giovedì 13 gennaio 2022

Dio di illusioni

Da parecchio tempo non leggevo un romanzo appassionante come "Dio di illusioni" di Donna Tartt: nonostante abbia spesso letto pareri discordanti a riguardo (c’è chi lo definisce una lettura noiosa) per me è stato un vero e proprio romanzo calamita, dal quale non sono riuscita a staccarmi finché non l’ho portato a termine.


Titolo: Dio di illusioni
Autrice: Donna Tartt
Anno della prima edizione:
Titolo originale: The Secret History
Casa editrice: Rizzoli
Traduttrice: Idolina Ridolfi
Pagine: 622


Il narratore in prima persona di questa storia è Richard, che ricorda a distanza di diversi anni gli eventi accaduti quando era studente di letterature classiche in un college del Vermont. Qui, attorno al bizzarro professore di greco antico (un esteta estremamente selettivo nella scelta dei propri studenti) si raccoglievano Richard e altri cinque compagni: i gemelli Charles e Camilla, lo studiosissimo Henry, il gentile Francis e Bunny, il meno dotato di tutti sempre a corto di soldi e ma privo di remore nel chiederli al prossimo. È con la morte di Bunny che si apre il romanzo: morte tutt’altro che naturale, ed evento  che condizionerà inevitabilmente le vite dei personaggi.

"Dio di illusioni" ruota attorno a misteri che si svelano pagina dopo pagina, e che riguardano le motivazioni dei personaggi e le imprevedibili conseguenze dei loro gesti, spesso ottenebrati dall’alcol e dalle pillole che consumano con grande facilità. Richard è la pecora nera del gruppo: la sua famiglia non è facoltosa e si ritrova invischiato i rapporti di amicizia che non sempre appaiono trasparenti, in quanto più di una volta la sua presenza è più che altro utile agli altri coinvolti. È una voce narrante alla quale mi sono affezionata nel seguirne la giovinezza sregolata e sperduta, alla ricerca di punti fermi e di certezze che non sembra in grado di raggiungere anche perché nessuno ne ha da offrirgliene, anche tra coloro che dovrebbero formarlo -primo tra tutti il suo professore. Richard appare sostanzialmente come un buono anche se di bontà è difficile parlare in una storia a tinte tanto fosche, e la sua angoscia la percepiamo pagina dopo pagina in aumento, in parallelo a quella del lettore che non può staccarsi dalle pagine prima di aver scoperto che cosa è successo davvero.

[Abbiamo quindi i due omicidi: quello di Bunny che in qualche modo sembra essersela andata a cercare con le pressioni e i ricatti che non ha smesso di far pesare sugli altri, e quello di un uomo che invece si è trovato indubbiamente al posto sbagliato nel momento sbagliato. È proprio quest’omicidio a portare con sé in un effetto valanga quello di Bunny ma anche il suicidio di Henry che, messo davanti alla realtà di vedere come un vigliacco il professore che aveva tanto ammirato (si rivela invece incapace di prendere una decisione in un senso o nell’altro, scoprendo colpevoli i propri studenti di crimini così efferati) non trova altre alternative che sottrarsi ad un mondo le cui regole sono per lui incomprensibili ed inaccettabili.]

Oltre alla trama, avvincente e coinvolgente per tutte le numerose pagine del romanzo, degno di nota è lo stile di Donna Tartt: ricco di riferimenti letterari e di descrizioni mai superflue, ci immerge nella natura e nel clima del Vermont e ci guida indizio dopo indizio, litigio dopo litigio nella psicologia di ragazzi indubbiamente privilegiati ed al tempo stesso così smarriti e soli al mondo. Non mi sentirei di definirlo un romanzo sull’amicizia, e forse soltanto parlando di Richard può essere considerato un romanzo di formazione. L’ho trovato più un romanzo dalle atmosfere cupe, che ruota attorno ad un crimine e che consiglio agli amanti del genere che non sono alla ricerca di una classica indagine polarizzata tra poliziotti e colpevoli. Sarebbe perfetto per trarne un film, ma purtroppo non è ancora stato girato!

Qual è l’ultimo romanzo con al centro un mistero che vi abbia colpiti?

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