giovedì 19 agosto 2021

Abbracciarsi sul ponte di Brooklyn

"Abbracciarsi sul ponte di Brooklyn" è uno di quei romanzi che ho acquistato principalmente per il titolo, e per una copertina spettacolare che rappresenta le città di New York e del Cairo che si specchiano l’una nell’altra. 


Titolo: Abbracciarsi sul ponte di Brooklyn
Autore: Ezzedine C. Fishere
Anno della prima edizione: 2011
Titolo originale: عناق عند جسر بروكلين
Casa editrice: Francesco Brioschi Editore
Traduttrice: Elisabetta Bartoli 
Pagine: 242


Il suo autore, Ezzedine Choukri Fishere, è egiziano e piuttosto famoso in patria, ma per via del suo lavoro come diplomatico e giornalista ha scelto qualche anno fa di emigrare negli Stati Uniti per sfuggire alla dittatura. Conosce quindi molto bene la materia della quale scrive, ossia la prospettiva degli emigrati di origine araba che si trovano a vivere negli Stati Uniti.

In questo libro i punti di vista sono molteplici, e ad ognuno di loro è dedicato un capitolo, talvolta narrato in prima persona talvolta invece in terza. Tutto ruota attorno ad una cena organizzata dal professor Darwish in occasione del ventunesimo compleanno della nipote Salma: l’uomo sa che gli resta poco da vivere, e ha deciso di organizzare questa cena per riunire attorno a sé tutti gli egiziani con i quali ha un legame in America, a partire da suo figlio fino ad ex studenti e collaboratori. 
Per ognuno dei personaggi di questa storia la cena è un’occasione per riflettere sulle proprie esistenze: i matrimoni falliti, gli amori rimasti in sospeso, i traumi riportati nel corso del proprio lavoro, i tanti dubbi che riguardano il futuro. Ci sono in questi capitoli prospettive radicalmente diverse: c’è chi negli Stati Uniti si sente a casa, chi ha scelto la strada dell’integrazione attraverso una carriera di successo, c’è chi invece si è legato ancora di più alla propria cultura d’origine radicalizzandosi e portandola all’estremo, soprattutto dopo gli attentati dell’11 settembre.

In "Abbracciarsi sul ponte di Brooklyn" i punti di vista sono molteplici, e ognuno di loro ha saputo trasmettermi qualcosa: in ognuno di questi personaggi, pur essendo la mia situazione radicalmente diversa dalla loro, ho riconosciuto qualcosa di me. Quello che però ha reso questo romanzo davvero memorabile è un finale che non mi sarei mai aspettata, e che porta il testo ad un altro livello di ricercatezza stilistica e di significato, allontanandosi da una narrazione più tradizionale come quella portata avanti fino a quel momento.

"Abbracciarsi sul ponte di Brooklyn" è una lettura che consiglio a tutti coloro che come me sono appassionati di letteratura della migrazione, e che non sono mai stanchi di osservare l’Occidente con occhi diversi dai propri. Lo consiglio inoltre agli amanti dei romanzi psicologici, all’interno dei quali ci sia largo spazio per le riflessioni e l’analisi dell’esistenza: per me è stata una lettura sorprendente, che non ha per nulla deluso le mie aspettative.

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