sabato 21 maggio 2022

Il caos da cui veniamo

"Il caos da cui veniamo" non è il mio il primo incontro Tiffany McDaniel, autrice statunitense che ho iniziato a leggere a partire dal suo romanzo d’esordio "L’estate che sciolse ogni cosa". L’ordine di lettura ha una certa importanza, perché qui sono presenti alcuni piccoli riferimenti all’opera precedente che può cogliere soltanto chi segue dunque l’ordine cronologico di pubblicazione, anche se le due storie sono completamente indipendenti. 


Titolo: Il caos da cui veniamo
Autrice: Tiffany McDaniel
Anno della prima edizione: 2018
Titolo originale: Betty
Casa editrice: Atlantide
Traduttrice: Lucia Olivieri
Pagine: 432

Questa si ispira infatti alla madre della scrittrice, figlia di un uomo di origini nativo americane e cresciuta in una famiglia numerosa e problematica; nasce in particolare da un racconto fatto dalla madre a Tiffany, a proposito del fratello che amava indossare vestiti da donna. 

Facciamo dunque la conoscenza dei Lazarus, tre sorelle e tre fratelli (senza contarne due che hanno perso la vita appena bambini) e seguiamo  in particolare la crescita di Betty, accompagnata costantemente dalle magiche storie del padre Landon, personaggio di un’intensità commovente e indimenticabile. Queste favole ricche di immaginazione e che crescono i figli nonostante la povertà, nonostante la violenza, nonostante la discriminazione e l’emarginazione di cui sono vittime sono una boccata d’aria e un filo conduttore nell’intero romanzo.

Ne "Il caos da cui veniamo" la violenza è molta. Ci sono scene adatte soltanto a lettori dallo stomaco forte: credo sia necessario essere preparati alla violenza sugli animali nel capitolo 17 (che io ho sopportato davvero a fatica), al tema dell’incesto e a un traumatico capitolo 34 dove la vittima è davvero giovanissima.

La scrittura è tutto in questa storia: l’autrice rende poesia ogni frase che scrive, tratteggia ogni personaggio in modo da renderlo tridimensionale. Anche a quelli che non riusciamo a comprendere, anche a chi commette le azioni peggiori sembra essere offerta un’opportunità di redenzione o una ragione per perdonarli. Chiuderete questo libro portando con voi Trustin e il suo carboncino capace di disegnare i temporali, Fraya e la sua torta al cioccolato, Leland che ha creduto di poter essere una brava persona, Hawkthorne  che ama i vestiti da donna in un’epoca e in un Ohio dove non si può dire, Flossie e la sua colpa, Bitty e la sua scrittura, Alka che è una madre ferita e soprattutto Landon, questo padre che non dimenticherete mai più, che racconta storie, scolpisce il legno, che ama i suoi figli.

Tiffany McDaniel non è un’autrice per tutti: è un’autrice per chi si sente pronto a farsi sconvolgere da una lettura, a commuoversi nella tragedia e a trovarvi un punto di luce a cui affidarsi, a indignarsi e sperare nelle sue pagine e a non essere più lo stesso dopo aver terminato le sue storie. Per me è la grande scoperta degli ultimi anni, e non vedo l’ora di leggerne le opere successive.

Qual è l'ultimo romanzo che vi ha lasciati senza parole?

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