mercoledì 11 maggio 2022

L'uccello del malaugurio

"L'uccello del malaugurio" è il quarto volume della serie "I delitti di Fjällbacka". Si apre con i preparativi del matrimonio di Erica e Patrick; al colpo di scena di cui sul finale del terzo volume è protagonista la sorella Anna non viene dato il seguito che mi aspettavo, anzi l’omicidio del marito da cui la donna comprensibilmente è stata assolta sembra aver lasciato tranne nei primi momenti non molti strascichi: la vediamo così riprendersi la sua vita quasi come se nulla fosse successo. 


Titolo: L'uccello del malaugurio
Autrice: Camilla Läckberg
Anno della prima edizione: 2006
Titolo originale: 
Olycksfågeln
Casa editrice: Marsilio
Traduttrice: Laura Cangemi
Pagine: 462

Questa volta gli omicidi nella cittadina sono due: il primo coinvolge Marit, una madre di famiglia che dopo una separazione aveva trovato il coraggio di vivere, anche se non alla luce del sole, la propria storia d’amore con un’altra donna. La sua morte sembrerebbe un incidente, ma troppi particolari non tornano: primo tra tutti che fosse ubriaca, quando la donna era notoriamente astemia. 

La seconda morte è quella di una giovane ragazza che partecipa ad un reality show che si svolge in zona, e coinvolge giovani svogliati che attraverso la notorietà cercano di dare un senso alla propria esistenza. 

I due casi sono apparentemente privi di collegamento e se ne occupano i poliziotti che ben conosciamo, con una nuova collega di nome Hanna. [Questa donna, che vediamo tormentata sin dalle prime pagine, si rivelerà poi insieme al fratello che aveva spacciato per suo marito la colpevole di numerosi delitti, avvenuti per di più nell’arco di circa un decennio, e di quelli appena avvenuti su cui le indagini si concentrano.] Essendo due gli omicidi da risolvere questa volta le indagini sono più complesse e devo ammettere che questa novità mi è piaciuta, perché ha evitato l’effetto ripetizione dei volumi precedenti. 

L’elemento ricorrente delle pagine in corsivo che danno voce ad un evento del passato è presente anche qui; è qui che viene usato il termine "uccello del malaugurio" che poi è il titolo  [ed è qui che conosciamo bambini i due fratelli che scopriremo poi alla fine del romanzo i colpevoli, traumatizzati da un’infanzia difficile in cui hanno avuto dapprima una madre alcolizzata che ancora soffre le conseguenze dei suoi gesti, poi una donna che avendoli rapiti li teneva segregati e poi la perdita di qualunque riferimento a causa di un incidente provocato da un guidatore ubriaco. I due si sono trasformati in giustizieri nei confronti proprio  dei conducenti d’auto che in stato di ebrezza abbiano causato delle morti.]. Rispetto a "Lo scalpellino" qui le pagine in corsivo sono meno frequenti e devo ammetterlo anche meno incisive, ma hanno senza dubbio il pregio di creare molta curiosità nel lettore rispetto ai tre precedenti. 

Il quarto volume l’ho trovato più cupo e drammatico, specialmente nella conclusione che viene trovata per i delitti. È rimasto però invariato l’effetto su di me, che per la durata dell’intera lettura non riuscivo a staccarmi dalle pagine. L’unico difetto che continuo a riscontrare in questi romanzi, ed è di certo dovuto anche alla loro semplicità, è il fatto che spesso i personaggi ricorrenti risultino un po’ stereotipati: per esempio il capo della polizia così facilmente raggirato dalle donne oppure l’ossessione di tutti per la propria forma fisica, e ancora il concetto di maternità visto come intrinsecamente desiderabile da tutte le donne che non sono poi poste il ruolo di criminali o malate di mente. Anche qualora qualcuna di loro non fosse madre, questo avviene soltanto per l’effettiva impossibilità di procreare e non perché abbiano potuto compiere scelte diverse.

Anche qui rimane in sospeso un elemento della trama che riguarda i personaggi ricorrenti: infatti Erica comincia a porsi sempre più domande sul passato della madre e in un baule ritrova alcuni oggetti della donna che meritano un’indagine più approfondita, la quale mi aspetto si svolgerà nel prossimo volume -che sicuramente leggerò!

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