giovedì 13 gennaio 2022

Perché il bambino cuoce nella polenta

"Perché il bambino cuoce nella polenta" di Aglaya Veteranyi è purtroppo il primo romanzo della casa editrice Keller che sento non fare del tutto al caso mio. 


Titolo: Perché il bambino cuoce nella polenta
Autrice: Aglaya Veteranyi
Anno della prima edizione: 1999
Titolo originale: Warum das Kind in der Polenta kocht
Casa editrice: Keller
Traduttore: Emanuela Cavallaro
Pagine: 205


L’autrice, figlia di circensi fuggiti dalla Romania e rifugiatisi poi in Svizzera dopo innumerevoli vicissitudini e viaggi, ripercorre in questa opera composta di frammenti una parte della propria infanzia e giovinezza: la paura per la madre che si esibiva in numeri a grandi altezze da terra, un padre violento, dedito all’alcol e all’abbandono ambiguo nei suoi rapporti con la figlia maggiore, amata sorella da cui la protagonista viene separata. Ricorda anche il collegio, vissuto come un’imposizione ma forse unico luogo sicuro in cui sia mai stata.

Quella dell’autrice è una lingua che si esprime per frasi spesso ermetiche, di una poesia scarna. Alterna i caratteri minuscoli a quelli maiuscoli, a volte compone lunghi elenchi o ripete la stessa frase per decine di righe. In alcune pagine c’è una frase soltanto, alcune sono fitte di parole.
È una lingua dura, popolata di immagini macabre, a partire dalla favola rumena che da il titolo al testo; sembra una collezione di incubi, con morti, abusi, rapporti familiari disfunzionali, perdite e separazioni dietro ogni capoverso.
C’è lo spettro di Ceausescu che aleggia sull’infanzia di Aglaya, sulla fuga della sua famiglia, sulla povertà della Romania e la sua elaborazione dei fatti è immaginifica e frammentaria come solo quella di una bambina (per di più poco scolarizzata) può essere.

A quarant’anni l’autrice si è tolta la vita: e le radici di un simile gesto si trovano qui, nel nero cupo che avvolge questo romanzo a dispetto del colore allegro della copertina, e che fa male al punto da essere in diversi passaggi addirittura nauseante. È una lettura che disturba, che non lascia indifferenti: valutate se possa essere un romanzo adatto a voi, io ne sono rimasta molto colpita ma non credo che sarà un titolo che sentirò il desiderio di rileggere.

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