domenica 6 marzo 2022

Corpi celesti

Quest’anno con il proposito di ridurre notevolmente la mole delle nuove entrate in libreria sto resistendo parecchio alle nuove uscite. Una delle poche alle quali ho ceduto è stato "Corpi celesti" di Jokha Alharti, pubblicato da Bompiani e devo dirvi che purtroppo non si è rivelato all’altezza delle mie aspettative.


Titolo: Corpi celesti
Autrice: Jokha Alharti
Anno della prima edizione: 2011
Titolo originale: Sayyidat el-Qamar
Casa editrice: Bompiani
Traduttore: Giacomo Longhi
Pagine: 264

Il motivo principale per cui lo avevo acquistato è che non mi era mai capitato di leggere un romanzo ambientato in Oman e questo mi pareva un ottimo punto di partenza, visto che è stato premiato con il prestigioso International Booker Price nel 2019.

Si tratta di una saga familiare, genere che come sapete è molto nelle mie corde. Tuttavia  l’autrice decide di raccontare la sua storia dalla prospettiva di numerosi personaggi, quasi tutti membri della stessa famiglia illustrata in un utile albero genealogico in apertura, ma anche attraverso persone che hanno avuto a che fare con loro, come una donna che era stata schiava del patriarca fino all’abolizione della schiavitù ed era rimasta poi  fortemente legata alla famiglia.

Si parla dunque dell’evoluzione di un paese intero, della sua modernizzazione, della risposta alla colonizzazione inglese e di come il territorio sia divenuto anno dopo anno sempre più moderno e urbanizzato. La storia dell’Oman ci viene accennata: la divisione tra Oman e Mascate, il dominio inglese, poi l’indipendenza.

Nonostante la maggior parte dei personaggi sia femminile, l’unico narratore in prima persona è un uomo  che fa parte della generazione intermedia: non quella dei patriarchi ma nemmeno dei giovani dei giorni nostri. Si tratta di un uomo prigioniero del suo passato e dei tanti fantasmi che gli ha lasciato, traumi legati a suo padre, alla morte della madre che non è mai riuscito a comprendere, il senso di colpa per non essere stato presente alla cerimonia funebre dell’unica donna che lo abbia davvero protetto amato e cresciuto  -ovvero la schiava ed ex amante del padre. 

Tutti gli elementi di questa storia promettono bene, sembrano avere tutte le carte in regola per costruire un mosaico di voci interessanti da cui imparare qualcosa di nuovo. Purtroppo però il risultato non riesce ad essere convincente, perché troppo poche sono le pagine dedicate ad ognuno dei personaggi e così finiamo per non affezionarci davvero nessuno  e anzi rimaniamo con moltissime curiosità riguardo i loro sentimenti e destini. 

Per quanto i personaggi femminili, che ci vengono presentati e pieni di volontà e autodeterminazione, i loro percorsi di vita sembrano alla fine rivelarsi quasi sempre fallimentari. Questo elemento che voleva essere forse realistico risulta per il lettore non troppo soddisfacente. 

Non posso dire di non aver apprezzato per nulla questa storia, sarebbe un giudizio troppo poco generoso. Tuttavia mi è rimasto un senso di incompiuto e di una curiosità insoddisfatta per molti elementi che l'autrice non ha sviluppato quanto avrei voluto .

L’edizione Bompiani è estremamente leggibile e maneggevole, ma presenta a mio parere un altro difetto: è priva infatti di un glossario, difetto non da poco data la quantità numerosa di termini appartenenti alla lingua araba che non vengono in alcun modo spiegati al lettore. Chi si trovasse ad incontrarli per la prima volta rimarrebbe a mio parere con parecchi dubbi relativi al contenuto del testo! 

Sapete che cerco sempre  di cogliere i lati positivi di ciò che leggo e anche questa volta non ho fatto eccezione, tuttavia i miei pareri su questa pagina vogliono essere sempre onesti e per questo non mi sento di consigliarvi questa lettura. Sarei curiosa però di confrontarmi con chi di voi lo ha già letto per scoprire se posso aver trascurato qualche elemento che me lo avrebbe fatto apprezzare di più! 

Qual è stata l’ultima lettura a non avervi convinto?

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