venerdì 26 marzo 2021

Bianco su nero

Sui miei scaffali da oltre un decennio, ricevuto in regalo e mai letto, finalmente ne ho sentito il richiamo! Sono riuscita a farne ingiallire le pagine...


Titolo: Bianco su nero
Autore: Rubén Gallego
Anno della prima edizione: 2002
Titolo originale: Белое на чёрном
Casa editrice: Adelphi
Traduttrice: Elena Gori Corti
Pagine: 187


"Bianco su nero" è un’autobiografia russa, nonostante il nome dell’autore: le origini di Ruben sono infatti spagnole. Spagnola è sua madre che, figlia del dirigente del Partito Comunista spagnolo, dà alla luce a Mosca due bambini, entrambi con delle gravi disabilità; il primo infatti morirà poco dopo la nascita, mentre Ruben, il secondo, sopravvivrà seppure affetto da una paralisi cerebrale che gli rende impossibile camminare o utilizzare le mani come vorrebbe. Poco dopo la nascita Ruben viene tolto alla madre e cresce quindi in orfanotrofio, passando da un istituto all’altro, all’interno di strutture che fino alla maggiore età si occupano di bambini disabili e danno loro un’istruzione, ma poi una volta terminata questa e raggiunti i 18 anni li trasferisce in ospizi dove sono destinati a morire in brevissimo tempo. Ruben scamperà a questo destino infausto grazie alla Perestrojka, che gli consentirà di allontanarsi dal sistema della reclusione dei disabili, di riunirsi poi a sua madre e divenire uno scrittore. 

Certi libri ti fanno cambiare il modo in cui vedi il mondo, dopo certi libri vorresti morire, oppure vivere diversamente. Se vuoi capire qualcosa, o chiedi a qualcuno, o chiedi a un libro. Anche i libri sono uomini. E come gli uomini, anche i libri ti possono aiutare; e come gli uomini, anche i libri mentono.

In "Bianco su nero" Ruben raccoglie dei pensieri sparsi e racconta la sua vita all’interno degli orfanotrofi. Racconta i suoi compagni, i suoi coetanei; racconta le tante persone che hai incontrato nel suo percorso di istituzionalizzazione. Molto interessante in questa autobiografia frammentata è l’introduzione, all’interno della quale lo scrittore sottolinea come abbia scelto di vedere il bello nel mondo e nelle persone e di dare voce alla forza di tutti coloro che hanno incontrato i suoi passi -forza che talvolta è difficile da riconoscere in gesti estremi, per esempio nella decisione di persone che mettono fine alle loro esistenze, ma proprio la forza che consente loro di trovare il coraggio per scegliere per se stessi e per le proprie vita è l’aspetto che Ruben sottolinea maggiormente.

Si tratta di un’opera degna di attenzione perché costituisce un ritratto dell’Unione Sovietica da un punto di vista poco narrato, che lascia il lettore spesso sconvolto all’idea di questi individui abbandonati a morire in un letto senza alcuna cura. Gallego ci fa sorridere amaramente quando ripercorre come venisse dipinto il mondo capitalista nell’educazione di questi bambini, che dovevano idolatrare l’Unione Sovietica e i valori del comunismo: quello che emerge è un ritratto molto vivido, molto colorito, che non lascia indifferenti. 

La responsabile di classe ci tiene l'ennesima lezione di educazione politica. Ci parla degli orrori della vita in Occidente. Ormai ci siamo abituati e non c'è niente che ci sorprenda. Sono fermamente convinto che in America la maggioranza della gente viva per strada, in scatole di cartone, che tutti quanti gli americani si costruiscano rifugi antiaerei e che il paese attraversi l'ennesima crisi economica.

Anche in patria quest’opera, che è stata pubblicata nei primi anni 2000 ha suscitato un grande dibattito perché ha portato alla luce le condizioni di vita all’interno degli istituti in un modo inedito e naturalmente disturbante, per niente lusinghiero nei confronti del governo di Mosca. 

Ero finito in quel reparto per puro caso. Quando arrivai, era appena morto un ragazzino. Stava nel letto numero 3, un letto che portava male. I tre che l'avevano occupato prima del mio arrivo erano morti uno dopo l'altro. 

Personalmente devo dire che la struttura mi ha lasciata un po’ perplessa: la frammentarietà dei brani raccolti talvolta rende difficile orientarsi tra nomi e situazioni che non vengono in alcun modo introdotti o presentati. Per esempio nell’ultima parte di di racconti di frammenti Ruben si trova negli Stati Uniti, ma non sappiamo né come né perché; devo dire che qualche collegamento in più lo avrei apprezzatoAvrei apprezzato anche qualche accenno ad una cronologia, a quanti anni abbia Ruben nei vari momenti, perché ricostruire quanto sta succedendo non è sempre semplice. Si tratta quindi di una raccolta  di esperienze di testimonianze che risulta però un po’ disordinata

Nel complesso "Bianco su nero" è un libro che sono contenta di aver letto, perché affronta l'importante argomento della disabilità dando voce ad un uomo che pur avendo un corpo in grossa difficoltà trova in se stesso una grande forza e riesce a mettere in luce quella di chi lo circonda. Va sicuramente considerato in quanto autobiografia e non un romanzo, altrimenti si potrebbe rimanere delusi dalla trama non sempre coerente; ve lo consiglio comunque se il sistema degli istituti, la storia dell'Unione Sovietica e il tema della disabilità vi interessano, perché di certo vi saprà fornire spunti di riflessione.

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