venerdì 18 luglio 2025

Zoo

Quando, anni fa, ho letto per la prima volta la poli-bilogia di Paola Barbato, pubblicata da Piemme, ho iniziato da "Zoo": il più crudo dei tre, quello dove gli elementi dell'orrore non mancano, e la tensione psicologica è alle stelle.

In un capannone abbandonato nella campagna modenese, dove un collezionista affascinato dal circo aveva accumulato dei carrozzoni provenienti da diverse parti del mondo, una mente criminale ha fatto prigionieri degli umani: ha iniziato con due senzatetto, Bella e il Rosso, ma poi si è fatto più coraggioso, intrappolando persone che ritiene colpevoli.

In questo scenario da incubo si risveglia Anna, che l'8 ottobre è uscita per andare al lavoro ma non vi è mai arrivata; Anna che da sempre è prigioniera della propria rabbia, che si rivela un'arma a doppio taglio nel contesto della prigionia e della relazione con le altre vittime del capannone.

Facciamo così la conoscenza di Giulio, del Coccodrillo, di Vasco e Nicola, delle quattro Scimmie (su ogni gabbia c'è il nome di un animale, i cui tratti distintivi ricordano quelli dell'occupante umano), ma anche di due personaggi che abbiamo già incontrato in "Io so chi sei": le vicende dei due romanzi si svolgono infatti in parallelo sul piano temporale, fino a convergere in una conclusione comune che verrà poi sviluppata in "Vengo a prenderti" -frase che chiude entrambi i libri, sebbene minacci un diverso destinatario.

Rispetto a "Io so chi sei", "Zoo" è un romanzo più duro, con un'ambientazione unica, che indaga approfonditamente la tortura della cattività e delle privazioni che porta con sé. Ci si sente in trappola tra queste pagine, si assiste impotenti e inorriditi alle meschinità che si possono compiere verso i propri simili quando è l'unico potere che ci rimane, e ci si sente soffocare nell'aria ferma del capannone, in trappola tra le sbarre che imprigionano i protagonisti. 

Se siete alla ricerca di un thriller da cui sia impossibile separarsi (e non siete troppo impressionabili davanti a scene di una certa durezza), "Zoo" è la scelta perfetta per voi -e a mio parere anche un ottimo punto di inizio per questa storia, che non vedrete l'ora di scoprire come continuerà nel successivo volume.

Qual è l'ultimo thriller che avete letto?

Le bambine che cercavano conchiglie

"Le bambine che cercavano conchiglie", pubblicato da Garzanti, è il romanzo d’esordio di Hannah Richell, scritto durante il periodo di congedo maternità dalla sua professione nel cinema.

Ricordo di averlo visto in biblioteca molti anni fa e di esserne stata immediatamente attratta, ma poi per chissà quale motivo non lo avevo mai preso in prestito, e quanto me lo sono trovata davanti ad un mercatino dell’usato non ho esitato un momento a portarlo a casa con me.

Si tratta di una storia familiare che si snoda tra il Dorset e Londra, su diversi piani temporali distanti l’uno dall’altro qualche decina d’anni, e narrato da i punti di vista delle tre protagoniste: la madre Helen e le sue figlie Dora e Cassie.

Ne seguiamo le infanzie, le decisioni da prendere più o meno sofferte, ma soprattutto i traumi che segnano per sempre: e così ci troviamo in un libro sull’elaborazione della perdita, dei segreti che non abbiamo il coraggio di confessare a nessuno e dei sensi di colpa impossibili da elaborare.

[Mentre la madre Helen infatti aveva una relazione extraconiugale, il fratellino Alfie affidato alle due sorelle è scomparso in mare, dopo che Cassie lo aveva indotto ad andare a nuotare nonostante non ne fosse capace per rimanere da sola con la sua ragazza.]

“Le bambine che cercavano conchiglie” è un romanzo molto drammatico e cupo, che solo nell’ultima parte si apre alla speranza per il futuro, mentre Dora accoglie la propria gravidanza con fiducia e liberandosi dal peso che la opprime sin dall’adolescenza.

La scrittura è molto semplice ma al tempo stesso scorrevole e coinvolgente, e nonostante non possa definirlo un romanzo particolarmente originale o d’impatto è stata comunque una lettura che ho affrontato con grande interesse e partecipazione.

Qual è l’ultima lettura recuperata ad un mercatino che avete terminato?

mercoledì 25 giugno 2025

L'estate che perdemmo Dio

Di Rosella Postorino ho letto quasi tutti i romanzi, e i miei preferiti, forse è superfluo dirlo, sono i più recenti e più noti: “Le assaggiatrici” e “Mi limitavo ad amare te”.

È stata una grande sorpresa “L’estate che perdemmo Dio”, ristampato di recente da Feltrinelli in una versione rivista dall’autrice, e che si è aggiunto ai suddetti due.

Caterina e Margherita nascono a Nacamarina, un paesino della Calabria; sono bambine serene, che passano il tempo a giocare con i cugini più o meno coetanei, attorniate dall’amore dei genitori, degli zii e dei nonni. Non fosse che attorno a loro imperversa una guerra, quella della ‘Ndrangheta (che in questo libro non viene mai chiamata per nome), che miete vittime e detenuti tra i loro familiari, così che la madre Laura convince il reticente marito Turi ad emigrare in Altitalia, affinché siano salvi, almeno loro.

Vi sono dunque due viaggi ne “L’estate che perdemmo Dio”: quello di una famiglia che emigra al nord, che fa i conti con la solitudine improvvisa di chi sradica le proprie radici, con gli oggetti e i ricordi lasciati indietro; e quello di Turi, che fa ritorno al paese natale quando il cognato, da poco uscito dal carcere, viene assassinato -e si trova ad interrogarsi sul proprio ruolo, se sia stato un vigliacco o abbia avuto coraggio, ad andarsene via.

Caterina e Margherita sono il filtro di questa storia, i loro occhi bambini non sanno dare nome alla criminalità organizzata, concepiscono gli amati familiari inevitabilmente come i “buoni” della storia. E la storia c’è in questo libro, quella dei sequestri di persona, di Cesare Casella in Aspromonte, della caduta del muro di Berlino, dei tanti oggetti simboli di un’epoca -gli omaggi del Mulino Bianco, le figurine Mira Lanza, Lady Oscar alla TV.

La scrittura è materica, densa, riporta alla mente i Treni del Sole e l’odore dei panini scartati, la paura del buio e dell’abbandono, le ginocchia sbucciate dell’infanzia, i giocattoli che abbiamo amato. Le due protagoniste sono così concrete che l’immersione nel romanzo è totale, e la chiave scelta per raccontare una storia italiana non smette mai di convincere.

Non sapevo cosa aspettarmi da questo romanzo più datato dell’autrice, e si è rivelato un testo che ho amato molto!

Avete già letto qualcuno dei suoi romanzi?

L'ultima spiaggia

Decisamente fuori dalla mia comfort zone, ho acquistato tempo fa "L'ultima spiaggia" di Alex Garland, in edizione Bompiani, al mercatino dell'usato. Consapevole che sarebbe stata una lettura diversa da ciò che approccio di solito è rimasto per un po' sullo scaffale, finché alla presentazione di "Kala" di Colin Walsh non è stato consigliato dall'autore, insieme a due titoli che avevo molto apprezzato: "Dio di illusioni" di Donna Tartt e "Le ragazze" di Emma Cline. Nel 2000 ne è anche stato tratto un film con Leonardo Di Caprio (che non mi ha entusiasmata). 
Ecco, ora posso affermare con certezza di continuare a preferire gli altri due tra i suoi suggerimenti...

Richard è un giovane inglese sulla ventina, appassionato di viaggi in Asia, che si reca in Thailandia alla ricerca di territori lontani dal turismo di massa dove vivere esperienze autentiche. Nell'ostello di Bangkok dove alloggia fa la conoscenza di un uomo misterioso, che si fa chiamare Daffy Duck, il quale prima di suicidarsi gli consegna una mappa per raggiungere un'isola definita una sorta di paradiso.

"L'ultima spiaggia" è dunque un racconto di un viaggio avventuroso per raggiungere un luogo incontaminato, dove un gruppo di persone si riorganizza in una nuova società, con le sue regole, i suoi ruoli assegnati e soprattutto la volontà di mantenersi a distanza dal resto del mondo. Qui Richard crea legami di solidarietà ma si trova anche a mettere alla prova le proprie capacità e la propria resistenza, fino ad un'escalation di avvenimenti quando nuove presenze si avvicinano al territorio.

La scrittura di Garland riesce a variare il ritmo della narrazione attraverso anticipazioni e soprattutto attraverso le visioni di Daffy che continuano ad accompagnare Richard nel suo percorso, dapprima solo in sogno quando è addormentato, ma via via sempre più presenti. Nel complesso il romanzo riesce a mantenere alta l'attenzione del lettore, e soddisferà gli amanti dei racconti di avventura; il mio parere è inevitabilmente influenzato dal fatto che non sia questo il genere di storie che preferisco, ma lo consiglio agli interessati!

Qual è l'ultimo romanzo che avete letto da cui è stato tratto un film?

venerdì 20 giugno 2025

Il silenzio del coro

Con “Il silenzio del coro” di Mohamed Mbougar Sarr, autore senegalese residente in Francia premiato qualche anno fa con il Goncourt per “La più recondita memoria degli uomini” (sempre pubblicato in Italia da Edizioni E\O) pensavo di portare avanti l’argomento avvicinato con “Libia” di Francesca Mannocchi.

L’argomento centrale è infatti quello delle migrazioni, dei barconi della morte nel Mediterraneo, dei viaggi della speranza dall’Africa subsahariana che attraversano il deserto prima e il mare poi.

L’ambientazione è Antino, un paese inventato della Sicilia, alle pendici dell’Etna; qui un gruppo di “ragazzi” viene accolto dall’associazione Santa Marta e vive in attesa dei colloqui per ottenere lo status di rifugiato, mentre il tempo si dilata e il senso di inutilità si fa più forte.

La lingua di Sarr è ricercata e letteraria, ricchissima di citazioni dalla classicità, capace di cambiare registri e forme inserendo brani di diario, dialoghi in forma di rappresentazione teatrale, articoli di giornale e discorsi pubblici; purtroppo il registro così elevato spesso si addice poco alla realistica proprietà di linguaggio di chi sta imparando a comunicare da qualche mese in un nuovo idioma.

Gli elementi per cui questo libro avrebbe potuto rivelarsi nelle mie corde c’erano tutti; purtroppo così non è stato.

Innanzitutto per la spaccatura a metà, dai ritmi lenti e riflessivi delle prime duecento pagine popolate anche di personaggi inutilmente bizzarri (penso per primi alla coppia di artisti), di riflessioni fin troppo filosofiche, che poi si trasformano in un testo dal ritmo concitato dove la violenza prende piede, dove le tinte diventano quelle di un crime, ma la credibilità continua a non farla da padrone.

Troppi momenti mi sono sembrati intrisi di luoghi comuni (il migrante arrabbiato, quello volenteroso, la passione inevitabile con le ragazze che gravitano attorno all’associazione), poco costruiti, più concentrati sulla forma che sulla sostanza. Poche pagine sono davvero dedicate al viaggio della migrazione, a cosa essa davvero comporti, e le mie aspettative sono così state parecchio deluse -fino ad un epilogo che dopo tanti avvenimenti sembra riportare il lettore alla casella del “via”.

Qual è l’ultima lettura che non vi ha convinti?

Tre sorelle

Acquisto decisamente ben scelto al mercatino, “Tre sorelle” di Therese Ann Fowler, pubblicato da Neri Pozza, è il genere di storia che preferisco: un romanzo familiare che si dipana dalla scomparsa di una madre molto amata, che svela alle tre figlie segreti che in vita non ha mai avuto il coraggio di confessare, lasciando loro il compito di vendere la casa delle vacanze della loro infanzia e adolescenza.

Le sorelle in questione sono Beck, giovanissima nonna, giornalista e sposata con l’editor Paul, Claire, medico stressata e divorziata con un figlio adolescente, e Sophie, la minore, gallerista d’arte che vive al di sopra delle proprie possibilità ed è oppressa dai debiti sulle carte di credito.

Quando si ritrovano in occasione della lettura del testamento della madre Marti, le loro esistenze sembrano arrivare ad una vera e propria resa dei conti con loro stesse, le loro insoddisfazioni e le loro speranze per il futuro -[Beck che arriva alla separazione da Paul, il quale dichiara finalmente il proprio ricambiato amore per Claire, mentre Sophie prende una decisione per rendere più stabile e indipendente la propria vita professionale e finanziaria].

“Tre sorelle” è un romanzo di relazioni, di supporto reciproco anche quando non è facile fornirlo. In scena abbiamo sempre le tre protagoniste, tranne brevi tratti in cui incontriamo CJ, il potenziale acquirente della casa di Marti, che elabora il trauma di un padre che lo ha fatto arrestare creando un legame di paternità non biologica con il piccolo Arlo, rimasto da poco orfano -CJ, la cui esistenza ha incrociato nel passato quella di Beck, e lo rifarà in futuro.

È un romanzo genuino, di tre sorelle imperfette il cui legame non è idealizzato, tra cui ci sono segreti e non detti. Il passato di Marti occupa meno spazio di quello che mi sarei aspettata, così come gli altri membri della famiglia che circondano le tre donne protagoniste, ma l’insieme anche per questo è riuscito, concentrato sul futuro e sulle opportunità che le donne avranno, insieme e non solo. In conclusione proprio la lettura che corrisponde ai miei gusti, e che vi consiglio!

Qual è l’ultimo libro che vi è piaciuto?

mercoledì 18 giugno 2025

Io so chi sei

Paola Barbato, quando ero appena adolescente, mi ha aperto il mondo dell'horror e dei fumetti con la scoperta di Phobia, numero 185 di Dylan Dog, che scoprii per caso in un pomeriggio di attesa dal dentista ed è stato per me a dir poco trasformativo.

Solo pochi anni fa l'ho scoperta come autrice di romanzi, ma su questa pagina solo le sue pubblicazioni più recenti hanno trovato spazio. In questo periodo, forse anche complice l'uscita al cinema del film tratto dal bellissimo "Mani nude", mi è venuta voglia di tornare a rileggere i miei preferiti, in particolare quella che Barbato definisce la "poli-bilogia", composta da tre titoli che non sono pensati per essere letti in un ordine obbligatorio.

La prima volta ero partita da "Zoo" (che forse tra tutti i titoli dell'autrice è quello che amo di più), così per cambiare ora ho riletto per primo "Io so chi sei", che è anche il volume che per primo è stato pubblicato da Piemme, nel 2018. 

Incontriamo così Lena, che lavora in un albergo di Firenze, dopo due anni dalla morte presunta del suo fidanzato Saverio, che tutti credono caduto nell'Arno. La ragazza si prende cura del cane di lui e cerca di venire a patti con il trauma, quando le viene recapitato un cellulare su cui cominciano ad arrivare messaggi misteriosi, che sembrano provenire proprio da Saverio... Mentre pagina dopo pagina il cerchio attorno a lei si stringe, i ricatti si fanno più opprimenti, coloro che la circondano diventano le vittime di un gioco crudele.

In "Io so chi sei" ci sentiamo vittime di stalking, ma anche in trappola in un gioco pericoloso, dove è impossibile identificare chi sia degno di fiducia e chi invece faccia parte del complotto ai danni della protagonista -le cui decisioni non sempre sono condivisibili, ma in cui senza dubbio ci si immedesima.

È stata una rilettura che ho affrontato con estremo piacere, e non vedo l'ora di passare a "Zoo", per godermi la caccia ai particolari che si incastrano insieme tra le due storie!

Avete già letto qualche titolo di questa autrice?