lunedì 25 gennaio 2021

Un sacchetto di biglie

"Un sacchetto di biglie" è un libro che viene spesso consigliato nelle scuole come lettura per ragazzi delle medie inferiori e ora che l’ho portato a termine posso dire che sono d’accordo con questa scelta, ma credo possa essere un suggerimento adatto anche per ragazzi un pochino più grandi.


Titolo: Un sacchetto di biglie
Autore: Joseph Joffo
Anno della prima edizione: 1973
Titolo originale: Un sac de billes
Casa editrice: Rizzoli
Traduttrice: Marina Valente
Pagine: 286


LA STORIA

"Un sacchetto di biglie" è il racconto autobiografico dell’esperienza dello scrittore di origini ebraiche Joseph Joffo e da suo fratello Maurice. Quando i due avevano appena dieci e dodici anni furono costretti a fuggire dalla città francese nella quale vivevano a causa dell’avanzare del nazismo. Dal 1941 alla fine del 1944, quando gli americani liberarono Parigi, i due ragazzini si trovarono a vivere una lunga serie di avventure che l’autore ha raccontato in questo testo.

COSA NE PENSO

"Un sacchetto di biglie" ha un grande pregio: raccontare il nazismo e la persecuzione degli ebrei da un punto di vista fresco e non troppo drammatico. Le difficoltà ci sono, innegabilmente: ci sono le fughe, la paura, la separazione dalla famiglia e la fine precoce dell’infanzia, ci sono le esperienze traumatiche che Joseph e il fratello si trovano a dover fronteggiare. Tuttavia lo stile dell’autore, molto dialogico e scorrevole, rende questo racconto lontano dai toni a cui siamo abituati -vi si trovano infatti anche scene che riescono a strappare un sorriso al lettore.

Alla documentazione che gli esperti hanno consacrato al cinema hitleriano, c'è anche questo nuovo elemento da aggiungere: la produzione nazista era riuscita a fabbricare un'opera che incantò la mattinata di due giovani ebrei. Sono questi gli imprevisti della propaganda.

"Un sacchetto di biglie" è un romanzo di formazione ricco di cambiamenti d’ambientazione, perché i due fratelli si spostano spesso per non essere catturati. Il punto di vista di Joseph è quello di un bambino innocente, che vive una persecuzione che non comprende, che trova naturalmente ingiusta, ma allo stesso tempo la sua ingenuità gli permette di affrontare la realtà con una risolutezza e una forza d’animo che difficilmente un adulto potrebbe avere. 

È sempre quando si va via che ci si accorge di essersi affezionati alle cose, avrei rimpianto la scuola, le vecchie strade, Virgilio, persino la maestra, ma non mi sentivo triste, riprendevo la strada, domani avrei ritrovato la mia sacca e raggiunto la città dai centomila palazzi, la città d'oro in riva al mare azzurro.

Vediamo quindi i due fratelli mentire spudoratamente a dei soldati nazisti, li vediamo trovare occupazioni di fortuna, organizzare piccoli traffici con i quali guadagnare qualche soldo, coinvolgere nella loro lotta per la salvezza quasi tutti coloro che incontrano lungo la loro strada.


Qualche volta un lettore adulto potrebbe mettere in dubbio quanto sta leggendo e potrebbe pensare che tutto vada finire troppo bene nelle avventure di Joseph e Maurice; in effetti pare strano che l’autore non abbia edulcorato in qualche modo le proprie sofferenze, anche se le difficoltà di certi viaggi e di certi momenti vengono descritte all’interno del testo. Devo confessare che anch’io qualche volta non sono stata completamente convinta da certe coincidenze fortunate che salvano la vita ai fratelli Joffo, ma l’autore è davvero un ebreo sopravvissuto al nazismo in Francia e così sono sopravvissuti i suoi fratelli e sua madre. Di conseguenza io credo che il fondo della storia sia reale e che forse qualche licenza poetica gli abbia consentito di rendere la propria esperienza più godibile dal punto di vista letterario.

“Un sacchetto di biglie” è anche il racconto di un legame fraterno molto emozionante, perché i due ragazzi crescono insieme e sanno sempre darsi forza a vicenda; non si separerebbero mai, ma trovano anche il coraggio per dividersi quando è necessario e devono salvarsi l’un l’altro. 

Un fratello è uno a cui si rende l'ultima biglia che gli si è appena vinta.

Per dei lettori coetanei dei due giovani protagonisti credo che questa sia una lettura assolutamente perfetta, perché sarà inevitabile per loro immedesimarsi in ciò che vivono Joseph e Maurice. Penso però che anche dei lettori adulti interessati alla tematica dell’Olocausto la potranno trovare una testimonianza molto interessante e che a differenza di tante altre può essere letta piuttosto a cuor leggero -la grande maggioranza dei capitoli infatti può essere affrontato senza troppa sofferenza. Io l’ho trovata una lettura molto scorrevole e appassionante, che ha saputo raccontarmi un passaggio dall’infanzia all’adolescenza in modo vivido e credibile. Non posso quindi fare altro che consigliarvela!

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