mercoledì 27 aprile 2022

Azami

Aki Shimazaki, autrice giapponese che vive in Canada e pubblica le sue opere in lingua francese, è conosciuta per i suoi romanzi composti da cinque storie ciascuno. Ho iniziato dall’ultimo quintetto pubblicato da Feltrinelli in volumi separati nel corso degli ultimi anni: ognuno dei titoli porta il nome di un fiore (il cardo, l’alchechengi e così via) ed ognuno di essi racconta una storia di incontri e di impensabili coincidenze dal punto di vista di un personaggio diverso. 


Il primo, "Azami", dà voce a un redattore e padre di famiglia che vive un certo distacco nei confronti di sua moglie e attraverso l’incontro con Goro, compagno di scuola di quando erano piccoli, ritrova Mitsuko che è stata il suo primo amore. La donna è estremamente misteriosa: ha un bambino piccolo e porta con sé molti segreti sin dall’infanzia -per esempio nelle foto di classe non appare mai. 

La conosceremo meglio in "Suisen", secondo volume della serie e decisamente il mio preferito. Nei confronti infatti di Mitsuo, l’uomo protagonista di "Azami", avevo provato talvolta fastidio: per esempio nel suo modo di vedere le prestazioni sessuali come dei semplici servizi a pagamento. A Mitsuko invece, al suo bambino Taro e al suo gatto Socrate mi sono affezionata sin dalle prime pagine del secondo volume, ambientato nella sua libreria di libri d’occasione. La sua voce narrante, sempre al presente come anche negli altri volumi, ha raccontato in modo commovente l’amore di una madre per il figlio, ma anche le straordinarie circostanze del loro incontro. Altrettanto incredibile è
l’entrata in scena di una donna il cui passato è indelebilmente legato a quello di Taro e Mitsuko: il bambino infatti, abbandonato in una scatola di cartone in una stazione ferroviaria, era stato proprio partorito da lei ma ritrovato poi da Mitsuko, che l’ha registrato come proprio. In questo secondo volume emerge anche una struttura circolare deliziosa tra il ritrovamento del neonato Taro e un cucciolo di cane, che in qualche modo sana le ferite del dispiacere della perdita dell’anziano Socrate.


Il terzo volume il punto di vista è quello di Goro: un uomo assolutamente detestabile che abbiamo già incontrato nel primo di questi volumi, determinato a rovinare la vita del protagonista e di Mitsuko. Lo troviamo a distanza di diversi anni con i figli ormai cresciuti, tracotante di sicurezza nella sua posizione lavorativa che evidentemente non si merita, pessimo marito che passa da un amante all’altra e non è in grado di amare nessuno, padre autoritario che non rispetta i desideri dei suoi figli. Goro è insomma un personaggio completamente negativo, che cerca di affermare se stesso umiliando gli altri e pretende ammirazione e successo pur senza impegnarsi davvero per ottenerli e meritarli. L’aspetto che ho amato di più di questa terza parte della storia è che assistiamo alla disfatta di Goro che pagina dopo pagina perde tutto: le sue amanti lo lasciano, nell’azienda di famiglia viene estromesso in favore di chi davvero si è impegnato per farla funzionare, la moglie decide di divorziare e andarsene con il figlio in modo che entrambi possano sviluppare le proprie personalità come desiderano, senza l’ingombro di quel padre padrone. L’autrice però non conclude la storia in maniera esclusivamente punitiva, perché anche per Goro c’è una sorta di seconda possibilità che compare nei panni di un gatto randagio nero e ferito: l’uomo potrebbe ignorarlo o scacciarlo come ha sempre fatto, lasciare che muoia per strada o venga soppresso in una struttura governativa, ed invece sceglie di curarlo e tenerlo con sé aprendo così una nuova pagina del proprio percorso nei panni, si spera, di una persona migliore.

Nel quarto volume di questa serie ritorniamo indietro nel tempo rispetto al terzo, a pochi anni di
distanza dal primo e dal secondo. La protagonista è femminile come nel secondo volume ed è collegata in particolare al protagonista di "Azami": si tratta infatti della moglie di Mitsuo, la quale ha perdonato il marito per il tradimento che avevamo seguito passo passo. Anche a lei capita come al marito un incontro quasi incredibile dal suo passato: una ragazza che aveva frequentato ai tempi del liceo si candida per poter lavorare nella sua azienda agricola. Il tema principale di questo racconto è l’amore tra le tue donne, che porterà la protagonista a scoprire di sé qualcosa che non aveva mai nemmeno sospettato in passato. 


La pentalogia si chiude con un salto in avanti nel tempo, anche un po’ più avanti rispetto al punto di vista di Goro in "Fuki-no-to": il protagonista qui è Taro, il figlio di Mitsuko che avevamo conosciuto bambino in "Suisen". Ora Taro è un giovane uomo e il suo passato come già noi sappiamo è costellato di misteri, quando in un elemento che ormai riconosciamo come caratteristico dalla sua infanzia torna fuori: un personaggio in particolare, l’amica d’infanzia che il lettore sa già essere imparentata con lui. Tra i due scocca un colpo di fulmine, essendo entrambi all’oscuro della verità, e seguiamo dunque un sentimento difficile da accettare per il lettore che ci fa riflettere su le conseguenze di un segreto taciuto.

Ci sono degli evidenti temi ricorrenti in questa serie di brevi romanzi, che coprono un arco temporale di oltre vent'anni (ma non procedono in ordine cronologico, anche se il "Azami" e "Maimai" aprono e chiudono la fila).  Il primo è quello degli incontri che stravolgono la vita: di solito avvengono con persone che hanno già fatto parte del passato dei personaggi e quando riemergono si rivelano travolgenti. È questo che capita a Mitsuo, il protagonista di "Azami", ma anche a sua moglie in "Fuki-no-to" e al giovane Taro in "Maimai" come a sua madre in "Suisen". 

Un altro elemento ricorrente è quello delle verità non rivelate, dei segreti celati con cura e di come questi condizionino l’identità -e questo vale in particolare per i personaggi femminili, protagonisti di due libri su cinque, "Suisen" e "Fuki-no-to". 

Gli uomini di queste storie sono piuttosto fragili, soprattutto quando si parla di uomini adulti (il giovane Taro infatti sembra di gran lunga più maturo di loro). Le donne sono invece caratterizzate in modo più sfaccettato: sono donne sicure di sé o fragili, donne che sopportano situazioni incresciose ma che trovano poi la forza di cambiare, donne dapprima sottomesse che trovano il coraggio di prendere in mano il proprio destino. Dei maschi di queste storie non si può proprio dire altrettanto: sembrano piuttosto subire le conseguenze di decisioni prese per convenienza, in modo a volte opportunista altre volte passivo.

In ogni storia abbiamo poi una poesia o filastrocca che riprende elementi naturali e che in qualche modo riecheggia, creando un filo tra le storie successive anche i fiori naturalmente che troviamo nei titoli e nelle copertine fanno in modo di unire queste trame in un modo ulteriore rispetto ai personaggi.

L’autrice ambienta tutte le sue storie in Giappone, nonostante scriva in francese in quanto da trent’anni residente in Canada. Non saprei dire se il Giappone che descrive sia realistico ma di certo evita di concentrarsi sulle metropoli e del contesto che circonda i personaggi non sappiamo poi molto, specialmente dal secondo volume in poi. In questo modo si crea un’atmosfera suggestiva e si rendono le storie anche più universali.

Nonostante Feltrinelli li pubblichi come cinque volumi a sé stanti, questi non possono essere letti in maniera indipendente se ci si vuole godere appieno la storia che raccontano. Allo stesso modo l’ordine è vincolante, poiché non avrebbe senso partire dalla storia di Taro adulto senza averlo conosciuto bambino e non si comprenderebbe il personaggio di Goro senza averlo visto in azione tirando i fili delle vite di Mitsuo e Mitsuko. Vi consiglio pertanto di rispettare l’ordine originale di pubblicazione per immergervi al meglio in questa storia che io ho interpretato come unica. 

Un ultimo appunto: ho letto più volte di un'insoddisfazione riguardo il finale aperto dell’ultima storia. Di solito io non apprezzo i finali non conclusivi, ma in qualche modo qui mi ha trasmesso il messaggio delle tante possibilità davanti a cui Taro si trova: ignorare la verità che gli è stata rivelata, coronando così il suo sogno d’amore, o metterne al corrente la fidanzata e sorellastra, cosa che di certo manderebbe all’aria i piani. È chiaro che alla fine del romanzo taro non abbia preso nessuna decisione ed è così che si sente il lettore seguendone i passi: per quanto mi riguarda non ho sentito troppo la mancanza di una risoluzione.

Avete letto gli altri romanzi dell'autrice?

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