martedì 8 agosto 2023

Tutta la luce che non vediamo

Vincitore del premio Pulitzer 2015, "Tutta la luce che non vediamo" di Anthony Doerr, pubblicato da Rizzoli, è sicuramente uno dei libri migliori che ho letto negli ultimi mesi. 

Costruito con il susseguirsi di capitoli brevi dove la fabula non coincide con l’intreccio, prima, dopo e durante la seconda guerra mondiale, i protagonisti sono due ragazzini: Werner, un orfano tedesco, e Marie-Laure, francese, che ha perso la vista da bambina e cresce con suo padre, custode del museo di scienze naturali di Parigi. Werner invece con la sorella Jutta cresce in un orfanotrofio, almeno fino a quando date le sue evidenti capacità tecniche nel riparare gli oggetti verrà accolto a Schulpforta, una delle scuole del regime nazista che ha tutta l’intenzione di rendere il ragazzino un perfetto soldato pronto a sacrificarsi per la patria.

Sarà la guerra a portarlo in Francia, a Saint Malo, dove Marie-Laure si è rifugiata a casa del prozio Etienne, traumatizzato dalla guerra precedente e tuttavia ancora pieno di amore da dare alla nipote, soprattutto quando il padre di lei verrà fatto prigioniero.

Questa è una storia dove è difficile creare una divisione netta tra i buoni e i cattivi, perché il talento di Werner semina la morte dietro di sé e quelle stesse frequenze radio che hanno unito gli avi di Marie-Laure a lui e alla sorella appena bambini, instillando in loro l’amore per la scienza, diventano uno strumento dell’oppressione. Allo stesso tempo Werner è un ragazzino che non ha avuto scelta e che quando ne trova il coraggio salva la vita di Marie-Laure per ben tre volte, pur non potendo fare lo stesso con la propria.

Un altro personaggio che mi ha molto colpita è quello di Volksheimer, il gigante, un ragazzone capace di uccidere centinaia di uomini a sangue freddo perché è quello che gli è stato ordinato, ma allo stesso tempo di affezionarsi a quel piccolo Werner in un modo così sincero e leale che lo accompagnerà per tutta la vita e lo porterà a rendere i pochi averi del ragazzo alla sorella trent’anni dopo la fine di quel sanguinoso conflitto.

Doerr è un autore brillante che ci fa annusare la salsedine sulle dita dei suoi personaggi, che ci fa tremare con Werner prigioniero della cantina di un albergo crollato sotto le bombe, che ci fa nascondere con Marie-Laure sul fondo di un armadio nel tentativo di salvarsi da un tedesco che crede alla leggenda di una pietra per la quale è disposto a fare ormai qualsiasi cosa.

Scrive un romanzo toccante, che prende l’avvio lentamente ma poi ci fa immergere così in profondità nelle sue pagine che ci sembra di essere lì in Francia, in Germania con i suoi personaggi, a cui ci affezioniamo in modo sincero e ci fa commuovere per Werner, quel ragazzino dai capelli bianchi che salta su una mina con i suoi sensi di colpa per non aver difeso Friedrich prima che i compagni di scuola  lo picchiassero così tanto da fargli riportare danni irreversibili, per aver obbedito agli ordini, per non aver capito quello che la sua sorellina aveva già percepito: l’ingiustizia degli ordini dall’alto, di quello che il regime lo avrebbe costretto a diventare.

Non si chiude questo romanzo con l’amaro in bocca perché ci sarà un dopo, un dopo la guerra, dopo la morte, che ci accompagnerà e rimarrà con noi insieme a questa storia anche mentre ci dedicheremo alle prossime letture, che saranno difficili da scegliere perché poche potranno reggere il confronto.

Ho amato molto questo libro e se come me apprezzate trovare le atmosfere di questo periodo della storia nei libri che state leggendo allora questo è un titolo che fa per voi.

Qual è l’ultimo romanzo ambientato nel passato che avete letto?

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