"Le bambine che cercavano conchiglie", pubblicato da Garzanti, è il romanzo d’esordio di Hannah Richell, scritto durante il periodo di congedo maternità dalla sua professione nel cinema.
Ricordo di averlo visto in biblioteca molti anni fa e di esserne stata immediatamente attratta, ma poi per chissà quale motivo non lo avevo mai preso in prestito, e quanto me lo sono trovata davanti ad un mercatino dell’usato non ho esitato un momento a portarlo a casa con me.
Si tratta di una storia familiare che si snoda tra il Dorset e Londra, su diversi piani temporali distanti l’uno dall’altro qualche decina d’anni, e narrato da i punti di vista delle tre protagoniste: la madre Helen e le sue figlie Dora e Cassie.
Ne seguiamo le infanzie, le decisioni da prendere più o meno sofferte, ma soprattutto i traumi che segnano per sempre: e così ci troviamo in un libro sull’elaborazione della perdita, dei segreti che non abbiamo il coraggio di confessare a nessuno e dei sensi di colpa impossibili da elaborare.
[Mentre la madre Helen infatti aveva una relazione extraconiugale, il fratellino Alfie affidato alle due sorelle è scomparso in mare, dopo che Cassie lo aveva indotto ad andare a nuotare nonostante non ne fosse capace per rimanere da sola con la sua ragazza.]
“Le bambine che cercavano conchiglie” è un romanzo molto drammatico e cupo, che solo nell’ultima parte si apre alla speranza per il futuro, mentre Dora accoglie la propria gravidanza con fiducia e liberandosi dal peso che la opprime sin dall’adolescenza.
La scrittura è molto semplice ma al tempo stesso scorrevole e coinvolgente, e nonostante non possa definirlo un romanzo particolarmente originale o d’impatto è stata comunque una lettura che ho affrontato con grande interesse e partecipazione.
Qual è l’ultima lettura recuperata ad un mercatino che avete terminato?
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