martedì 16 settembre 2025

Appunti sulla tua scomparsa improvvisa

Desideravo da molto leggere “Appunti sulla tua scomparsa improvvisa” di Alison Espach, pubblicato da Bollati Boringhieri, e quando l’ho trovato usato l’ho acquistato e letto immediatamente -sapete che succede di rado con le quantità di volumi che accumulo.

La trama è semplice: Sally ha tredici anni quando una mattina sale in auto insieme alla sorella maggiore Kathy e al fidanzato di lei, Billy; un cervo compare all’improvviso in mezzo alla strada e Billy, che esortato da Kathy in ritardo per un test sta guidando più veloce del dovuto, sterza e ne causa la morte sul colpo.

Questo è un romanzo sul lutto e la sua elaborazione, ma l’autrice lo ha costruito in modo ragionato: all’inizio seguiamo il “prima”, le due sorelle che crescono insieme, che discutono per sciocchezze, che si confidano segreti. Poi arriva l’incidente, il senso di colpa di Sally e di Billy, il trauma da superare, la disperazione dei genitori.

Poi Sally cresce: va al college, diventa adulta, trova un fidanzato, si trasferisce a New York, prende le distanze dalla pesantezza di quella casa. Ma il vuoto a forma di Kathy rimane e così quel legame con Billy, che c’è sempre stato, che hanno sempre sentito, forse perché sono gli unici ad aver perso Kathy nello stesso momento, ad esserne stati testimoni.

Se nella prima metà di questo libro il tono ha il difetto per un pubblico adulto di essere un po’ troppo teenager, focalizzato sulla scuola, i primi amori, le prime esperienze, poi segue la crescita di Sally che narra sempre in prima persona, fino ad un capitolo conclusivo dove un uragano che porta il nome di Kathy sta per colpire la casa degli Holt e l’autrice qui raggiunge punti davvero poetici, che mi hanno emozionata.

Il tema della perdita mi è caro, e Espach lo racconta molto bene, in una storia convincente e adatta da un pubblico di varie età, che non fa sconti sulla disperazione e le cadute di chi fa del suo meglio per rialzarsi, ma lascia intravedere anche un certo spazio per il futuro e la speranza. Si tratta di una lettura che non ha deluso le mie alte aspettative, e che non posso che consigliarvi.

Avete già letto questo romanzo piuttosto noto?

Bestie

Leggo volentieri il genere "mean girls", romanzi con protagoniste adolescenti nel pieno della loro età difficile, più istintuale e a volte capace di crudeltà: vi trovo storie taglienti, spesso coraggiose, non banali. Per questo ho deciso di leggere "Bestie", esordio della statunitense Dizz Tate pubblicato da Neri Pozza.

È un romanzo breve e molto amaro, che alterna una narrazione nel passato alla prima persona plurale a capitoli che si svolgono parecchi anni più tardi e danno voce ad un personaggio alla volta. La storia a cui si ruota attorno è quella che si svolge in Florida, quando l'appena adolescente Sammy, figlia del predicatore della zona, scompare all'improvviso: le sue coetanee sanno molto più di quanto sembri, ma tutte le informazioni che riceviamo in proposito sono confuse, inaffidabili, sovrastate dal desiderio di popolarità e di apprezzamento che schiaccia le ragazze.

Sarà difficile diradare questa moltitudine di elementi, tra audizioni in cui si spera di diventare famose, madri indisponibili ed instabili concentrate sui propri innamoramenti (o forse soltanto percepite come tali dalle figlie, nel pieno del conflitto adolescenziale), padri assenti o perduti, a volte addirittura suicidi. C'è molta oscurità in questa cittadina, gli abusi affiorano a poco a poco e non lo fanno in modo nitido, perché lo sguardo è quello di ragazze di tredici, quattordici anni che non hanno ancora gli strumenti per categorizzarli come tali. Non c'è una verità univoca nel romanzo di Tate, bensì tutto ciò che avviene è filtrato dalla percezione delle ragazze, e il lettore non sa se il noi corale del racconto descriva i fatti o le proprie sensazioni. 

[Difficile anche comprendere la verità su quanto davvero è capitato a Sammy: un abuso, un aborto forse spontaneo e forse no, una fuga per non si sa dove.]

Nei capitoli in cui le ritroviamo adulte, queste "bestie" giovani preda dei propri impulsi e della propria ingenuità sembrano ancora fragili, sperdute, insoddisfatte, forse nemmeno diventate completamente adulte nonostante gli anni trascorsi, le nozze imminenti, la maternità.

Non è una lettura semplice "Bestie", richiede più sforzo interpretativo di quanto mi aspettassi, ma al tempo stesso vi ho trovato una scrittura interessante e capace di alternare le voci narranti e i piani temporali in un gioco di specchi che lascia il lettore coinvolto e disorientato. 

Quali "cattive ragazze" della letteratura vi sono rimaste impresse?

La nipote

Ho sentito il richiamo del romanzo “La nipote” di Bernhard Schlink, pubblicato da Neri Pozza, dal giorno della sua uscita. Dello scrittore avevo letto, ai tempi in cui ancora riuscivo a portare a termine un romanzo in tedesco, “Der Vorleser” -ma questo mi è piaciuto ancora di più.

Ambientato tra Berlino e una Germania più rurale, segue le orme del settantenne Kaspar che, da poco rimasto vedovo, scopre che la moglie gli aveva tenuti nascosti diversi segreti, tra cui il più importante l’esistenza di una figlia nata prima che loro si sposassero, che aveva desiderato cercare ma non aveva mai trovato il coraggio per farlo davvero.

La cerca allora Kaspar, e la trova: Svenja è ormai una donna e insieme al marito e alla figlia adolescente Sigrun vive in una comunità di estremisti di destra, dove alla ragazzina viene insegnato che l’Olocausto non è mai avvenuto e che i musulmani vogliono prendere il controllo della Germania.

Inducendo in tentazione il padre con il denaro però Kaspar riesce a costruire a poco a poco un rapporto con quella nipote: la avvicina alla musica, le apre le porte della sua libreria, la incuriosisce su un mondo più grande di quello che ha abitato fino a quel momento. Ma naturalmente gli ideali dei genitori sono radicati in lei, ed è difficile sottrarsi ad un simile lavaggio del cervello.

Ciò che colpisce nel libro di Schlink sono le sfumature, i dilemmi morali, lo scontro tra opinioni distanti che si mettono in discussione o cercano di farlo. Colpisce che Svenja preferisca il suo orizzonte limitato essendo consapevole che le abbia salvato la vita, che vi sia poco spazio per il perdono, ma che al tempo stesso i legami germoglino anche su terreni aridi e inaspettati.

Non è un romanzo banale o già letto, anche per via dell’argomento del neonazismo in Germania e delle comunità völkisch di cui si conosce ben poco; racconta un’area d’Europa e i suoi abitanti di cui di rado si parla, ma è anche la storia di un nonno, di una nipote e delle loro settimane di vacanza, e della speranza che per Sigrun ci saranno più possibilità di quante ne avesse prima che le loro strade si incrociassero.

“La nipote” mi ha coinvolta dalla prima all’ultima pagina, l’ho trovato sempre convincente, mai retorico: e ora non vedo l’ora di approfondire la produzione di questo autore.

Conoscete i suoi romanzi?

domenica 7 settembre 2025

Piccoli miracoli sotto la pioggia

"Piccoli miracoli sotto la pioggia" di Piero Meli, pubblicato da Giulio Perrone editore, è un romanzo composto da brevi capitoli che vi piacerà se avete apprezzato, tra gli altri, "Cafè Royal" di Marco Balzano. Nella struttura questi due testi si assomigliano, perché ogni capitolo è dedicato ad un personaggio diverso che racconta in prima persona le proprie emozioni e i propri pensieri: sembrano scollegati dai precedenti e dai successivi, ma in realtà condividono piccoli punti di contatto.

Siamo a Milano, e Milano è essa stessa un personaggio, forse la protagonista vera e propria di questo libro, che si svolge in un’unica giornata di pioggia di settembre. I personaggi umani sono molti, svolgono mestieri diversi, ognuno alle prese con la propria insoddisfazione, con dei sogni mai realizzati, delle aspirazioni che non si sa se potranno mai avverarsi. Chi sogna di scrivere un libro, chi è stanco di consegnare pizze sotto l’acqua, chi lavora al bar ma vorrebbe fare televisione, chi ha perso tutto e vive per strada e chi invece ha ancora una carriera, ma la svolge ormai senza passione.

Tante solitudini scorrono sotto questa pioggia torrenziale, frequentano gli stessi caffè, le stesse lavanderie, ma si sfiorano senza mai toccarsi, accomunati dalla visione di una donna con un cappotto rosso, racchiusi dalla cornice del prologo e dell’epilogo.

Il romanzo di Meli è scritto in maniera asciutta, paratattica, rapida, molto sensoriale; trasmette i colori ciò che i personaggi vedono, le parole che leggono, l’acqua che dal cielo arriva sulla loro pelle. È un testo fatto di piccole cose delle umane genti, di quelle giornate che viviamo tutti, cercando di dare un senso alle nostre esistenze, anche quando siamo stanchi, anche quando non sappiamo se abbiamo riposto nei luoghi giusti le nostre speranze.

Si potrebbe leggere in poco tempo questo libro, ma vi consiglio di assaporarlo a poco a poco, qualche capitolo al giorno, di immergervi in una Milano grigia e piovosa dal ritmo frenetico che piano piano si svuota con lo scorrere delle ore.

È una lettura perfetta per questa stagione, per le prime giornate di maltempo e per questo mese di settembre, che come sempre è una ripartenza e insieme a questo libro vi darà la spinta per impegnarvi un po’ di più a vedere il lato buono delle vostre giornate, i piccoli miracoli sotto la pioggia che ci accadono intorno mentre siamo distratti.

Qual è l’ultimo romanzo breve che avete letto?

giovedì 28 agosto 2025

Kairos

Vincitore dell’International Booker Prize del 2024, "Kairos" è il più recente ed apprezzato il romanzo di Jenny Erpenbeck, di cui avevo letto "Voci del verbo andare" prima ancora di aprire questo profilo. Era un romanzo sulle migrazioni, mentre qui si tratta di una storia d’amore, che in realtà è soprattutto il racconto di una relazione disfunzionale.

Katharina non ha ancora vent’anni quando per caso conosce Hans di 34 anni, più grande di lei. L’uomo è un collaboratore radiofonico (e non solo...) nella Germania Est: entrambi vivono nel lato est di Berlino e qui la loro relazione  clandestina ed extraconiugale inizia con grande trasporto nel 1988. Per un po’ procede con grande passione, ma poi un presunto tradimento di lei mette in luce la capacità manipolatoria di Hans, la sua volontà di torturarla, descritta in maniera così vivida da diventare a volte intollerabile. 

Mentre la loro relazione precipita, anche la DDR comincia a farlo e assistiamo tra le pagine al crollo del muro di Berlino, all’apertura dei confini verso ovest, alla dissoluzione del mondo in cui abitano i due protagonisti.

Il parallelo del dissolversi della relazione e di uno Stato è reso benissimo dall’autrice, che ci consegna una storia ben documentata, ricchissima di riferimenti storici, filosofici, musicali e letterari. 

"Kairos" è un’opera complessa, progettata con attenzione, che procede per scatoloni nella memoria di Katharina ormai adulta, che apprende nell’introduzione al testo proprio della morte di quell'uomo che per anni aveva condizionato la sua vita.

Ho letto "Kairos" a Berlino, quando camminavo per le strade che l’autrice cita tra le pagine e questo è stato senz’altro un valore aggiunto alla lettura. Non è un romanzo immediato, ma una volta concluso mi sono accorta di quanto mi sia rimasto impresso, di come sia tornata a pensare allo spregevole personaggio di Hans, alla repulsione che mi ha suscitato, e alla costruzione di questo romanzo convincente e ben progettato. 

Qual è il vostro preferito tra i vincitori dell'International Booker Prize?

30 seconds from Gaza

Dell’artista Mohammed Sabaaneh avevo già letto "Racconto Palestina", sempre pubblicato dalla casa editrice Mesogea. Quella volta lo avevo preso in prestito in biblioteca, ma ricordando quanto mi avesse colpita, ho deciso di acquistare direttamente sul sito della casa editrice il suo più recente lavoro: "30 seconds from Gaza".

Non avvicinatevi a quest’opera a cuore leggero, ma fatelo con la consapevolezza che non è possibile chiudere gli occhi davanti all’orrore che ci circonda. Con un’introduzione dello storico Ilan Pappé, questo volume raccoglie la trasposizione in disegni dallo stile cubista dichiaratamente ispirati al Guernica di Picasso delle immagini di dolore, morte e distruzione che sono state pubblicate online dai cittadini di Gaza dal 7 ottobre 2023 in poi.

Dal momento che il controllo sulle immagini online dipende dall’azione delle aziende che controllano i social network, una gran parte di queste immagini e video da cui essi sono tratte erano già state rimosse al momento in cui l’autore si è messo all’opera. Proprio per preservarne la memoria e per ricordarci che nessuno può ritenersi assolto dall’aver chiuso gli occhi davanti al genocidio che si svolgeva e tuttora si svolge in mondovisione, allo sterminio che avviene attraverso le bombe, la mancanza di cure mediche, la distruzione degli ospedali stessi e la fame, Sabaaneh lascia una traccia indelebile in questo testo, perché nessuno possa dichiarare di non aver visto, di non aver saputo, di essere stato legittimato alla negazione o alla dimenticanza.

Nonostante raggiunga a stento le cento pagine, si tratta di un’opera che ho dovuto più volte interrompere per la sofferenza che contiene ad ogni tavola, per l’intollerabilità di tanto orrore, per la perdita dell’innocenza e della vita di migliaia di bambini. Nonostante mi sia costantemente informata su quanto Sabaaneh ricostruisce in quest’opera ,l’arte in cui ha trasformato l’orrore è riuscita a colpirmi quanto le immagini e i video originali, e il fatto che fossero cristallizzati sulla pagina con un inchiostro di china -impossibile da cancellare come il sangue che scorre- lo ha reso una lettura davvero difficile da portare a termine, e allo stesso tempo necessaria.

Chiudo quest’opera con la consapevolezza che non esiste una persona che possa sentirsi autorizzata a sottrarsi a questa lettura nei nostri paesi di pace, ormai anestetizzati davanti al genocidio mostrato online e in televisione. Non posso che dirvi leggetelo, diffondetelo e non lasciate che sia dimenticato.

Qual è l'ultimo testo palestinese che avete letto?

sabato 23 agosto 2025

In un chiaro gelido mattino

Prima lettura della mia settimana di vacanza, "In un chiaro gelido mattino di gennaio all’inizio del ventunesimo secolo" dell’autore tedesco Roland Schimmelpfennig, pubblicato in Italia da Fazi editore, è soprattutto un mosaico di storie. 

Lo avevo acquistato anni fa proprio per la sua ambientazione, e sono riuscita a godermelo percorrendo le vie che descrive tra le pagine e vivendo in particolare la coincidenza di leggere un paragrafo ambientato al Mauerpark di Berlino proprio mentre mi trovavo lì: questo ha sicuramente contribuito ad aumentare il mio gradimento verso questa lettura, che ci tengo però a specificare mi sarebbe piaciuta comunque!

È un romanzo corale, dove la maggior parte dei personaggi viene nominata in base al proprio genere o alla propria età -la ragazza, il ragazzo, la donna, il padre del ragazzo e così via. soltanto Thomas e Agnieszka hanno dei nomi, due giovani di origine polacca che si trovano a Berlino per lavorare e che vivono un momento di crisi quando lei ha una breve avventura con un altro uomo e lui è imprigionato nella propria incomunicabilità, senza saperle dire quanto tiene a lei.

Oltre a loro ci sono due ragazzi ancora più giovani che scappano di casa, dopo che la madre alcolista di lei le ha messo le mani addosso, e i rispettivi genitori che dalla loro cittadina convergono a cercarli proprio a Berlino, dove sono stati avvistati a bordo di un treno merci.

È una Berlino coperta di neve quella che descrive l’autore, di edifici abbandonati pronti per essere demoliti, di cantieri della metropolitana dove le persone bevono troppo e vivono in una solitudine profonda. Solo come loro c’è il lupo, che accomuna tutte queste storie tra chi lo avvistato e chi vorrebbe tanto farlo, una figura isolata che vive ai margini, a cui si dà la caccia senza sapere da dove cominciare; un animale selvatico, fuoriuscito dal branco, che si avvicina alla città, forse smarrito, e simboleggia con la sua natura quella dei protagonisti umani di questo libro.

Se avete bisogno di uno svolgimento, una trama e una conclusione, questa non è la lettura che mi sento di consigliarvi, perché è narrata per quadri molto brevi che passano da un punto di vista all’altro: a volte si intersecano, molte altre si separano, e il lettore soprattutto segue queste vite randagie, queste solitudini che a volte si sfiorano e che sanno essere molto evocative se vi lasciate trascinare dal ritmo di questa storia. Per me però è stata davvero un’ottima lettura, originale e coinvolgente!

Qual è un romanzo tedesco che avete scoperto di recente?