lunedì 14 dicembre 2020

Notre-Dame de Paris

 Da anni mi riprometto di colmare le mie lacune abissali in fatto di classici; non è facile iniziare, quando si è abituati alla narrativa contemporanea e si è un po’ intimoriti dalla mole di certi volumi. Grazie ad un gruppo di lettura però ho deciso di farmi coraggio e iniziare da qui


Titolo: Notre Dame de Paris
Autore: Victor Hugo
Anno della prima edizione: 1831
Casa editrice: Rizzoli
Traduttore: Fabio Scotto
Pagine: 595


LA STORIA

Nella Parigi della fine del Quindicesimo secolo, si muovono le vite di un arcidiacono, il suo dissennato, giovane fratello, un campanaro affetto da numerose deformità fisiche, un poeta spiantato e una giovane, attraente gitana che danza nelle piazze insieme alla sua capretta. Sono Claude Frollo, Jehan, Quasimodo, Gringoire ed Esmeralda: all’equazione va aggiunto anche Phoebus, un aitante capitano dedito al corteggiamento delle fanciulle. Questi personaggi ruotano attorno alla cattedrale di Notre Dame, e i loro incontri e scontri si riveleranno una miscela esplosiva…


COSA NE PENSO

“Notre Dame de Paris” è il primo grande successo di Hugo, che non aveva ancora trent’anni quando il romanzo fu dato alle stampe. Si trattava di un romanzo storico, che sceglieva di raccontare la città cara allo scrittore in epoca medievale, al tempo del regno di Luigi XI -che spunterà tra le pagine, ritratto in modo non proprio lusinghiero! 

Lo stile del giovane Hugo è ricco di descrizioni, mi sento di premetterlo: un intero capitolo è dedicato alla cattedrale (che è in qualche modo la vera protagonista del romanzo, come si intuisce già dal titolo: immutabile mentre le vite degli umani vanno in pezzi) e un altro alla città vista dall’alto. Vi confesso che tali descrizioni hanno messo a dura prova la mia resistenza, ma poi è stata una grande soddisfazione non essermi arresa!

Parigi è nata, come si sa, in quella antica isola detta poi Cité che ha la forma di una culla. Il greto dell'isola fu la prima cinta della città e la Senna il primo fossato. E per molti secoli Parigi fu l'isola: con due ponti: uno a tramontana, uno a mezzogiorno, e due teste di ponte che gli servivano di porta e di fortezza: il Grand-Châtelet sulla riva destra, il Petit-Châtelet sulla riva sinistra.


Tra le tantissime caratterizzazioni di Hugo, ciò che ha spiccato per me sono stati i protagonisti e le loro umane vicende. Certo, Esmeralda è giovane e ingenua al limite del divenire insopportabile; Phoebus è uno stereotipo del capitano dell’esercito, che beve e va a donne, illudendone una dopo l’altra spezzando loro il cuore. Chi è stato tratteggiato in modo più convincente e sfaccettato è senza dubbio Frollo: un alchimista, un uomo di chiesa, tormentato dalle sue pulsioni più fisiche alla vista della giovane zingara; generoso nei confronti di Quasimodo e del proprio fratellino Jehan, sa essere al tempo stesso (addirittura anche nei loro confronti) un uomo egoista e crudele.

Ghignò ancora di più quando rifletté che di tutte le creature viventi di cui aveva desiderato la morte, l'egiziana, la sola creatura che egli non odiasse, quella era la sola che non gli era potuta sfuggire.


Gli amori raccontati da Hugo non sono amori felici: non lo è l’amore materno della Reclusa a cui è stata rapita la figlia appena bambina, non lo è l’adorazione priva di contegno di Esmeralda nei confronti di Phoebus, non lo è la venerazione del campanaro né quella dell’arcidiacono per la ragazza. Sono amori devastanti, passioni che divampano e distruggono ciò che trovano sul loro cammino: passioni figlie del Romanticismo, che tirano i fili delle vite dei personaggi e li trascinano verso la sventura.

Perché l'amore è come un albero: germina da sé, getta profondamente le sue radici in tutta la nostra vita, e continua spesso a verdeggiare sopra un cuore in rovina. E l'inesplicabile è questo: che più questa passione è cieca, più è tenace: non è mai tanto solida come quando non ha in sé nessuna ragione.

Oltre ai sentimenti che travolgono e prevalgono sulla ragione, l’altro filo conduttore del romanzo è la bellezza: l’aspetto di Esmeralda che abbaglia tutti coloro che la guardano ballare nelle piazze, l’avvenenza di Phoebus che la incanta al punto di farle dimenticare tutto il resto, la deformità di Quasimodo che lo rende ripugnante agli occhi degli altri e lo rende un recluso, a proprio agio solo con le campane e le sculture della cattedrale. E poi, certo, la monumentale maestosità di Notre Dame: edificio dalla magnificenza destinata a durare ben più delle brevi vite dei parigini, capace di offuscare ogni tumulto del popolo e di sopravvivere a tutto ciò che succede ai suoi piedi e tra le sue mura. 


Non posso a cuor leggero consigliarvi la lettura di “Notre Dame de Paris” come se si trattasse di uno snello romanzo di intrattenimento: credo richieda un certo impegno, e il momento giusto per essere letto. Tuttavia se ne siete incuriositi e avete in voi un po’ di motivazione, posso assolutamente dirvi di provarci: vedrete che vi appassionerete alle storie che Hugo racconta, che Quasimodo vi spezzerà il cuore, e che quando avrete terminato questo classico della letteratura francese vi sentirete lettori arricchiti, più consapevoli e perché no, anche più coraggiosi. 

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