mercoledì 28 maggio 2025

La signora Meraviglia

Ho iniziato "La signora Meraviglia" di Saba Anglana, pubblicato da Sellerio, piena di buone intenzioni: entrato a far parte della dozzina del Premio Strega di quest’anno, ambientato tra il Lazio e la Somalia, sembrava un testo decisamente nelle mie corde, che ruota attorno all’argomento della migrazione e della acquisizione della cittadinanza italiana.

D’ispirazione dichiaratamente autobiografica, questa è la storia di una famiglia che comincia in Etiopia ma prosegue poi a Mogadiscio, si scontra con il colonialismo italiano e proprio in Italia si sviluppa, in particolare a Roma, dove la famiglia della protagonista e narratrice si trova a vivere. Quando la zia Dighei, dopo quarant’anni di residenza, si decide a fare domanda di cittadinanza in Italia, si scontra con la tortuosa burocrazia e costituisce lo spunto per ripercorrere la storia delle origini tra tradizioni e difficoltà.

Basandoci su questo, nulla da dire: peccato che nel complesso le parti ambientate in Italia mi siano sembrate davvero troppo didascaliche. Questo è di certo soggettivo, perché di pratiche di soggiorno mi occupo anche per lavoro e quindi inevitabilmente non mi sono trovata nella posizione di imparare qualcosa da questa lettura, come invece sarà successo a molti altri lettori.

Il contenuto delle parti ambientate in Somalia, dove compare una signora Meraviglia differente da quella costituita proprio dalla cittadinanza italiana (questa volta si tratta di una figura che trascende la verità della materia ed è in grado di guarire e interpretare i segni) poteva essere più interessante. Non so dire cosa non abbia funzionato, in parte la scrittura verso la quale non ho provato coinvolgimento, in parte i personaggi che si susseguono senza una vera caratterizzazione, che non acquisiscono mai una tridimensionalità e per le sventure dei quali non si soffre. 

Nel complesso non è un titolo di cui metto in discussione la qualità o il contenuto, semplicemente non ha fatto al caso mio e mi piacerebbe confrontarmi con chi invece di voi lo abbia apprezzato di più. Tuttavia per quanto riguarda la candidatura al premio Strega mi sento di dire che il mio dispiacere nei confronti dell’esclusione de "I giorni di Vetro" di Nicoletta Verna è aumentato alla lettura di questo titolo, facendomelo considerare ancora di più un gioco di potere tra case editrici piuttosto che una vera questione di merito e di qualità.

Avete letto qualcuno dei candidati di quest’anno?

venerdì 23 maggio 2025

Quattro dopo mezzanotte

Quarta raccolta di racconti di Stephen King, pubblicata nel 1990, "Quattro dopo mezzanotte" come "Stagioni diverse" è più che altro composta da quattro novelle: I langolieri, Finestra segreta, giardino segreto, Il poliziotto della biblioteca e Il fotocane.

Come sapete sto procedendo in ordine cronologico nella lettura di quasi tutti i libri di King (per il momento rimando la serie de La Torre Nera e qualche altro volume), e di solito con le sue narrazioni brevi mi trovo molto a mio agio. Anche se l'ho apprezzata però questa raccolta, che possiedo in un'edizione Sperling divisa in due volumi con il prezzo ancora in lire, non è entrata a far parte dei miei preferiti.

"I langolieri" è ambientato tra un aereo e un aeroporto, in cui i viaggiatori sembrano gli unici esseri umani rimasti sul pianeta Terra. Le atmosfere ricordano molto un racconto precedente, "La nebbia", e la struttura corale in cui i personaggi superano insieme le difficoltà riporta alla mente "L'ombra dello scorpione"; purtroppo alcuni personaggi che avrebbero meritato molto più spazio sono poco caratterizzati (penso soprattutto a Nick e Laurel), e anche se mi ha tenuta incollata alle pagine alla fine non mi ha lasciato molto.

Al centro di "Finestra segreta, giardino segreto" c'è la salute mentale del protagonista, uno scrittore, e il suo progressivo decadimento, condito da manie di persecuzione. Mi ha trasmesso soprattutto dispiacere per Mort, incapace di controllarsi, e per chi lo circonda come l'ex moglie Amy, che si sente in colpa per averlo lasciato alle ombre della sua mente. Da questo racconto è stato tratto il film "Secret Window" con Johnny Depp.

Il racconto della raccolta che ho preferito è decisamente "Il poliziotto della biblioteca": è  l'unico che è riuscito ad emozionarmi davvero (la scena delle palle da baseball con i ritratti dei giocatori portate da Dave al figlio di Soames in ospedale sa commuovere), ci sono più elementi horror ma anche le atmosfere di "It", sia per il potere salvifico dell'amicizia sia per il male capace di manifestarsi nella forma delle peggiori paure e traumi dell'infanzia.

Ne "Il fotocane" torniamo a Castle Rock ed entriamo nel negozio che sarà poi "Cose preziose" di Lelan Gaunt, mentre ora Pop Merrill, uno strozzino senza scrupoli, si imbatte in Kevin e nella sua macchina fotografica Polaroid che emette solo un'inquietante sequenza di immagini di uno spaventoso cane arrabbiato. L'idea dell'oggetto posseduto è sempre stimolante, l'abbiamo già incontrata più volte in "Scheletri" e "A volte ritornano", ma nella lettura mi sono un po' annoiata.

Qual è il vostro racconto preferito di Stephen King?

giovedì 22 maggio 2025

Luce della notte

Inserito da Longanesi come terzo volume della serie del commissario Teresa Battaglia dell’autrice Ilaria Tuti, "Luce della notte" dovrebbe piuttosto essere considerato il secondo, in quanto si svolge nel periodo prenatalizio immediatamente dopo la conclusione del caso con cui abbiamo conosciuto la squadra in "Fiori sopra l’inferno".

Per me ritrovare personaggi a cui mi ero affezionata è sempre una grande gioia, e per questo ritrovare Andreas, con cui Teresa costruisce un legame attraverso la lettura ad alta voce (tra l’altro di uno dei miei titoli preferiti di sempre: "La strada" di Cormac McCarthy) è stato un elemento del romanzo che mi ha conquistata sin da subito.

Aggiungiamo inoltre che il caso di indagine ruota attorno ad un tema che mi sta molto a cuore: quello dei migranti, ed in particolare qui della rotta balcanica, citata sia per le rotte di oggi provenienti da paesi come la Siria o l’Afghanistan, ma interessata nel caso dal conflitto nei Balcani degli anni '90 del Novecento.

I bambini sono un elemento centrale di questa storia: c’è Chiara, che vive in cima a una collina e soffre di una patologia per cui non può esporsi alla luce del sole. È la luce della notte del titolo, che porta con sé dei sogni che sembrano incubi, ma che in realtà svelano qualcosa di vero che è stato sepolto troppo lungo: il segreto di un bambino strappato alla madre e di una donna sopravvissuta a Srebrenica.

Si chiude questo libro nella notte di Natale e certo io l’ho letto fuori stagione, ma lo consiglierò anche nei prossimi mesi! Rispetto ai due che avevo già letto questo è un testo più breve, che l’autrice ha scritto per superare una difficoltà ad elaborare una perdita devolvendo in beneficenza i suoi introiti. 

È un testo più breve e qualche ingenuità se vogliamo la si trova (primo tra tutti, direi l’incontro con il mafioso in Slovenia). Tuttavia il cuore di questa storia e i suoi protagonisti sono così puri, così diretti, così solidali l’uno con l’altro e Teresa è un personaggio talmente irresistibile nella sua scorza dura che nasconde la tenerezza ma non riesce a celarla del tutto, che non posso dare un giudizio a prescindere da ciò che trasmette e per questo lo considero un testo che mi ha coinvolto profondamente e mi è piaciuto quanto gli altri due!

Avete già letto questa serie di gialli?

Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia

 Difficile trovare le parole per questo libro breve e potentissimo, l'esordio di Michele Ruol pubblicato da TerraRossa edizioni: "Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia", novantanove quadri a volte di poche righe, a volte di poche pagine, capaci di ferire in profondità.

A novantanove oggetti di uso quotidiano, di quelli che albergano nelle case di tutti, Ruol affida il compito di raccontare l'elaborazione del lutto di Padre e di Madre, che hanno perso i loro due figli maschi Maggiore e Minore in un incidente d'auto, del quale con un processo lungo quasi due decenni si cercheranno di accertare le responsabilità.

Non conosceremo mai i loro nomi, e non servono: diventiamo noi quei Padre e Madre, nei silenzi del loro matrimonio, nelle loro aspirazioni professionali e nelle divergenze educative, diventiamo noi quei Maggiore e Minore che crescono nelle loro camerette, tra vacanze al mare e debiti a fine anno scolastico, negli oggetti che hanno toccato, utilizzato, a cui sono stati affezionati. 

Saremo stradari su cui segnare cerchi a penna rossa di cui soltanto un amico del cuore saprà il significato, saremo occhiali dalle lenti colorate attraverso cui guardare il mondo che qualcuno non potrà più vedere; e la perdita, quel senso devastante di perdita di significato e di mancanza, attanaglia ad ogni pagina di un libro che è coraggioso, che non utilizza mai una parola di troppo, che descrive dall'esterno e fa sentire completamente coinvolti.

Non ho figli, e il dolore di un genitore che perde chi ha generato non posso comprenderlo, e a nessuno lo auguro; ma l'elaborazione del lutto è un concetto che frequento da vicino da qualche anno, e in queste pagine ho letto tante volte parole che ho pensato anch'io.

Inserito nella dozzina dei candidati al Premio Strega di quest'anno, non posso che sperare che tra due giorni sarà inserito nella cinquina dei finalisti, perché fatico ad immaginare titoli che potrebbero meritarsi di più la notorietà e il riconoscimento.

Quali candidati allo Strega di quest'anno avete letto?

giovedì 15 maggio 2025

Il giorno dell'ape

 Termino "Il giorno dell'ape" di Paul Murray, pubblicato da Einaudi e finalista al Premio Strega europeo 2025, con la consapevolezza di aver appena letto uno di quei romanzi a cui tornerò a pensare più e più volte.

Voluminoso romanzo familiare, ha per protagonista la famiglia Barnes, composta da Dickie, Imelda e i loro figli Cassandra e PJ. Il libro si apre in un crescendo, con due capitoli quasi introduttivi dal punto di vista dei ragazzi, ben rappresentativi delle difficoltà dei vari momenti dell'adolescenza; entriamo però nel vivo all'arrivo di Imelda, la sposa vedova di Frank e di Dickie, che si esprime in un flusso di coscienza privo di punteggiatura e che ci trascina nell'aura tragica che sin dagli albori ha avvolto la loro famiglia e le origini di lei, segnate dalla miseria e dalla violenza. Con Dickie, poi, cominciano i segreti, i nodi che verranno al pettine nel presente ma hanno avuto inizio ben prima, ai tempi in cui era ancora uno studente al Trinity College.

"Il giorno dell'ape" è un romanzo pieno di simboli e di riferimenti, di anticipazioni di dettagli che acquistano un senso solo molto più avanti anche se sembravano lineari e immediati ad una prima lettura -sin dal titolo, quel giorno del matrimonio di cui pensiamo di sapere tutto, e invece ci siamo sbagliati. È un romanzo di fantasmi la cui identità è tutta da scoprire, che cita Pet Sematary e ci ricorda che non ci sono scoiattoli rossi, che il cane nero visto da Rose e da Lar porta con sé un infausto destino, quello che ad Imelda viene predetto da sempre.

Sotto la superficie de "Il giorno dell'ape" c'è molto più di quello che sembra, e vi invito a non fermarvi all'apparenza, vi invito ad immergervi in questa famiglia disfunzionale e piena di non detti, in cui tutti lottano per una salvezza reciproca così difficile da ottenere, e a riesaminare una volta terminato tutti gli indizi che Murray dissemina sapientemente tra le pagine per lasciarci intuire quanto accaduto.

È stata una lettura che mi ha richiesto tempo, ma alla quale non vedevo l'ora di tornare, e che mi ha davvero soddisfatta.

Avete già letto questo titolo così chiacchierato?

Un giorno nella vita di Abed Salama

 Con "Un giorno nella vita di Abed Salama. Anatomia di una tragedia a Gerusalemme", pubblicato in Italia da Neri Pozza, il giornalista Nathan Trall (che a Gerusalemme vive e lavora) ha vinto il Premio Pulitzer 2024 per la categoria Nonfiction: e non riesco a immaginare che qualsiasi altra opera potesse meritarlo di più.

Non c'è una riga di finzione in questo libro, che racconta la straziante ricerca di un padre, l'Abed Salama del titolo, che non sa cosa ne sia stato del suo bambino Milad, rimasto vittima di un incidente sull'autobus della scuola materna su cui viaggiava per andare in gita.

C'è dunque Abed in queste pagine, ma soprattutto c'è la storia della Palestina, la progressiva occupazione del territorio, lo strapotere dei coloni e delle forze militari israeliane -che intervengono solerti appena dei ragazzini lanciano pietre, ma lasciano consumare tra le fiamme un pullman pieno di bambini. Ci sono i colori dei documenti che determinano chi possa accedere a quali ospedali, c'è la costruzione dei muri ad isolare i palestinesi in zone sempre più impoverite e prive dei servizi essenziali. 

Thrall alterna capitoli d'impronta più storica e geopolitica, arricchiti da mappe che aiutano la comprensione del lettore, ad altri dove l'intensità emotiva è altissima, in cui trova spazio il dolore straziante di genitori che perdono un figlio o temono per il suo destino. 

Non c'è una riga di finzione in questo libro, che ho trovato illuminante nella sua capacità di spiegare una questione complessa e distorta dai mezzi di informazione come la questione palestinese e l'ingiustizia che giorno dopo giorno un popolo è costretto a subire, e che mi è piaciuto così tanto da lasciarmi senza parole quando l'ho terminato. Questo sì è uno di quei testi che una volta finito mi fa pensare: dovrebbero leggerlo tutti.

E voi, lo avete già letto?

giovedì 8 maggio 2025

Un lupo nella stanza

Quest'anno avevo già letto due romanzi con protagonisti a dir poco disturbante: "Bambino" di Marco Balzano, che assume il punto di vista di un giovane fascista triestino, e "Naufragio", la cui protagonista non invia i soccorsi ad un gommone di migranti alla deriva (questo è ispirato a fatti realmente accaduti).

Si guadagna un posto nella categoria anche "Un lupo nella stanza" di Amelie Cordonnier, pubblicato da NN Editore, che in certi passaggi ho davvero faticato a leggere.

La protagonista è un'insegnante francese di trentacinque anni che ha appena messo al mondo il suo secondogenito, Alban. Nonostante la gravidanza non fosse stata cercata ha accolto l'arrivo del figlio con gioia, anche grazie al bel rapporto che ha con la figlia Esther, di sei anni; tutto sembra andare per il meglio finché sulla pelle del piccolo non cominciano a comparire delle macchie più scure, che la mettono davanti alla scomoda verità che suo figlio sia in parte nero.

Non avendo la coppia alcun ascendente non caucasico di cui sia al corrente, lei mette alle strette suo padre e scopre così di essere stata adottata a pochi mesi di vita, e che l'uomo (rimasto precocemente vedovo) non ha mai trovato il coraggio per confessarglielo.

Questo trauma sulle proprie origini, sull'abbandono subito, sui segreti taciuti e sull'appartenenza etnica genera nella donna una reazione violenta e incontrollabile di negazione e rifiuto verso il povero Alban, la cui epidermide viene nascosta allo sguardo di chiunque, fino a comportamenti davvero difficili da leggere sulla pagina.

"Un lupo nella stanza" è una riflessione sul peso che la verità svelata può avere sulle nostre vite, sul coraggio che serve per accettare una scoperta traumatica e per riconciliarsi con coloro che amiamo; è una prova coraggiosa, scritta con una lingua ricercata che utilizza filastrocche, giochi di parole, citazioni costanti de "La metamorfosi" di Franz Kafka, in un crescendo di tensione che mette il lettore a disagio ma lo tiene incollato alle pagine.

Qual è l'ultimo titolo NN che avete apprezzato?