mercoledì 1 marzo 2023

Chiamo i miei fratelli

"Chiamo i miei fratelli" di Jonas Hassen Khemiri è un librino pubblicato da Einaudi che ho acquistato attirata da una recensione letta su "La Lettura" e dal fatto che avevo già apprezzato un altro libro dell’autore svedese che ha anche origini nordafricane, "Tutto quello che non ricordo".


Titolo: Chiamo i miei fratelli
Autore: Jonas Hassen Khemiri
Anno della prima edizione: 2012
Titolo originale: Jag ringer mina bröder
Casa editrice: Einaudi
Traduttrice: Katia De Marco
Pagine: 120

In Svezia "Chiamo i miei fratelli" è uscito ormai quasi dieci anni fa, ed è accompagnato in questa edizione italiana da un’appendice che contiene una lettera dello scrittore al ministro della giustizia svedese, scritta nel 2013 quando entrò in vigore una misura di controllo sull’immigrazione nel paese basata sostanzialmente sull’aspetto fisico dei cittadini. 

Il tema razziale dunque è al centro del racconto, che è suddiviso in quattro conversazioni telefoniche, che in realtà ne contengono al loro interno anche altre, divise da brevi Intermezzi che come ritornello iniziano tutti con la frase "chiamo i miei fratelli" del titolo. 

È un racconto breve, ma anche molto letterario, in cui il narratore del tutto inaffidabile reagisce alla notizia di un attentato sapendo che i sospetti della polizia colpiranno istantaneamente tutti coloro che gli somigliano. Così siamo trascinati in un flusso di coscienza in prima persona, dove fatichiamo ad orientarci tra la percezione della paura e dell’iper sorveglianza che il protagonista prova e le reali azioni che decide di compiere. 

È dunque un testo dall’argomento profondamente politico, scritto però in un modo ricercato e originale che non banalizza e non appiattisce la tematica, che viene spiegata in modo più concreto e fattuale dalla lettera aperta che segue. Qui lo scrittore invita il ministro a mettersi concretamente nei suoi panni, per comprendere cosa voglia dire crescere da ragazzo svedese ma tuttavia percepito come straniero, subendo costanti discriminazioni dall’infanzia all’età adulta.

Il volumetto si chiude con un altro racconto, dal titolo "Mille e uno mille e due mille e tre", che in comune con il precedente ha in verità solo il tema della fratellanza, ma contribuisce a far innamorare dello stile dell’autore che nella narrativa breve mi è parso ancora più riuscito. 

Ho comprato questo librino abbastanza a scatola, ma mi ha positivamente stupito al punto che ho sentito l’esigenza di recuperare anche il più recente romanzo dell'autore!

Qual è stata la vostra ultima lettura breve ma intensa?

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