mercoledì 27 gennaio 2021

L'incubo di Hill House

Considerata da Stephen King una fonte di ispirazione e dagli amanti del genere una maestra dell’horror, Shirley Jackson mi aveva decisamente conquistata più altrove che con questo romanzo!


Titolo: L'incubo di Hill House
Autrice: Shirley Jackson
Anno della prima edizione: 1959
Titolo originale: The Haunting of Hill House
Casa editrice: Adelphi
Traduttrice: Monica Pareschi
Pagine: 233


LA STORIA

Montague, un professore interessato ai fenomeni paranormali coinvolge Eleanor e Theodora, due giovani donne che sono già stati protagoniste di eventi difficilmente spiegabili, e le invita a Hill House, una casa ai piedi di colline che viene ritenuta infestata e dove nessuno riesce ad abitare per più di pochi giorni. Con loro si avventura l’erede della dimora, e i quattro si apprestano ad indagare sulle forze che albergano veramente a Hill House: sprofonderanno però in un groviglio di suggestioni e terrori...

COSA NE PENSO

La forza del romanzo sta nella caratterizzazione delle protagoniste femminili: da un lato Eleanor, fragile e smarrita, per la quale è impossibile non provare tenerezza, ossessionata com'è dal senso di colpa nei confronti della madre morta. Eleanor non è mai stata felice, viene oppressa dalla sorella e sente di stare sprecando la propria vita; è dunque inevitabile che la sua psiche sia facile da suggestionare... Dall’altra parte c’è Theodora, una ragazza molto sicura di sé e che affascina Eleanor sin dal primo momento, ma al tempo stesso la respinge e sembra prendersi gioco di lei.

"Non berlo" la incitava mentalmente Eleanor. "Insisti per avere la tua coppa di stelle. Se t'intrappoleranno per farti diventare come tutte le altre, non rivedrai più la tua coppa di stelle. Non bere." La bimba sollevò il visino e la fissò, e le sorrise d'un sorriso quasi d'intesa, facendo le fossette, e scosse la testa ostinata, guardando il bicchiere.

Non altrettanto incisivi sono invece i personaggi maschili: Luke, l'erede della fortuna, viene trattato da Theodora come un giocattolo, mentre il professor Montague conduce una ricerca dagli obiettivi e dai metodi non proprio scientifici.

La prima metà di questo romanzo non potrà che rendere felici gli amanti dei romanzi ricchi di suspense, tra porte che si chiudono, biblioteche dagli strani odori, zone gelide senza apparente motivo: Hill House si presenta da subito come una costruzione spettrale e spaventosa, che ispira sentimenti di diffidenza e di ostilità in coloro che vi si avvicinano.

Tutto quello che ho potuto pensare quando sono arrivata e l'ho vista dall'esterno, è stato che mi sarei divertita un mondo a restar fuori e vederla bruciare. Ma chissà, prima che ce ne andiamo...

Tuttavia ad un certo punto la narrazione prende una piega diversa, introducendo nuovi personaggi, a mio parere non necessari: la moglie del professor Montague e un direttore universitario che la accompagna. I due, convinti di poter comunicare con gli spiriti, intervengono con un registro del tutto diverso dal precedente e spezzano la magia e la suggestione che si erano create fino a quel momento.

Che Shirley Jackson sappia costruire una storia, questo è indubbio. Molti dubbi rimangono, una volta terminata la lettura, molte le domande irrisolte nel lettore: qualcosa di soprannaturale alberga davvero a Hill House, o tutto era nella testa della suggestionabile protagonista? In realtà, come nel caso de "Il giro di vite" di Henry James, non ci sono risposte preconfezionate; fatto sta che la vicenda di Hill House si rivela un fuoco di paglia per lo stesso professore che era tanto interessato alla casa. Qualcosa di strano di certo si verifica, ma cosa? 

La casa era spregevole e Eleanor rabbrividì appena la vide. Il pensiero sgorgava libero e le diceva: Hill House è infame, è malata. Fuggi finché sei in tempo.

Devo confessarlo: sono rimasta piuttosto delusa da questo romanzo, forse anche perché avevo nei suoi confronti aspettative piuttosto alte. L’aspetto che ho trovato poco convincente è il calando degli elementi spaventosi, o meglio il fatto che li abbia trovati più inquietanti nella prima metà e sia poi stata distratta dalle nuove comparse nella seconda. Per gli amanti delle case infestate mi sento comunque di consigliare questa lettura, che ne incarna ogni caratteristica e che divide l'opinione dei lettori: alcuni ne sono stati entusiasti. Io purtroppo non ho provato per il tira e molla tra le protagoniste lo stesso interesse che avevano suscitato in me le sorelle Blackwood!

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