Ho iniziato "La signora Meraviglia" di Saba Anglana, pubblicato da Sellerio, piena di buone intenzioni: entrato a far parte della dozzina del Premio Strega di quest’anno, ambientato tra il Lazio e la Somalia, sembrava un testo decisamente nelle mie corde, che ruota attorno all’argomento della migrazione e della acquisizione della cittadinanza italiana.
D’ispirazione dichiaratamente autobiografica, questa è la storia di una famiglia che comincia in Etiopia ma prosegue poi a Mogadiscio, si scontra con il colonialismo italiano e proprio in Italia si sviluppa, in particolare a Roma, dove la famiglia della protagonista e narratrice si trova a vivere. Quando la zia Dighei, dopo quarant’anni di residenza, si decide a fare domanda di cittadinanza in Italia, si scontra con la tortuosa burocrazia e costituisce lo spunto per ripercorrere la storia delle origini tra tradizioni e difficoltà.
Basandoci su questo, nulla da dire: peccato che nel complesso le parti ambientate in Italia mi siano sembrate davvero troppo didascaliche. Questo è di certo soggettivo, perché di pratiche di soggiorno mi occupo anche per lavoro e quindi inevitabilmente non mi sono trovata nella posizione di imparare qualcosa da questa lettura, come invece sarà successo a molti altri lettori.
Il contenuto delle parti ambientate in Somalia, dove compare una signora Meraviglia differente da quella costituita proprio dalla cittadinanza italiana (questa volta si tratta di una figura che trascende la verità della materia ed è in grado di guarire e interpretare i segni) poteva essere più interessante. Non so dire cosa non abbia funzionato, in parte la scrittura verso la quale non ho provato coinvolgimento, in parte i personaggi che si susseguono senza una vera caratterizzazione, che non acquisiscono mai una tridimensionalità e per le sventure dei quali non si soffre.
Nel complesso non è un titolo di cui metto in discussione la qualità o il contenuto, semplicemente non ha fatto al caso mio e mi piacerebbe confrontarmi con chi invece di voi lo abbia apprezzato di più. Tuttavia per quanto riguarda la candidatura al premio Strega mi sento di dire che il mio dispiacere nei confronti dell’esclusione de "I giorni di Vetro" di Nicoletta Verna è aumentato alla lettura di questo titolo, facendomelo considerare ancora di più un gioco di potere tra case editrici piuttosto che una vera questione di merito e di qualità.
Avete letto qualcuno dei candidati di quest’anno?