicazione negli anni 50 furono considerati poco lusinghieri ed eroici, ma che oggi cogliamo come realistici e non per questo dispregiativi. Fenoglio mette in luce la paura di ragazzini che lasciavano le proprie famiglie per una causa in cui credevano, o anche soltanto per imitare i coetanei, e si trovavano ad un tratto a rischiare la vita con le armi in mano. Lo fa in particolare nei racconti "Gli inizi del partigiano Raoul" e "Un altro muro".

Un altro tema centrale è poi il disorientamento di chi si trova, una volta terminata la guerra, a reinserirsi in società. Essendo cambiati per via delle esperienze vissute, dopo essersi sentiti utili, importanti per le sorti del paese e costantemente in pericolo, è molto difficile per dei ragazzi giovani riadattarsi ad un contesto di pace nel quale ricoprire lavori più o meno ripetitivi e accettare il fatto che dopo aver subito traumi non sia più visti dalle persone con gli stessi occhi. Se ne parla in particolare in "Ettore va al lavoro" dove un ex partigiano fatica a trasformarsi in operaio, "L'acqua verde" (drammatico e poetico dove possiamo solo immaginare il vissuto del protagonista) e "L'odore della morte" che racconta chi è tornato dalla prigionia in Germania. 

Pochissimi sono i sentimenti positivi e di speranza che Fenoglio lascia provare al lettore in questa raccolta, dove la giovinezza è una costante ma non per questo i protagonisti sono spensierati -la guerra quindi emerge come un evento traumatico che ha segnato una generazione. L’unica eccezione alla regola la fa il racconto "Nove lune" che alla fine ci regala una serenità, anche se faticosamente conquistata.

Nel complesso è una lettura che consiglio assolutamente a tutti coloro che sono interessati alla letteratura partigiana. Come sempre mi capita nelle raccolte ci sono racconti che mi hanno coinvolta e colpita di più e altri meno, ma la lettura è assolutamente meritevole anche soltanto per la pulizia del tagliente stile di Fenoglio, che ci regala incipit e conclusioni indimenticabili. Due tra tutte, quelle del primo e dell’ultimo racconto "I ventitré giorni della città di Alba" e "Pioggia e la sposa": insieme questo incipit e questa chiusura compongono un cerchio narrativo di grande efficacia e ricercatezza.

Di certo prossimamente proseguirò nella lettura delle opere di questo scrittore, purtroppo scomparso a quarant’anni appena e che quindi non ha avuto modo di pubblicarne una grande quantità.

Qual è l’ultima raccolta di racconti che avete letto?


*Gli inizi del partigiano Raul: preferito fino a ora. La prima giornata e notte da partigiano di uno studente di seconda superiore, che si trova davanti una realtà diversa da come aveva idealizzato, e di notte fa gli incubi.

*Un altro muro: 24 ore di prigionia del giovane partigiano Max che, badogliano, viene liberato grazie a un cambio organizzato dai preti; mentre il compagno di cella, garibaldino, gli viene assassinato accanto.

*Ettore va al lavoro: ex partigiano che non trova la disciplina di mettersi a lavorare. 

*L'acqua verde: le difficoltà che possiamo solo immaginare del ragazzo che raccoglie pietre per trovare la morte nell’acqua verde del fiume. 

*L'odore della morte: La ritroviamo anche nella malattia che si porta dietro chi è stato durante la guerra prigioniero in Germania e torna danneggiato nel corpo e nello spirito e si trova rifiutato da chi prima lo accoglieva, il caso di Attilio dove ne vediamo il decadimento pieno di rabbia e di sconforto.

*Nove lune: Racconta la gioventù dei concepimenti fuori dal matrimonio di ragazzi terrorizzati che sanno di doverlo confessare alle famiglie e in questo racconto nove lune è forse l’unico dove il finale ci regala una sorta di serenità per quanto ottenuta con fatica.

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