domenica 6 marzo 2022

Accabadora

Avevo letto finora soltanto testi di non-fiction scritti da Michela Murgia, che apprezzo anche come intellettuale e per il suo podcast Morgana (realizzato insieme a Chiara Tagliaferri) che mi ha fatto scoprire molte figure femminili delle quali non sapevo nulla. Ho deciso così di recuperare anche il suo romanzo “Accabadora”, pubblicato nell’ormai lontano 2009 e vincitore l'anno dopo del Premio Campiello.



Titolo: Accabadora
Autrice: Michela Murgia
Anno della prima edizione: 2009
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 164 


Si tratta di un romanzo breve ma molto intenso, che tratta un tema importante e ancora attuale come quello dell’eutanasia: il compito della accabadora, figura tradizionale della Sardegna, è infatti quello di porre fine alle sofferenze di una persona in condizioni ormai irreversibili. Molte riflessioni nascono da questa lettura, prima tra tutte il diritto di scegliere quando e se la propria vita meriti di essere vissuta.

L’accabadora qui è Bonaria Urrai (personaggio che ho amato), anziana donna che ha perso nella Grande Guerra il proprio innamorato e non ha mai smesso di rimpiangerlo, rimanendo così non sposata e senza figli. Ormai in là con l’età ha deciso di adottare Maria, quarta figlia non desiderata di una famiglia molto modesta. Il loro rapporto è al centro di questa storia: un rapporto tra madre e figlia, anche se Maria è una "figlia di anima" e non del corpo. 

"Accabadora" è un racconto di formazione narrato in terza persona, in cui Maria da bambina diventa donna in una Sardegna del secondo dopoguerra, ricca di credenze e superstizioni e di riti compiuti nella notte, che sia per spostare il confine di una vigna o per accontentare un moribondo.
❗️Chi come me teme sempre la sofferenza degli animali stia tranquillo: avrete paura per un attimo ma sappiate che durerà per poche righe!

La scrittura di Michela Murgia è ricca di similitudini, usa una grande quantità di aggettivi qualificativi, ma allo stesso tempo non eccede mai nei sentimentalismi e non spreca nemmeno una parola non necessaria nel trasmettere in modo estremamente efficace i legami tra i personaggi e le loro personalità. Ci sembra così di conoscerli, Maria, il suo amico Andria e soprattutto Bonaria, donna di poche parole che porta su di sé un enorme peso ma sempre con coraggio e dignità.

Quasi tutto il romanzo è ambientato in Sardegna. C’è una piccola parentesi piemontese che personalmente non ho trovato convincente quanto il resto della storia, anzi quasi superflua. La potenza sta infatti nella Sardegna rurale che emerge prepotente dalle pagine, nei suoi paesaggi e nelle sue tradizioni che creano l’ambientazione perfetta per questa storia e la raccontano così bene che vi trasportano immediatamente il lettore.

Nel complesso questo romanzo mi è piaciuto molto. La parte che ho preferito rimane la prima: l’infanzia di Maria, con le sue scoperte e gli eventi difficili da interpretare -ma naturalmente viene consiglio la lettura per intero. Per me si tratta di un’altra autrice italiana letta con piacere quest’anno, e se come me avete apprezzato molto "L’arminuta" anche questa storia potrebbe fare al caso vostro.

Qual è l’ultimo romanzo ambientato in Italia che avete letto? E in quale regione?

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